L’IMPERO
di Julio Schwarsberg

Dovremmo dire: l’ONU esiste ancora? Ha un senso? E’ stato solo svuotato? Le strutture internazionali hanno un qualche rapporto con le esigenze dei popoli o non è forse vero il contrario? I Parlamenti (come in Italia) sono una sede per decisioni che riguardano la nazione e la sua stessa politica estera o l’ìllegalita spadroneggia? La piazza ritorna attuale e in essa la nostra lotta per dare un senso ad un programma che davvero sia occasione per mutare lo stato di cose presente…
La politica espansionista e imperialista degli Stati Uniti d’America ha origini lontane ed è legata a bisogni commerciali, economici e politici che non nascono e né si concluderanno con l’attuale aggressione all’Iraq. E’ già dalla fine Ottocento che ha inizio una politica nordamericana come manifestazione imperiale di una tappa del capitalismo in continuo movimento ed espansione. Eccedenze di prodotti manifatturieri, eccedenze di valuta, accumulazione e concentrazione di capitali, bisogni immediati di apertura verso nuovi mercati, controllo politico e militare delle aree che possono ritardare o fermare la dinamica stessa del processo capitalistico, portano gli USA ai primi interventi extraterritoriali. Nord-Africa, Cuba, Filippine sono alcuni esempi che la storia ci ha consegnato, esempi che dobbiamo considerare importanti se vogliamo capire e prevedere il domani. All’inizio del secolo scorso s’istituzionalizza il primo passo della politica imperialista. Paesi lontani che possono diventare concorrenti, paesi lontani che non accettano l’egemonia nordamericana, paesi lontani che cercano di costruire il proprio destino. Da Theodoro Roosvelt a Bush, non c’è niente che possa spingerci a pensare che qualcuno dei dirigenti storici nordamericani non abbia seguito e rispettato l’ideologia del capitalismo. Nel Novecento s’afferma questa ideologia interventista: Guatemala, Vietnam, Cambogia, Cile, Indonesia, Argentina, Africa (paesi in lotta contro il colonialismo), e tanti altri. Eredi di una ideologia coloniale che tra il settecento e l’ottocento era principalmente in mano agli inglesi, gli USA elaborano, e sviluppano il passaggio dal capitalismo all’Impero.  Una lunga scia di morte e devastazioni, d’interventi armati  (e non solo) diretti con l’appoggio di complici di turno. Milioni di desaparecidos, di vite cancellate, dimenticate; milioni di vittime di una aggressione selvaggia da parte di un paese che cercava e cerca ancora di estendere e ampliare i suoi confini e depredare ogni risorsa possibile. CIA e Fondo Monetario Internazionale (il braccio economico e quello armato di questa ideologia) vanno con il loro comportamento, addirittura oltre la famosa frase di Monroe che sosteneva "l’America  agli americani". Oggi, infatti, la frase è stata trasformata come segue: "il Mondo agli americani". Il Mondo, in realtà, dice NO WAR - NO ALLA GUERRA, milioni di persone sono per le strade a manifestare contro la ipocrita politica USA anche se, paradossalmente, questi milioni di persone non manifestano unite contro l’imperialismo. Non è sufficiente dire no alla guerra, è necessario riconoscere che il confronto si è alzato, il livello è più elevato e urge definire con chi e contro di chi si lotta. Un concetto etico profondo come la Pace non è più sostenibile passivamente. Parole o intenzioni non bastano. Fermare la Guerra significa elaborare una politica antimperialista coerente, organizzata, ideologicamente innovativa e creativa, che abbia la capacità di risposte non generiche (per poi domani replicare… all’infinito) e di portare il confronto fuori dal conflitto bellico. La battaglia per l’egemonia, per determinare rapporti di forza a vantaggio delle classi oppresse come sosteneva Antonio Gramsci con tanta chiarezza è ancora attuale. Non dobbiamo dimenticarlo. DP marcia e marcerà sempre con e per la Pace dichiarando Guerra alla Guerra dell’imperialismo e ai tentativi di egemonia politico militare degli Stati Uniti d’America ormai fuori da ogni legalità: anche la più scontata. Dare alle meravigliose iniziative per la pace un contenuto politico è il dovere d’ogni rivoluzionario che lotta per un mondo migliore e vuole costruire un socialismo davvero nuovo e creativo.