DIRITTO A COMUNICARE
di Enrico Giardino

Difendere  la RAI?
Difendere la RAI realizzando un vero e qualificato servizio radiotelevisivo pubblico.

 

Coloro che  difendono la democrazia costituzionale in questo Paese  sono giustamente indignati e preoccupati per le sorti della RAI, azienda degradata e penalizzata, ma  non ancora omologata al potere propagandistico, commerciale e personale di un solo individuo: l’attuale presidente del Consiglio,  monopolista della TV italiana , padrone o azionista in settori editoriali e telecomunicativi di vecchia e nuova tecnologia. Questo esito umiliante, illegale e pericoloso,  è imputabile a logiche e responsabilità collocate anche nel centro-sinistra: esse devono essere individuate, spiegate e rimosse, senza altre ambiguità.

Serve oggi uno scatto di vera autocritica, di  civiltà, di legalità costituzionale, di qualità e di approccio altro -  strutturale e strategico -  ai problemi radiotelevisivi, informativi e comunicativi.
Per questo abbiamo lottato e  lavorato in questi decenni, trovando il consenso di lavoratori e cittadini, ma non delle Istituzioni, dei partiti, dei vertici RAI,  perché?

Ribadiamo tutta la validità del nostro impianto propositivo, in particolare per la vicenda RAI.

Siamo in sintonia con il protocollo di Amsterdam sulla “radiodiffusione pubblica” (trattato UE), ma anche con le istanze di “democrazia della comunicazione”,  ribadite ancora a Porto Alegre2.

Il rinnovo qualificato del CdA. - RAI - come da sempre - è solo uno dei problemi da risolvere.

Ecco, in estrema sintesi,  le nostre proposte  (www.romacivica.net/forumdac): 

1. Definizione del ruolo e della missione della RAI - servizio pubblico nazionale radiotelevisivo e telematico - sulla base di  una “Carta dei diritti comunicativi (attivi e passivi) dei popoli, dei cittadini-utenti  e dei lavoratori della comunicazione “ (giornalisti e non); 

2. Statuto di AUTONOMIA  espressiva e  gestionale della RAI che la tuteli dalle ingerenze indebite  dei poteri forti: come multinazionali, governi, confindustria, Vaticano,  ecc.

Quindi norme antilottizzatorie, spazio ai pluralismi ed alla dialettica sociale e politica  (diritto a comunicare) standard di qualità dei programmi e dei servizi, tutela di tutte le professionalità ideative e produttive, trasparenza gestionale e risorse certe,  ancorate solo ai compiti assegnati. 

3. Unitarietà delle strutture RAI, con articolazione funzionale  e multimediale dell’offerta, dei modelli  ideativo-produttivi, della organizzazione del lavoro e delle professionalità.

No alla cessione degli impianti di trasmissione – risorsa strategica e decisiva di ogni Ente di radiodiffusione- che produce, non programmi o servizi, ma solo programmi e servizi radiodiffusi.

No alla cessione, privatizzazione e  mercificazione di palinsesti ed utenti RAI (RAI1 e RAI2).

Le infrastrutture di trasmissione devono essere di proprietà pubblica e collettiva, altrimenti viene vanificata   ogni possibile competizione tra gestori  privati in concorrenza. 

3. Offerta RAI decentrata ed organizzata per aree tematiche multidisciplinari e multimediali organiche, con una valutazione “a posteriori” della qualità dei programmi, assegnata a strutture qualificate ed ai cittadini-utenti, mediante una radicale riforma dell’Auditel (tutto e solo  commerciale). 

4. Rilancio della conflittualità e della democrazia sindacale in RAI, diritti offuscati da una lunga pratica consociativa, subalterna, lottizzatoria e burocratica, accettata o praticata con gravi danni al tessuto produttivo, professionale  e  contrattuale dell’azienda. Questi danni “interni” si sono  proiettati  sui cittadini-utenti con  prodotti omologati in basso, scadenti e discutibili. Di qui la perdita di centralità politica e di credito della RAI, che tuttavia mantiene ancora  il primato dell’ascolto e degli investimenti produttivi. 

5. Riforma del CdA e delle strutture dirigenziali RAI in modo da assicurare in esse valori ed  esigenze dell’opposizione sociale e dei lavoratori della comunicazione, ma anche competenze adeguate  : per esempio  in materia di tecnologie, di economia e di ricerca cognitiva ed industriale .