Gli operai della Dana (Rovereto-TN) lo scorso hanno avevano bocciato un
accordo aziendale padroni-sindacati che prevedeva l'introduzione di 56 ore
lavorative in più all'anno da scaglionare in sabati lavorativi. Il rifiuto
degli operai a questa ulteriore misura di flessibilizzazione è stata oggetto
di una rivoltante ritorsione da parte della Dana che ha dichiarato di essere
pronta a spostare a Como un terzo della produzione che attualmente viene
svolta a Rovereto con conseguente ricaduta sull'occupazione.
Il Signor Dellai, presidente della Provincia di Trento, schierandosi a
fianco della Dana ha rimproverato pubblicamente, anche sulla stampa
quotidiana, gli operai accusandoli di essere la causa dei propositi di
delocalizzazione produttiva della stessa azienda.
I lavoratori della Dana sanno bene con chi devono confrontarsi ogni giorno,
con la pesantezza del lavoro, la flessibilità e l'incertezza per il proprio
futuro. Oggi, oltre che con il padrone, devono confrontarsi direttamente con
altri due nemici forse ancora più potenti il Presidente Dellai e l'Assessore
Benedetti. Lor signori che passano il tempo nelle stanze dei bottoni a
decidere i destini della gente conoscono il potere, la ricchezza e non sanno
cosa significhi lavorare in fabbrica, non hanno mai sperimentato
personalmente il massacro  della flessibilità, e non corrono certo il
rischio di essere gettati sulla strada, "rottamati". Dellai non sa certo
cosa significhi passare una vita al servizio del profitto, ridurre il tempo
per i propri affettiì ed interessi in quanto i riposi e le ferie le decide
il padrone quando e come vuole in funzione del suo lucro. I lavoratori della
Dana hanno dato in Trentino una grande prova di tutela della propria dignità
umana: hanno detto no a quella flessibilità che significava portare via loro
ancor più parte della loro esistenza e vita di quello che sta già accadendo.
Hanno rinunciato a lavorare al sabato per affermare il principio che si deve
lavorare per vivere e non vivere per lavorare. I due politici nostrani che
possono decidere del loro tempo quando e come vogliono, che giocano con i
poteri della ricchezza hanno redarguito i lavoratori, ma si sa la minaccia
della Dana Italia di trasferire altrove la produzione è solo un ricatto, in
altre regioni non trova i finanziamenti a fondo perduto che ha in Trentino.
Il padrone ha avuto paura che il no alle flessibilità potesse diffondersi
per questo ha chiesto aiuto a Dellai.. Ora i lavoratori hanno ancor più la
coscienza che gli interessi economici forti e la classe politica dominante
in Trentino sono una unica cosa con un unico scopo: sfruttare, spremere il
lavoratore, schiavizzandolo al profitto. Per quanto ci riguarda siamo
convinti che non solo gli operai della Dana, ma tutti gli operai coscienti
del Trentino sapranno ricordarsene nelle prossime elezioni provinciali, non
votando ovviamente a destra, ma guardandosi bene anche dal votare le forze
di "centro-sinistra" che nulla hanno a che spartire con i lavoratori e con
la necessaria lotta per eliminare un sistema economico e politico fondato
sullo sfruttamento, sull'oppressione dei popoli, sulla guerra imperialista,
sul massacro dell'uomo e dell'ambiente.


Slai-Cobas Trento
Collettivo Comunista A.Gramsci Trento

C/o sede Slai-Cobas V.Orti 24, 38100 Trento