DISARMO! DISARMO! DISARMO!
di Daniele Barbieri

Prima i fatti e poi i commenti
(come dovrebbero sempre fare, e quasi mai fanno, i giornalisti).


I FATTI
Durante il corteo di sabato ho tentato di scrivere con il pennarello "No alla guerra" su un'auto della polizia municipale e poi ho insistito perché mi arrestassero. Ah, quasi dimenticavo: ho anche mostrato il mio brutto culo ai poliziotti (vilipendio?). Per il resto mi sono comportato, più o meno,
come tutte e tutti, dunque non vale perderci tempo.
PERCHE'?
Sono tanti i perché. Il meno importante (lì per lì contava) è l'atteggiamento offensivo di una guardia municipale. Il più importante è che volevo davvero farmi arrestare (dopo ne dirò le ragioni). Provo a spiegare cosa ronza fra il mio vecchio cuore e la mia testa stramba. Io credo che molto spesso (quasi sempre) la ricerca del dialogo e della mediazione sia una virtù e non un segno di debolezza. Ci sono però eccezioni: la più evidente, indiscutibile è la guerra. Quale mediazione ci può essere tra chi fa o appoggia una guerra e chi la rifiuta? Cosa potrei dire io (vi prego di correggermi se sto sbagliando) a un poliziotto che sostiene: "io oggi faccio il mio dovere e obbedisco agli ordini, proprio come faccio sempre"? Ma quell'oggi è un giorno di guerra, perciò non è, non può essere, non sarà in alcun caso "come sempre"; e l'unico dovere che riconosco di fronte alle guerre è scioperare, disertare, disobbedire e sabotare. Credo dunque che di fronte a situazioni eccezionali bisogna alzare la tensione (sempre in modo nonviolento, come ho cercato di fare) al massimo livello possibile. I nonviolenti sono i primi a sapere che non ci si può comportare allo stesso modo in un giorno qualunque e in un giorno di guerra. O almeno io così ho capito.
UNA BREVE DIGRESSIONE
Al contrario di quello che gli ignoranti e/o i bugiardi dicono, la nonviolenza di Gandhi fu una rivoluzione; e resta una teoria di sovversione che mira a rovesciare (senza violenza) una società ingiusta. Quell'omino che divenne il simbolo d'un popolo capace di battere la violenza dell'impero inglese, che era così infinitamente superiore per armi, disse e scrisse che di fronte ai violenti la viltà più grande è il non reagire. Invece la nonviolenza (la parola va scritta tutta attaccata perché si tratta di una complessa filosofia e strategia) è per Gandhi il massimo livello di coscienza - dunque una strada difficile - perché rifiuta sino in fondo i metodi di chi opprime. E' ovviamente un discorso molto lungo e complicato ma mi premeva almeno accennarlo.
FARSI ARRESTARE?
Io credo che, se non riusciamo in fretta a costruire forme più incisive di lotta (prima fra tutte, lo sciopero generale (meglio se a oltranza) può essersi utile farsi arrestare, possibilmente in massa. Anche per rompere il silenzio di numerosi mass-media. Mi pare che questa sia anche la tattica delle tante e dei tanti pacifisti negli Usa. Penso anche che se mi faccio fermare o arrestare io, 54enne e giornalista, forse rischio qualche manganellata in meno dello studente o dell'operaia ventenne e magari ottengo qualche riga in più sui giornali. Per questo credo che, a esempio, finchè dura la guerra Dario Fo (per dire un nome stra-noto) dovrebbe farsi arrestare tutti i giorni. Può darsi che questa mia idea non sia condivisa e dunque discutiamone. Intanto mi è stata fatta una seria critica da alcune persone che stimo: se proprio decido (o almeno ri-tento) di farmi arrestare, sarebbe più corretto, la prossima volta, comunicarlo in anticipo ai partecipanti al corteo (oltrechè, s'intende a mia moglie e a mio figlio). E' vero: ho sbagliato a non farlo. Chiedo scusa a voi, fratelli e sorelle in lotta. Il cuore ci inganna a volte, specie se è lasciato da solo.
E ORA?
Per una volta che mi trovo a essere in maggioranza nel Paese dove sono nato (e sul pianeta Terra) sarebbe particolarmente sciocco da parte mia se mi muovessi da solo. Mi rimetto perciò a voi che a Imola (una città che mi pare in questi giorni continui a dormire, nonostante le sue tradizioni fossero
tutt'altre) siete state e stati brave e bravi, con il coraggio e l'intelligenza che la situazione richiedeva. Anzi chiedo (nonostante l'età avanzata) l'iscrizione temporanea e "ad honorem" al Collettivo studentesco, ai Disobbedienti e ai Giovani comunisti (ci auguriamo anche a DP ndr). Da ora in poi ditemi cosa devo fare, anzi decidiamo insieme cosa dobbiamo fare e io sarò con voi ogni volta
che potrò. Ho finito. Come ha scritto Ursula Le Guin (cittadina degli Stati Uniti) "sono davanti a voi e le mie mani sono vuote (cioè non ho armi), come sempre; e vi ho mostrato i miei pensieri nudi". Ditemi se ho sbagliato. Aiutiamoci insieme a capire cosa fare.

Un grande abbraccio nel nome di Carlo, di Rachel e di Dax.

 Ps: se volete rendere pubblica questa lettera fatelo pure, è vostra. Come ho scritto prima, i miei pensieri sono nudi e non per questo provano vergogna.