DIRITTI UMANI CONTRO LE MALATTIE MENTALIdi Miguel Angel de Boer

Il dottor Miguel Angel de Boer esercita la professione di specialista in psichiatria ed è psicoterapeuta nella città di Commodoro Rivadavia dove è nato. Presiede il dipartimento di Salute Mentale contro la tortura dell’APSA. Collabora da mesi con la nostra rivista.

D. Data la tua esperienza ci puoi spiegare che rapporti esistono tra salute mentale e diritti umani?

R. Se intendiamo come salute mentale lo stato e la condizione psichica, affettiva, emozionale dal punto di vista minimo e necessario affinché una persona raggiunga una particolare soddisfazione riguardo i propri bisogni e le proprie capacità, il suo contrario è “la malattia”. La violazione dei diritti umani, che sono o dovrebbero essere la garanzia o il sostegno della salute mentale, agisce fortemente sulla nostra persona. Non solo per gli effetti diretti che provoca nel nostro “equilibrio” ma anche perché determina una “malattia mentale” che diviene una forma di resistenza inefficace ed inoperosa.

D. Ci puoi fare qualche esempio?

R. Prendiamo l’esempio dei tossicodipendenti. L’uso di sostanze tossiche come scelta per resistere ad una realtà esterna valutata come insopportabile (sociale, economica, familiare ecc.) di fatto deteriora ogni risorsa “interna” e non ci attiva per modificare la realtà ma al contrario la si subisce e la si perpetua in negativo. In altre parole: questa “evasione” dalla realtà si trasforma in complicità con un sistema sbagliato e, quindi, spacciatori, mafie, governanti corrotti ecc. non possono che ringraziare. Meno diritti umani, cioè, per ritornare all’argomento chiave, significa l’aumento della malattia mentale e significa, anche, meno partecipazione alla vita sociale e, quindi, meno democrazia in generale.

D. Possiamo dire, dunque, che governi dittatoriali contro il popolo e autoritari rappresentano la sospensione selettiva dei diritti umani?

R. Non solo li sospendono ma possiamo affermare tranquillamente che li annullano. Del resto la sopravvivenza di regimi reazionari ha necessità che questo avvenga estendendolo nel tempo. La sottomissione della società civile, della vita intima, dell’agire e delle idee, l’impunità dei colpevoli di nefandezze lascia come conseguenza casi di malattie mentali che sono non sempre risolvibili.

D. Queste conseguenze come si manifestano oggi?

R. In diverse maniere. Il modello economico basato sul profitto per pochi che intende rendere apatica la popolazione in virtù delle sue regole assiste anche ad una presa di coscienza e ad un reagire per non essere sopraffatti. I piani di governanti asserviti agli interessi di alcune minoranze (interne ed esterne) sfruttatrici intendono neutralizzare o annullare qualsiasi progetto alternativo. Il sentimento di impotenza può determinarsi quando ci si convince (si viene convinti) che la realtà è immutabile e questo presente è l’unico possibile. Cosa che non accadeva quando tanta gente lottava e ha perso la propria vita per cercare di conquistare un mondo più giusto. La memoria va ai desaparecidos e a chi non si è messo in disparte per cambiare le cose. Ieri vi erano meno motivi per contrastare il potere e mutare lo stato di cose presenti rispetto ad oggi eppure le battaglie furono più esaltanti.

D. Secondo te possiamo davvero uscire dai drammi dei nostri giorni?

R. Oltre che desiderarlo dovrebbe essere una scelta di vita poiché ciò che è in gioco è la stessa sopravvivenza della specie umana. Mentre stiamo parlando è in corso una guerra di aggressione fuori da ogni legalità e con la disapprovazione della maggior parte del pianeta. L’economia di guerra dovrebbe spingerci con maggiore forza a lottare per i diritti umani. Quello che sta accadendo richiama non a generiche prese di posizione ma ad un comportamento etico e morale a difesa della vita, della giustizia, del lavoro, dell’istruzione, della salute e della pace. Pace che ci deve preservare come soggetti ed attori della nostra storia per metterla al servizio dell’umanità ostacolando tutti coloro che a ciò si oppongono.