L’ ESAME DI MATURITA’ 
AD UNA ULTERIORE SVOLTA
di Tiziano Tussi

 

Quest’anno, per la prima volta e dopo più di trent’anni dalla sua riforma, l’esame di maturità avrà come commissari delle commissioni giudicatrici solo insegnanti della scuola dove l’esame si svolgerà. Solo il presidente di questa commissione risulterà esterno, ma sarà uno per ogni istituto e quindi con funzioni quasi esclusivamente di controllo tecnico amministrativo e burocratico sullo svolgimento degli atti prodotti.Una novità assoluta. Mai, da decenni, vi era stata una simile composizione delle commissioni giudicatrici che sono state o quasi totalmente esterne oppure divise in due tra insegnanti interni ed esterni. La novità sembrerebbe venire incontro alle necessità degli studenti  che non avrebbero più il patema d’animo di non sapere chi sarebbero stati gli sconosciuti professori che da altri luoghi d’Italia o dalla stessa città sarebbero venuti a decidere del loro livello di preparazione. Facce famigliari si siederanno di là del tavolo sul quale si svolgeranno i colloqui e correggeranno i compiti scritti. Terze prove, schemi di dialoghi orali: tutto preventivato e conosciuto e quindi meno traumatico. Ma vi sono molti aspetti che non fanno apparire tali nuovi aspetti piacevoli. Cominciamo da quello che potremmo definire di “sclerosi pedagogica pregressa”. In ogni classe si solidificano, con gli anni, rapporti tra insegnanti ed allievi che sovente corrispondono ad aspettative una volta formate e mai più cambiate. Vi sono tipi di bravi ragazzi e di lazzaroni che non cambiano mai nel corso del curricolo scolastico nella testa dei professori. Un esterno, alieno da queste incrostazioni, può riportare alla luce un più realistico livello di capacità dello studente.Un altro pericolo è naturalmente la possibilità di una “pastetta” che verrebbe cucinata per fare bella figura. Domande già precucinate, correzioni di estrema tolleranza: il tutto per produrre un alto livello dei voti e per fare apparire la scuola il massimo della città. Altra questione riguarda il grosso favore che viene fatto alle scuole private parificate. Le commissioni interne valgono anche per loro, mentre per altri tipi di scuole private funzionerà ancora la divisione precedente. Gli istituti a pagamento, impegnativo pagamento, potranno portare così, stante le possibilità sopra ricordate, i propri clienti verso la riuscita finale senza dovere sottostare a perigliosi confronti o a blandizie verso i commissari statali esterni. Il presidente di commissione non potrà certo controllare ogni atto, neppure nelle scuole private. Eliminando il caso della “recita a soggetto” è chiaro che gli studenti non hanno comunque di che rallegrarsi perché potrebbe addirittura verificarsi un incremento della selezione che solo all’atto finale, stando anche la meccanicità dell’attribuzione del livello dei voti, si potrebbe rivelare sorprendente. Quale momento migliore per sanzionare un lazzarone, ma furbo, che ce l’ha sempre fatta per il rotto della cuffia, per chi saltava lezioni di alcuni per studiare solo materie di altri, per coloro che giocavano su difficili equilibri. Insomma l’asettività di chi era all’esterno di tali giochetti non ci sarà più. Ecco perché a molti studenti questa novità non piace ed ecco perché anche per gli insegnanti non sarà una facile passeggiata. Un anno di rodaggio ancora una volta in più, in pochi anni, dopo la riforma Berlinguer, che sembrerebbe avere come unico e vero obiettivo finale quello di favorire ancora di più le scuole private che sono, anche se non tutte, da sempre avvezze a coccolare i propri studenti-clienti, dato che anche per questo settore di impresa privata vige l’obiettivo del profitto. Quindi mai scontentare i clienti ed adesso lo si può promettere fino alla fine del servizio. Di più il ministro Moratti non poteva inventarsi. Per ora. Senza contare che il suo ministero risparmierà altri miliardi recuperati da una ulteriore “pensata”, tutta da provare.