AVVENIRE

 25 Marzo 2000 - "Cari giovani tocca a voi"

 A FIANCO DI PIETRO IL PESCATORE

 26 Marzo 2000 - QUELL'APPELLO ALLA FEDE TURBA GLI SPETTATORI


 Jerusalem Post

 28 Marzo 2000 - Il viaggio del rinnovamento


 domusgalilaeae - Rassegna Stampa

 BENEDIZIONE DEL SANTUARIO DELLA PAROLA DELLA DOMUS GALILAEAE

 EUCARESTIA

 INCONTRO VOCAZIONALE

 ANDATE ED ANNUNCIATE AI MIEI FRATELLI CHE VADANO IN GALILEA


 

 

 

Dal quotidiano Avvenire del 25 Marzo 2000

IL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE In centomila hanno partecipato alla Messa.

"Cari giovani tocca a voi"

Dal Papa una lezione di pace sul Monte delle Beatitudini

Una nuova, intensa tappa del pellegrinaggio spirituale di Giovanni Paolo II in Terra Santa. Ieri dal Monte delle Beatitudini il Papa ha rivolto un vibrante appello ai giovani: "Siate costruttori di pace". E ha esortato le generazioni del nuovo millennio a scommettere su Cristo, anche se "le sue parole possono sembrare strane: Gesù esalta coloro che il mondo considera in generale dei deboli". Alla Messa, incuranti della pioggia e del vento che hanno sferzato la montagna nelle prime ore del mattino, hanno assistito 100mila giovani, metà dei quali appartenenti al Cammino neocatecumenale. Il Papa ha poi benedetto una casa dei neocatecumenali, la "Domus Galilaeae", che accoglierà pellegrini da tutto il mondo. Nel pomeriggio Giovanni Paolo II ha sostato in preghiera in alcuni luoghi di forte carica spirituale: la chiesa del Primato di Pietro, quella della moltiplicazione dei pani e quindi la casa di Pietro a Cafarnao. Intanto, in Israele molte le reazioni positive alla visita di Wojtyla al memoriale dell'Olocausto; il premier Barak parla di "viaggio di immensa importanza storica".

 

 


Dal quotidiano Avvenire del 25 Marzo 2000

A FIANCO DI PIETRO IL PESCATORE

di Domenico Del Rio

Nubi dense sul lago di Galilea, ieri, durante la visita del Papa. Nubi dense come il giorno in cui si era scatenata violenta la tempesta e le acque si erano ingrossate e la barca, su cui era Gesù con Pietro e gli altri discepoli, era squassata dalle onde. E il Signore aveva sgridato il vento e calmato le acque. "Chi è costui che dà ordine ai venti e le acque gli obbediscono?", avevano esclamato i discepoli.

Ieri, Karol Wojtyla contemplava le nubi, era investito dal vento, mirava il lago. Anch'egli vedeva il Signore salire dalla sponda verso la piccola altura dove celebrava la messa.

"Chi è costui?". Egli, Wojtyla, lo sapeva. Era il Signore che, sulla cima di quel colle, aveva annunciato le Beatitudini: "Beati i poveri, beati i miti, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace, beati gli affamati di giustizia!...". Egli, il Papa, lo sapeva e, ieri, l'annunciava alla folla di giovani che erano venuti a occupare i pendii verdi verso il lago: "Voi che ascoltate la sua voce da questa collina, credete a ciò che dice!".

"Chi è costui?". Ed egli, Wojtyla, sapeva la risposta. Era la stessa che Simon Pietro aveva dato a Gesù, quando lo aveva interrogato: "Chi dite chi io sia?". "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

Ieri, una giornata di Karol Wojtyla in compagnia di Pietro! Una giornata: in riva al lago, nel quale il Pescatore di Galilea gettava le reti; davanti alle acque, sulle quali Pietro aveva tentato di camminare, uomo di fede incerta, al comando di Gesù; dentro la casa a Cafarnao ("Ed entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo"); sulle rocce di Tabgha emergenti dalla riva, dove Pietro ebbe il comando da Gesù: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!....".

Era lì, sulla riva, che il Signore, uscito vittorioso dal sepolcro, aveva preparato del pane e del pesce sulla brace per Simon Pietro e gli altri di ritorno dalla pesca. Lì seduti sulla pietra, avevano mangiato. Poi il Signore aveva chiamato Pietro, avevano camminato da soli lungo la riva. Era la prima volta che si trovavano insieme a tu per tu, dopo la morte e la risurrezione di Gesù. Simone aveva nel cuore il ricordo del suo peccato: nella notte del Calvario, aveva rinnegato tre volte il suo Signore. Ma aveva ancora nel cuore anche il pianto amaro del pentimento.

"Mi vuoi bene?" chiese improvvisamente Gesù. Glielo chiese tre volte. Tre volte Pietro rispose: "Sì, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". E il Signore gli aveva affidato il suo gregge, lo aveva affidato a uno che lo aveva rinnegato. Tre volte aveva peccato Pietro. Tre volte Gesù gli aveva fatto fare un atto d'amore.

Anche Karol Wojtyla, ieri, lì sulle rocce del lago, in compagnia di Pietro, era curvo sotto il peso dei peccati di tutto un millennio, di cui egli si è voluto caricare per chiedere perdono al suo Signore. Anch'egli, a nome dei cristiani che hanno rinnegato in ogni secolo e in ogni nostro giorno, ha offerto per tutti il pianto amaro del pentimento e insieme la dolce dichiarazione d'amore al suo e al nostro Signore.

 


Dal quotidiano Avvenire del 26 Marzo 2000

QUELL'APPELLO ALLA FEDE TURBA GLI SPETTATORI

Divo Barsotti

A Nazareth, alla fine del suo pellegrinaggio giubilare nella terra di Abramo e di Maria, il Santo Padre quasi a compimento della sua missione, ha pregato. La sua parola, più che rivolta ai fedeli, più che rivolta al mondo, si è innalzata a Dio in una supplica ardente. E gli ha chiesto un profondo rinnovamento della fede ("non solo un atteggiamento generale di vita - ha detto - ma una professione consapevole e coraggiosa del Credo").


Ci ha insegnato con ciò che prima e più di ogni umano servizio, prima di ogni opera compiuta dall'uomo, più urgente e necessaria è la preghiera a Dio: la salvezza è opera sua. Nessun impegno umano può sostituire l'intervento di Dio: l'atto supremo dell'uomo non può essere dunque che l'implorazione all'Onnipotente perché nella sua misericordia infinita voglia intervenire a salvezza dell'uomo.


Troppo orgoglio umano sembra voler impedire a Dio l'intervento: l'intervento di Dio suppone infatti l'umiltà della fede. L'uomo deve imparare di nuovo a pregare e a riconoscere nella preghiera il suo atto più alto, più coraggioso, più efficace.


La preghiera si raccorda essenzialmente alla fede; finalmente consapevole l'uomo di non poter ottenere salvezza senza l'intervento di Dio, egli deve - in una fede profonda e viva - rivolgersi a Dio perché tanto sarà l'intervento quanto grande sarà la sua fede nell'onnipotenza dell'amore. Pertanto il Papa ha pregato e la sua preghiera è stata una domanda a Dio perché si rinnovi in tutti i credenti la fede in un Dio che non ha abbandonato la terra, che non si è stancato dell'uomo, che anche oggi vuole la salvezza del mondo, che anche oggi quasi vuole mettersi a servizio dell'uomo. È a Nazareth che il Papa ha pregato, nei medesimi luoghi in cui il prodigio della fede ottenne l'intervento di Dio per l'incarnazione stessa del Verbo.


La grandezza incomparabile della Fanciulla di Nazareth fu la fede con la quale ella accolse l'annuncio dell'angelo e senza timori si abbandonò alla volontà di Dio che faceva di lei, umile e povera, la Madre stessa di Dio. Nessuno mai ha avuto una fede più pura ma proprio anche per questo nessuno è stato di lei più grande, nessuno mai ha operato fra gli uomini con maggiore potenza.


La preghiera del Papa può quasi concludere la sua missione: nell'implorare un rinnovamento profondo di fede egli consegna a Dio questa umanità ferita dal peccato ma porta anche all'umanità la speranza e, vorrei dire di più, la sicurezza che Dio riprenderà nelle sue mani l'intera umanità e donerà di nuovo a tutti gli uomini la certezza del suo aiuto, l'esperienza del suo amore che salva.

 

 

 

 

 

Il viaggio del rinnovamento

di HERB KEINON

Articolo tratto dal Jerusalem Post del 28 Marzo 2000

 

(Marzo 28) -- Nonostante l'enfasi posta sul tema delle relazioni fra ebrei e cattolici e su quello della politica mediorientale, la visita di papa Giovanni Paolo II aveva lo scopo - forse primario - di inviare un messaggio di riscoperta, rinnovamento, e ringiovanimento religioso al suo gregge di un miliardo di membri.

Il turista americano era in piedi nel cortile di fronte al Muro Occidentale e parlava di un rinnovamento della fede. Raccontava di come era la religione in cui era nato e come l'aveva abbandonata; come gli atti di culto gli erano divenuti obblighi pesanti; di come questo primo viaggio in Israele si è trasformato in una ricerca profonda e significativa per le sue radici spirituali.

Le sue parole riecheggiano quelle dette da decine di migliaia di ebrei che in questi anni hanno avuto proprio qui un risveglio spirituale; un risveglio motivato, o purificato, o in qualche modo fortificato da una visita al Muro.

Ma per quest'uomo è differente. I sentimenti possono sembrare simili, ma la religione alla quale lui è stato risvegliato è enormemente diversa.

Il nome di quest'uomo è Jesus (Jesse) Rojas. Rojas, 42 anni, è un macchinista padre di due figli di Phoenix, in Arizona. Lui è uno delle decine di migliaia di pellegrini cattolici che si sono radunati nel paese per la messa della scorsa settimana con Papa Giovanni Paolo II al Monte delle Beatitudini a Korazim.

Rojas fa parte di un movimento della Chiesa denominato Cammino Neocatecumenale, un movimento che all'orecchio degli ebrei suona piuttosto simile - nello stile, evidentemente, non nella sostanza - al movimento "tshuva" (nuovamente religioso). Delle decine di migliaia di pellegrini che sono venuti qui per la visita del papa, 45.000 appartengono a questo movimento di rinnovamento spirituale.

Difatti, la messa ha avuto luogo alla Domus Galilaeae, un nuovo centro Neocatecumenale per pellegrini da 100 posti letto a Korazim.

In tutta la discussione sul significato della visita del papa, sulle relazioni ebraico - cattoliche o sulle implicazioni politiche dei suoi viaggi, si perde di vista l'importanza che la visita ha nel ringiovanire la Chiesa in un tempo di laicismo galoppante e disillusione fra i cattolici del mondo.

Questa rivitalizzazione della Chiesa era uno degli scopi principali della visita, dicono voci ufficiali della Chiesa.

"Il viaggio deve essere visto all'interno del contesto dell'anno 2000 che è un anno di rinnovamento" ha detto Mons. Eugenio Nugent, segretario del nunzio apostolico.

"Il papa considera questo un tempo di rinnovamento spirituale per tutta la Chiesa cattolica, e certamente il papa sta portando con sé, nella sua visita, il mondo cattolico intero; un tempo di ritorno allo spirito di Gesù, di rinnovamento dello spirito e dei valori che Lui ha insegnato".

Tutto questo fa parte di una chiamata al rinnovamento spirituale, ad un cambiamento profondo del cuore".

È adeguato il fatto, perciò, che la stragrande maggioranza dei pellegrini che sono venuti qui col papa frequenta il Cammino Neocatecumenale.

Rojas descrive il movimento così: "è per persone che sono nella chiesa, ma che... hanno perso la loro fede. Attraverso il Cammino Neocatecumenale ringiovanisci, riscopri la tua fede ".

Sentimenti come questi sono in perfetta consonanza con il messaggio che la visita del papa ha voluto porgere al miliardo di cattolici in tutto il mondo.

I membri di queste comunità Neocatecumenali prendono parte ad un programma di sette anni di preghiera e di studio tesi a fortificare il loro credere e il loro legame con la Chiesa.

"Il nome del movimento - dice Nugent - è un ritorno ai giorni della Chiesa primitiva".

Nella Chiesa primitiva quelli che divenivano cristiani erano generalmente adulti, giudei, o pagani che si convertivano. Prima di essere battezzati seguivano un periodo di catechesi, di insegnamento, di apprendimento sul cristianesimo e sul cattolicesimo. Diventavano catecumeni, proseliti, e si preparavano ad entrare nella Chiesa".

Quando la Chiesa si diffuse - dice Nugent - questo processo si perse, e le persone venivano battezzate da bambini.

"Ora nel mondo moderno - dove esiste così tanto laicismo e materialismo - anche i cattolici, molti di loro, sono molto tiepidi. Hanno bisogno di essere re - iniziati e rieducati alla fede. Anche se pienamente cattolici, loro affrontano questo programma intensivo per rinnovare la loro fede".

Il Movimento, dice Nugent, è molto vicino al papa, e lui, alle centinaia di migliaia di seguaci in tutto il mondo delle 20.000 comunità Neocatecumenali, ha rivolto l'invito ad unirsi a lui nella messa.

Effettivamente, conversazioni casuali con pellegrini nella Città Vecchia la settimana scorsa rivelarono un tema comune: la maggior parte di loro ha detto che erano qui perché invitati dal papa.

Giuseppe Gennarini, dell'ufficio stampa per la messa, e che ha scritto estensivamente su questo movimento. dice che parte di questo rinnovamento della fede sta "nello scoprire l'importanza di risalire alla radice del Cristianesimo, che è Israele, per scoprire da dove veniamo noi, per scoprire che Gesù era un ebreo, come lo erano Maria e Pietro".

"È importante scoprire le nostre radici, così c'è anche un grande amore per Israele, perché è considerato un fratello maggiore che ancora oggi ci può insegnare molte cose".

"Il fatto che dopo 2.000 anni il Santo Padre stia tornando nel punto esatto dove Gesù Cristo pronunciò il Sermone della Montagna, parole che chiunque riconosce come sublimi, è molto significativo" ha aggiunto Gennarini.

"Andando dove è stato consegnato il cuore del vangelo - la chiamata alla mitezza, alla riconciliazione, a non odiare - il Santo Padre sta riproponendo le basi del Cristianesimo".

Per un papa ben consapevole del potere simbolico delle sue azioni, questo è un simbolo supremo di rinnovamento per la Chiesa, aggiunge.

Ed Untalan, 38 anni, che guida l'autorità di sviluppo economico di Guam, ha detto del gruppo di pellegrini del suo paese: "Tutti noi abbiamo ricevuto un'educazione religiosa di tipo tradizionale e siamo stati obbligati ad andare in chiesa... Ma era solamente un obbligo".

"Quello che abbiamo trovato nel Cammino Neocatecumenale è un processo che attraverso la Bibbia permette a Dio di parlarci individualmente. È un viaggio che intraprendiamo per comprendere che cosa realmente sia il vero cristianesimo".

Kate McGarr, una pellegrina della Scozia che lavora nelle Comunità Neocatecumenali del sud - est asiatico, dice che il viaggio del papa in Israele ha per il credente cattolico un simbolismo religioso che oltrepassa il problema delle relazioni ebraico - cattoliche.

"È interessante che il papa ha iniziato la sua visita in Medio Oriente il mese scorso con un viaggio al Sinai" dice. "Lui voleva cominciare da Ur dei Caldei (nell'attuale Iraq sudorientale) dove nacque Abramo, ma per ragioni politiche non è stato possibile. Voleva ripercorrere interamente l'itinerario biblico. Questo è quanto, tornare indietro e mostrare che la storia di salvezza che Dio faceva con Abramo è per ogni individuo e per ogni nazione".

 

 

 

Rassegna Stampa

www.domusgalilaeae.org

17/Apr/2000, 4:11 p.m. Israel

 

 

BENEDIZIONE DEL SANTUARIO DELLA PAROLA DELLA DOMUS GALILAEAE

Poco più di un anno fa, iniziò la costruzione della Domus Galilaeae, con la posa della prima pietra.

In poco più di un anno abbiamo visto divenire realtà quello che allora sembrava un sogno.

Il 24 di Marzo 2000 la visita e la benedizione del Santo Padre hanno segnato il culmine di un grande sforzo di preparazione, in cui il Signore è stato sempre presente, sostenendoci, animandoci e portando a compimento ciò che da soli non avremmo potuto fare.

La notte dal 23 al 24 fu molto difficile: il tempo meteorologico peggiorò rispetto ai giorni precedenti. Una forte pioggia e il freddo impedirono l'accesso all'inizio della notte ai giovani pellegrini, come era previsto in un primo momento, ritardando così tutta l'operazione e i preparativi dell'Eucarestia della mattina del 24.

All'alba la pioggia finalmente cessò contro ogni previsione meteorologica e un timido sole, interrotto ogni tanto da una leggera pioggia, ci accompagnò per tutta la mattinata.

Poco dopo le 10 della mattina, con un leggero ritardo sull’orario previsto, arrivò da Gerusalemme il Seguito Papale. S.S. Giovanni Paolo II giunse in elicottero e venne ricevuto da Mons. Boutros Mouallem e da S. B. Michel Sabbah, oltre che da alcune autorità locali.

Subito dopo, assieme al Card. Angelo Sodano, il Card. Achille Silvestrini, il Card. Roger Etchegaray, il Card. Edward Irdris Cassidy, Mons. Giovanni Battista Re, Mons. Stanislaw – segretario di Sua Santità., il Santo Padre entrò nel Santuario della Parola della Domus Galilaeae.

Lo aspettavano Kiko Argüello, Carmen Hernandez e P. Mario Pezzi, responsabili del Cammino Neocatecumenale e promotori del progetto Domus Galilaeae, assieme agli architetti che hanno collaborato alla costruzione. Il S. Padre non nascose gesti di affetto nei riguardi degli iniziatori del Cammino e sigillò l'incontro con queste parole: "Il Signore vi stava aspettando su questo Monte". Dopo la presentazione dell’Assemblea da parte di Kiko Arguello, il Santo Padre benedisse il Santuario della Parola. Dava l’impressione di trovarsi realmente nella Sua casa, fino al punto che sembrava non voler più andar via.

Stando già nel Papamobile che l’avrebbe portato fino al luogo della celebrazione eucaristica, e mentre veniva salutato dal canto "Andate ed annunciate ai miei fratelli che vadano in Galilea", il Santo Padre fece un gesto espressivo, come dicendo: "Ce l’abbiamo fatta".

 


EUCARESTIA

Era grande il desiderio del Santo Padre, espresso già all’inizio del Suo Pontificato, di visitare la Terra Santa. Particolarmente significativa nel corso di questa visita storica è stata l’Eucarestia celebrata sul Monte delle Beatitudini, dove a potuto proclamare, nello stesso luogo dove Gesù Cristo lo fece 2000 anni fa, il cuore del Vangelo, l’amore ai nemici.

L’entusiasmo fu grande tra i più di 100.000 fedeli che stavano aspettando sul monte quando videro apparire il Papamobile. L’assemblea era composta da circa 50.000 giovani del Cammino Neo-Catecumenale, provenienti da più di 72 nazioni, assieme ai fedeli della Chiesa Cattolica in Terra Santa, rappresentata nella ricchezza di tutti i suoi riti e con una partecipazione importante di pellegrini venuti per l’occasione.

L’Eucarestia ebbe inizio con il canto "Andate ed annunciate ai miei fratelli", composto da Kiko e cantato da lui stesso, accompagnato da un piccolo coro, formato da Seminaristi del Seminario Redemptoris Mater di Roma. Fu cantato in italiano, ebreo ed arabo.

Dopo il rito d’ingresso, l’Arcivescovo greco-melchita della Galilea, Mons. Boutros Mouallem rivolse un messaggio di benvenuto al Santo Padre. La liturgia Eucaristica si svolse secondo il rito latino, ma anche gli altri riti furono presenti, soprattutto con diversi canti: il salmo responsoriale, ad esempio, venne eseguito dai maroniti, mentre la processione e la proclamazione del Santo Vangelo si svolse secondo il rito greco-melchita.

Il Santo Padre pose in risalto nell'omelia il rapporto tra i due monti, il Sinai del decalogo e il Monte delle Beatitudini.

Dopo aver ricordato ai giovani i due cammini che si presentano davanti a ciascun uomo, la vita e la morte, l’amore e l’odio, il S. Padre continuò dicendo:

" ’Al momento della sua Ascensione, Gesù affidò ai suoi discepoli una missione e questa rassicurazione: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt 28, 18-20). Da duemila anni i seguaci di Cristo svolgono questa missione. Ora, all'alba del terzo millennio, tocca a voi. Tocca a voi andare nel mondo e annunciare il messaggio dei Dieci Comandamenti e delle Beatitudini (...). Ora tocca a voi essere coraggiosi apostoli di quel Regno!"

Alle fine dell’Eucarestia il Papa diresse alcune parole ai giovani:

"...voglio ringraziare tutti voi, cari giovani, venuti numerosi da vicino e da lontano, come discepoli di Gesù, per ascoltare la sua parola....Saluto in particolare i giovani neo-catecumenali che sonno qui, con Kiko e Carmen, in gran numero da tutte le parti del mondo.

A tutti dico, Cristo vi accompagni per le strade del mondo. Vi accompagni anche Maria che - come ricorderò domani a Nazareth - col suo fiat cooperò al grande mistero dell'Incarnazione, di cui l'Anno Giubilare celebra i Duemila anni. Dio vi benedica!"

Tutta l’eucarestia fu tradotta simultaneamente in 16 lingue differenti, tra le quali l’arabo e l’ebreo, così da permettere a tutti di ascoltare nella propria lingua, tramite la radio, la proclamazione delle meraviglie del Signore.

Ci fu una grande rappresentanza della stampa. l’Eucarestia fu trasmessa in diretta dalla RAI, dalla televisione locale e da altre catene televisive.

Concelebrarono con il Santo Padre 14 Cardinali, circa 120 vescovi e 1.500 sacerdoti. Alla celebrazione erano pure presenti varie autorità ebree, assieme a sindaci musulmani, drusi e cristiani delle città vicine.

Significativa pure le presenza di autorità religiose cristiano-ortodosse. Per l’occasione è stata realizzata una grande tenda color nero, come usano i beduini del deserto e sopra un grande palco color rosso stavano i segni liturgici preparati appositamente: un grande crocifisso realizzato in legno, fatto in Equador, e una grande icona alta sei metri, con il Pantocrator, con in mano un libro che diceva "Amate i vostri nemici, vengo presto".



INCONTRO VOCAZIONALE

Al termine dell'Eucarestia, dopo una pausa per rifocillarsi, ebbe luogo una celebrazione della Parola seguita da una chiamata vocazionale come eco al forte invito a scoprire la propria vocazione diretto a tutti i giovani dal Santo Padre nel corso dell'omelia. A questo incontro vocazionale, organizzato dagli iniziatori del Cammino Neo-catecumenale, Kiko Argüello, Carmen Hernandez e P. Mario Pezzi, parteciparono i giovani venuti dalle comunità neo-catecumenali, oltre a numerosi giovani della Chiesa locale, ed alcuni gruppi di giovani ebrei

L’incontro, presieduto dall’Arcivescovo di Madrid, Card. Antonio Maria Rouco Varela, ebbe inizio sotto un sole splendido con la presentazione di tutti i partecipanti nazione per nazione.

Venne poi proclamata una lettura degli Atti degli Apostoli, seguita da una predicazione kerigmatica di Kiko. Dopo il Vangelo, cantato dal P. Mario, ebbe inizio l’omelia del Cardinale Rouco Varela. Ad un certo momento nuvole minacciose provenienti dal Mediterraneo apparvero dall’occidente. Di fatto, gli organizzatori dell’incontro e la polizia avevano avvisato dell’approssimarsi di una forte tormenta e

consigliarono di abbandonare la zona. Kiko propose ai giovani di terminare l’incontro senza fare la chiamata vocazionale, lasciandola per i giorni seguenti, durante l’Eucarestia che ciascun gruppo avrebbe avuto nei diversi luoghi santi. Ma i giovani, risposero tutti all’unisono che non si sarebbero mossi di là fino a che non avesse avuto luogo la chiamata.

Così, in mezzo alla pioggia, che, tuttavia, durò meno del previsto, 3000 ragazzi e 2000 ragazze si alzarono, gli uni per il presbiterato, e le altre per la vita religiosa.

 



ANDATE ED ANNUNCIATE AI MIEI FRATELLI
CHE VADANO IN GALILEA

Korazim, 24 marzo 2000

Il Santo Padre ha celebrato l'Eucaristia su un grande palco all'ombra di una grande tenda nera, che nel punto di maggiore altezza tocca i 15 metri. Il progetto delle tenda è stato fatto da Kiko Argüello.

La tenda ricorda l'esodo ed il cammino di 40 anni nel deserto, l'esperienza fondante del popolo di Israele. Una delle feste di maggior importanza in Israele è quella di Sukkot, o delle tende: ogni ebreo osservante costruisce una tenda o una capanna nel giardino e per una settimana dorme, mangia e celebra sotto la tenda:

ogni ebreo deve infatti ricordare che è pellegrino, in cammino verso la terra promessa. La stessa parola ebreo indica "colui che passa".

L'organizzazione dell'incontro è stata curata dal Cammino Neocatecumenale ed in particolare da Don Rino Rossi.

Circa 45.000 giovani provenivano dalle comunità neocatecumenali di tutto il mondo: 17.000 dall'Italia, 9000 dalla Spagna, 6.000 dal resto dell'Europa, 10.000 da Nord e Sud America, 1.700 dall'Asia, 700 dall'Africa e 200 dall'Australia.

Questi giovani, per potersi pagare il viaggio il cui costo nei paesi del terzo mondo equivale anche ad un anno di salario, hanno lavorato per più di un anno. Molti hanno lavorato di notte, hanno lavato macchine, organizzato fiere, dato ripetizioni, pulito case, spalato la neve, fatto baby-sitter. Molti hanno rinunciato alle vacanze per lavorare e risparmiare soldi.

Vengono per incontrarsi con il Papa che è divenuto nella sua vecchiaia, l'apostolo dei giovani. Vengono anche per vivere in terra santa l'anno giubilare che certamente sarà una esperienza fondamentale per la loro vita. Molti di loro hanno partecipato ad altre giornate mondiale della gioventù che sono state per molti di essi tappe fondamentali nel loro itinerario per discernere la loro vocazione.

Al termine delle giornate precedenti della gioventù Kiko Argüello e Carmen Hernandez, iniziatori del Cammino Neocatecumenale, hanno promosso delle chiamate vocazionali raccogliendo i frutti della predicazione del Santo Padre: così avvenne a Santiago, quando il Giovanni Paolo II invitò i giovani a non avere paura di essere santi e si offrirono per il sacerdozio e la vita religiosa 2000 tra ragazzi e ragazze; nel 1991 a Czestokowa, il papa presentò il bisogno di costruire la nuova civiltà dell'amore e si alzarono più di 3000 ragazzi; a Denver nel 1993 , il papa invitò ad annunziare il Vangelo dai tetti e nei crocicchi delle strade, e si offrirono 3500 giovani; a Loreto nel 1995 Sua Santità parlò contro "la cultura della violenza" e si alzarono 4000 giovani; infine a Parigi nel 1997 si offrirono 5000 giovani.

Di questi ormai più di 600 sono già stati ordinati sacerdoti e 1500 sono in seminario. Oltre duemila ragazze sono già entrate in monasteri contemplativi.

Ma questa chiamata vocazionale sarà unica e particolare perché avverrà proprio nel luogo dove Gesù istituì i primi apostoli, pronunziò il sermone della montagna, e, risorto, si incontrò con gli 11, e probabilmente anche con i 500, per mandarli ad annunziare il Vangelo in tutto il mondo. Si vedrà così con grande chiarezza un segno profetico: per la prima volta, dopo duemila anni, il papa, vicario di Cristo, continua a chiamare gli apostoli per inviarli ad evangelizzare il mondo.