Vita e virtù di santi benedettini

SAN LUCIDO, MONACO

"Patrono di Aquara (SA)"

    "Non progredi, regredi est", ossia "se non progredisci, regredisci". E’ una massima che vale molto nel campo spirituale e che i santi ne hanno fatto il loro programma di vita. S. Lucido, nella sua continua ricerca di Dio e della perfezione monastica, l’ha incarnata nella sua vita in modo mirabile.

Egli nacque ad Aquara, piccolo paese del salernitano, intorno all’anno 960 da Albino della Croce e Sabina Nicodemo, entrambi di famiglia nobile e ottimi cristiani.

Lucido, rimasto orfano in giovane età, venne accolto in casa dello zio paterno Olterigio, che pensò di presentare al giovane nipote una bella e ricca fanciulla del paese di nome Florinda. Egli rifiutò la proposta dello zio, poiché si sentiva chiamato alla vita religiosa, ed entrò nel monastero di s. Pietro, poco lontano da Aquara, e lì si distinse subito nella pratica delle virtù monastiche.

Dopo qualche tempo, Lucido passò al monastero di s. Magno, presso la città di Fondi (Latina), ma vi rimase soltanto pochi anni, dal 980 al 986; aveva deciso di cambiare nuovamente comunità, poiché aveva trovato qualche difficoltà nel suo cammino verso la perfezione, a causa del superiore del monastero, un certo Mansone, uomo dedito alla vita mondana.

Il giovane monaco, assetato di perfezione, nel 986 chiese di essere ammesso nella comunità della celebre abbazia di Montecassino, di cui era abate Aligerno, che morì nello stesso anno.

Purtroppo sorsero nuove difficoltà: mentre i monaci si preparavano ad eleggere un nuovo superiore, arrivò in monastero la principessa di Capua, Aloara, che impose ai monaci l’abate Mansone, in quanto cugino del defunto marito, Pandolfo Capo di Ferro. Molti monaci si piegarono al volere e alle lusinghe della principessa e perciò votarono Mansone; gli altri si allontanarono da Montecassino.

D.Lucido, d. Giovanni Beneventano e d. Tebaldo andarono in Terra Santa; il primo vi dimorò due anni dal 986 al 988.

Ritornato in Patria, avendo saputo che a Montecassino c’era ancora Mansone, si ritirò in luogo solitario, presso Cava dei Tirreni e precisamente nella grotta Arsicia della solitaria Valle Metelliana, dove più tardi venne costruita la celebre Badia della SS. Trinità.

Il santo eremita, come si può intuire, passava le sue giornate, meditando la Parola di Dio, pregando a lungo e mortificando i sensi: compiva in modo mirabile, nella sua carne, quello che "mancava" ai patimenti di Cristo, a beneficio di tutta la Chiesa. Aveva cercato Dio nella solitudine, per presentare a Lui i problemi e le necessità dei suoi fratelli. Si era separato da tutti, per unirsi a tutti, e amare i fratelli, senza discriminare nessuno.

Egli desiderava vivere vivere nel nascondimento, finché il buon Dio lo avesse voluto, per continuare a cooperare alla salvezza dei fratelli, con la preghiera e la penitenza, ma piano piano la fama della sua santità cominciò a diffondersi nella regione del salernitano e poi anche in altre regioni.

Divenne suo ammiratore anche il principe di Salerno, Guaimaro IV, che lo scelse come suo consigliere spirituale.

Capì che il Signore lo chiamava ad aiutare i fratelli, nel loro duro e quotidiano esercizio delle virtù cristiane, anche con la parola; egli, sempre disponibile alla divina volontà, predicò il Vangelo in diversi centri dell’Italia meridionale, ritornando di tanto in tanto nella sua amata solitudine.

Durante la sua attività apostolica, visitò anche il monastero di s. Pietro di Aquara, dove aveva ricevuto l’abito benedettino, e si adoperò per la costruzione della chiesetta di s. Maria del Piano, nella Valle del Calore.

Lucido dimorò nella regione salernitana dal 988 al 1009, anno in cui decise di ritornare a Montecassino, dove erano rifioriti il fervore e l’osservanza regolare, ma il desiderio di una vita più raccolta era sempre vivo in lui.

Per assecondare il suo desiderio di vivere più intimamente con Dio, spesso si ritirava in un piccolo oratorio, costruito a circa un chilometro da Montecassino, nella vallata dell’"Albaneta"; poi pensò di costrurvi un monastero, per dare anche a qualche confratello la possibilità di dedicarsi a una vita più contemplativa.

La costruzione del monastero, iniziata nel 1011, venne portata a termine in breve tempo, grazie alla generosità del principe di Salerno, che offrì al santo tutto quello di cui aveva bisogno per il nuovo monastero, dedicato alla Madonna, col titolo di "S. Maria".

Il Santo visse nel monastero di s. Maria dell’Albaneta, educando, al servizio santo del Signore, numerose anime assetate, come lui, di progredire sempre più sulla via della perfezione spirituale, e vi morì nel 1038.

Venne sepolto nel suo monastero, ma i cittadini di Aquara si rivolsero all’abate di Montecassino per averne i resti mortali. Le sue reliquie furono traslate nel monastero di s. Pietro di Aquara, ma nel 1458 vennero trasferite nella chiesa parrocchiale del suo paese natale, dove è festeggiato ogni anno il 28 luglio.

S. Lucido, con la sua vita, ci ricorda che la via della santità "non si può intraprendere se non per un ingresso stretto"; ma "col progresso poi della vita spirituale e della fede, dilatato il cuore con indicibile soavità d’amore, si corre la via dei comandamenti di Dio"(RB Prologo 48-49).

D. Mariano Grosso osb

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