SCHEDE
DI DOCUMENTAZIONE N°3
a cura di Ferdinando Terranova
Il lavoro politico-programmatico
del Dipartimento Nuovo Internazionalismo si fonda sulla seguente premessa:
L'INCONFUTABILITA'
DEL MATERIALISMO STORICO
è il presupposto
analitico-scientifico del sociale per l'organizzazione, realizzazione e
internazionalizzazione di una Democrazia popolare e socialista; è ancora per
noi dato inalienabile a prescindere dal quale si apre il baratro sulla storia
futura dell'umanità e del pianeta: la globalizzazione totalitaria
capitalistica.
Democrazia popolare significa
potere del popolo per il popolo.
Il potere del popolo è socialista
in quanto potere di tutti i membri della società che vogliono, sanno
riconoscere e darsi come obiettivo da raggiungere e costantemente difendere, il
PRIMATO DEL SOCIALE.
Saper riconoscere, e far
riconoscere, la necessità del primato della Res-publica rispetto al primato
tribale, di clan, di cosche consociate nel primato d'impresa capitalistica per
il quale si fonda l'attuale strategia di ristrutturazione del
processo produttivo capitalistico è l'obiettivo che il nostro
lavoro si prefigge preliminarmente.
Saper riconoscere e far riconoscere
la qualità mistificatoria che si cela dietro le democrazie maggioritarie e
rappresentative, nella prassi agite come sovrastruttura nei paesi a struttura
capitalistica e da questi esportata ed imposta nei paesi in via di sviluppo,
come modello necessario ai processi di colonizzazione ed espansione
imperialista, è imperativo categorico per abbattere indugi, derive riformiste e
revisioniste che agite come armi contro l'unità ideologica del proletariato e
delle classi lavoratrici, hanno storicamente trascinato la lotta per il
socialismo nella palude bernsteiniana.
Questa deriva ha favorito,
macroscopicamente, i processi di espansione imperialistica e neo-colonialistica
nella fase attuale, definiti della globalizzazione, e che si differenziano da
quelli degli anni '30 e '40 poiché si caratterizzano "per un più alto
processo di concentrazione monopolistica con la costituzione di holding i cui
singoli bilanci sopravanzano i singoli bilanci di Francia, Germania, USA,
Giappone, Italia".
Noi abbiamo la consapevolezza che
la strategia di ristrutturazione del processo capitalistico è storicamente
portato avanti senza disdegnare la pratica di
crimini contro l'umanità pur di riuscire ad imporre ancora il suo
esclusivo diritto intangibile allo sfruttamento
profitto
che,
con le criminali strategie aggressive e guerrafondaie di espansione neocoloniale
ed imperialista, vuole istituzionalizzarsi nella sua forma suprema: la
globalizzazione totalitaria capitalistica.
Così come abbiamo consapevolezza
delle contraddizioni e dei conflitti intercapitalistici presenti, sia per quello
che riguarda lo scontro per la conquista delle aree geopolitiche di controllo
strategico e dei mercati fra i tre grandi blocchi imperialisti, USA - Giappone -
UE, sia per quel che riguarda la trasversalità dei conflitti che attraversano
gli stessi grandi gruppi monopolistici all'interno dei e tra i rispettivi tre
blocchi
Sappiamo anche, però, che il tutto
si va a ricomporre, pur nel coniugarsi di vecchie e nuove contraddizioni, in un
meccanismo endogeno del capitalismo. Infatti il capitalismo, soprattutto nei
suoi luoghi storici e centrali, passando per i processi di
accumulazione flessibile e di finanziarizzazione dell'economia
che,
a partire dalla metà degli anni ottanta hanno costretto i governi a consegnare
le loro economie ai progetti diktat del capitalismo finanziario internazionale,
si è dimostrato capace di imporre flessibilizzazione, mobilità, precarietà
che, insieme alla pratica degli esuberi, ha finito per far pagare pesantemente i
costi alla classe operaia ed al suo blocco storico, abbattendo con l'uso
legiferativo dei governi borghesi le conquiste decennali della classe
lavoratrice e calpestando diritti sanciti o impedendone la rivendicazione dove
ancora erano da ottenere.
Il tutto, naturalmente, non senza
la complicità di vertici sindacali - istituzionali e dei partiti della sinistra
storica che, sotto la spinta opportunistica di ceti politici e sindacali hanno
messo in pratica quel trasformismo necessario a separare i vertici dalla base
per abbandonare questa a rivendicazioni di tipo corporativo, di piccoli gruppi
di lavoratori dipendenti che non trovano più solidarietà di classe né difesa
di diritti. Anche in questo senso va letto l'alto livello di astensione
elettorale nei luoghi storici e centrali del capitalismo, che vede nei paesi
d'Europa, per le elezioni del novantanove, ad esempio paesi come Gran Bretagna
con il 78% di astensione, Germania con il 60% ecc..
Sapere ed avere conoscenza e
coscienza di questo è precondizione necessaria alla possibilità individuale di
scelta e quindi di realizzazione di un processo dei popoli verso il socialismo.
Democrazia significa nel senso
etimologico del termine "potere del popolo".
Noi vogliamo che questo concetto
politico dalla sua sfera metafisica, dove lo si vorrebbe ricacciare agendone una
prassi mistificatoria, si faccia invece corpo sociale, si concretizzi in
materialismo storico.
Ma noi sappiamo pure che se
Democrazia è potere del popolo, il potere non può essere altro che l'esercizio
della conoscenza agita con coscienza.
Sappiamo pure quindi che la
Democrazia per realizzarsi come potere del popolo non può assolutamente
escludere dalla sua partecipazione alcun membro, figurarsi se può realizzarsi
escludendo le forze produttive per asservirle a quel primato
d'impresa capitalistica dove solo alcune minoranze
esercitano il potere ed il resto ne è
destinatario e determinato.
Sappiamo pure che non può essere
giudicata Democrazia neppure la capacità del primato d'impresa capitalistica di
raccogliere attorno a se "consensi" maggioritari perché sappiamo che
la categoria Democrazia nella prassi espressa come potere della maggioranza è
una contraddizione in termini e negazione del potere del popolo.
La categoria socio-politica
"maggioranza" così come è agita nella prassi è mistificata volendo
trasformare un concetto di quantità in qualità sociale e perciò in sinonimo e
ad un tempo garante di democrazia. Questa falsificazione di democrazia è
inconfutabilmente evidenziata proprio nel Paese (USA), la più grande potenza
capitalista, che si vuole imporre con tutti i mezzi, leciti e non, come
"faro di civiltà e democrazia".
I ceti politici che sostengono o
assecondano questo delirio di onnipotenza di interessi di una parte, di una
casta, rispetto alla totalità non sono certo al servizio della Democrazia anche
se costituiscono parte dominante in quello che istituzionalmente è definito
governo,
data la loro prassi
politico-amministrativa e legislativa altro non sono che "giunta
amministrativa degli affari comuni di tutta la classe borghese e
capitalistica".
L'orgia revisionistica e
restauratrice di tutti i potentati economici e confindustriali, i diritti
predatori istituzionalizzati che favoriscono sempre più lobbies,
multinazionali, transnazionali, sono la prova evidente di questa realtà
politico-amministrativa e del modo di essere struttura votata a perpetuare
essenzialmente gli interessi del capitale privato.
Le "Democrazie
maggioritarie" che consistono nell'esercizio del potere di una parte del
popolo sull'altra, quando addirittura non sono contro l'altra, non sono
Democrazia.
Possono essere definite settaricrazia,
possono essere lobbycrazia, possono essere massonicocrazia,
possono essere impresacrazia, possono essere multinazionalcrazia e
potrebbero anche essere mafiocrazia e quindi criminalcrazia, cioè
potere criminale, quest'ultimo, che se istituzionalizzato, perché fatto passare
come Democrazia, costituirebbe il potere del crimine, cioè il potere di
procurarsi a danno di altri, fino a negarne il valore e il diritto alla vita, la
soddisfazione dei propri bisogni e delle proprie brame, come dire la Democrazia
ridotta al dominio del branco più forte.
Vero è anche, e in molte parti del
pianeta questo accade, che l'insieme di queste varie forme di "cratos",
cioè di potere, possono non escludersi reciprocamente l'un l'altra ma anzi
convivere e consociarsi, ma questo non produce certo Democrazia.
Al massimo si produrrebbero le
forme della pluricrazia come potere consociato che si impone sul resto
del popolo, che in questo caso non partecipa del potere ma semplicemente lo
subisce.
Ora, a meno che noi non possiamo
dimostrare oggettivamente, oltre che immaginare, la totalità di un popolo o dei
popoli così stratificata, noi non possiamo dire che l'insieme delle varie forme
di "grazia" costituiscano Democrazia.
Siccome noi invece riteniamo, poiché
oggettivamente dimostrabile, vi sia una parte di popolo che non appartiene a
nessuna delle forme di potere citate pur se tacitamente le subisce, e riteniamo
che non sia questa una minoranza ma anzi la parte più grande e più civile dei
popoli, non asseconderemo mai i deliri delle "Democrazie
maggioritarie".
Intendiamoci: tutti questi
rispettivi poteri possono internazionalizzarsi, anche in forma consociativa.
Possono addirittura competere
antagonisticamente fra di loro ma non per questo costituiscono Democrazia e
ancor meno possono esserne forieri e garanti.
Si dirà: ma tutto questo è
teoria! Si è teoria ma che per noi ha un oggettivo riscontro nella prassi e
nella realtà. Di questo è conferma il dato storicamente e materialisticamente
inconfutabile, i due terzi dei sei miliardi di persone che vivono su questo
pianeta mantengono i privilegi di sfruttamento predatorio di risorse che l'altro
terzo consuma.
La domanda allora diventa: fino a
quando tutto questo verrà contrabbandato per civiltà democratica, per
democrazia?
Fino a quando verrà preso a
simbolo di civiltà democratica ed offerto come meta di civiltà da imitare
quella di una formazione sociale ed economica come quella degli USA, dove
la minoranza, cioè il 49% degli aventi diritto al voto impone per una ulteriore
minoranza, all'interno di quella, un presidente facendo passare tutto questo per
volontà popolare, potere del popolo, per democrazia?
In realtà tutto questo non è
l'inconfutabile dimostrazione di come la sovrastruttura politica è al servizio
di una struttura economica caratterizzata da rapporti di produzione soggiogati
al diritto intangibile di massimo profitto come privilegio esclusivo di caste e
lobbies e non certo delle classi lavoratrici che lo producono?
Fino a quando tutto questo sarà
imposto come modello di democrazia da importare?
Ed ancora: fino a quando verrà
imposto come democrazia il sistema che trova un popolo rappresentato da un
parlamento che, non avendo mai ratificato, come è accaduto in Italia e non
solo, accordi di tipo politico-strategico-militaristicoclandestini stabiliti
nell'occulto fra servizi segreti, per formazione di eserciti clandestini
addestrati a stragismi, attentati, debba scoprire solo dopo cinquant'anni che di
fatto tutto questo è stato agito per A) negare la sovranità popolare B) negare
il diritto di autodeterminazione del popolo C) negare la sovranità e la
democrazia parlamentare per farlo soggiacere al controllo geopolitico
neocolonialista ed imperialista della capitalismocrazia
presidenzialista
USA sostenuta da quel 27% che l'ha imposta, non solo al proprio popolo ma al
resto del mondo.
Noi possiamo rispondere senza tema
di smentita: no, questa non è Democrazia.
Il fino a quando dipende da
rapporti di forza.
Questo a sua volta è relativo a
conoscenza e coscienza che potranno raggiungere gli individui riconoscendosi
esseri sociali, e nel loro insieme, in quanto popoli, soggetti della storia.
La Democrazia è perciò funzione
relativa al patrimonio di conoscenza di un popolo.
Ora, noi sappiamo che sia la coscienza
che la conoscenza di un popolo sono funzione dei modi e dei processi
di produzione di beni sia materiali che immateriali. Avviene che, perciò, nei
sistemi a "Democrazie maggioritarie", laddove i MODI e i PROCESSI di
produzione appartengono ad una maggioranza rispetto alla totalità e più
realisticamente ed inconfutabilmente appartengono a una parte di quella
maggioranza, quei MODI e quei PROCESSI di produzione daranno come risultato
"conoscenza" e"coscienza" relativa ed in funzione ad essi e
non consentono pertanto spazio, sia materiale che spirituale, di emancipazione
rispetto a quei MODI e a quei PROCESSI.
Nel merito poi di questa parte
interna a quella maggioranza, che gestisce e determina MODI e PROCESSI
produttivi, essendo definibile inconfutabilmente capitalista noi dovremmo
definire più correttamente, la forma politica che abbiamo chiamato
"Democrazia maggioritaria" cioè "Democrazia capitalista".
Anche in questo caso siamo in
presenza di una contraddizione in termini e di una negazione della Democrazia
salvo dimostrare che tutte le persone che appartengono a quel popolo sono
capitaliste.
Non essendo dimostrabile questo è
invece dimostrabile che siamo in presenza di una CAPITALISMOCRAZIA.
La domanda diventa a questo punto:
come può una capitalismocrazia spacciarsi
e imporsi alla "coscienza" e quindi alla "conoscenza"
collettiva ed individuale come Democrazia?
Questo è possibile e questo è
quanto accade proprio perché i modi
e i processi di produzione di
"beni" materiali ed immateriali appartengono alla
capitalismocrazia , cioè
al potere del capitale privato capace di produrre quel bene ideologico, non
immateriale in ultima analisi, funzionale
alla sua perpetuazione.
E' inconfutabile che la capitalismocrazia
si da un gran da fare per conculcare l'idea della fine delle ideologie.
La negazione di altra ideologia è
necessitata dal bisogno di produrre solo la sua, fatta appunto di primato
d'impresa, di pragmatismo spicciolo, di utilitarismo, individualismo,
opportunismo, insomma di tutti gli "ismi" che sono la negazione del marxismo.
Proprio in questo consiste
l'inconfutabilità del materialismo storico.
Potrebbe sembrare riduttivistico
avere risolto in questi brevi passaggi la ricerca e il lavoro non lieve compiuto
dai "teorici" del materialismo storico.
Non disconosciamo la complessità
del dispiegarsi e dell'imporsi di questa realtà, faremmo un torto ai
"teorici" del materialismo storico.
Abbiamo qui voluto utilizzare la
lente più piccola per osservare le leggi elementari che regolano il sociale,
per altri ingrandimenti necessari ad osservare meglio il fenomeno ci mettiamo a
disposizione, o per quanti volessero procedere
autonomamente possiamo fornire a richiesta le bibliografie necessarie ed utili
all'approfondimento sul materialismo
storico ma anche dialettico
e sulle loro derivazioni nei vari marxismi.
E' con questa premessa che il
Dipartimento Nuovo Internazionalismo di DP intende lavorare per affermare:
1.
necessità del superamento dell'"Internazionale
socialista" ed essenzialita' della costruzione di una "internazionale
dei popoli"
Dal momento che si è storicamente
ripetuta la cooptazione dei soggetti politico-partitici portatori delle istanze
del socialismo nella formazione delle "giunte" amministrative e
ministerial-militariste operanti al servizio delle formazioni sociali
capitalismocratiche e pertanto come
tali al servizio di multinazionali, transnazionali operanti, nell'attuale fase
della globalizzazione totalitaria capitalistica, nel disprezzo assoluto di
diritti umani e dei lavoratori, tali soggetti che hanno dato corpo, fino ad
oggi, alla nota "internazionale socialista" hanno cessato la loro
funzione storica e non sono di fatto rappresentativi delle istanze del popolo
lavoratore. D'altro canto il sostenuto allargamento della NATO e la sua
ristrutturazione come "nuovo modello di difesa" hanno evidenziato, fin
dai primi anni novanta, confermandosi così quanto sopra sostenuto, come, dopo
il crollo dell'URSS, tale ristrutturazione realizzi ed imponga con la forza
armata aggressiva un "nuovo modello di egemonia" che non solo non è
sanzionato dall'internazionale socialista ma è addirittura esaltato nei
rispettivi Parlamenti ove i sedicenti socialisti dell'internazionale agiscono
esaltandolo in progettualità e nella prassi di "azioni umanitarie".
Nonostante tali inconfutabili verità non possiamo non impegnarci, ripartendo
dal basso, per una nuova e programmatica unità dei soggetti democratici,
progressisti e rivoluzionari. (Tali tematiche, si intuisce, devono
necessariamente essere ulteriormente e scientificamente trattate per una
capillare divulgazioni delle analisi).
2.
necessità del Sindacato come struttura internazionalista che superi
il limite della mera rivendicazione salariale e abbandoni la palude asfittica
della concertazione e sia partecipe
nella costruzione dell'"internazionale dei popoli"
Il dilagare del liberismo, il suo
volersi istituzionalizzare, trovando facile consenso nelle capitalismocrazie,
trova di conseguenza il percorso spianato a quello che è il processo in atto di
globalizzazione totalitaria capitalistica.
Questo processo in atto non trova a
fargli da argine e da forza antagonista che gli si opponga per arrestarlo e
sconfiggerlo, la forza coordinata, per principi ed intenti, di un sindacalismo
internazionale che assolva il suo ruolo di difesa ed affermazione dei diritti
inalienabili dei lavoratori , poiché non esistono ratificati né
questi né la forma giuridica di diritto internazionale per il sindacato.
Riteniamo necessario ed indispensabile l'una e l'altra. A tal fine il progetto
per un Nuovo internazionalismo si adopera per proporre il coordinamento delle
forze del lavoro, soprattutto attraverso le sue rappresentanze di base, per
approdare ad una "convenzione internazionale programmatica" che
rediga sia la carta dei diritti universali dei lavoratori sia la carta
del diritto internazionale sindacale.
Questo si rende urgente ed
indispensabile per opporsi alla globalizzazione totalitaria capitalistica in
quanto espropriativa dei diritti minimi dei lavoratori localmente conquistati,
così come è negatrice per quelli che ancora non li hanno mai ottenuti.
L'Eden della
globalizzazione totalitaria capitalistica si chiama paradiso salariale.
Operare per la distruzione dei
paradisi salariali, terreno di coltura nel quale guazza, si sviluppa e
perpetua il capitalismo, passa attraverso il fare
sindacato (dal greco syndikos: sy'n = insieme, dike =
giustizia) cioè fare-insieme-giustizia: fare del sindacato, quindi, strumento
di diritto pubblico internazionale (altra riflessione, che non tratteremo
immediatamente, è quale sindacato per quali diritti…)
Per far questo è necessaria una
internazionale sindacale che sappia portare fuori dal ghetto del lavoro
salariato le forze del lavoro, che sappia abbattere l'altare sacrificale del
capitalismo e che cessi di predicare liturgie che coniugano il dogma del
capitale-lavoro salariato come strumento di perpetuazione del sistema sociale
borghese, dei suoi paradisi salariali e fiscali che ci è noto per esistere
hanno bisogno di molti inferni "umanitari", di molti sud del mondo,
insomma di molti popoli da massacrare prima e, poi, da soggiogare alle loro
capitalismocrazie, cioè, alla dittatura del capitalismo contrabbandata per
democrazia.
Abbiamo bisogno di un sindacato
perciò che ponendosi fuori dalla soggezione catechistica del dogma capitalista
cessi di essere composto da "pastori" di greggi da tosare per fornire
le lane migliori ai profittatori e sfruttatori. Vogliamo un sindacato che sappia
spiegare che storicamente e scientificamente "il capitale non è una
potenza personale", come vorrebbe quel dogma, ma "il capitale è un
prodotto collettivo e non può essere messo in movimento se non per l'attività
concorrente di molti membri della società e poi, in ultima istanza, solo per
l'attività combinata di tutti i membri della società stessa".
Il capitale
non è una potenza personale ma una potenza sociale.
Un sindacato che non riparta da
questa realtà storica e scientifica non è, oggettivamente, un sindacato, non
fa "insieme giustizia" ma, frodando le forze del lavoro, è certamente
sul versante del caporalato. Il sindacato che necessita per questo nuovo
millennio non può più essere, come abbiamo già affermato, quello che fino ad
ora vuole mantenere costante il rapporto tra capitale e lavoro salariato (fermo
restando le analisi sull'allargamento della condizione proletaria determinato
attualmente dalle nuove forme di sfruttamento del lavoro
sia manuale che intellettuale…).
Vogliamo un sindacato che, a
partire da quel dato rivoluzionario che insegna come "il capitale non è
una potenza personale", sappia difendere il suo valore come "potenza
sociale" e divenga pertanto l'acceleratore di un processo in cui esso
capitale "perde il carattere di proprietà di classe". Il sindacato
per essere "socialista", per porsi cioè a organizzazione per il
primato del sociale, non può più essere l'inibitore di quel percorso che
restituisce il capitale al suo naturale essere potenza sociale. Si tratta di
conquistare, come bisogno che la storia ci impone, l'etica dell'essere contro
l'etica dell'avere e, quindi, non ridurre la gran parte dell'umanità alla
condizione di merce ma a costruttrice di una trasformazione anche intellettuale
e morale della società globale.
3.
diritti umani e diritti dei
popoli - RISTRUTTURAZIONE ONU
a)
L'operato
storico dell'ONU come sovente negazione e/o
limitazione di questi diritti necessita di una sua ristrutturazione che non
abbia continuità con l'attuale Organizzazione del Consiglio di Sicurezza
affinché divenga Organismo delle Nazioni Unite dai Popoli e per i Popoli,
quindi, non più per soddisfare fini e scopi di egemonia imperialista delle
stesse capitalismocrazie consociate ed al servizio esclusivo dei detentori
dell'intangibile diritto al profitto garantito e protetto da quel Consiglio di
Sicurezza in mano solo a cinque Nazioni rispetto agli aventi diritto a
rappresentare e a difendere l'interesse e la sicurezza dei popoli ma, appunto,
giusta organizzazione per giusti diritti.
Il
progresso, il benessere, la sicurezza, la difesa ed il futuro dei popoli che
finalmente siano capaci di assumere come principio inalienabile il lavoro umano
e le sue risorse tecnologiche quale potenza sociale e proprietà collettiva e
siano capaci di adottare, finalmente, la risoluzione universale di messa al
bando della logica e della prassi dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dello
sfruttamento indiscriminato dell'uomo sulla natura affinché si condannino
entrambi questi processi in quanto sistemi di accumulazione e profitto che fanno
del capitale non una "potenza sociale" ma una "potenza
personale" a vantaggio di caste e di conseguenza determinando causa
costante di conflitti e perciò di minaccia continua alla pace e alla sicurezza
dei e fra i popoli, questo è il grande compito che attende un impegno per un
nuovo internazionalismo.
b)
Interventi
di "polizia internazionale", "interventi umanitari", embargo
totale e flussi migratori.
L'immigrazione
come fenomeno che vede la sofferenza di altri popoli, cercare la speranza di
vita nei paesi industrializzati, non si può negare e/o regolamentare con le
forme del controllo repressivo e con i "sistemi lager" che evidenziano
xenofobia, odio etnico, razziale e religioso. I programmi di
"accoglienza" e le pianificazioni di controllo dell'immigrazione, in
particolare nei Paesi dell'Unione Europea, dimostrano chiaramente come le
capitalismocrazie consociate siano ispirate da questi sentimenti xenofobi.
Il
42% della popolazione mondiale a partire da Iraq, America Latina,
Asia, Africa, Oceania e del Pacifico sono vittime dirette della politica
espansionistica delle capitalismocrazie consociate nel processo di
globalizzazione che vede la triade del capitalismo mondiale (USA, UE, Giappone)
usare eserciti ed istituzioni internazionali (OMC, FMI, Banca Mondiale), nei
loro conflitti intercapitalistici per la conquista di mercati e per il controllo
strategico geo-politico, essere i mandanti di "interventi umanitari"
che sotto gli occhi di tutti non solo agiscono in lesione di diritto
internazionale ma sono vere e proprie aggressioni ai popoli, sono crimini contro
l'umanità.
Quanta
incidenza abbiano questo tipo di strategie di dominio che vanno, per quel che
riguarda l'ultimo decennio del ventesimo secolo, da i noti interventi di
"polizia internazionale" alle recenti "ingerenze
umanitarie".
Fatte
rispettivamente di "tempeste nel deserto", di "operazioni desert
fox", di bombardamenti decennali su "no fly zone" e che hanno
visto destinatari, solo per citarne alcuni, il popolo del Nicaragua, quello
iracheno, l'etnie del Kurdistan turco, i popoli dell'ex Yugoslavia e via
elencando, di bombe a grappolo, bombe ad uranio impoverito, di bombe chimiche e
quant'altro anche di non consentito dal Trattato di Ginevra, che più che mirare
alla distruzione di impianti militari mirano alla distruzione di impianti civili
e di popoli inermi per poi sottoporre i sopravvissuti a "risoluzione
finale" cioè "embargo totale",
tutto questo è in evidente continuità storica con la logica nazi-fascista
della "soluzione finale".
E'
difficile negare che tutto questo non sia determinante per il fenomeno di flussi
migratori costretti a sfuggire a questi "interventi della comunità
internazionale" imperialista, e non solo per inseguire la speranza di vita
migliore, come già affermato. Il danno ed i crimini commessi dalle
capitalismocrazie così consociate va ben oltre.
Chi
si è arrogato il diritto di definirsi "comunità internazionale"
costantemente infrangendo diritti umani e diritti dell'infanzia, diritto di
autodeterminazione dei popoli e diritto inalienabile alla vita; chi
ha disprezzo di ogni Fine e Principio dello Statuto ONU,
quindi della pace e della sicurezza internazionale, agisce l'uso della forza
armata non per quei Fini e Principi ma esclusivamente per la difesa dei propri
"interessi nazionali" e di "valori e principi" che si
fondano esclusivamente sulla perpetuazione del diritto di sfruttamento-profitto
quale privilegio di dominio esclusivo delle caste capitaliste e delle loro
multinazionali e transnazionali; tutti costoro non hanno più
diritto ad essere riconosciuti come rappresentanti della "comunità
internazionale" anzi vanno condannati per il loro operato.
Questo
è il compito che si sono assunte organizzazioni di base anche di diverso
orientamento politico ma che, comunque, deve vedere il nostro sostegno e un
nostro necessario e ben evidenziato impegno.
Per
comprendere approfonditamente i processi migratori è necessario, anche,
analizzare il più che centenario intervento espropriatorio nei confronti di
popoli interi per gli interessi del capitalismo (risorse umane, ambientali e
strategiche)…
Oggi
le capitalismocrazie consociate sono andate ben oltre i danni che comporta lo
sfruttamento indiscriminato delle risorse citate, sono andate ben oltre le
aggressioni che determinano morte per i civili e distruzione delle risorse poiché,
date le armi usate, nei sopravvissuti è prodotta lesione di integrità genetica
e, quindi, danni alla futura umanità: danni genetici alla specie e al pianeta.
La
lesione di integrità genetica, inoltre, è oggi lo strumento che attraverso la
procreazione di deformità e sofferenze, in natura e per la specie, si fa
strategia intimidatoria che vuole annichilire volontà, forza, orgoglio e
ragione dei popoli per assoggettarli a quello che è il piano di
secolarizzazione dei processi di sfruttamento capitalistico, facendo
genuflettere i diritti umani, il diritto di autodeterminazione dei popoli, i
diritti stessi dell'infanzia al diritto unico ed intangibile di
sfruttamento e profitto della casta imperialista.
Di
fronte a questi inconfutabili dati, che le capitalismocrazie cercano di
occultare, che gli apparati di potere mass-mediatico imperialista vogliono
negare, che evidenziano strategie di dominio, le forze antagoniste debbono avere
la capacità di internazionalizzare la controinformazione e costituirsi in un
"progetto internazionalista dei diritti a comunicare"
che stabilisca principi e fini di una comunicazione che ha come primato la
difesa della specie, della natura, della democrazia come percorso obbligato per
edificare un "nuovo socialismo".
c)
Limiti delle Istituzioni
internazionali come l'OMS da superare e ristrutturare. La funzione
dell'Organismo Mondiale della Sanità non può essere solo dichiarante o
ratificante ma deve essere denunciante e sanzionatoria per ciò
che riguarda le inadempienze di prestazioni sanitarie a popoli ed etnie,
determinate dal principio di sfruttamento-profitto che rende inaccessibili
terapie e farmaci ai 4/5 dell'umanità. Così come deve poter intervenire e
sanzionare l'uso di armi che comportano lesioni di integrità genetica alla
specie e lesioni o catastrofi ecologiche.
d)
Organizzazioni
come l'OMC sono per
noi istituzioni illegali perché lesive sia del diritto internazionale che dei
diritti universali dell'uomo. L'OMC, essendo strumento al servizio della
"monopolizzazione capitalistica del vivente", perpetrato con
l'espropriazione di conoscenze e risorse naturali e tecnologiche, che sono
patrimonio naturale e dei popoli tutti, risorse patrimoniali collettive
inalienabili, è per noi un potenziale criminogeno rivolto contro la sicurezza
ed integrità genetica della specie umana e dell'ecosistema natura che ci
ospita.
Per quanto riguarda appunti di
intervento immediato si rimanda al "programma minimo"
dell'organizzazione mentre questa scheda di documentazione precede altri
approfondimenti in fase di stampa a
cura dei Dipartimenti Stampa e Comunicazione e Nuovo Internazionalismo.
Schede
di prossima divulgazione
1) Il nemico armato
dell'internazionalismo operaio e delle classi lavoratrici "la NATO da
modello di difesa a nuovo modello di aggressione"
2) Convenzione per
l'internazionalizzazione del sindacalismo di base ed antagonista (considerazioni
preliminari)
3) Convenzione per i diritti a
comunicare (considerazioni preliminari)
4) Diritti umani, diritti dei
popoli, diritti dell'infanzia
5) Infrangere ed abbattere ogni
embargo totale per sconfiggere la logica nazi-fascista della "soluzione
finale"
6) Organizzazioni, movimenti,
associazioni: solidarietà e nuovo internazionalismo
7) Lavoro e Nuovo Stato Sociale:
resistere ed avanzare