"ALBERI NON ANTENNE"
di Angela Donati 

Ambiente: dai cittadini al movimento per dire no alle decisioni di liberalizzazione delle fonti energetiche approvate al recente vertice di Barcellona dall'Unione Europea.
A quando le tanto sollecitate risposte dei politici di “sinistra” sollecitati in diverse occasioni per prendere posizioni chiare? A quando l'appoggio del movimento su temi ambientali al fianco di cittadini sfiniti e dimenticati? Si continuano a rilasciare autorizzazioni per nuove antenne o riconfigurazioni con aumento di potenza senza avere ottenuto regole urbanistiche di minima salvaguardia per la salute dopo anni estenuanti di lotta. La rivendicazione per l'articolo 18 è scoppiata come una questione primaria di difesa del diritto. Il movimento ha contribuito ad affiancarle una miriade di tematiche: scuola pubblica, lavoro precario, guerra ed armi, immigrazione, diritto all'esistenza dei cittadini e dei popoli, libertà di comunicazione. E' possibile? ci si è dimenticati dell'ambiente, del suo inquinamento e di una più compatibile gestione delle risorse essenziali come l'acqua e delle fonti energetiche alternative. Il tentativo è avviato ma il processo va costruito cercando di affiancare alla protesta un propositivo lavoro di contenuti. 16
aprile 2002, "sciopero generalizzato" con la partecipazione critica dei no-global: questa grande forza delle manifestazioni non può rimanere solo un atto di protesta, di non condivisione. Un "no" pacifico e democratico al modo in cui i governi affrontano i grandi temi del mondo. Le proposte
concrete per iniziare a cambiare dal "quotidiano" si fanno avanti a fatica in mezzo alla più grande e meravigliosa confusione democratica e partecipativa.  Difficile parlare di ambiente di fronte ai drammi di chi muore in Palestina, difficile parlare di precariato finché non è esploso l'art. 18. C'è voluto il disastro di Chernobyl per bloccare l'avanzata del nucleare, troppi morti futuri senza etichetta, nemmeno considerati, sparsi in tanti paesi. Dobbiamo attendere un'altra scioccante tragedia ambientale per risuonare il campanello di allarme, quello che fanno squillare in continuazione piccoli gruppi sparsi su tutto il territorio che cercano di collegarsi, ma che trovano di fronte lo sconcertante muro dei cavilli normativi strutturati all'interno di decisioni sempre più centralizzate e norme per il liberismo economico messe ad arte nei punti strategici per permettere lo sviluppo incondizionato dell'economia senza valori umani. Da una parte i comitati che cercano di non considerare solo il loro particolare, dall'altra i governi sempre più accentratori al servizio del potere economico. L'Europa della finanza è la proposta attuale; l'Europa in difesa dell'umanità deve essere la nostra risposta. I gruppi che formano il movimento sono presenti dove avvengono tragici soprusi,  pronti a difendere i diritti di chi soffre, ma si collegano a fatica alle realtà locali che chiedono semplicemente la possibilità all'esistenza. Con le liste di dialogo si moltiplicano i comunicati, si entra immediatamente in contatto con il mondo, un "mondo altro" che il 13 aprile a Bologna inizia a capire il problema e ne ascolta i contenuti prima di riordinare le fila per la manifestazione contro le armi di Brescia. Dal brogliaccio costruito insieme ai cittadini ed agli esperti in un incontro recente a Bologna "partiamo dal principio di precauzione per andare avanti". Il governo ha varato il decreto sblocca centrali e vuole imporre arrogantemente le regole da solo; centralizzano il potere economico decisionale e lasciano il federalismo al servizio pubblico solo per
gli aspetti sociali e di assistenza. Elettrosmog, smog, acqua, rifiuti: in diverse assemblee organizzate si incontrano i comitati su tematiche affiancate. "Così impariamo a ragionare rispettando anche gli altri". Giriamo pagina e scopriamo che dietro una centrale elettrica esistono tutti questi aspetti di cui le alternative proponibili debbono tenere conto. Oltre l'elettrosmog prodotto dall'energia dispersa, effetto chiaramente immediato, c'è lo spreco dell'acqua, attualmente risorsa che scarseggia, che avviene con prelevamenti in falda non controllati e non controllabili i cui costi ricadranno sulle bollette dei cittadini. Interessante la proposta di ricavare energia dai rifiuti… ma attenzione risolviamo prima il problema degli inceneritori… Infine impariamo che lo smog è reso più pericoloso dalla presenza di cavi elettrici. Si legge nello Studio del Parlamento europeo sui danni alla salute dovuti all'elettrosmog (Nota Stoa 05/2001): "I cavi dell'alta tensione non sono quindi pericolosi di per sé, ma perché la loro presenza attira e concentra gli agenti inquinanti emessi dagli scarichi delle macchine”: ce n'è a sufficienza per iniziare a pensare: facciamolo insieme.

 


Donati Angela
"ALBERI NON ANTENNE" comitati e cittadini contro l'elettrosmog
e per la democrazia partecipata - Bologna
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