URANIO IMPOVERITO
ines venturi e cesare capuano

 

L'Uranio è un metallo pesante che si trova in piccole quantità in rocce, suolo, aria, acqua e cibi.
Nella sua forma naturale, l'uranio è costituito da 3 isotopi, con una netta prevalenza (99.2745%) dell'isotopo 238. Gli altri isotopi sono il 234 ed il 235. D'ora in avanti li indicheremo con le sigle 234U, 235U e 238U. Tutti gli isotopi dell'Uranio sono radioattivi, anche se in misura diversa.
A causa della sua grande vita media (4.468 miliardi di anni), il 238U presenta una radioattività molto bassa. Per utilizzarlo nei reattori nucleari, o nelle armi nucleari, è necessario arricchire l'uranio naturale con gli isotopi 235U e 234U. Il materiale che ne deriva è noto come uranio arricchito, e la sua concentrazione di 235U in peso varia fra il 2% ed il 90%. Il materiale di scarto di questo processo è noto come uranio impoverito (DU = depleted uranium), e contiene meno dello 0.7% di 235U. Il DU è meno radioattivo dell'uranio naturale di circa il 40%, e di circa il 90% in meno dell'uranio arricchito. L'uranio impoverito emette piccole quantità di particelle alfa e beta, (con una attività di soli 14.8 milliBequerel al milligrammo). Per confronto, l' attività specifica della sostanza che maggiormente contribuisce al fondo di radiazione ambientale, il Radon 222, è di 8 GBq/mg (Giga Bequerel al milligrammo, cioè miliardi di Bequerel al milligrammo). La caratteristica fondamentale, ai fini militari, di questa sostanza è quella di essere piroforica, ha cioè la caratteristica di andare spontaneamente in combustione a contatto con l'aria. L'importante presenza di stabilimenti nucleari che producono energia (circa il 40% dell'energia elettrica americana è prodotta in centrali nucleari), permette agli USA di possedere circa 560.000 tonnellate di "materiale di scarto" derivante da questi processi (uranio impoverito) sotto forma di esafluoruro UF6.
All'interno di alcuni proiettili sparati in Kosovo, sono state trovate alcune tracce dell'isotopo 236U. Questo significa che l'uranio impoverito utilizzato non deriva solo dal processo di arricchimento ma anche dal riprocessamento del combustibile nucleare esaurito, cioè dalle scorie dei reattori nucleari, che per i motivi sopra-esposti, sono presenti in grandi quantità sul territorio americano e mondiale (si pensi che per smaltire le scorie fu proposto anche un improbabile lancio nello spazio; la quantità totale di scorie prodotte fino ad oggi e sparse chissà dove è di milioni di tonnellate).
Le scorie nucleari prodotte dalle centrali nucleari contengono tutta una serie di elementi non presenti in natura ed estremamente pericolosi, primo tra tutti il Plutonio. Questo rende ancora più pericolosi i proiettili all'uranio impoverito.

Gli effetti sanitari dell'uranio impoverito

Al fine di non fomentare la già diffusa disinformazione sull'argomento, è necessaria una premessa: L'uranio impoverito, se contenuto anche solo in un scatola di plastica diventa innocuo (è questo il motivo per il quale, i militari americani che operano all'interno dei carri M-1 con corazza all'uranio impoverito, se non colpiti da altri proiettili, non presentano gravi patologie). Fatta la premessa, è necessario osservare che i problemi, che sono gravissimi, avvengono nel momento in cui l'uranio entra all'interno del corpo umano, o sotto forma di pulviscolo, o sotto forma di schegge.
Un contatto diretto e prolungato con munizioni o corazzature al DU può causare effetti clinici letali. La tossicità chimica del DU rappresenta la fonte di rischio più alta e a breve termine, ma la radioattività del DU può causare seri problemi clinici nel lungo periodo (anni o decenni dopo l'esposizione). L'uranio ingerito, inalato, o presente nei frammenti di proiettile incorporati può essere solubilizzato dall'organismo e depositarsi in diversi organi. Il principale organo interessato per la tossicità dell'uranio è il rene. I siti principali di interazione sono i tubuli prossimali, dove i composti carbonati vengono degradati, consentendo all'uranio di interagire con le membrane delle cellule apicali dell'epitelio tubulare. Le patologie renali sono state le più frequenti tra i militari che hanno operato durante la guerra del Golfo. Sulla pericolosità dell'uranio impoverito gli scienziati non sembrano essere concordi e per questo vi sono tesi differenti. Non esiste alcuno studio epidemiologico sull'uomo in grado di dimostrare effetti tossici degli ossidi di uranio.
Il rischio sembra essere minore per i soldati sottoposti a brevi inalazioni di DU, ma la situazione potrebbe essere diversa nel caso della popolazione. L'uranio lasciato sul campo di battaglia viene lentamente trasportato dal vento e respirato, ed il fall-out può contaminare le falde acquifere ed entrare nella catena alimentare. Esistono casi di contaminazione ambientale vicino alle industrie americane che si occupano di produrre proiettili all'uranio impoverito e che hanno sotterrato gli scarti della lavorazione. L'ingestione di grandi quantità di DU può comunque provocare patologie a breve termine come nausea, vomito, indebolimento e diarrea. Frammenti o particelle di DU, entrati nel corpo anche attraverso ferite, possono provocare gravi patologie anni o decenni dopo l'esposizione, comprendenti danni al fegato o ai reni, immunodepressione, cancro (osseo, ai polmoni e ad altri organi) leucemia, decadimento dei tessuti, anemia, danni genetici, sterilità e difetti neonatali. Frammenti di uranio incorporati possono causare anche danni neurologici dipendenti dalla loro posizione nel corpo: il rischio che frammenti vicini a tessuti nervosi danneggino questi tessuti dovrebbe essere attentamente valutato a causa della natura non-proliferativa di queste cellule. Nella guerra del golfo, moltissimi dei soldati malati (circa il 60%) avevano grandi quantità di uranio impoverito all'interno del corpo.

Somalia, nati malformati i figli dei soldati italiani

Sette bambini con malformazioni genetiche sono nati da soldati italiani che lavorarono in Somalia e nei Balcani partecipando a operazioni di bonifica delle armi all'uranio impoverito. Oppure sostando nelle zone bombardate con proiettili contenenti materiale radioattivo. I militari, che hanno voluto mantenere l'anonimato, hanno detto che i loro figli soffrono di palato molle o di malformazioni scheletriche, in particolare agli arti. Si tratta di malformazioni riscontrate anche nei bambini iracheni e nei soldati impegnati nella guerra del Golfo. L'Italia era in possesso di munizioni di uranio impoverito già dal 1985 e questi proiettili erano in dotazione alle nostre forze armate in Somalia e sono stati utilizzati fino al 2001 anche in alcuni poligoni sul territorio nazionale. In diversi filmati girati anche a livello amatoriale e trasmessi da alcune televisioni si vedono soldati italiani che, con i colleghi francesi e spagnoli, lavoravano alla bonifica senza protezione.

La sindrome di Quirra


In Italia si muore, oltre che di smog, di incidente d'auto, di AIDS, di infarto, di cancro ed altre amenità, anche di un nuovo male. Si muore di Sindrome di Quirra.
Un male raro? Non sembra affatto: due decine di morti per leucemia o sindrome di Hodgkin in pochi anni, e per giunta distribuiti in un'area nella quale sono presenti cinquemila abitanti. Un tasso di incidenza superiore alla media nazionale degli infarti. Accade al centro del Mediterraneo, accade oggi. Il teatro di morte è il Sarrabus, sulla costa sud-orientale della Sardegna, a circa 80 km da Cagliari, poco più di duecento km più a sud della Costa Smeralda e di Olbia. Proprio sul mare, a Capo San Lorenzo, nella zona del Salto di Quirra, lungo la Statale 125 che da Cagliari porta i camper dei vacanzieri sino ad Olbia, in un angolo splendido, amato dal turismo poco costoso e molto ambientalista, dove se si fa attenzione si possono osservare i fenicotteri rosa al tramonto. Scogliere dolci e una lunghissima spiaggia bianca e per chilometri e chilometri niente cemento, su cui non è possibile costruire alcunché e non certo per vincoli ambientali, ma perché zona militare.Sorge qui infatti la più grande base NATO del Mediterraneo, il più vasto poligono sperimentale interforze d'Europa. Una presenza oscura che è lì da più di trent'anni, chiusa e inquietante con i suoi strani bersagli per le esercitazioni sparsi sul litorale o negli altopiani dell'entroterra.
Una presenza che semina morte e solo oggi emerge la portata del disastro: un incremento esponenziale negli ultimi due anni dei casi di leucemia: al momento quelli accertati sono poco meno di 20 di cui una decina già deceduti. A Villaputzu ma sopratutto a Quirra, frazione di 150 abitanti, proprio a ridosso del poligono a cui da il nome delle sue campagne.
Quasi tutte le vittime hanno in comune il fatto di aver lavorato all'interno del poligono di tiro per una ditta, la Vitrociset, che si occupa della manutenzione delle apparecchiature interne, o di aver lavorato o vissuto nelle campagne circostanti. Le persone colpite sono di tutte le età, compresi alcuni bambini.
Ma la lista non finisce qui: ci sono anche i ragazzi che hanno prestato il servizio militare nella base militare di Quirra-Perdasdefogu o a Teulada. Una dozzina quelli accertati. All'inizio di questa vicenda, con i primi casi di morti sospette segnalati nel 2000, pareva che ad essere colpiti dal male fossero reduci dai Balcani e dalle altre guerre umanitari. Ma l'aumentare del numero dei ragazzi morti di leucemia o tumore, ha fatto emergere un dato comune anche a chi in zone di guerra non c'è mai stato: tutti avevano fatto il servizio militare nella base militare di Quirra-Perdasdefogu o a Teulada. L'ultima recente vittima: il venticinquenne Antonio Vargiu, che aveva prestato servizio di leva a Capo San Lorenzo. Da tempo diverse persone, abitanti della zona, il comitato Gettiamo le basi, i medici di base di Villaputzu, cercano di far luce sulla questione, sono stati svolti seminari ed incontri per informare gli abitanti del paese, sono stati eseguiti diversi prelievi ed analisi del terreno: è stata rilevata la presenza di uranio impoverito e cesio 136 ma non si riesce ad andare oltre a questo.