LA LOTTA DEI SEM TERRA E’ PATRIMONIO DELL’UMANITA’

Quando siamo andati a prendere Geraldo Gasparin alla stazione di Roma, nostro ospite in una iniziativa popolare sul Brasile e le lotte dei Sem Terra, non ci aspettavamo d’incontrare un compagno poco più che ragazzo. Geraldo vive a Porto Alegre è fa parte della direzione nazionale del Movimento. Arrivato nella nostra città, dopo una serie d’incontri organizzati da Punto Rosso di Milano in varie località, ci ha subito entusiasmati con la sua semplicità, la sua disponibilità ed anche la sua curiosità verso la storia della Capitale. Abbiamo, quindi, fatto un viaggio immediato dentro il nostro “libro di storia” continuamente minacciato da un saccheggio altrettanto secolare e, poi, siamo andati alla Casa dei Popoli dove diversi compagni e alcune compagne di DP ci aspettavano. La cena è stata un’occasione, intima, per dialogare sul Brasile, dove recentemente abbiamo partecipato al congresso nazionale del PCML, per rafforzare alcune idee espresse proprio in questo spazio da Giovanni Franzoni sulla “Terra è di Dio” e, quindi del popolo, sulle lotte per la riforma agraria e il cinismo del neoliberismo. Argomenti che si sono approfonditi, successivamente, nell’assemblea pubblica del giorno dopo culminata con una cena a base di pizza in un locale dell’estrema periferia della città tipico e semplice ma incredibilmente umano. Dal dibattito è emersa una società brasiliana dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e questo è in parte determinato da una proprietà rurale dove pochissimi detengono le terre e diversi milioni di brasiliani sono senza terra. La Banca della Terra (tentacolo della Banca Mondiale) offre denaro ad alcuni “campesinos” per l’acquisto della terra ovvero per spaccare il movimento e consentire, in realtà, non l’acquisto dei “pezzi” posseduti dai grandi latifondisti ma di altri “poveri” appunto. Il governo di Fernando Henrique Cardoso, che governa il paese dal 1995,  ha aumentato la repressione verso le lotte subordinando, tra l’altro, l’economia nazionale al nuovo modello neoliberista e tagliando qualsiasi “sostegno” all’organizzazione cooperativistica e associativa dei contadini. I Sem Terra sognavano di combattere la povertà lottando contro il grande latifondo ma in realtà il nemico è più ampio e utilizza qualsiasi mezzo di informazione per screditare le lotte e gli stessi Sem Terra. Le politiche governative privilegiano, in sostanza, unicamente le grandi imprese e viene massacrato l’intero servizio pubblico agricolo: ciò favorisce processi di dollarizzazione in arrivo (su cui dovrebbe riflettere anche l’Europa dell’Euro), difficoltà nell’economia che pagheranno non solo i brasiliani ma l’intera America Latina ed altri popoli di altri continenti, ulteriori povertà e abissali squilibri sociali. Anche per questi motivi i Sem Terra lavorano sul fronte della presa di coscienza, della resistenza, dell’istruzione e della sanità denunciando anche i pericoli della manipolazione genetica non controllata. Sono, dunque, le imprese transnazionali a farla da padrone (Nestlè, Parmalat ecc.) sotto la guida impietosa del Fondo Monetario Internazionale e dell’imperialismo USA. Anche per questi motivi le battaglie dei Sem Terra sono un patrimonio dell’umanità intera soprattutto ora che il loro congresso ha compreso gli stessi opportunismi della Chiesa tradizionale senza distaccarsi dai tanti cattolici che non vogliono rinunciare ad un impegno che è anche lotta di classe. Il giorno dopo Geraldo è partito per il Brasile, per quella città dove pochi giorni fa si sono incontrate diverse realtà tra contestazione e voglia di iniziative antiglobalizzazione, e noi sappiamo che l’unità non ha confini ed è un nostro dovere non solo essere attivi nel nostro cortile di casa ma esserlo anche sotto un’ambasciata come quella brasiliana o per conquistare la nostra riforma agraria in un piano che proponga di mutare lo stato di cose presente. Ciao e a presto.