CANTO COME LAMENTO  
(ciao Carlo Giuliani: uno di noi)  
di menene

 

Prologo:

adesso io non so  
in bianco e nero scriverò…  
un canto come un lamento?

Io sono vivo domani  
alza i pugni stringi le mani.

canta e urla e grida è già maggio.  
No! Non siamo il gruppo selvaggio.

E poi:  
Carlo: uno di noi.  
Nessuno sapeva il suo nome.

E nessuno sa il nome di milioni di combattenti pratici.  

E oltre:  
Terra: ventiquattro ore  
per compiere una rivoluzione.  
Avvicendarsi dei giorni.  
E delle notti.

Terra e acqua: un giorno di luglio del 2001  
semplice suolo dove si marcia:  
in tanti e in tante:  
per un mondo nuovo:  
inventando  
anche in mancanza di capi storici ed organici  
un vento lieve:  
vivace e penetrante:  
che accarezza future speranze.

Essere… esserci.  
Terra: vita.  
Terra calpestata anche da portatori di morte: morti.

Terra: bestie ciniche anche  
e sciocchi giullari  
e, oltre, chi ha un seme  
da piantare  
mentre si confonde con le lucciole.

E ancora:  
gli esseri umani sono mortali  
e mortale è la natura.  
Il sole.

Anche saltare può essere mortale.  
Noi tutti e noi tutte siamo mortali.

Ma Carlo è vivo.  
E’ senza vita  
chi uccide per caso  
per ignoranza  
per vigliaccheria  
per obbedienza vuota:  
inebriato da vermi sudici e lordi  
che erroneamente  
(deboli di mente)  
si definiscono schiera potente:

potenti della Terra: 
pastori senza scrupoli di una moltitudine di silenti vili:  
balordi senza gioia  
inebriati da un rogo  
che distrugge la civiltà.  

Constatazioni:  
le ceneri sono parte della vita  
e le idee e l’esempio e la lotta:  
Carlo Giuliani è vivo.

Guevara detto “El Che” vive.

Vivono Lumumba e Gramsci.

Vive Rossi e Masi.

Vive Bolivar.

Vive Allende.

E vivono Bruno e le streghe  
e gli innocenti,  
piccoli partigiani,  
i torturati e i desaparecidos,  
i perseguitati e gli oppressi,  
i senza lavoro e i senza casa.

Sono vivi tutti i senza Terra del mondo.  

Elemento di filosofia della prassi:  
Terra: ibia redibis non morieris in bello:  
andrai, tornerai, non morirai in guerra:  
discorso che non conclude nulla.

Ibis redibis: fredde stagioni  
che partoriscono violenza  
e raggi invisibili  
che penetrano i nostri corpi:  
come accadde a Hiroshima.

Conclusioni:  
Carlo Giuliani:  
ora un nome ed un cognome oltre ogni confine  
oltre ogni barriera.

E milioni di senza volto  
saranno sempre la sua lotta  
sono il nostro viaggio  
verso la primavera:  
sono la nostra canzone allegra e vera.

Canto:  
canto la miseria di una condizione  
mentre lavoro per un’altra situazione.

Vivo:  
vivo il mio rito  
e il mio spazio finito  
e, a volte, mi sento dipinto  
e invidio un convinto.

Del mio Pulcinella ne hanno fatto scempio.

Ma… le nostre idee non moriranno mai.

Nota:  
io non sono un poeta  
e camminando nella sfera improvviso:  
scuro in viso?

E’ antica la memoria  
… riprendiamoci la storia.

Carlo è vivo e lotta insieme a noi.