SCUOLA: RIFORMA MORATTI

In pieno periodo di riforma Moratti, strutturata come un intervento tra l’inutile ed il destrutturate, va avanti nelle scuole, a mo’ di esperimento, un percorso definito “Progetto qualità”. Capofila la regione Lombardia, con curiose code nella provincia di Foggia e Caltanissetta. In pratica le scuole sono sottoposte a pressione culturale con il miraggio di ipotetici fondi europei prossimi venturi per poter foraggiare un innalzamento della qualità delle stesse. Qualità per produrre qualità. Per il 2001 l’Istituto Schiapparelli di Milano aveva avuto fondi per un progetto che aveva tra le finalità, perseguite in accordo con la Direzione Scolastica regionale della Lombardia e con Assolombarda, associazione regionale degli imprenditori, i seguenti obiettivi: a) diffondere cultura, metodologia e strumenti della qualità; b) impostare, sviluppare, sperimentare soluzioni pilota per questioni innovative e normative; c) favorire l’integrazione formativa e valorizzazione delle risorse del sistema territoriale. Un vuoto assoluto. Un fumo totale. Il codice linguistico di tanto elefantiaco procedere risente totalmente del linguaggio azienda. Basti scorrere le sezioni del sito www.requs.it. E’ dal 1992, dai governi del centro sinistra, dalla “nuova scuola” di Berlinguer, tanto per ricordare, che un gruppo di aziende - una cinquantina ad oggi, tra le quali, a caso, Agip, Alcatel, Elemond, Ibm Italia, Mercedes Benz, Bayer, Montedison, Nestlè, Pirelli, Rcs editori, Siemens telematica, Snam, Unilever Italia - fiatano sul collo alle scuole di riferimento per portar avanti una filosofia radicalmente aziendalistica. L’Assolombarda è la punta di riferimento del progetto. Il sito ben illustra tale percorso. La certificazione qualità, che si raggiunge dopo un percorso ad ostacoli, difficilissimo nel suo snodarsi burocratese, abbisogna di tutori, esperti, aiutanti, che provengono da agenzie specializzate e già testate, già qualificate e che si fanno pagare decine di milioni in vecchie lire, per svolgere un lavoro di accompagnamento per modulistica certificativa. Convegni, libri -sovente editi dalla casa editrice La scuola -, discussioni, ore di lavoro da pagare ad insegnanti che si aggirano nel nulla. L’obiettivo: la “qualità totale” in stile FIAT. Infatti diversi anni fa era proprio l’azienda torinese, ora stracotta, che aveva lanciato la parola d’ordine in gioco. In epoca Romiti l’azienda di Torino prefigurava nella “qualità totale” la sola possibilità di difesa dall’attacco delle capacità manageriali e produttive giapponesi. Abbiamo tutti sotto gli occhi le condizioni nelle quali  la FIAT versa ora. La scuola italiana è ridotta agli estremi di sopravvivenza. La ricercata “qualità totale” si scontra con ritardi impressionanti. Troppi guai. A pioggia: lavagne che mancano, biblioteche fantasma, laboratori indecenti, edifici che crollano causando vittime. Gli insegnanti pagati male ed alcuni, i precari, ancora peggio retribuiti e con forti ritardi. Lo standard di acculturazione si abbassa sempre più ma ciò che diventa importante per il “progetto qualità” sembrerebbe essere un “modello di gestione centrato su una lettura della scuola come organizzazione che eroga un servizio per gli studenti, e le loro famiglie ma anche all’intera comunità”. Come se la scuola sinora fosse stata una rivendita di carne; ed ancora: “un insieme coerente di processi che devono essere programmati, governati e controllati per garantire la qualità e l’affidabilità dell’offerta formativa “privilegiando lo sviluppo di una cultura della qualità condivisa da tutti gli operatori ed i clienti della scuola”. Banalità aziendalistiche completamente inutili - grande la trasformazione dello studente in cliente -, ma specificate con molto garbo ed assurdo linguaggio modernista.