VIA IL GOVERNO DELLA GUERRA
di Fabio Massimo Vernillo

 

Una lunga interminabile marea di popolo sta invadendo le strade di tutto il pianeta in nome della pace. E in Italia questo fiume non ha territorio. E’ solo protesta? E’ qualcosa in più? E’ coscienza di un imperialismo cinico per il profitto di una minoranza? E’ coscienza dei propri diritti e doveri? In questo ultimo periodo, forse anche perché questa maledetta guerra incide sugli interessi di chi si è sempre ritenuto “non toccato dagli avvenimenti” tragici di questo presente, il popolo per la pace ha ingrossato, come mai nel passato, le sue fila e la sua voce è diventata possente. Non vi è una sola iniziativa che non sia parte di “un senso comune” originale: bloccare i treni della morte, issare una bandiera contro l’economia di guerra all’Altare della Patria, scioperare in un cantiere navale, ritrovarsi a milioni in piazza con una fiaccola o esporre una bandiera “arcobaleno” da un balcone. Eravamo milioni a Roma e tantissimi a Camp Derby. Eravamo lì con le nostre bandiere rosse e un pugno alzato verso il cielo per dire no ad un capitalismo assassino. Confondendoci con i tanti si alla pace. A Camp Derby, Sigonella ed Aviano (sedi da cui partono ordigni di morte e di una NATO da mandare via per riconquistare la nostra sovranità nazionale), a fermare i treni della morte, davanti l’Ambasciata Usa e inglese non eravamo milioni eppure forse dovevamo esserlo. E tutti e tutte dovevamo gridare “via il governo della guerra e processiamo i criminali che ne sono protagonisti”… Lo hanno fatto il PRC e DP, i disobbedienti e movimenti vari, i Cobas e l’AIASP, le Rdb e un “ponte per…” e non lo hanno neppure balbettato identiche cose i nostri centrosinistri che se l’ONU lo avesse permesso avrebbero indossato l’elmetto (come in Kosovo, come in Afghnaistan, come in Somalia… dove ci siamo macchiati anche di violenza sessuale). Amici dell’America del Nord sempre e comunque: è come se ci si dichiarasse da democratici amici della Germania prima di Hitler e poi ancora amici della Germania con l’avvento di Hitler. La Francia, la Germania, la Russia (e la stessa Cina) non sono nemici della guerra e sappiamo bene di quante miserie sono insozzate le loro scelte di politica estera e tuttavia le contraddizioni interne al sistema capitalistico vanno valutate per tornare a dare un ruolo alla battaglia per mutare lo stato di cose presente, per creare consapevolezza tra le masse: guai se i grandi drammi non sono per noi occasione per evitarli definitivamente nel futuro. E, intanto, i massacratori autorizzati di curdi (come ieri lo era Saddam con il silenzio-assenso di chi oggi ha invaso l’Iraq) ovvero i governanti turchi stanno cercando di capire come utilizzare le follie della logica aberrante del fondamentalismo di mercato e della guerra infinita e preventiva per loro fini esclusivi. L’Europa è unita per fermarli (favorendo ulteriormente le mire coloniali USA) quanto non fa ciò che dovrebbe verso la guerra illegale dei suoi sempre amici “atlantici”. Dobbiamo allora informare: dobbiamo smascherare ipocrisie e furbizie. Dobbiamo non permettere ad alcuni partiti pacifisti di oggi di essere i guerrafondai di domani: perché lo scenario di guerra è solo alla sua alba e il suo tramonto potrebbe precedere le tenebre per l’umanità intera. Dobbiamo smascherare chi (altrettanto cinicamente) vuole utilizzare il grande movimento pacifista per biechi fini elettoralistici (prossimi) e chi continua a non dirci con chiarezza quale è il programma ed il progetto per un nuovo internazionalismo basato sulla cooperazione tra popoli sovrani, nuovi modelli di sviluppo, disarmo. E mentre questo conflitto occupa le nostre vite in questi giorni dobbiamo riaccendere il faro su altri conflitti altrettanto “illegali” come in Palestina ad esempio. Dobbiamo chiedere lo scioglimento della NATO e pretendere la riforma sostanziale (dalla parte dei popoli) di organismi internazionali (come l’ONU) ormai svuotati e ridicolizzati (e complici: vedi Corea recentemente). Dobbiamo capire (oltre la violenza del mercato) quale Europa e in quale direzione questo continente deve e vuole marciare. Questo e molto altro. Dobbiamo ri-ragionare sulle risorse energetiche, sulla ricerca per fonti alternativi, sui consumi (disuguali), sui valori e le priorità per contrastare l’attuale organizzazione mondiale delle disuguaglianze e il suo fardello di tragedie: fame, carestia, mancanza di acqua, di istruzione, di cura, di libertà. Dobbiamo fermare, oggi, le ulteriori mire espansionistiche degli USA verso l’America Latina, l’Asia e l’Africa… Dobbiamo rilanciare le parole d’ordine eccezionalmente moderne che ci appartengono: “PACE, TERRA, LAVORO, DIRITTI, LIBERTA’” come patrimonio imprescindibile. Dobbiamo riprendere in seria considerazione la questione del Sud del mondo per uscire dalle gabbie imposte dall’imperialismo e dai suoi giullari. Dobbiamo uscire da una idea di società divisa tra oppressori ed oppressi, sfruttatori e sfruttati (quanto è moderno riconoscerlo in pieno sviluppo tecnologico!) e conquistare la “Nuova Comune”. L’attualità del pensiero di Marx ed Engels, di Lenin e di chi ha difeso il socialismo (e continua a farlo), di Gramsci e Guevara e di milioni di partigiani è evidente ma dargli un futuro (per la continuità della stessa specie umana) dipende da ognuno ed ognuna di noi, dalla nostra capacità di essere uniti e al tempo stesso consapevoli di un fine e dalla volontà di rivoluzionare noi stessi per l’emancipazione dei popoli, per una mutazione una volta per tutte che ci faccia ricordare i nefandi avvenimenti di questo tempo come  “le ultime catastrofiche impennate dell’animale predatore e primitivo nemico dell’etica dell’essere e della stessa idea di civiltà”. E la lotta continua. Hasta la Victoria Sempre!