SPORT E RIVOLUZIONE
a cura di Ines Venturi

E’ uscito in questi giorni il libro “Sport e Rivoluzione” edizioni Odradek pp.287 a cura di Mauro Pascolini e prefazione del campione cubano Alberto Juantorena con testi di Silvia Baraldini, Alfonso Bincoletto, Renato Canova, Eugenio Capodacqua, Fidel Castro, Enzo d’Arcangelo, Aldo Garzia, Antonio Gasparro, Sergio Giuntini, Mario Gulinelli, Jean Francois Loudcher, Christian Vivier e Paul Dietschy, Darwin Pastorin, Francesco Piccioni (di cui pubblichiamo in questa pagina la nota editoriale), Gabriella Stramaccioni, Angela Teja, Gianni Troiani e interventi di Marcos Alfonso, Mireya Luis, Alberto Granado (che in questi giorni ha compiuto i suoi primi ottantanni al servizio del popolo e della libertà). Il libro è nelle librerie ma i lettori de “La Comune” possono averlo scontato e a soli 10 euro telefonando al numero 06.21801023 o  attraverso l’E-mail assital@tiscalinet.it . Chiunque, inoltre, intenda organizzare dibattiti, incontri e convegni su tale tematica può contattare il numero di cui sopra e dialogare con l’autore. Parliamo volentieri di questo “lavoro collettivo” perché  abbiamo, in realtà, una gran voglia di “marciare” e di farlo  senza preoccuparci della lunghezza della strada che abbiamo dinanzi e disponibili a percorrere anche vie nuove ed inesplorate per conquistare un futuro dove alberghi una qualità della vita migliore per tutti e per tutte. Grazie Mauro e grazie a tutti e tutte voi per averci donato questo “tassello” di un lavoro che pubblicato anche a Cuba ci auguriamo trovi l’interesse dei più.

 

SPORT E RIVOLUZIONE
di Francesco Piccioni

 

Viviamo in un’epoca in cui il singolo è indotto a comprarsi ciò che gli serve. Cultura e fisico compresi. Ci si compra una laurea “su misura” (quindi inutile) oppure un “fisico da sballo” (con qualche additivo chimico). Ciò che ci arricchisce, o che ci fa migliori, non deve più essere coltivato o conquistato. Col sudore, l’impegno, la fatica del concetto o del corpo. La protesi sta lì, esposta tra le merci, pronta a sostituire non solo la parte danneggiata, ma persino l’unità psicofisica stessa. Un cyborg sorridente ci sostituirà? Chi non si adegua è un ingenuo, un idealista. Un sovversivo. Uno che vive sul margine e – guarda un po’ – pretende di vivere come un essere umano. Come un vivente che cresce, pensa, matura, decade e prima di morire passa il testimone della sua esperienza agli altri. Volete una metafora? Sceglietevela: l’umanità è una staffetta senza fine o un giorno da leoni e poi “muoia Sansone con tutti i Filistei”? E ancora: si fa sport per aiutare tutti a essere migliori di quanto ci abbia permesso madre natura o per condannare chi non ce la fa a essere un “campione”? Nel mondo della politica internazionale e dello sport, Cuba è esattamente questo. L’elemento non ridotto a merce, lo sforzo dispettoso e lo sberleffo nei confronti dei “nostri” valori merceologici, il collettivo che esalta l’individuo e viceversa. E quei molti insegnanti di sport, rapporti umani, cultura critica che diventa comportamento quotidiano, sono i “cubani” dentro casa nostra. Donne e uomini che non insegnano a comprare (per quello occorrono soltanto i soldi, un’altra protesi), ma a vivere, lottare, conquistare dignità da esseri umani. Il singolo che chiama il collettivo a farsi vivo, esprimersi, diventare un valore. Il contrario dell’essere ingenui è essere “sofisticati”. E l’ironia dell’etimo è evidente. Affonda nel “sofisma”, nella “sapienza apparente ma non reale” che riduce la conoscenza – oggettiva, che trova il riscontro nella “cosa” – a semplice opinione, arbitraria come ogni altra e oggetto a sua volta di sondaggio per decidere quale debba prevalere (non certo quale abbia “ragione”). E’ sofisticato quell’atteggiamento o quel pensiero che allontana l’azione, che si bea del proprio “non coinvolgimento” emotivo e fattuale negli orrori e nelle miserie del mondo reale, che si accontenta di annotare le “somiglianze” tra un fenomeno e l’altro per coltivare l’esausta illusione intellettuale del “sapere molto senza sforzo”. E’ sofisticato anche quell’atleta che fa del doping una componente strutturale della propria preparazione. E’ sofisticato, ormai, chiudersi ai problemi del mondo e chiamare la polizia a difenderci (e lasciargli ogni potere sulla nostra libertà), fregarsene di tutto, accontentarsi di galleggiare sul quotidiano e sputare sulla testa di chi annaspa e affoga. E’ sofisticato, insomma, tutto ciò che sembra ridurre a zero la fatica del fare, una sorta di “finanziarizzazione” del pensiero e del corpo, sollevati infine dal compito della “produzione”. E’ sofisticato, insomma, restare prigionieri dell’inazione e del nulla. Dalla rete paralizzante di questa “sofisticatezza” si esce solo con un atto di liberazione. Con un movimento che libera. Movimento fisico, come quello sulle piste e nelle piazze, sportivo e politico, perché – come è accaduto a Genova – se ti occupi nuovamente (o ancora) di politica riprendono a correrti dietro. Movimento, ché “il muschio non cresce sulle pietre che rotolano”. Accettiamo perciò a testa alta la sfida dell’ingenuità. Bisogna esserlo, infatti, per credere nell’uomo di questi tempi. Bisogna infatti avere un’idea alta dell’umanità, rifiutarsi di accettare la pochezza clemente dei modelli dominanti, il predominio assoluto della macchina schiacciasassi del profitto. Il “darsi da fare” per gli altri e con gli altri è perciò assolutamente ingenuo. La dignità di un paese povero, il suo cercare una strada originale fuori dalla morsa del Fondo Monetario e del diktat USA, è obiettivo terribilmente ingenuo. Fare sport come scuola e stile di vita è ingenuo. D’altro canto solo chi è ingenuo può vedere la realtà com’è, riconoscere il filo delle connessioni schiavizzanti sotto la trama dei messaggi pubblicitari travestiti da discorso politico “neoliberale”. Solo l’ingenuo può non accettare le intimazioni a restar fermi, a “lasciarli lavorare”, a evitare conflitti. Siamo perciò orgogliosi di questo libro “ingenuo”, fatto dei contributi di tante persone che nel movimento fisico e politico, hanno trovato l’antidoto alla riduzione capitalistica dell’uomo a merce silenziosa. Campioni ormai mitologici come Aberto Juantorena (l’unico uomo che abbia vinto i 400 e gli 800 nella stessa Olimpiade), membro della Iaaf, Mireya Luis, capitano della nazionale femminile cubana di pallavolo, pluricampionessa mondiale e olimpionica, membro del Comitato Olimpico Internazionale… e tutti gli altri e le altre con una lunga storia alle spalle e ancora la voglia di lottare e andare avanti come Silvia Baraldini sono “tenuti” insieme dal vulcanico curatore di questa edizione Mauro Pascolini, presidente dell’Assital (associazione italiana tecnici atletica leggera) e da sempre operatore sportivo di base, che ha anche selezionato negli interventi di Fidel Castro alcuni degli innumerevoli passaggi dedicati allo sport, contestualizzandoli…