LA DIIFFICILE COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO IN MOZAMBICO
di Marco Quagliaroli

 

Trent’anni di guerra hanno impedito al Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) di poter sviluppare in una situazione di pace e stabilità l’edificazione di un’esperienza particolare di socialismo. Il FRELIMO, organizzazione marxista-leninista guidata da capaci esponenti rivoluzionari come Eduardo Mondane, Marcelino Dos Santos e Samora Machel, iniziò nel 1965 la guerra di liberazione nazionale contro i colonialisti portoghesi giungendo a proclamare l’indipendenza nel 1975 grazie anche all’aiuto politico e militare del blocco sovietico. Tuttavia immediatamente dopo iniziò la guerra civile scatenata dai mercenari della RENANO (Resistenza Nazionale del Mozambico), equipaggiati ed armati dal Sudafrica (quello di ieri: razzista e reazionario) e dagli Stati Uniti (quelli di sempre). Una guerra civile che è durata sino al 1994 causando gravi sofferenze alla popolazione a causa dei crimini compiuti dalla Renano e che hanno visto tra i suoi caduti il presidente della repubblica Samora Machel che nel 1986 morì in un incidente aereo verosimilmente opera dei servizi segreti sudafricani. Nonostante numerosi arretramenti causati dalla cessazione degli aiuti provenienti dai paesi del campo socialista il FRELIMO e il suo nuovo leader Joaquim Chissano si sforzano di mantenere un orientamento socialista. Le gravi condizioni in cui versa il paese dipendono anche dalle inondazioni del 2000 (DP appena costituita, il 21 gennaio del 2000 appunto, intervenne con aiuti umanitari in collaborazione con l’Ambasciata di Roma del Mozambico e organizzò una serie d’incontri, con la presenza della stessa, per allargare alle associazioni internazionali la solidarietà necessaria) e, comunque, la fiducia del popolo nella rivoluzione non è mai venuta meno e Chissano è stato eletto due volte presidente (1994 con il 53% dei voti e 1999 con il 59%) mentre il FRELIMO, in una situazione di bipartitismo, ha prevalso in tutte le consultazioni elettorali prendendo il 60% dei consensi. L’integrazione economica nella SADC, i capitali cinesi e l’azione di insegnanti, medici e tecnici cubani sono elementi fondamentali per la ricostruzione del tessuto sociale del paese contro difficoltà, analfabetismo, cura e autosufficienza alimentare.