25 APRILE:
LE NOSTRE IDEE NON MORIRANNO MAI
di Luigi Longo

 

“Quando è nata la Resistenza? Essa è nata con il fascismo. Fin dal primo giorno, fin dalle prime manifestazioni di violenza delle camicie nere, violenza armata e organizzata contro il popolo, il popolo si è levato alla difesa, alla resistenza e alla lotta. Fin dal primo giorno, la resistenza popolare fu la difesa non di semplici interessi di parte, ma della libertà, del progresso e della dignità umana e, per ciò stesso, dei più vitali ed essenziali interessi nazionali ed oltre… Questa lotta si spiegò in grandiosi movimenti di massa, come agli inizi del fascismo e durante il periodo Matteotti, e si restrinse spesso all’azione sotterranea di piccoli gruppi di audaci e di eroi: conobbe i più grandi martiri e le abiure più abiette… Lotta di uomini e donne, di intelligenze e di cuori. Il fascismo rivelò subito, al di là degli inganni demagogici e della confusione ideologica, il suo vero volto antipopolare: oggetto dei suoi attacchi furono fin dal principio i lavoratori: le loro sedi, le Camere del Lavoro, le Case del Popolo, le loro manifestazioni, i loro uomini, dirigenti ed umili militanti; i suoi mezzi furono: l’incendio, l’assalto, il rogo di cultura, l’assassinio notturno, l’olio di ricino, il manganello… migliaia di organizzazioni vennero distrutte, si riempirono le carceri, le tipografie di giornali operai devastate e il lavoro politico arrestato. Perché tutto questo? Perché le vecchie classi dirigenti, perché i gruppi possidenti più avidi, vedendo messi in pericolo i loro più radicati, esosi e feudali privilegi dal crescere e progredire delle forze del lavoro, suscitarono il movimento fascista e lo scatenarono contro il popolo… alla base del complesso travaglio di quegli anni, sostanzialmente, stava il conflitto tra lo slancio di rinnovamento politico ed economico che pervadeva le masse lavoratrici e il cieco, egoistico ed oscurantistico conservatorismo delle vecchie classi dirigenti feudali… Oggi sembra che tutto sia stato relativamente facile e naturale; tutta la resistenza al fascismo si dispiega, nel ricordo, in una successione logica di motivi, di eventi e di raggruppamenti di forze. Ma tutte queste cose non sono venute da sé; sono state il frutto di dispute e lotte, di grande coraggio e di grandi sacrifici pensando all’avvenire. (…) Perché l’Italia fosse di nuovo libera presero le armi circa cinquecentomila partigiani e circa ottantamila caddero sul campo di battaglia o nel martirio. Sono i nostri morti, quelli che conoscemmo da vicino, che vedemmo cadere, essi sono presenti nel nostro cuore e nella nostra mente. “E’ triste ma fiero il discorso che fanno ai nostri cuori i morti che ci sono vicini” scriveva Eugenio Curiel alla vigilia di essere assassinato come un delinquente…”

 

(sono trascorsi tanti 25 aprile e le strade italiane hanno continuato a vedere il sangue di lavoratori e nuovi partigiani, come a Reggio Emilia ieri e a Genova oggi. Si voleva impedire a Gramsci di pensare arrestandolo e facendolo morire in carcere e si vuole impedire ad un popolo intero di credere in un mondo migliore oggi assassinando ancora centinaia di Gramsci ovunque: trentamila desaparecidos in Argentina e tantissimi e tantissime sotto le dittature feroci di Pinochet e di Fujimori, in Guatemala e in tanta parte dell’Asia e dell’Africa. Sono trascorsi tanti 25 aprile e uomini legati alla Repubblica di Salò fanno i ministri nel nostro Paese e l’eco delle stragi di Stato, delle bombe sui treni e degli attentati fascisti a Brescia e a Bologna, sembra lontano, dimenticato. Sono trascorsi tanti 25 aprile e vecchi “picchiatori” governano insieme a novelli reazionari e con loro avanza un programma che sta uccidendo ogni conquista sociale, la stessa democrazia e ogni libertà e pluralismo. Niente è come prima e il presente non è una fotocopia del passato e tuttavia ai prepotenti del pianeta ancora una volta devono contrapporsi i partigiani (piccoli e nuovi) della Terra ed oggi, come allora, di molti (e molte) non conosciamo neppure il nome ed il cognome, il volto, lo sguardo, il suono della voce ma sappiamo che ancora sono la gioventù dell’umanità e la speranza di un futuro diverso e migliore…

Appunti di Cesare e Antonio Capuano pensando anche a loro nonni assassinati dal mostro nazi-fascista con un piccolo monumento a Parma e una tomba mai trovata a Procida, isola-confino, che seppur simboio sempre meno ricordati vivono nelle lotte di chi non intende mettersi in disparte e rinunciare alla fatica di portare avanti una nuova tappa della rivoluzione democratica ed antifascista verso un socialismo inedito e dei popoli)