A proposito dei nuovi servizi digitali:
ultimo MIGLIO o
ultimo MAGLIO?
di Enrico Giardino

In Europa e nel Mondo industrializzato “occidentale” vige da tempo la LIBERALIZZAZIONE dei servizi telefonici e telematici: cioè la competizione vera,  regolata (dallo Stato) tra più gestori –pubblici e privati – sulla offerta di servizi radiotelevisivi , telefonici e telematici.

Lo scopo è quello di  promuovere concorrenza ed abbattere i costi dell’utente finale: quindi incentivare la domanda, la produzione, l’ innovazione e l’economia di tipo capitalistico.

Strumenti–chiave di questa politica liberale sono:
-        
la separazione tra fornitori di servizi e carrier (trasportatore dei messaggi fino alle abitazioni);
-        
il libero e“paritetico” accesso di tutti i gestori al “collo di bottiglia decisivo”: la connessione tra centrale telecomunicativa ed abitazione, detta di “ultimo miglio”;
-        
il diritto degli utenti a scegliersi il gestore migliore e di cambiarlo subito e senza danni;
-        
la trasparenza - anche in tempo reale - degli  addebiti per il traffico dei messaggi usato.

Cosa avviene invece  in Italia, a più di 4 anni dall’inizio della “liberalizzazione” europea?
Si può dire in poche battute, tutte verificabili: 

1)   la “liberalizzazione” è stata tradotta come “privatizzazione selvaggia” di monopoli assistiti, con       sbaraccamento di gestori  e controlli pubblici, a difesa degli utenti. Il monopolio privato si è        anzi esteso ai servizi radiotelevisivi (terrestri e da satellite, analogici e digitali, in chiaro o       criptati), svincolandosi da sentenze costituzionali, leggi, norme di tutela degli abbonati, ecc. 

2)   Telecom - attraverso sigle di comodo - mantiene di fatto il monopolio di “centrale e di ultimo    miglio”, nella doppia veste di carrier e di fornitore “privilegiato” di servizi  fissi e mobili. Così il “concorrente” Infostrada accetta abbonati solo se già  di Telecom. Fastweb - proprietà       Telecom/ Mediaset - mette i suoi apparati nelle centrali Telecom e si “appropria” della linea di        utente (cavo o fibra ottica che sia). Così chi rifiuta un gestore inaffidabile        come Fastweb è costretto - dallo stesso Telecom “concorrente”- ad attendere il “beneplacito”        dello stesso Fastweb per  “cambiare gestore”  (si fa per dire!). 

3)    In sostanza l’abbonato, privo di ogni tutela “legale e politica” sul servizio e sugli addebiti,        è preda e vittima inconsapevole di un “cartello privato” omologo che lo sfrutta a dovere.    Un  “cartello“ reale che si presenta  con più  sigle “reclamizzate”  di gestori  “diversi”.   Può solo scegliere di rinunciare a telefoni, Internet, pay TV, ecc. Cioè ad una serie di strumenti che il mondo moderno rende “essenziali” per una serie di motivi anche strutturali (costo degli  spostamenti fisici, esigenze comunicative e conoscitive, tessuto civile di appartenenza, ecc.)

Qual’è il risultato di tutto ciò?
Quello che vediamo ogni giorno di più: sfiducia nei gestori, truffe, arretratezza innovativa e produttiva, diseconomia,  disoccupazione, aumento delle sperequazioni. Così anche i gestori telecomunicativi  rischiano di fare presto la fine della FIAT, che chiede soldi pubblici mentre licenzia e precarizza lavoro ed occupazione (come nei call centers Telecom).Perciò in Italia subiamo tutti i guasti del capitalismo, senza averne neppure “ritorni” minimi (la vera concorrenza, la trasparenza di qualità-costo, la libertà di scelta). Perciò parliamo di ultimo …MAGLIO, invece che di ultimo  miglio: il maglio miope  dei trust assistiti  che schiaccia sviluppo e competizione su  servizi essenziali per il genere umano. 

Il caso FASTWEB – una esperienza personale (domestica)

Fastweb è una nuova società che fornisce servizi di telefonia e telematici (Internet) digitali, a velocità più elevate di quelle tradizionali (ora 1,28 Mbit/s da rete ad utente finale).

Usa connessioni di “ultimo miglio“ in fibra ottica (dove esistono) ed apparati digitali, collocati nelle centrali Telecom e presso le abitazioni d’abbonato. E’ di proprietà  Telecom-Mediaset ed ha sponsorizzato di recente la squadra di calcio della Juventus (campione d’Italia 2001-2002).

Offre tre tipi di contratto domestici, con uguali spese di attivazione pari a 61,97 euro (120.000):

a)  voce senza limiti”: 38,73 euro /mese (75.000). Numero illimitato di telefonate urbane e nazionali su rete fissa + accesso veloce ad Internet. Tariffazione Internet e cellulari a consumo.

 b)  Internet senza limiti “: 61,97 euro/mese (120.000 lire) per 24 ore su 24 e 6 caselle E-mail.

c)  Tutto senza limiti”:  la somma di a) e b) : Internet più voce senza limiti (cellulari esclusi)  per una somma di 73,75 euro/mese (142.800).

Vediamo ora cosa promette per
catturare utenti e come opera in realtà.

(Proporremo infine alcuni rimedi “necessari” per tutelare gli utenti  - attuali e futuri - del servizio.)

a) marketing, promozione, contratto (quello che Fastweb racconta)

L’immagine di Fastweb è promossa da pubblicità commerciale su tutti i media e nelle strade. (anche talloncini con telefono Fastweb da contattare). Incaricati della società chiamano a casa gli utenti telefoni  (Telecom) per informarli delle mirabilia delle nuove tecnologie digitali. Dicono che lasciando Telecom  per Fastweb si hanno una serie di vantaggi:
nessun canone, maggiore trasparenza, migliori prestazioni, costi minori e “fissi”, possibilità di rinunciare al servizio Fastweb da un giorno all’altro … Pensano loro a sganciarti da Telecom ed entro 40 gg. promettono l’attivazione del servizio.

Una prima stranezza
:

Fastweb “ruba utenti” alla sua comproprietaria: la vecchia e cara Telecom!
Se accetti l’offerta, ti arriva a casa l’addetto che ripete a voce le mirabilia (con qualche attenuazione se sei capace di coglierla); quindi ti sottopone una ipotesi di contratto (da firmare) e dopo un testo di contratto illeggibile (è scritto così piccolo che non bastano 10/10 di visus per leggerlo!) ti dice anche che il contratto è pre-stampato e standard per cui non contiene le promozioni dette a voce. Quando lo avrai ingrandito molte volte, scoprirai che lo scritto è altro dalle parole: esempio 60 gg. per disdire  il servizio, pagamento anticipato di due mesi, foro per controversie Milano, ecc. ecc.

b)  gestione corrente, addebiti, tariffazione, disdetta...
(quello che succede in realtà)

Passano inutilmente i 40 gg., dopo 4 mesi circa, ricevi a casa gli apparati e la connessione concordata. Scopri subito che i telefoni che hai in casa non funzionano più: chiami ripetutamente a numeri automatici… dopo qualche giorno riesci ad avere risposta telefonica da un “tecnico” che ti dice che non tutti i telefoni sono compatibili con Fastweb, devi cambiarli per comunicare… Finalmente navighi su Internet in modo veloce…  ma prima o poi scopri che - anche spegnendo il tuo computer - Fastweb ti addebita comunque 5 ore di navigazione Internet inesistente! Per evitarlo devi cliccare su “disattiva” ogni volta che ti connetti su WEB. Così se c’è una interruzione elettrica oppure se dimentichi di farlo oppure non lo sai… paghi comunque, come se navigassi!.

Chi ha progettato un simile “proficuo” software, ha dimenticato di collegare il “disattiva” con lo spegnimento del computer (come è ovvio, naturale e logico). Poi scopri che gli addebiti  “a consumo” non possono essere controllati - come promesso dai propagandisti e possibile in altri Paesi - in tempo reale, ma ogni due mesi (non con la fattura, ma  su Internet). Se contesti le bollette, a voce o per iscritto, nessuno ti risponde e non trovi mai interlocutori. Se deluso, chiedi di recedere dal servizio e passare ad altro gestore - Telecom o Infostrada - scopri qualche altra “novità”. Infostrada ti dice che - per accettarti -  devi essere già un abbonato Telecom. Allora telefoni a Telecom  che ti dice: “è Fastweb che mi dà l’autorizzazione a riprendermi la sua linea d’utente. Quando lo farà - dopo mesi - potrò riprenderti, ma solo come nuovo abbonato”, quindi con tutte le spese di canone ed attivazione relative. Sei nel sacco…e non puoi uscirne ! Altro che “libera concorrenza”! Altro che libertà di sceglierti il gestore… puri slogan del liberismo all’italiana! Quanti sono e saranno i casi di questo tipo? A chi giova tutto ciò? Le Autorità di garanzia ed i Ministri sanno nulla di tutto ciò? E le Associazioni dei consumatori, i Sindacati?
E i mass-media di tutti i colori hanno nulla da comunicare? Intaseremo presto la Magistratura con migliaia e migliaia di casi simili?

Rimedi e soluzioni per una tutela minima degli utenti:

Inseguire il superprofitto a breve, carpendo la buonafede o la comprensibile “ignoranza” dei cittadini, serve a creare i disastri economici ed industriali cui siamo abituati in Italia (dalla Fiat a Stream). Porre regole di tutela e procedure garantiste serve a far decollare il lavoro e l’innovazione.

Ecco dunque un elenco di “buone azioni” da applicare ai nuovi
servizi ed ai gestori come Fastweb.
 

1.      Pretendere che la connessione di ultimo miglio - comunque realizzata - sia di proprietà e sotto controllo pubblico, in modo da essere usata con parità da tutti i fornitori di servizio interessati;

2        pretendere che il contratto di fornitura sia leggibile e coerente con le promesse dei venditori. Che il rapporto con l’utente sia trasparente, interpersonale, corretto e coerente con le promesse;

3.      pretendere che gli addebiti dei servizi  siano leggibili dall’utente in tempo reale,in modo che eventuali contestazioni e disguidi  possano essere verificati in tempo utile;

4.      pretendere che lo spegnimento del computer faccia cessare ogni traffico e relativo addebito;

5.      pretendere che il rapporto tra gestori sia effettivamente concorrenziale. In particolare, che l’abbonato possa  fare le sue scelte con rapidità e senza gravami ingiusti ed ingiustificati;

6.      pretendere che le Autorità di Garanzia  rendano pubbliche con continuità:

-         le lagnanze e  le denunce provenienti dagli abbonati

-         le regole e le procedure garantiste previste per i gestori dei servizi

-         le violazioni compiute dai gestori e le sanzioni applicate loro;

7.      pretendere che il pagamento delle bollette sia riferito al traffico realizzato, non a quello futuro o presunto dal gestore.

E’ falsa ed ipocrita  la  mitologia (ideologia) che attribuisce al mercato, alle tecnologie  o alla concorrenza tra gestori - peraltro inesistente o inadeguata in Italia - la tutela  degli utenti rispetto ai nuovi servizi digitali ed interattivi: telefonici, telematici e radiotelevisivi .

Come dimostrano altri Paesi capitalistici – forse più civili e lungimiranti - la concorrenza (vera) tra gestori coesiste con norme e procedure di garanzia e di tutela degli utenti, anelli sempre più deboli ed indifesi di una costosa e complessa macchina telecomunicativa e tecnocratica.

E’ questo il  primo presupposto del successo strategico dei nuovi servizi nelle società moderne.

Dunque, facciamo in modo che il MAGLIO - di cui abbiamo parlato all’inizio - ricada  sui parassiti e sugli imbroglioni invece che sulle teste dei lavoratori e degli utenti paganti.

Contatti: forumdac@romacivica.net