E se la Ferriera di Trieste restasse contaminata come
l'Alfa acciai di Brescia?
In questi giorni L'Osservatorio Etico Ambientale ha depositato presso il comune
di Trieste e la provincia della documentazione inerente diversi incidenti di
tipo Radiologico nelle fonderie.
Come mai il comune di Trieste non ha mai messo nei suoi piani di protezione
civile della popolazione il Rischio Radiologico che comporta la Ferriera?
Per chiarire al lettore quale è il rischio che potrebbe correre vi narriamo
cosa successe in Lombardia:
Nei primi giorni del maggio 1997 nello stabilimento Alfa Acciai di
Brescia si è verificato un episodio di contaminazione
radioattiva a seguito della fusione accidentale di sorgenti di 137Cs e
60Co che evidentemente si trovavano nei rottami inviati al
forno nei giorni precedenti la scoperta della contaminazione, scoperta
che è stata possibile e seguito di controlli di radioattività sulle
polveri captate dall'impianto di abbattimento fumi e conferite a
smaltitore autorizzato. tali controlli hanno evidenziato la presenza di
137Cs.
Successivi accertamenti sui semilavorati e sui prodotti finiti hanno
invece evidenziato la presenza di 60Co.
A seguito di tale scoperta si è provveduto immediatamente a fermare il
forno interessato all'evento nonchè ad allontanare le maestranze da tutta la
linea di processo dandone contemporaneamente comunicazione all'AUSSL di Brescia
che subito interveniva con i propri tecnici per effettuare controlli ambientali
per determinare
il livello di contaminazione nelle varie parti dell'impianto e nell'ambiente
circostante lo stesso.
A cura dell'AUSSL citata è stata inoltre classificata l'area interessata
provvedendo alla sua tempestiva delimitazione.
Contemporaneamente è stato dato incarico alla NUCLECO di Roma per
l'effettuazione di un sopralluogo tecnico mirato alla valutazione della
contaminazione attraverso opportuna mappatura di tutto l'impianto per poi
procedere alla formulazione di un piano
di intervento di bonifica da sottoporre all'approvazione della AUSSL.
Nel corso del sopralluogo sono stati prelevati dai tecnici NUCLECO campioni di
polveri nei punti critici dell'impianto ed è stata effettuata una mappatura
completa della intensità di esposizione e della contaminazione superficiale
all'esterno dell'impianto e sono state inoltre eseguite misure di contaminazione
in aria.
I risultati delle suddette attività hanno evidenziato presenza significativa di
137Cs nelle polveri e di 60Co nei prodotti semilavorati mentre non si sono
riscontrati valori apprezzabili di contaminazione in aria e sulle superfici
esterne dei componenti di impianto
oggetto del sopralluogo. Inoltre sono stati effettuati controlli sanitari su
decine di persone che peraltro si sono poi verificati negativi.
Ottenuta l'autorizzazione è iniziato l'intervento di bonifica, che ha
interessato essenzialmente le aree precedentemente individuate ed è durata 40
giorni ininterrottamente.
In definitiva l'evento ha avuto inizio il 13 maggio e si è concluso a metà
luglio per una durata di ben 65 giorni. La fermata del forno ha comportato una
mancata produzione di acciaio pari al 50% della potenzialità totale
dell'Azienda il che, di conseguenza, ha ridotto
anche l'utilizzo dei laminatoi al 50% nonchè di tutto il settore a freddo per
il 40%. La perdita di fatturato è stimabile attorno ai 40 miliardi. Durante
tutto il periodo si è ricorso alla cassa integrazione per i lavoratori di tutti
i comparti produttivi con il coinvolgimento
di circa 200 unità al giorno, ogni lavoratore ha perso mediamente tre settimane
lavorative per un monte ore complessivo pari a 50000 h. Il costo sostenuto dall'
Azienda, sia in termini di bonifica sia in termini di costi fissi insopprimibili
in mancanza di produzione, è di gran lunga superiore ai 10 miliardi. Le polveri
e i prodotti contaminati permangono, seppure in completa sicurezza, in Azienda
in quanto a tutt'oggi non esiste in Italia un sito idoneo a riceverli.
Dopo tale incidente, la Regione Lombardia ha quindi ritenuto necessario ed
urgente un provvedimento che cancerizzasse l'obbligo della sorveglianza
radiometrica, specificandone le modalità di attuazione, al fine di garantire la
tutela della popolazione e dei lavoratori, nonchè dell'ambiente, dal rischio di
fusioni accidentali di materiale radioattivo.
E' stata quindi adottata dal Presidente della Giunta regionale Lombarda una
ordinanza contingibile ed urgente ai fini di sanità pubblica, la n. 57671 del
20/6/97, che impone una serie di controlli:
- il primo deve essere effettuato all'esterno di ogni "contenitore"
usato per il trasporto del carico di rottami o di altro materiale
metallico di risulta (vagone ferroviario, container,
autocarro) prima che venga scaricato, e consiste in misure di
irraggiamento effettuate all'esterno del carico;
- il secondo controllo dei rottami deve essere effettuato al momento dello
scarico del materiale oppure nelle fasi che precedono la lavorazione, e consiste
almeno in una ispezione visiva dello stesso al fine di individuare eventuali
sorgenti schermate o contenitori delle medesime, in analogia a quanto già
in uso per la prevenzione di altri tipi di rischio; il personale
addetto deve essere istruito a riconoscere scritte,
etichette, simboli e forme di possibili contenitori di sorgenti radioattive;
- il terzo controllo deve avvenire dopo la fusione, tramite verifiche
radiometriche di adeguata sensibilità su tutti i provini all'atto della
produzione;
- il quarto controllo deve riguardare le scorie e le polveri derivanti
dall'impianto di abbattimento dei fumi di lavorazione, anche in questo caso
tramite verifiche radiometriche di adeguata sensibilità;
ai fini specifici della tutela degli addetti, nelle
aree di lavoro a maggior rischio di radiocontaminazione oppure ove con maggior
frequenza stazioni il personale devono essere collocati monitori di area dotati
di allarme.
L'attività di controllo preventivo da parte delle aziende ha naturalmente dato
i suoi risultati, evidenziando man mano prima una serie di problematiche di tipo
amministrativo-giudiziario (sequestro del materiale risultato radiocontaminato,
necessità di accordi preliminari tra venditore ed acquirente di rottami in
relazione agli
oneri di smaltimento del materiale radioattivo eventualmente rinvenuto, modalità
di smaltimento del materiale stesso, ecc.) e poi delle problematiche
"nuove" dal punto di vista della applicabilità della normativa e
della valutazione dei rischi come ad esempio la
ricorrente presenza di sostanze radioattive nei materiali in esame.
In base a quanto risulta alla ASL lombarde, da quanto è entrata in vigore
l'ordinanza regionale sono stati rilevati dalle aziende circa un centinaio di
carichi di rottami metallici contaminati, quasi tutti in provincia di Brescia;
è interessante osservare che:
la provenienza è risultata quasi sempre nazionale o comunitaria; riguardo alee
modalità di trasporto, circa l'80% di tali carichi radiocontaminati risulta
fossero trasportati su gomma e al restante quota su
rotaia; i carichi in questione erano costituiti in circa l'84% dei casi da
rottame ferroso e nella restante quota da rottame non ferroso.
Nel 50% dei casi le sostanze radioattive presenti erano rappresentate da
226Ra, e nel 20% dei casi da isotopi di origine naturale (famiglia dell'Uranio e
del Torio); un altro 20% circa dei carichi risultati radiocontaminati conteneva
invece radionuclidi artificiali, soprattutto 60Co, 137Cs, 192Ir, 85Kr. L'attività
stimata delle sorgenti
o dei materiali ritrovati varia da qualche decina di kBq a parecchie decine di
MBq per ciascun "oggetto". Per quanto riguarda invece il tipo di
oggetto radioattivo rinvenuto nei carichi di rottami, si è trattato nel 55% dei
casi di materiale metallico radiocontaminato
(tubi, piastrine, dischi, trucioli, incrostazioni, pezzi vari), nel 17% dei casi
di vere e proprie sorgenti radioattive e nel 18% dei casi di quadranti di
strumenti;
A questo punto diventa doveroso pianificare ed informare la popolazione del
possibile rischio Ambientale, perchè in questa fonderia potrebbero finire
materiali contaminati provenienti sia dall'estero che da l mercato interno, e
perchè nò anche da oltre oceano.
quello che è certo che il rischio radiologico e accertato in 49 "eventi di
una certa rilevanza verificatisi in tutto il mondo, nei quali materiale
radioattivo è stato accidentalmente fuso con rottame all'interno di
fonderie o acciaierie; tre di questi si sono verificati in Italia, due dei quali
in Lombardia.
Molti di più sono i casi in cui è stata accertata la presenza di
materiale radioattivo prima
della fusione. Risultano essere più di trecento quelli sinora registrati negli
Stati Uniti.
Guardate che solo nel 97 l'ARPA dell'Emilia Romagna ha intercettato un carico di
materiale ferroso su rotaia proveniete da Udine in cui si riscontrava la
presenza di materiale contaminato.
E' risaputo che i natanti addibiti al trasporto di materiali ferrosi nella
Regione Fvg
fanno scalo sul territorio Italiano nei porti di San Giorgio di Nogaro e
Monfalcone
da cui partono diversi convogli su rotaia e su gomma per destinazioni come la
ferriera
di Osoppo(UD).
Alla luce di questi fatti riteniamo doveroso da parte del comune di Trieste e
della sua
provincia cominciare a lavorare per stilare i piani di protezione civile e fare
una corretta
informazione alla popolazione sul rischio radiologico, perchè prevenire è
meglio che curare!
Roberto De Bortoli
Osservatorio Etico Ambientale
http://fly.to/oea