C’è qualcosa di rivoluzionario compagno Josè, compagno Massimo Verdinelli, nella musica latinoamericana?

 

E’ importante parlare dell’importanza della musica latinoamericana  popolare, sociale, politica nella società? Molti di noi si domandano perché ascoltare questo tipo di musica e perché questo tipo di musica è legata al pensiero e alla rivoluzione sociale.  Per rispondere a queste domande bisogna tornare al tempo del movimento della nuova canzone cilena (movimento musicale, culturale sorto negli anni sessanta e terminato nel 1973). La Cut (centrale unica del lavoratore, sindacato cileno)  si rese conto che questa era una scelta necessaria  per le  lotte della classe operaia e contadina, che era la bandiera delle sue rivendicazioni e non casualmente gli artisti erano invitati a realizzare concerti con i lavoratori.  Questa musica era una barriera contro la penetrazione culturale imperialista, contro i mezzi di falsa informazione e, infatti, le radio trasmettevano in continuazione versioni sgradevoli del ballo nazionale (cueca) ovvero un folklore da turisti che della campagna diffondeva la visione dei latifondisti, cieli azzurri, mandriani fedeli ed eleganti, belle ragazze, niente problemi,  nel più bel paese del mondo.  Bisognava partire da fonti specifiche, da ciò che rappresenta il canto e ciò che rappresenta lo strumento affinché il popolo si esprimesse: il contadino, l’indigeno della cordigliera, l’indigeno del sud.  Si partì da questa realtà sociale perché era da lì che gli artisti si nutrivano per fiorire. Il lavoratore, il contadino, l’operaio, possedevano una patrimonio culturale che gli era proprio, che li identificava con il loro lavoro, con la terra e con l’ambiente. Suonando i vari strumenti musicali come il charango, il tiple colombiano, il quadro venezuelano ci si rendeva conto che si consegnava al popolo cileno la conoscenza e l’accettazione della propria storia.  Il movimento della nuova canzone cilena che si sviluppò a partire dagli anni sessanta, quindi, contribuì non poco alle lotte complessive del Partido della Unidad Popular di Salvador Allende.  Il movimento ebbe origine nel 1952 grazie a Violeta Parra, cantautrice cilena di  San Carlos nella regione di Chillan, sud del Cile. La quale spinta da suo fratello Nicanor Parra. iniziò a percorrere le zone rurali registrando e ricomponendo la musica folclorica. Questa ricerca le fece riscoprire la poesia e il canto popolare dei più svariati luoghi del Cile. Violeta elaborava una sintesi della cultura cilena per far emergere una tradizione di immensa ricchezza fino a quel momento nascosta dando significato ad una lotta contro le visioni distorte dell’america latina e recuperando e creando l’autentica cultura popolare. Dopo la rivoluzione cubana che rese viva la più grande solidarietà tra diversi intellettuali latinoamericani, gli anni ’60 determinarono un notevole cambiamento nella gioventù, che non poteva non  essere influenzata da tutti quegli avvenimenti.  Il contenuto delle canzoni del movimento cileno iniziò a cambiare, abbandonava in parte i temi tradizionali e si dirigeva verso la denuncia per le ingiustizie sociali valorizzando la solidarietà per le classi sociali povere. I lavoratori ed il popolo. Questa presa di posizione contestataria l’aveva “memorizzata” Violeta Parra in alcune delle sue canzoni composte e incise nel 1960 e nel 1963, veri e propri inni popolari ripresi nel 1967 da solisti e gruppi che parteciparono al  “primo festival della canzone di protesta” tenutosi in Varadero, Cuba.  Nel 1965  il figlio di Violeta, Angel, fondò la Peña (luogo  in cui si esegue musica folk) de los Parra, una vecchia casa nella via Carmen 340 in Santiago. La Peña divenne presto il simbolo del movimento antagonista e degli artisti che vi si esibivano come Angel e Isabel Parra (figli di Violeta), Rolando Alarcon (compositore) e Patricio Manns (un giovane di origine tedesca, proveniente dal Cile meridionale, scrittore, poeta oltre che compositore). Nella Peña gli artisti si scambiavano  idee, cantavano canzoni, recitavano ed eludevano la censura e la distorsione commerciale. Inventarono, insomma, una vera e propria bottega collettiva dove si poteva, inoltre,  mangiare e bere, ascoltare musica popolare cilena e latinoamericana. A partire da questa  esperienza gli studenti universitari ne fondarono altre simili, come la peña dell’università tecnica in Santiago, dell’università del Cile in Valparaiso. In questi luoghi si consolidava la nuova canzone cilena. Altro personaggio importante è  Victor Jara che apportò grandi cambiamenti nella canzone. Anche lui studiava e conosceva il folklore del Cile e importante fu il suo rapporto con Violeta Parra che risale al 1957. Victor cantava nella peña de los Parra, ed era una “costola importante” nella  politica del suo paese in direzione del socialismo. Passava molto del suo tempo immerso tra cultura ed attività politica. Scrisse molto canti, ricchi di un profondo sapere della gente semplice del Cile. Amava i lavoratori del campo,  combatteva le ingiustizie sociali, gli scandali nella società e lo faceva con la sua chitarra e la sua voce e la sua voce rinnovava l’energia della gente. L’aveva fatto, per esempio, durante una lunga camminata in occasione della marcia da Valparaiso a Santiago, una manifestazione di solidarietà con il Vietnam alla quale avevano partecipato migliaia di militanti della gioventù comunista de Cile, nel 1967. Sostenne sempre, con devozione, la politica di Salvador Allende esibendosi in concerti  insieme ad altri  cantanti a favore degli  ideali politici di Unidad Popular. Allende venne eletto presidente nel 1970. In seguito al colpo di stato del 1973 Victor Jara, come altre migliaia di persone, fu torturato e  ucciso all’interno dello  stadio Santiago del Cile. Il residente Allende fu assassinato. Il movimento della nuova canzone cilena è stato fondamentale anche durante l’esilio, durante il colpo di stato: i gruppi musicali cileni degli Inti-Illimani e dei Quilapayun si trovavano in Europa e hanno diffuso la musica cilena in varie parti del mondo per parlare di democrazia e libertà: di un popolo.

Ai nostri giorni, in una società dove vengono a mancare i valori essenziali della vita, leggere i testi di queste canzoni, ascoltare musica di questo tipo,  può aiutarci a comprendere meglio gli accadimenti del mondo e da che parte stare. Infine e come esempio anche per noi voglio ricordare gli studenti, non solo gli universitari ma anche i liceali, che impegnati nell’attività politica della gioventù comunista, nel 1968, grazie anche all’importanza del movimento della canzone  osarono compiere i passi necessari per creare una società discografica alternativa, la discoteca del cantar popular (dicap). Ne parliamo perché album come “por Vietnam”, canti politici internazionali eseguiti dai Quilapayun,  album di Victor Jara e altri  non avrebbero mai potuto superare la barriera della censura senza queste iniziative che qui da noi sono soffocate sul nascere e non sono sostenute neanche da tanta parte della sinistra nonostante sia semplice comprendere che senza pensiero non c’e’ rivoluzione.