UNA CROCE DI LEZIONE
di Tiziano Tussi

Nelle scorse settimane, sui quotidiani, è scoppiata una discussione attorno alla pretesa del ministro Letizia Moratti di reintrodurre il crocefisso nelle classi italiane. Ad ogni aula il suo povero Cristo. Ed ecco sprecarsi interventi che richiamano alle “nostre tradizioni”: uno per tutti Cacciari, Corriere della Sera. Grandi analisi. Così si dimenticano secoli di religioni operanti e non più presenti, ma  importanti per la nostra tradizione culturale: la religione olimpica, greco-romana. Assieme a Cristo allora ci dovrebbe essere anche il fulmine di Zeus?

Credo che più importante sia interessarsi della sorte di tutti coloro che scelgono di “non avvalersi” dell’insegnamento della religione cattolica a scuola. Sempre più ragazzi e in tanti, comunque, nelle scuole superiori, non vogliono stare in classe quando entra l’insegnante di religione. Tralasciamo la posizione di grande privilegio degli stessi rispetto ai poveri insegnanti di ruolo ed ancor di più rispetto ai precari della scuola. In fondo questi professori sono precari di lusso, difesi in modo strenuo sia da parte della curia sia dallo Stato, che li tratta con i guanti. Ma gli studenti che non “fanno” religione dove vanno? Restiamo alle superiori. Hanno tre possibilità: o se ne vanno dalla scuola, o stanno nella stessa a svolgere attività di studio individuale oppure chiedono un’ora di materia alternativa. Tre opzioni che in pratica si riducono spessissimo ad una specie di larvato controllo della incolumità dei giovani da parte di bidelli, bibliotecari, dove ci sono, oppure di volonterosi insegnanti che chissà perché danno un occhio a questi gruppetti. Uscire dalla scuola appare di poco impegno per la stessa e diventa simpatico per gli studenti che stanno un’ora al bar a fare colazione: poco didattico comunque. Lo studio individuale viene svolto all’interno della scuola ma l’attenzione di un adulto spesso è vanificata da “esigenze di servizio” e quindi, a piccoli gruppi, si possono vedere studenti che bivaccano vicino al bidello simpatico oppure che fumano nel gabinetto o simili. Qualcuno studia la lezione per l’ora dopo, dato che sicuramente “sarò interrogato”. Nessuna spesa per la scuola e risoluzione anche più tranquilla del problema, con pochi pericoli per l’incolumità dei giovani. Logicamente se poi qualcuno si rompe una gamba rincorrendo un amico, inizia lo scarica barile delle responsabilità oggettive. Per fortuna gli incidenti non accadono spesso. L’ora alternativa dovrebbe vedere un insegnante inventarsi un corso che sia alternativo, a livello temporale all’ora di religione. Ma anche per questa situazione le scuole sono purtroppo scoperte. Pochi insegnanti hanno ora eccedenti, le supplenze vanno garantite, ed i compensi sono da fame. Gli straordinari sono pagati meno che le ore ordinarie. Perciò anche questa possibilità sfuma nella stragrande maggioranza dei casi e così gli atei, chi segue altre religioni rispetto alla cattolica, gli sfiduciati, avranno un insegnante in meno che parlerà per loro, che potrà dire qualcosa, si spera, a loro difesa, al momento dello scrutinio finale. La promozione e la bocciatura dipenderanno da un numero inferiore di insegnanti rispetto agli altri. Ma si sa i tempi di tagli non permettono scelte di civiltà. Anche perché pare a tutti che la nostra civiltà sia sempre stata caratterizzata dal cristianesimo: tollerante, solidale e pacifico. Amen!