Involontariamente o per necessita' (a volte anche per scelta) "cestiniamo" in fretta non pochi messaggi. Di questo nessuno deve farsi una colpa e tanti sono i motivi che lo determinano. Eppure la parte piu' interessante delle lotte e delle iniziative che si sono espresse in questi ultimi tempi (e forse da sempre ed oltre il ruolo di dirigenti e leader, grandi organizzazioni e intellettuali prestigiosi) sono proprio i tanti e le tante "senza volto", "senza voce", "senza nome o cognome"... Il 21 gennaio 2000 noi mettemmo in rete e acquistammo dopo qualche "colletta" diverse manchette su "il manifesto" (aiutati da informazioni che ci arrivavano dall'America Latina, alcuni incontri internazionali realizzati a Rio de Janeiro, informazioni dal Chiapas o da i Sem Terra, l'ODEP o le Farc, il comitato bolivariano o la Red Resistencia, diversi nostri compagni argentini dell'organizzazione) l'avanzare della svolta autoritaria, della militarizzazione emisferica, i nuovi interessi (politici e geopolitici) del capitalismo illegale e del neo-imperialismo e altre ciniche esigenze delle classi dominanti PROPONENDO di conseguenza la necessita' di costituire Consigli Territoriali Unitari verso una struttura nazionale da allargare all'Europa e, poi, da rendere viva sconfinando verso realta' analoghe che andavano costituendosi in altri continenti: "l'organizzazione dei resistenti della Terra" contro i "Pre-Potenti del Pianeta"... Organizzammo per valorizzare tali proposte una festa internazionale a Roma al Parco Forte Prenestino ed incontri con fronti di liberazione, associazioni, partiti comunisti, comunita' collegate alla teologia e all'etica della Liberazione, aiutati anche dalla presenza di Alberto Granado nostro ospite e di delegati dall'Uruguay e dall'Asia, africani e delle "terre di mezzo". Ponemmo le basi per riflettere ancora ed ulteriormente sull'organizzazione mondiale delle disuguaglianze e un progetto e programma di liberazione al plurale puntualizzando il ruolo asservito al Capitale delle strutture di Bretton Woods (FMI, Banca Mondiale, WTO ecc.), i piani perversi dell'ALCA, Nafta, Maastricht, AMI, lo svilimento oltre misura dell'ONU e di ogni istituzione internazionale (in pieno massacro dei diritti), la pericolosita' dell'economia di guerra e le questioni inerenti la gestione della crisi strutturale da parte dei "profittatori" tra ruolo della finanza mondiale e corporazioni transnazionali che hanno inevitabilmente accresciuto ogni divario esistente e ampliata ogni nefandezza (ingiustizie, processi migratori, devastazioni ambientali, mancanza di cura, acqua e cibo, accesso all'informazione e all'istruzione ecc. ecc.  ...). Questo ed altro. Mettemmo l'accento sulla necessita' di "unire quello che il padrone divide" oltre gli egoismi di gruppo o di partiti (se non addirittura individuali, esclusivi ed autoreferenziali) trovando diverse e non poche adesioni internazionali ed evitando di inseguire unicamente le "scadenze dei Potenti", inventando una nostra capacita' di contestare e resistere e insieme di dire per avanzare... Non avevamo la forza e probabilmente non l'abbiamo ancora, ne' l'autorevolezza, mentre giustamente ognuno di noi "dubita di tutto", di andare avanti se non confondendoci "in tanti o in pochi" con i tanti partigiani e le tante compagne che hanno riempito tuttavia le piazze in questi giorni. Insistiamo: crediamo necessaria la nascita di centinaia di Comitati di Liberazione dal Neoliberismo e insieme a Social Forum, associazioni, chi ci vuole stare, (non come morto da resuscitare solo all'occasione o strumentalmente) iniziare ad organizzare per la prossima primavera una marcia in Italia che chieda un'altra societa' e nel farlo pensiamo altrettanto non eludibile un percorso di "alfabetizzazione" verso i piu' e verso noi stessi perche' non si proponga un nuovo potere verso i popoli ma societa' con i popoli protagonisti, coscienti e che non siano semplicemente massa. Non solo Porto Alegre ma anche Porto Alegre! Il capitalismo non e' riformabile e nessuna parziale vittoria deve illuderci in questa direzione cio' che necessita e' un mutamento, una trasformazione radicale che poggi le sue speranze anche sulle piccole lotte ma che non puo' fare a meno di processi organizzativi adeguati, un piano, un programma, la fantasia e l'entusiasmo e, soprattutto, l'avere una direzione consapevole ed un'esatta conoscenza del presente che ci obbliga ad intervenire (come parte di questo)  anche verso le nostre contraddizioni, le nostre presunzioni, il nostro settarismo, l'incapacita' di "tollerarci" e di valorizzare cio' che oggettivamente puo' unirci. Non e' vero che la miseria e la rabbia, la contestazione e il ribellarsi dentro esasperazioni, il dire no ad un'oppressione sempre piu' meschina ecc. ecc. portino automaticamente verso un mondo migliore, nuovo, necessario. E' vero, invece, che avere consapevolezza e allargarla puo' aiutarci almeno a ipotizzarlo. Una massa senza testa e' ancora massa e le soluzioni ai suoi "non ci sto" possono risolversi in un aggravamento della repressione, della criminalizzazione dei movimenti, di un'oppressione ancora piu' feroce. Autonomi ed unitari dunque non genericamente contro il neo-imperialismo perchè non e', appunto, generico il Potere ne' indolore il suo operare non solo nella "struttura" ma nella stessa superstruttura fino ai nostri rapporti piu' intimi. Bisogna, anche, evitare un internazionalismo alla Benedetto Croce come se gli effetti negativi e tenebrosi del "nuovo disordine mondiale" ci vedessero, a casa nostra, esenti o al massimo minacciati da qualche legge poco democratica (rogatorie, attacco ai diritti in genere e a quelli dei lavoratori, attacco alla Costituzione, alle liberta', alla sanita' e alla scuola pubblica, allo stato sociale, alla giustizia, al pluralismo nell'informazione, al patrimonio storico ed ambientale ecc. ecc.). Non si puo' contrastare la neo-mondializzazione delle classi dominanti escludendo una lotta senza tregua nella nostra penisola e in Europa e non si puo' ritenere possibile qualsiasi traguardo positivo (micro o macro), qui, senza un nuovo internazionalismo organico e concreto e, quindi, storico. Bisogna, dunque, agire in superficie e in profondita' e rinnovarci (nei linguaggi, nelle azioni, nello stesso pensare ed organizzarsi) non dogmaticamente e non dobbiamo escludere il valore della storia e la memoria stessa ma criticamente, cogliendo dal passato ogni lezione che non puo' non essere utile, rendere meno problematico il che fare e specificare quale societa' vogliamo. Questo Potere dell'oppressione e dello sfruttamento indiscriminato verso popoli, risorse e cose non e' "migliorabile": le nostre idee e i nostri punti d'arrivo devono esserlo sempre! Ma cio' che va, in modo imprescindibile, evitato e' una sorta di bipolarismo planetario (che va ad aggiungersi a quello delle nazioni che si va imponendo). Sono proprio le diversita' che devono interessarci e, quindi, il dialogo tra queste (organizzati o semplici e da rispettare "meravigliosi cani sciolti") con la maturita' di evitare qualsiasi furbizia o interesse esclusivo e precisando l'essere "antagonisti e contro", "antagonisti e per cosa" oggi. Dall'Argentina, dove intanto si contano i morti, i feriti e gli incriminati e dove un peronista, Ramon Puerta, vicino a Menem, che non brilla in affidabilita' democratica e trasparenza mentre viene ripristinato lo stato d'assedio, (non se ne parla, ma anche da quanto sta accadendo in Messico e in Brasile, in Colombia o difendendosi in Venezuela da minacce esterne o ad Haiti, in Ecuador e in altre nazioni o continenti) ci vengono brutalmente evidenziati alcuni insegnamenti fondamentali che aiutano a capire come ancora stabile sia l'oppressore nonostante abbia i "piedi d'argilla". Se poi non vogliamo viaggiare cosi' lontano buttiamo lo sguardo, con preoccupazione, nelle nostre citta' e regioni e non dimentichiamo davvero le giornate di Genova e le immagini della Diaz e il corpo straziato in terra di un compagno ferocemente assassinato, e i disoccupati di Napoli, e gli studenti in piazza e i licenziati come esuberi e l'immunita' per corrotti e affaristi (da Porto Marghera al connubio con le mafie)... Non siamo (come qualcuno afferma e non si sa per quale nascosta ragione) il primo grande movimento di questi ultimi decenni (la Resistenza, gli anni 60 e la gioventu' delle magliette a strisce, il '68 e quei contenuti e quelle idee, il '77 e poi la gioventu' delle Pantere, fino a ieri sera hanno espresso lotte e subito violenze altrettanto grandi se non maggiori e hanno trascinato masse enormi, tra utopia e scienza, mettendosi e mettendo in discussione, dentro il sogno di societa' totalmente diverse e l'hanno fatto oltre ogni pur minimo interesse corporativo o personale, insieme ai lavoratori e stringendo le mani di altri popoli: in Vietnam e in Nicaragua, in Sudafrica e in Mozambico e un po' ovunque) ma certamente possiamo gettare le basi per dare spessore ad "ogni rivoluzionario bisogno"... Auguri per un 2002 di lotte sapendo "che si puo' essere anche sconfitti ma quando si sa dove si vuole andare per costruire un pianeta di liberi ed uguali, diversi ed uguali, fermarci non e' complesso ma impossibile".
menene
per la segreteria di DP
La lucha sigue... con dignidad!