Vorrei ora raccontare
una novella del mio paese
che mi pare interessante.
“Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto
per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo il latte,
strilla, e la mamma che non ha altra possibilità corre dalla capra per avere
del latte. La capra le darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va
dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole l’acqua. Il topo va
dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si
disperde: vuole il maestro muratore; questo vuole le pietre. Il topo va dalla
montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata
disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra. Il
topo racconta tutta la storia e promette che il bambino cresciuto ripianterà i
pini, querce, castagni ecc. Così la montagna dà le pietre che servono al
maestro muratore che ripara la fontana che darà l’acqua che berrà l’erba
che sarà mangiata dalla capra che farà il latte che serve al bambino… E il
bambino ha tanto latte che si lava anche con il latte. Cresce, pianta gli
alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto il nuovo humus, la
precipitazione atmosferica ridiventa regolare perché gli alberi trattengono i
vapori e impediscono ai torrenti di devastare la pianura. Insomma il topo
concepisce un vero e proprio piano di lavoro, organico e adatto ad un paese
rovinato dal disboscamento.”
Carissima Giulia, devi
proprio raccontare questa novella e poi comunicarmi l’impressione dei bimbi.
Ti
abbraccio teneramente,
Antonio