SENZA IL COMUNISMO COSA FARE?
di Tiziano Tussi

 

Giulietto Chiesa ne “il manifesto” scrive un lungo intervento dall’esplicito titolo “Sinistra, ora o mai più”. Vediamo un poco i punti più importanti di questi interventi ed interviste che diversi giornali hanno prodotto, soffermandoci più diffusamente sul pezzo di Chiesa. La sua analisi della situazione della sinistra in Italia è impietosa ed assolutamente condivisibile. La “pars destruens” è come al solito ben sostenuta: tutto ciò che c’è a sinistra è oramai un deserto politico; dirigenti, idee, metodi, partiti. Cofferati che viene attaccato frontalmente non sopportato a  misura dell’attacco, neppure dal suo partito. Le motivazioni sono di fondo: l’inconsistenza dei DS e la miopia politica di tutto il centro sinistra. Il risultato è che moltissimi uomini e donne non votano più ed altri lo fanno svogliatamente. Come fare per rivitalizzare e fare ritornare vincente sul tornado Berlusconi l’Italia civile e democratica? Qui iniziano i soliti arrovellamenti di cui sono assaliti tutti coloro che vogliono intervenire sul piano del potere con un approccio morale che lascia in effetti le cose come sono. Lasciando da parte per ora Marx, neppure la lezione di Machiavelli, Hobbes, Vico, Hegel sono valse a qualche cosa.

Innanzi tutto Chiesa scrivendo su un quotidiano che riporta ancora la intitolazione “quotidiano comunista” dice a chiare lettere che per battere la destra non sarà più possibile riferirsi al comunismo. Curiosa contraddizione definire chiuso il capitolo del comunismo su un giornale comunista: perché non ha pubblicato il suo pezzo sulla Stampa, di cui fu per tempo corrispondente da Mosca, o sull’Unità, altro giornale che lo vide nella medesima situazione in tempi più remoti, oppure sul Corriere della Sera, più anticomunista del solito, di questi tempi. Ma possiamo menzionare anche la Repubblica. Il comunismo che non sarà più possibile usare per vincere, si presume il capitalismo attuale, non è stato all’altezza di produrre “valori alternativi paragonabili a quelli della grande fabbrica dei sogni dell’Occidente”. Forse è stato proprio così, ma la grande fabbrica dei sogni non aveva solo il compito di sognare un mondo migliore di quello che il comunismo, inteso nella sua accezione più ampia, stava cercando di costruire. L’Occidente – gli USA in primis, tanto per capirci - lavoravano sodo per minare quel tentativo, costruivano anche bombe. Non erano “solo canzonette”, rock and roll e similari.

Anche con la carità, altra grande illusione, non si risolverà niente. Chiesa scrive che l’altro valore caritatevole che i cattolici hanno sempre avuto di fronte non risolverà un bel niente ed i cattolici dovranno scegliere con chi stare: se con chi soffre oppure con chi fa soffrire. Ma a me pare che anche con questo ultimo sofferente papa, i cattolici dicono, hanno detto, diranno sempre, di stare dalla parte di chi soffre. Ma le loro parole si devono poi fare carne. Per ora lo fanno con le ONG che producono a volte danni reali, a volte aiuti inconsapevoli e/o consapevoli a coloro che fanno soffrire, a volte si rivelano inutili ma fanno tanto bene al cuore di chi partecipa. Per il mondo cattolico la solidarietà è questa, con l’uomo. Ogni uomo ha diritto ecc. ecc. Mi pare che non ci sia nessuna scelta di campo da aspettarsi. Basta vedere come dialogano con  i pescicani del capitalismo quando questi lo reputano utile, perché ognuno ha un’anima ecc. ecc. Da quel versante pare veramente di nessuna utilità aspettarsi altro. Se a Chiesa piace questo si accomodi ma non pretenda però scelte di campo. Dio è il Dio di tutti: nessun credente, a meno che non sia particolarmente becero, potrebbe pensare diversamente. In fondo si uccide anche in nome di Dio ma per fare del bene a tutti, anche a chi si sta uccidendo. Consapevolmente o non. Ed allora questa “pars construens” come la si mette in piedi? Chiesa prosegue sottolineando, e qui gli si deve dare ragione, che bisogna fare in fretta; ma poi aggiunge, cinque punti da affrontare per tenere insieme un movimento variegato che va dalle correnti “democratiche più moderate a settori del movimento che non vogliono avere rappresentanza istituzionale, all’estrema sinistra”. La contraddizione è palese, la ricetta già scaduta in farmacia. L’estrema sinistra dovrebbe essere comunista. Ma Chiesa non aveva già bollato come stracotta questa deriva politica? E del resto tenere assieme cani e porci non pare una assoluta novità. Ma si dovrebbe stare tutti uniti per dire: no alla guerra; difendere la costituzione; per la solidarietà, per l’ambientalismo con l’aggiunta della democrazia nell’informazione. Un bel programma che con un minimo di sforzo interpretativo potrebbe scegliere anche Alleanza Nazionale, il CCD di Casini ed altri c di quel giro, dato che ora anche i Savoia saranno a breve tra noi.* Il resto non fa paura a nessuno, almeno a parole. Non appare in verità un  grande programma, un crinale di scelta. I Verdi da tempo sono per la difesa dell’ambiente; senza molta fortuna. La solidarietà fa grande la chiesa, che infatti non pensa troppo ad altre considerazioni di classe nè di gerarchia sociale. La democrazia dell’informazione è un cavallo di battaglia della destra, di Forza Italia. Nessuno a parole vuole la guerra, al massimo si conducono “guerre umanitarie”. E la costituzione, a forza di emendamenti, andrà, ma va già ora, più bene a tutti. Basti seguire le esternazioni banali del capo dello Stato. Ancora una volta quindi ad una analisi del momento corretta non segue una prognosi con cura annessa, per il futuro. Che non sia il caso di ritirare fuori il vecchio comunismo, opportunamente riadattato ai tempi, dato che in fondo è una giovane creatura, solo circa 150 anni di vita, e che a guardarlo bene pare tanto arzillo di fronte al capitalismo, nato con le prime banche già nel XII-XIII secolo, e di fronte alla bimillenaria chiesa cristiana.

Le cose si sono poi trascinate anche in agosto, e non si interrompono certo ora, nel  prossimo futuro, basti leggersi l’intervista di Giuliano Amato ne “la repubblica” di lunedì 9 settembre.

Citiamo a pioggia.

Il 10 agosto, la Repubblica titola l’intervista ad Armando Cossutta: No ai referendum di Bertinotti, tutti con Sergio, è il nuovo leader”. Nella breve chiacchierata, nulla di nuovo: si capisce l’astio contro l’amico dell’altro ieri, si innalza il “nuovo venuto” a leader e si afferma che le sue proposte sono “la base per un grande progetto di rinnovamento democratico e progresso sociale”. Al di là del profondo humus togliattiano non vengono però ricordate queste proposte tanto significative ne viene detto come si pensi di metterle in atto. Ma questo del non dire nello specifico quali proposte si vogliano avanzare è una litania che molti ripetono. Anche il controllatissimo D’Alema lo ripete ad ogni intervista che sostiene per lanciare il suo ultimo libro. Grande sforzo per il nulla. Alberto Asor Rosa - l’Unità, 11 agosto - dopo avere indicato nella temporalità un grande nemico – in soldoni, bisogna fare presto a dare una spallata a Berlusconi – ribadisce che “la sinistra italiana è una sola e che i punti delle varie anime non sono incompatibili” e che occorre costruire una “grande sinistra”. Siccome parla bene anche dei no-global si presume che anche loro, come del resto dice Asor Rosa esplicitamente nel corso dell’intervista debbano rientrare in questa grande sinistra: da Napolitano ad Agnoletto. Ed anche qui siamo alla volontà soggettiva che vuole vedere realizzato un disegno che si fa beffe della realtà delle cose. Stesso giornale, quattro giorni dopo, il sindaco del centro sinistra di Torino cerca di rettificare anche le radicalità di Asor Rosa dicendo che non si può pensare di dare una spallata al governo e che “sarebbe un errore”. Ma anche lui fa parte della sinistra unica e quindi  occorre tenerne presente. Secondo Chiamparino, che per la sua elezione non ha voluto apparentarsi neppure con Rifondazione Comunista al secondo turno amministrativo, occorre moderazione. Ulivo e riformismo vanno di pari passo, aumenta l’uno e pure l’altro prende più voti. E naturalmente in questa visione moderata anche Cofferati “risulta essere necessario ma non sufficiente”. Il 17 agosto, ancora l’Unità, Alfredo Reichlin ci informa che sta lavorando in stretto contatto con Giorgio Ruffolo e propone non spallate al governo ma compiti molto più alti: “la sinistra deve salvare il capitalismo”. Poi, forse, gli sembrava troppo forte come chiusura e così corregge un pochino: ”Diciamo meglio: di salvare l’ordine e la governabilità mondiale”. Robetta da poco. Naturalmente anche Reichlin è nella zatterona di Asor Rosa della sinistra. E per finire con l’Unità, il 29 agosto Napolitano rincara la dose con “fare cadere il governo? Pensiamo a vincere nel 2006”. Per tutte queste candide anime di mammola Cofferati è troppo estremista ed i no-global, quando va bene sono insufficienti. Ora, non si tratta di esaltare né l’uno né gli altri, ma di scoprire che appena si alza la voce, non importa cosa si dica, non viene dai moderati ritenuto ammissibile. Non importa se l’avversario politico – osiamo dire “il nemico di classe?” – è rozzo e pesantissimo. Loro trattano la politica come se fossero sempre al sicuro sul… Titanic. Almeno Giulietto Chiesa invita a fare presto. Ma con quale progetto politico e con quale prospettiva? E qui ritorniamo da capo. Certo vi possono essere sforzi lodevoli in ogni direzione, e “il manifesto” del 9 agosto ospita un lungo intervento di Enzo Mazzi che vorrebbe lavorare attorno al progetto di scompaginare il rapporto stretto tra religione e misticismo, che porta alle aberrazioni che vediamo e che abbiamo visto in troppe situazioni storiche: “è realmente possibile liberare le religioni dalla violenza iscritta nel loro codice genetico? Sono possibili un cristianesimo, un islamismo, un ebraismo non-religiosi…? Ritengo di sì… Val la pena tentare?” Non mi pare che alcuno abbia risposto nello stesso “giornale comunista” ricordando le pagine scritte da Marx. Basterebbero quelle, ma si palesa evidente cosa voglia dire la confusione di posizione e di ruolo. Certo si può anche pensare a queste fanfaluche, ma non si capisce cosa c’entri tutto ciò con il comunismo, e dato che “il manifesto” ecc. ecc.

E diamogli anche un poco di tempo per lavorare bene a questo comunismo! Vediamo se si riesce a metterlo in atto meglio di quanto è stato fatto sino ad ora, ricordando però che per dare tempo al comunismo di lavorare sempre meglio occorre, come dice Marx nell’undicesima e più famosa tesi su Feuerbach, “cambiare il mondo”, lottando. Con una certa dose di chiarezza teorica e pratica.

* Sarebbe avvero un gran bel gesto se qualcuno - partito, associazione, ANPI e similari – avesse indetto una raccolta di firme per cassare la legge di riforma costituzionale che permette, tra pochissimo tempo, il ritorno dei Savoia in Italia. Inutile qui sottolineare lo schifo storico ed umano di questo pronunciamento, votato nel parlamento italiano (anche dai DS), istituzione  nata dalla Resistenza, che combatté contro il fascismo, messo al potere dagli stessi Savoia.