1.
PREMESSA :
La situazione italiana del comparto radiotelevisivo è illegale, negativa e perdente sia sul piano della democrazia-costituzione che su quello della ideazione-produzione qualificata e competitiva.
Una “anomalia” deteriore che non ha riscontri nel panorama europeo e mondiale.
A determinare questa situazione disastrosa hanno contribuito Governi e personaggi di diversa collocazione elettorale e partitica, tutti orientati alla privatizzazione selvaggia, all’aggiramento di sentenze costituzionali univoche, all’accentramento lottizzato di funzioni e ruoli costituzionali, all’accaparramento di spazi radiotelevisivi e di lucrosi appalti di acquisto e produttivi.
Il dibattito partitico è ancora legato a polemiche e logiche sterili e strumentali, con accuse personali prive di analisi critica e di contenuti propositivi e programmatici.
E’ interesse primario del nostro Paese, dei cittadini-utenti, di tutti gli operatori qualificati di settore
di uscire dalla vaghezza e dalla pochezza degli slogan di ogni colore, per lanciare un programma di rilancio e riqualificazione della radiodiffusione italiana, in particolare, per i servizi radiotelevisivi pubblici, comunitari ed indipendenti (non monopolistici).
Questo messaggio è rivolto alla parte più sana, più attiva e più qualificata del Paese.
Quella che si riconosce nei valori della democrazia costituzionale; dei pluralismi sociali, politici e culturali; del decentramento ideativi-produttivo, qualificato e competitivo; dei programmi e dei servizi di qualità; della trasparenza gestionale di tutti gli apparati comunicativi.
Quella che è contro i monopoli assistiti, contro la lottizzazione partitica, contro la perdita di autonomia e di professionalità della RAI, contro la emarginazione delle emittenti comunitarie ed indipendenti, contro lo squallore di programmi “mercificati e degradati”.
Il programma di rilancio costituzionale e produttivo
che serve deve avere queste finalità:
a) far piazza pulita delle persone e delle prassi involutive che subiamo da decenni;
b) realizzare un sistema radiotelevisivo - policentrico, democratico e competitivo -
rappresentativo della dialettica nazionale locale, centrato su un sub-sistema pubblico, comunitario ed indipendente: un sub-sistema pluralista, autonomo, decentrato e qualificato.
Un sub-sistema PUBBLICO da affidare a persone qualificate, non lottizzate e non ricattabili.
Un sub-sistema in cui i pluralismi, la qualità del prodotto, la autonomia professionale di tutti gli
addetti, la trasparenza gestionale siano valori e garanzie, acquisiti per chiunque.
2. PROPOSTE
1.
L’asse portante del sistema radiotelevisivo italiano è
costituito dai servizi di interesse generale, di natura pubblica, comunitaria
(privato-sociale ) ed indipendente (non monopolistica).
2.
Il sub-sistema “pubblico” è articolato e
decentrato su base regionale e locale; gode di piena
a) RAI, servizio radiotelevisivo
e telematico nazionale, decentrato su base
b) Emittenti
“comunitarie”, di matrice sociale, con fini e ruoli non commerciali,
che hanno spazi minimi
di trasmissione nelle grandi reti
terrestri, da satellite e via
cavo.
3.
Al comparto
“pubblico” sono affidati questi ruoli costituzionali , definiti
specificatamente da
4.
I gestori del comparto “pubblico” hanno uno STATUTO di
autonomia e risorse adeguate alla
5.
I gestori del comparto “pubblico” sono finanziati:
Tali risorse vengono ripartite e
combinate in rapporto alla natura ed alla missione del gestore.
6.
Il controllo del rispetto della missione, della qualità dei
programmi e della gestione viene
I ruoli dei vari soggetti di
controllo sono specificati nell’Atto di Convenzione.
7.
Con il passaggio a tecniche digitali di diffusione e l’aumento
del numero dei programmi
disponibili per canale, si tenderà a massimizzare il numero dei gestori con
status e finalità diversi. In questo quadro, il comparto pubblico erogherà
programmi e servizi in numero adeguato rispetto all’offerta radiotelevisiva
totale (ad es. almeno il 20% del totale disponibile).
A questa offerta sarà adeguata
l’entità delle risorse disponibili sul totale (es. 25%).
a)
La RAI riformata
1. Gli addetti RAI
sono funzionari pubblici e incaricati di pubblico servizio:
non possono essere rimossi da”poteri indebiti”,
entrano per concorso e sono responsabili delle loro idee e delle loro
azioni solo di fronte alle Istituzioni deputate ed ai cittadini utenti.
2. La RAI ha un assetto
unitario, completo di strutture di ideazione-produzione e di trasmissione,
decentrate su base regionale. Ciascuna sede regionale concorre alla formazione
del palinsesto nazionale ed internazionale RAI con programmi prodotti o editati.
La RAI è finanziata da tasse,
canoni, pubblicità regolata, vendite di prodotti e servizi ,
3. L’offerta RAI è articolata
per aree tematiche - interdisciplinari e multimediali - come:
4. Le strutture produttive e
diffusive RAI sono di proprietà collettiva inalienabile.
5. La RAI è parte
integrante del sistema radiotelevisivo pubblico mondiale ed europeo.
Stabilisce perciò intese, convenzioni ,collaborazioni e scambi con Enti
radiotelevisivi pubblici stranieri. Sul piano regionale italiano la RAI realizza
analoghe collaborazioni con Istituzioni,
1.
Sono la componente “sociale” del comparto radiotelevisivo nazionale. Hanno risorse
2.
Nessuna censura può essere imposta
a tali emittenti per le idee ed i messaggi che trasmettono.
3.
Nell’ambito del “servizio comunicativo universale”
queste emittenti hanno quote minime di
Le
emittenti private
“indipendenti” locali
(non monopolistiche)
1.
Sono emittenti gestite da cooperative e
piccoli imprenditori locali con lo scopo di promuovere le capacità
creative ed imprenditoriali del territorio. Hanno un limite massimo di profitto
conseguibile, rapportato alle spese di produzione e di gestione.
2.
Tali emittenti ed i
relativi gestori, pur privati, sono considerati di interesse pubblico in quanto
Sono finanziati da pubblicità commerciale, vendita di
prodotti e servizi , canoni di pay TV, televendite ed altre attività collegate.
Questi operatori sono tenuti al rispetto di Atti di
Concessione specifici, ciò in quanto:
Allo scopo di garantire il pluralismo “interno”
(di ciascun medium) ed “esterno” (tra media), ciascun operatore ha
limiti massimi di presenza, sia in
un solo medium che tra più media.
A questi operatori è riconosciuto il profitto economico,
non quello politico, cioè la propaganda politica a favore dei poteri forti e
dello stesso proprietario.
(Occorre considerare che la grande stampa quotidiana è già
tutta privata ed oligopolistica).
Sono tenuti a fornire dati di qualità, costo della loro
offerta e della loro gestione corrente.
Debbono reinvestire parte dei loro utili in Ricerca, nuova
occupazione, sviluppo produttivo.
Con riferimento alla loro offerta terrestre - via etere e
via cavo - devono assicurare un grado di decentramento ideativi-produttivo
minimo sul territorio nazionale (es. su 2-3 poli distinti).
Nel caso in cui scelgano di trattare la “comunicazione
politica”- con TG, GR, dibattiti, approfondimenti - sono tenuti al
rigoroso rispetto del pluralismo e della disciplina propria di programmi
di questo tipo (definita anche nell’Atto
di Concessione).