CONTRO LA RETORICA
POLITICA
PER UNA VERA CRITICA DIALETTICA
L’attentato dell’11 settembre
in USA ha scatenato una serie di reazioni in numerose situazioni.
Rapporti incancreniti da tempo sembra si siano messi in moto – Palestina,
medio e lontano Oriente, ad esempio. Interventi interpretativi di ciò che sta
accadendo a livello mondiale si sono sprecati. Tutti parlano di quello che è
accaduto aggiungendo analisi che vogliono essere completi a livello mondiale,
oppure parziali, ma risolutive. Comunque lo scontro Occidente/Oriente è fatto
presente ai più. Ed allora anche il nostro presidente del Consiglio ne ha dette
di sue. Alcune affermazioni, che come spesso gli accadde, sono segnali di
completa incapacità politica, sostenuta solo dalla sua attuale posizione di
rendita parlamentare. I suoi noti sproloqui sulla sudditanza del paese ai
comunisti che gli hanno fatto vincere le elezioni e lui li usa in ogni
occasione, senza tema di apparire ridicolo. Anche in questo caso, dopo avere
dichiarato a chiare lettere – claris verbis, dicevano i latini – che
l’Occidente è superiore all’Oriente a livello di civiltà, ha rettificato
il tiro adducendo ad una manipolazione della stampa, monopolizzata dalla
sinistra in Italia. Naturalmente molta stampa internazionale, anche
statunitense, si è accorta della gaffe e l’ha sottolineata. Ma i suoi
coriferi nostrani ripetono con lui la litania della manipolazione dei media
avversari. Purtroppo il senso del
ridicolo non lo sfiora nemmeno. Silvio Berlusconi possiede reti televisive
nazionali e locali, la maggiore casa editrice nazionale, quotidiani e
settimanali ecc. ecc. Ma non bastava ancora ed ecco che “Il Corriere della
Sera”, la cui proprietà non è di Berlusconi ma il cui aiuto allo stesso è
sempre più scoperto, toglie dalla naftalina mediatica Oriana fallaci e
“ospita” con grande annuncio – quattro colonne -
in prima pagina, il 29 settembre, subito sotto la testata, cosa che il
giornale non fa mai quattro intere pagine di quotidiano all’interno, in
pratica un libretto. E’ inutile riassumere quanto detto dalla Fallaci, che da
ben dieci anni se ne stava in USA e non interveniva nelle cose italiane ed
avrebbe fatto bene a continuare così. Ma serviva la sua presenza, serviva il
suo nome, di giornalista di grande impatto, dai trascorsi non molto indecenti,
che si è spesso fatta notare per una verve decisionista nello stile di
scrittura, proveniente da una famiglia di intellettuali ecc. ecc. Cosa dice in
soldoni la Fallaci: che ha ragione Berlusconi. Non importa far rilevare
l’inanità delle sue analisi che dimenticano le colpe dell’Occidente
sull’Oriente, trascorse ed attuali. Non occorre rintuzzare ogni volgarità
stilistica ed aberrazione concettuale: altri lo hanno già fatto. Tempo
sprecato. Il suo scritto serve a Berlusconi. Dimostra che anche qualcun altro,
dalla firma “immacolata” la pensa come lui. Ed è per questo che subito
altri coriferi si sono accodati alla fallaci per dimostrarle tutto il loro
appoggio. Editorialisti del “Corriere della Sera”, la stampa di destra dei
giornali più sguaiati, ed i soliti buonisti, che al massimo arrivano a dire che
la Fallaci ha sbagliato il tono: per carità lo “stile”! Quindi l’appoggio
ad un primo ministro improponibile, che solo in Italia, stando la sua enorme
ricchezza, riesce a turlupinare ed illudere gli elettori, che si sta ritagliando
il Paese su misura per i suoi guai giudiziari, suoi e dei suoi più stretti
collaboratori, che ha messo sul suo libro paga tantissimi politici. Tanto è
vero che neppure più la rozza Lega di Bossi si sta smarcando dal soldo mensile
di Berlusconi e pur di sopravvivere accetta di buona lena la sua dipendenza
politica da Forza Italia, il non-partito che ha vinto le elezioni in Italia. Un
governo che vede il ministro della sanità pensare di dare aumenti di stipendio
agli insegnanti italiani – i peggio pagati in Europa - se “non fumano”
(sigarette, s’intende). Un ministro della pubblica istruzione che prevede la
non sostituzione degli insegnanti ammalati, nelle classi, se la malattia è
inferiore al mese, che pretende straordinari obbligatori dai lavoratori, che
favorisce spudoratamente le scuole private. Un ministro delle finanze,
spalleggiato dal governatore della Banca d’Italia, una volta ritenuto sopra le
parti, che “da i numeri” del buco finanziario – che va dai ventimila ai
settantacinquemila miliardi, secondo la dichiarazione o che scompare. Un
ministro della giustizia che nega in assoluto le violenze della polizia,
carabinieri, guardia di finanza a Genova e dintorni,
a luglio, quando vi sono denunce di italiani e stranieri su questi fatti
e quando la magistratura ha in atto inchieste giudiziarie a carico proprio di
questi corpi. A tutto questo risponde una opposizione di centro arrendevole e
balbettante. Un centro sinistra cha ha perso qualsiasi connotazione di sinistra.
Il tutto, a livello parlamentare, resta sulle debolissime spalle istituzionali
di Rifondazione Comunista che ora sta rincorrendo i cattolici ed i pacifisti,
che le danno del lungo, mentre non si intravede nessuna elaborazione teorica né
azione pratica di alta utilità che quel partito forse potrebbe fare. Grande è
il caos sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente.
L’APOTEOSI DELLA
VIOLENZA NEL DIALOGO PEDAGOGICO:
DAL TERRORISMO ANONIMO AI BOMBARDAMENTI ANGLOAMERICANI
Nelle classi italiane si sono svolti dialoghi, discussioni,
richieste di chiarezza, tra gli studenti ed i loro insegnanti. L’attacco
terroristico a New York ha scosso tutti gli animi. Ed allora le domande per una
comprensione funzionale degli elementi cardine di questo accadimento negli animi
scossi si sono immediatamente materializzate nelle scuole che avevano iniziato
allora il nuovo lavoro annuale. “Non riesco a capire perché
dall’Afghanistan arrivino le minacce all’Occidente? Prof. qual’è la
storia recente di questo Paese?” Ed ecco che l’insegnante comincia a
raccontare delle conquiste coloniali inglesi del 1800 sino ad arrivare alla
presenza dell’Armata Sovietica all’inizio degli anni ’80
ed alle guerre inter-afghane ed all’aiuto che il Pakistan ha dato agli
“studenti” coranici. Ma non si ferma qui. Deve per forza fare riferimento
alle ricchezze, di cui pochi godono e che pochi requisiscono di quel Paese –
oppio per eroina, petrolio, uranio – ricchezze che si depositano in eleganti
banche Occidentali. “Ma perché questo attacco. Un impressionante numero di
morti. Ve ne potevano esser anche di più. Per me si è persa qualsiasi
coscienza della soglia di umanità che deve accompagnare ogni atto umano, anche
una guerra” osserva un altro studente.
E l’insegnante, faticosamente, cerca di rendere più
“scientifico” ogni ragionamento, ogni osservazione che coglie il lato
dell’orrore del fatto terroristico ma che ha bisogno di un orizzonte storico e
filosofico di riferimento per poter essere ben capire. Magari facendosi aiutare
dagli interventi più analitici che sono comparsi sulla stampa. Usando anche
risvolti psicoanalitici di massa come quello di Hans Magnus Enzensberger che
propone una tesi molto freudiana sulla tendenza suicida generalizzata, tendenza
di morte, da parte di uomini che vivono in una civiltà che distrugge, che crea
profonde differenze e quindi enormi possibilità di leggere in senso negativo la
vita (Corriere della Sera, 19 settembre 2001). Ma occorre andare avanti e quindi
portare anche un elemento di futuro nelle menti degli studenti che attraverso le
loro domande tendono a piegarsi verso il pessimismo. E quindi si prosegue con il
lavoro giornaliero, con lo studio e con la costruzione di percorsi culturali.
Altra doccia fredda si abbatte su questo nuovo dialogo e sulle vite di troppe
persone al momento dell’inizio dei bombardamenti nel Paese orientale nel quale
si trova il supposto attentatore. Cosicché ancora di più l’Afghanistan, Bin
Laden, Talebani diventano termini di un discorso nuovo. Pochissimi hanno seguito
le traversie di quell’area e quindi molti insegnanti non vanno oltre le
banalità che gli vengono propinati dai media. La televisione in primis.
L’onnipresente Bruno Vespa ci porta verso analisi che lasciano il segno. Altri
programmi fanno lo stesso. Edizioni speciali di riflessione e analisi.
Collegamenti con telefoni satellitari – si viene a conoscere dell’esistenza
di Emergency che sta in quel luogo da tempo con due ospedali, uno dei quali ora
chiuso dai Talebani. Insomma pare una cosa drammaticamente normale parlare di
queste cose. Ma per ora è così. Se domani accadesse un altro attentato in
altra parte del mondo o una ritorsione anglo-americana ad esempio in Sudan, si
sposterebbe l’attenzione verso quel luogo, altro lazzaretto di contrasti e di
morti assolutamente inutile per innalzare il livello di vita della “gente
comune”. Ma per ora questo riflettore dei bombardamenti è posizionato in
Afghanistan, e quindi via alla discussione. Nelle scuole vi sono comunque
consistenti gruppi di studenti che realmente vogliono capirci qualcosa di più,
che non hanno intenzione di fermarsi alla “richiesta di pace”, del resto
richiesta pacifica per tutti, senza parteggiare per l’uno o l’altro
contendente. E quindi sta alla scuola per le giovani generazioni, almeno in
Italia, Paese ad alta scolarizzazione, cercare di dare risposte ben impostate.
Non pare perciò inutile il tempo che si passa nell’apprendere discutere e
capire. La risposta all’oscurità
del suicidio di una civiltà forse risiede anche nel “coltivare il proprio
giardino”. (Voltaire, Candido)