RIFLESSIONI SU UN FRAGILE TRIBUNALE INTERNAZIONALE

Ramsey Clark, ex procuratore degli Stati Uniti, lavora da tempo (e anche in Italia alcuni sono impegnati in tale direzione e tra questi c’era il compagno Terranova) per un tribunale internazionale che giudichi i veri criminali del pianeta e tra questi non possiamo annoverare molti leader targati USA: senza bisogno di ricordare il Vietnam, la complicità nel golpe in Cile e in molti altri paesi, azioni terroristiche coinvolgenti i servizi segreti, la preparazione di squadroni della morte, i vari diktat a questo o quel governo qualora non si rispettano gli interessi dei padroni nordamericani e limitandoci alla recente guerra del Golfo con l’ecatombe di uomini e donne anche inermi falciati dai cacciabombardieri USA, embarghi assassini, le devastazioni nei Balcani e le stragi di civili e innocenti in Afghanistan. Ce ne è a sufficienza per tenere impegnato su un solo fronte un tribunale internazionale contro i crimini per almeno un decennio restituendo dignità al processo di umanizzazione della scimmia. Quasi tutto il mondo vuole un tribunale contro crimini efferati quanto partoriti dalla stessa barbara logica dell’economia di guerra meno naturalmente gli USA, i fascisti a capo di un popolo che dovrebbe ripudiarli quale quello israeliano, qualche poveraccio ricattato nell’est europeo e dulcis in fondo qualche “capo” del nuovo medioevo italiano che lo dice e non lo dice, lo propone e lo rinnega, lo annuisce e poi smentisce… E’ ovvio che un tribunale contro i genocidi dovrebbe essere imparziale e che la stessa ONU dovrebbe essere riformata e rappresentare davvero popoli e nazioni e la NATO sciolta e via elencando. Di una corte penale sopranazionale abbiamo tuttavia bisogno e ne abbiamo bisogno come a Norimberga o a Tokyo anche se i barbari di Hiroshima o gli imbecilli assassini del Cermis sono ancora in circolazione… come lo sono i massacratori in tanta parte del pianeta (dall’Argentina all’Indocina, dal Ruanda alla Colombia). Questo tribunale per come ha camminato il suo iter è figlio di numerosi compromessi ma il suo arrivo è sempre un evento storico. I compromessi sono una vittoria dei prepotenti della Terra e lo sono il non ratificarlo per rimanere impuniti. Noi siamo convinti che gli USA chiederanno a questo tribunale di fare di tutto e di più contro quelli che considerano i loro nemici mentre lavorano per difendere i loro marines mandati al macello e promossi macellai (scusate: autori di danni collaterali). Al summit che si è svolto in Africa questo tema è scivolato via anche perché in fondo il mondo è pieno di bastardi che disconoscono i propri genitori e fanno di tutto per obbedire ad uno zio anche quando i legami di parentela sono dubbi.

SUMMIT DEI MAH E DEI BOH… 

Il vertice di Johannesburg si è concluso con un nulla di fatto. Peggio. Un fiasco clamoroso e per di più senza la minima vergogna da parte dei governanti del mondo. Le speranze che si erano addensate all'inizio del vertice hanno lasciato il posto solo ad una dura realtà, che mette di fronte chi davvero ama il nostro pianeta alle sue pressanti responsabilità. E mi riferisco a tutti coloro che hanno davvero capito l'intrinseca insostenibilità del capitalismo come modello di sviluppo per l'intero pianeta.

Devo confessare che leggendo i quotidiani e guardando i TG, al di là di trionfalismi tanto più grotteschi perché pronunciati dagli affossatori dell'ambiente, un senso di forte disagio, seguito poi da rabbia, si è impadronito di me. L'unico risultato concreto è stato quello di consegnare la gestione e la salvezza del mondo agli Sfruttatori Planetari Organizzati, cioè a multinazionali e rispettivi governi con annessi e connessi, e in più, con il rischio concreto che alcune ONG, importanti per nome e storia, finiscano con il rendersi partecipi e complici dell'elemosina istituzionalizzata di cui la geniale proposta della "detax" (pur minimamente non considerata) da tremontiano ingegno partorita, rappresenta solo la punta dell'iceberg della concezione filosofica imperante all'epoca del capitalismo vorace e neoliberista.

Però, come anche il mito del Vaso di Pandora ci ricorda, la speranza è l'ultima a morire. E la nostra speranza, la speranza di tutti coloro che lottano per un mondo migliore risiede nelle manifestazioni colorate, nel senso di forte e diffuso disagio, nell'identificazione dell'avversario comune, nei fischi a Colin Powell che forse sono stati i soli eventi degni di nota in quello sciagurato Summit.

Risiedono per esempio, nelle parole di Padre Alex Zanotelli, il quale esprime con parole semplici e dirette, l'esperienza di un uomo che vive nel cuore dello sfruttamento e che parla, lui, un sacerdote (sic!) di imperialismo e di guerre coloniali dimenticate nella martoriata Africa. Forse chi parla dell'abbandono della nozione di imperialismo dovrebbe riflettere un po'... Un sacerdote ha dimostrato di comprendere meglio una delle contraddizioni principali del nostro mondo meglio di tanti nuovi sinistri...

La lotta continua, compagni, ma sono sicuro che potremo vincere, perché non c'é alternativa per il nostro futuro, se non la sconfitta degli sfruttatori della Terra.