CONTRO
L’IMPERIALISMO
PER UN MONDO SOLIDALE
Negli Stati
Uniti esistono circa 200.000 società industriali e cento di queste, cioè
1/2000 del totale, possiedono metà
degli impianti produttivi del paese. All’interno di questa concentrazione
esistono le prime dieci società che,
da sole, realizzano oltre 1/5 di tutti i profitti realizzati da tutte le società.
Il governo degli Stati Uniti, tenuto conto dei meccanismi politici del
capitalismo odierno, è nient’altro che un comitato esecutivo della classe
degli industriali.
Ponendo che una tale concentrazione del potere industriale non potrebbe
altrimenti essere sostenuta se non da un sistema legislativo avente lo scopo di
negare l’evidenza dell’ingiustizia prodotta, si può affermare che tutto il
sistema capitalista non trova conforto e sostegno in motivi sociali civilmente
sostenibili (ad es. il bene collettivo, la solidarietà, ecc.),
cionondimeno , pur di
raggiungere il proprio scopo, cioè il
massimo profitto, ad ogni costo e con ogni
mezzo, esso non disdegna di utilizzare tutto ciò che serve allo scopo: pur di
non mollare l’osso, come farebbe un cane di fronte a chi tentasse di
strappargli il cibo dai denti!
Per l’esattezza, gli USA utilizzano i motivi umanitari,
nient’altro che per soccorrere se
stessi, dunque per consentire al
capitalismo di sopravvivere, in un mondo che, se consideriamo le frange ancora
incontaminate dal virus dello sfruttamento,
ha compreso che esso rappresenta il vero
cancro dell’umanità e come tale va estirpato prima che sia troppo tardi.
La strategia del capitalismo comprende essenzialmente cinque fattori: 1.mantenere
capitalista il mondo che è già capitalista; 2.escogitare
dei sistemi per investire all’estero il capitale in eccesso e, precisamente là
dove esso possa realizzare i profitti più elevati; 3.trovare
mercati di sbocco per i prodotti americani; 4.assicurarsi
il controllo delle fonti di materie prime; 5.acquisire
una schiacciante supremazia militare e stendere intorno al mondo una rete di
basi virtualmente invulnerabile.
Questa strategia, già iniziata alla fine del secolo scorso, fu possibile
portarla a compimento solo dopo la seconda guerra mondiale, quando il sistema
dei cosiddetti aiuti all’estero consentì
agli USA, sotto il pretesto della “protezione dal comunismo”, di installarsi
militarmente in Europa, in modo massiccio e permanente. Gli investimenti esteri
non hanno mai aiutato i paesi sottosviluppati (che nondimeno sono paesi ricchi
di materie prime!), bensì sono serviti a realizzare profitti per gli
investitori, con un sistema dove più
dell’80 per cento dei fondi stanziati per i programmi di aiuti all’estero è
stato speso nell’acquisto di prodotti americani, il che significa praticamente
che le società straniere hanno sottratto al paese sottosviluppato più
ricchezza di quanta ve ne hanno investito. Il risultato è che il paese
“aiutato” resta in una perenne situazione di sottosviluppo e, attraverso il
sistema creditizio finisce per indebitarsi
in maniera tale che esso diventa di fatto “politicamente” dipendente
dagli Stati Uniti. Inoltre circa la metà di tutti gli aiuti concessi dai paesi
avanzati a quelli sottosviluppati serve unicamente a finanziare il pagamento
degli interessi sui debiti passati e correnti. Non per nulla in un servizio
televisivo di Rete4 (15 maggio 1999, Parlamento In), l’economista
di Forza Italia, Brunetta, ha dichiarato testualmente: “Dopo la disgregazione
della Jugoslavia, l’Europa avrebbe dovuto acquistare
i Balcani, attraverso un nuovo piano Marshall, peccato, è stata una occasione
perduta!”. Tradotta in parole semplici significa: “Dopo che l’Europa e gli
USA, erano così bene riuscite a disgregare
la Jugoslavia, come mai non riuscirono a cogliere i frutti degli sforzi
compiuti?”
Ecco perciò, dopo la rituale applicazione dei mezzi di invasone
capitalista (aiuti, investimenti, condizionamenti politici, embarghi economici,
minacce di intervento militare, ingerenza politica attraverso il pretesto dei
diritti umani, organizzazione di colpi di stato, e solo il cielo sa
quant’altri motivi uscirebbero fuori dalla mente dei democratici d’oltreatlantico..),
ecco sorgere la necessità della
guerra. Ecco spiegati gli interventi militari che, dal 1945 ad oggi, hanno
insanguinato il Pianeta dal Vietnam, alla Repubblica Dominicana, a paesi come
Grenada, il Congo, l’Argentina, il Cile, Cuba, El Salvador, il Guatemala,
l’Honduras, il Perù, la Turchia, l’Afghanistan, e ora anche la Jugoslavia,
e l’elenco completo, comprenderebbe quasi tutti i
paesi della Terra. Ogni qualvolta gli interessi degli USA sono stati
intaccati, questi sono intervenuti per ristabilire la “democrazia”.
Tuttavia, neanche nella forma gli USA rispettano la parola data. Se la
rivoluzione sandinista fu sconfitta in nome di una “democrazia elettorale”
sostenuta dagli USA, un paese come l’Arabia Saudita dove non esistono né
partiti, né parlamento, né elezioni, è ben accetto agli USA e tanto basta.
Qui non vi sono dissidenti, nessuno piange, nessuno si lamenta, e finché gli
interessi degli USA saranno garantiti, la monarchia saudita non verrà
molestata!
Si diceva poco fa degli aiuti all’estero: bene, questi, considerando il
periodo dal dopoguerra fino ad oggi, si sono risolti per il 90 per cento, in aiuti
militari a paesi cui gli USA destinavano il compito di arginare l’avanzata
del comunismo. Soprattutto i paesi confinanti con l’ex URSS, ad esempio la
Turchia. Gli aiuti all’estero comportavano anche un obbligo, da parte dei
paesi soccorsi, di installare basi
USA permanenti! Di contro solo metà del’1 per cento di tutti i fondi
destinati agli aiuti all’estero è stata spesa per fornire assistenza tecnica
nei campi della formazione di tecnici, della sanità, dell’istruzione e della
previdenza.
Gli USA hanno già distrutto il loro paese che rappresenta ormai un
ambiente biologicamente morto e tale distruzione hanno progettato di estendere a
tutto il mondo. E’ tempo che ci si renda conto che gli USA, dopo la seconda
guerra mondiale, hanno ereditato di fatto,
i compiti distruttivi del nazismo. Non per nulla il fondatore
dell’astronautica moderna, cioè Herbert von Braun, provvidenzialmente
emigrato negli USA, non riuscì mai a spiegare completamente la provenienza sospetta
dei fondi attraverso cui in Germania effettuava i primi esperimenti scientifici
così bene accetti ai nazisti. In particolare non è stata mai smentita la
connessione fra i fondi messi a sua disposizione dai nazisti e la provenienza
degli stessi dal turpe commercio umano
attuato nei campi di sterminio del Terzo Reich.
Gli Stati Uniti sono oggi, e non a caso, una economia
di guerra: il volume annuo delle spese militari è superiore a quello del
reddito netto di tutte le società per azioni del paese messe insieme. Del resto
la storia degli Stati Uniti dal 1900 in poi indica che sono state proprio le
spese militari a salvare l’economia americana da una crisi che altrimenti
avrebbe messo in forte difficoltà la persistenza di molti privilegi accordati
alla classe degli industriali.
Negli Stati Uniti le spese militari sostengono l’economia
(capitalista); nei paesi socialisti (considerando qui i paesi socialisti ormai
crollati sotto la spinta distruttiva del capitale internazionale) esse avevano
l’effetto opposto: comprimevano il tasso di crescita economica
(socialista). Ecco perché nel progettato sforzo bellico, provocato da una
insana voglia di dominio mondiale posta in essere dagli USA, questi ne sono
usciti rafforzati, per l’Unione Sovietica invece ha rappresentato il motivo
(non l’unico, ma di certo il fondamentale)
della propria fine.
Il Brasile, l’America Latina: oggi su quasi 500 milioni di abitanti, la
metà risulta analfabeta, un’altra metà risulta affetta da malattie endemiche
e circa il 70 per cento sono sottoalimentati. Più povertà, più affari, più
sfruttamento, più profitti, è questa la morale del capitalismo internazionale,
cioè dell’imperialismo.
Se prendiamo un solo anno, ad esempio il 1965, dai 3,8 miliardi di
dollari investiti le società americane ricavarono 17,8 miliardi sotto forma di
profitti rimessi negli Stati Uniti e di aumento degli investimenti locali,
ovvero un rendimento pari al 469 per cento! L’America Latina è stata (ed è)
un pascolo in cui gli USA hanno spadroneggiato senza riserve. Quando il
Guatemala nel 1954 tentò di rendersi indipendente dall’imperialismo, gli USA
fecero invadere il paese con truppe provenienti dal vicino Honduras, mettendo a
disposizione armi ed equipaggiamento militare, nonché aerei e piloti. Il
governo legittimo venne rovesciato e a Washington Dulles, il segretario di
stato, dichiarò che il successo di questa invasione
aggiungeva un nuovo e glorioso
capitolo alla già grande tradizione degli stati americani.