IL CLIMA:
EMERGENZA MONDIALE

a cura di Cesare Capuano e Ines Venturi

 

Quelle sull’ambiente appaiono sempre più come vittorie morali e, infatti, ogni volta che si organizza un summit mondiale sul tema si sciorinano tanti buoni propositi e puntualmente, gli stessi, vengono inevasi. Le conferenze sul clima non solo non fanno eccezione ma confermano la regola: basti pensare alle decisioni di Kyoto e Buenos Aires e al nulla pratico che ne è seguito per confermarlo. Eppure stiamo parlando delle nostre vite, della stessa sopravvivenza del pianeta. In Italia poi un dibattito serio e coerente sulla tutela ambientale,  sulla politica energetica, sullo sviluppo sostenibile, sulle fonti energetiche fossili e rinnovabili, sulle tecnologie di trasformazione e, quindi, sul lavoro che possono garantire e lo stesso sviluppo del Mezzogiorno sono sporadiche ed estranee completamente alle forze di governo… Hanno altro a cui pensare. In Italia e nel mondo il problema del riscaldamento globale (per dirla con greenpeace) sembra essere un vezzo trascurabile anche perché interessi economici in particolare di USA e multinazionali tendono a nascondere la drammaticità della questione. A Kyoto e in altri summit centinaia di paesi (tra cui gli USA per poi rinnegarlo) si erano impegnati a controllare le emissioni di anidride carbonica in virtù del dilagante effetto serra. In realtà anche qui siamo al nulla pratico. Il principale tra i maggiori dieci gas di serra si chiama CO2. La sua riduzione è collegata alle nostre stesse speranze di vita. La follia, poi, degli attuali potenti (distruttori) della Terra nonostante la loro incapacità attraverso le regole del mercato a risolvere (al contrario si acutizzano) i problemi di gran parte dell’umanità (distribuzione equa di cibo, ricchezze e lavoro, acqua e risorse primarie…) diventa cinismo quando riunendosi cercano una scappatoia alla loro inerzia inventando che bisogna attivare un piano per il clima e l’ambiente quando questo potrà dare ricchezza ed essere equo pensando soprattutto ai popoli del cosiddetto Terzo Mondo. E cosa vanno a dichiarare? Investendo ricche multinazionali, e non rinunciando a nessuno dei loro privilegi, alcuni dollari in tecnologia in altri paesi si può aiutare il clima e, quindi, controllare i danni. Intanto la povertà di molti paesi è parallela alla loro ricchezza depredata e derubata e trasferire tecnologie e impianti in paesi  poveri (per come lo si propone e al di fuori di ogni regola di sviluppo autonomo e sostenuto, cooperazione ecc.) non solo non elimina il problema ma serve per inventare nuove aree da dominare e saccheggiare e nuovi paradisi salariali (cioè di basso salario e supersfruttamento). Non è un caso che il presidente degli USA dichiari allegramente che per evitare alcuni incendi nei boschi (molti dolosi) è sufficiente abbattere gli alberi preventivamente:  parafrasando è come dire: per prendersi il petrolio che non hai abbatti preventivamente i popoli che lo posseggono! Si dimentica che per scaldare una piscina di un nostro benestante occidentale cittadino emettiamo CO2 nell’aria equivalente a quanto ne può emettere un intero villaggio in Africa in un forno inefficiente per produrre il pane per tutta una comunità. Ma a quanto pare su questo non si ragiona e si dimentica che va condotta in primis una battaglia nei paesi ricchi invertendo le priorità: ad esempio: una automobile meno potente dimezza le emissioni. In Italia per andare a scuola si usa maggiormente l’automobile. In Italia il 90% degli spostamenti in città avviene al di fuori dei mezzi pubblici. Per non parlare poi di vecchi elettrodomestici e altre fonti di distruzione ambientale che si aggiungono a milioni di bombe ormai disseminate e sganciate in ogni continente e taciti esperimenti per ordigni nucleari e non solo…  I più grandi produttori di CO2 sono gli USA, seguono Canada, Russia, Europa. In Europa il paese che incide di più sul totale delle emissioni è la Germania. Il Lussemburgo incide con il solo 5% ma ha la più alta produzione pro-capite di CO2. In realtà salvaguardare il clima (e l’ambiente in genere) richiama ancora una volta alla lotta per ottenere riforme strutturali nelle politiche energetiche, infrastrutturali,  fiscali e ambientali. Richiama ad un diverso modello di sviluppo e a mutazioni radicali. Molte delle calamità definite naturali dei nostri giorni sono la semplice conseguenza di una natura ferita per le scelte miopi di profittatori meschini… ma noi ci stiamo abituando ad incolpare per ogni disastro il nulla anziché i veri responsabili ed ecco che la mucca è pazza (e pure assassina), le piogge devastatrici, il carovita dipende dalle monete, il traffico dalle macchine ecc. ecc. come se non fossero alcuni uomini i responsabili dei fatti che ci accadono e saperlo libera le mucche dalla condanna per omicidio e le fa ritornare vittime, il carovita da fattori incomprensibili e ci riconduce alla crisi del sistema capitalistico e via elencando. A Nagasaki la colpa non è stata della bomba nucleare ma di chi ha dato l’ordine di sganciarla!

Hasta la Victoria Siempre