BEATI GLI OPERATORI DI PACE
di Edoardo Nucci e Maria Antonietta Artusa
 
Il mondo delle Chiese, e delle religioni - lo dimostra la storia – ha due facce: una che ha benedetto, e benedice, guerre, violenze ed oppressioni; l'altra che ha generato, e genera, venti di pace, e gesti audaci di denuncia profetica delle ingiustizie. Ignorare la prima faccia della medaglia ci farebbe dimenticare le riflessioni di Karl Marx sulla religione come "oppio dei popoli"; ma dimenticare la seconda ci porterebbe a svalutare fatti importanti che accadono, e con i quali dobbiamo misurarci senza pregiudizi. Senza ignorare la faccia oscura delle Chiese e religioni, in questa rubrica vogliamo dunque citare di volta in volta documenti, affermazioni, scelte delle istituzioni religiose, o di loro autorevoli rappresentanti, che illuminano l'"altra" faccia della medaglia, quella di quei cristiani che, anche partendo dalla loro fede, si battono per la pace e la giustizia. Chi cura questa rubrica, oggi aderente a DP, ha vissuto personalmente le lotte e gli “scontri” degli anni ’70 e delle prime comunità cristiane che si ribellavano a ingiustizie secolari, ad una Chiesa che lavorava per la nostra emarginazione mentre cercavamo di capire le ragioni profonde dei bisogni e delle esigenze popolari, la battaglia per l’emancipazione dei lavoratori, i sogni e le speranze dei giovani e delle donne che scoprivano valori profondi oltre ogni egoismo. Il ’68 era da poco alle nostre spalle. Quelle battaglie furono sintetizzate, in particolare, nell’esperienza del settimanale “Com Nuovi Tempi”  e a partire da questo numero e “non per memoria” rivaluteremo alcune idee ed iniziative per continuare a dire che mutare lo stato di cose presente è un dovere di tutti e di tutte.

 

“La terra è di Dio: l’abate Franzoni contro la compromissione della chiesa con il capitalismo”

“Il papa ci chiama a celebrare un Anno Santo reale: quindi sarebbe veramente una beffa pagare con visite alle basiliche, con del “Padre Nostro” o “Ave Maria” ciò che noi dobbiamo come restituzione ai nostri fratelli, giacché - e questo è l’argomento della Lettera pastorale che nei prossimi giorni vi passerò - LA TERRA E’ DI DIO. Non è questo un tema secondario, no: è un tema ricorrente…”. Così ha detto durante l’omelia del 10 giugno di questo 1973, domenica di pentecoste, l’abate Giovanni Battista Franzoni, nella basilica di San Paolo fuori le Mura. E, ha aggiunto Franzoni, la lettera si sofferma poi sulla “situazione attuale di compromissione di noi Chiesa con il potere capitalistico mentre i Vangeli ci chiedono di stare dalla parte dei poveri… A questo punto mi trovo a fare una profonda riflessione. Molti mi hanno detto da una parte e dall’altra, dall’alto e dal basso: ma tu resti in questa struttura anche a livello gerarchico, sei sempre un uomo che fa una vita comoda e dall’alto ti chini, o dici di chinarti, verso i poveri… Se un monaco, ai tempi di San Benedetto, usciva dalla città luogo di lusso, per andare a cercare in mezzo ai contadini un luogo per leggere ed attuare il vangelo, il nuovo “deserto” non sarà forse la periferia anonima delle grandi città, con i suoi cattivi odori, con i suoi rumori sgradevoli?… La pace monastica la si ritrova ancora nei chiostri o non la si potrebbe trovare anche nel lavoro in mezzo ai poveri, in mezzo a coloro che sono dipendenti, conducono una vita precaria e devono lavorare otto ore al giorno sotto padrone? Questo è l’interrogativo che io mi pongo oggi. Scelgo di cercare in questa direzione, in un prossimo futuro, questo nuovo tipo di vita. Oggi le parole sono tutte logore e consumate…”

Queste dichiarazioni, che oggi non appaiono in tutto il loro valore, all’epoca erano qualcosa di enorme quanto la nascita di aggregazioni definite “cristiani per il socialismo” o di riviste, giornali e documenti che si schieravano con il Vietnam contro l’aggressione americana, per il pluralismo nell’informazione, contro lo sfruttamento nei posti di lavoro e l’emarginazione, per il riscatto dei popoli del sud e del nostro meridione, contro ogni disuguaglianza. Nascevano comunità che proponevano l’alternativa e in tanti si allontanarono o furono costretti ad allontanarsi dalla Chiesa e tra questi non dimentichiamolo lo stesso Franzoni che dedicherà, ed ancora dedica, la sua vita a difendere le ragioni dei popoli e i loro diritti vivendo e confondendosi con gli stessi. La teologia della liberazione entrava nelle case degli oppressi in diversi continenti ma in una delle culle del capitalismo sviluppato una rivoluzione era avviata: non vinta, dagli esiti ancora incerti, ma sottovalutarne la portata è disconoscere la nostra particolare storia nazionale, il ruolo della Chiesa nelle nostre vite, la stessa questione Vaticana che va analizzata oltre quella più propriamente religiosa e lo stesso agire di una sinistra oggi appiattita in alleanze con partiti che dicono di richiamarsi al mondo cattolico (come fa la destra) e non impegnata a portare avanti una “sacrosanta ribellione” nel mondo cristiano che abbia lo spessore, se si vuole cambiare il mondo, di una grande riforma culturale che trasformando l’uomo collabori al mutamento radicale della società verso un socialismo dei e con i popoli. Questi appunti mentre un piccolo “prete” nei pressi di Avellino, che conosciamo come don Vitaliano della Sala, a testa alta si schiera per un mondo migliore e il semplice farlo lo rende “perseguibile per legge” e viene trattato come un violento criminale, utilizzando ogni mezzo, ipocrisia e falsità: la nuova barbarie avanza e la Chiesa continua ad elargire l’elemosina e, al tempo stesso, a difendere ogni prepotenza delle classi dominanti: i governi di centrosinistra, da un bel po’, hanno fatto propria questa scelta: briciole per le masse e ogni “concessione” a i Potenti del pianeta per i quali la terra è una loro proprietà esclusiva da violentare(uomini e cose) in nome di un profitto altrettanto esclusivo.