QUI NON SI PARLA DI POLITICA  
a cura di Andrea Pettinelli
 

Quasi fossero gli anni trenta quando il regime fascista distribuiva i cartelli da affiggere in ogni spazio pubblico con la dicitura "Qui non si parla di politica".

Ed a due mesi dalle elezioni politiche pare che sia meglio non toccare questo tasto perché "la tastiera suona male".

Si sente parlare di un esercito del bene (quello del polo) contro l'esercito del male...che le Vacche Contesse (...dopo le mucche pazze...e tossiche) hanno da risolvere "i problemi concreti... quali appunti la cocaina troppo tagliata e le pene d'amore tra barche e Ferrari...che lo spessore politico si misura solo ed assolutamente attraverso un confronto in televisione, ma dopo Sanremo perché Sanremo è Sanremo e pertanto bisogna far vedere al paese che tutto sommato siamo ancora una bella allegra famiglia che ha tanto da far vedere al vicinato ed a tutta la sua parentela...dove la zia belloccia e zitella organizza le festicciole in mini gonna per le nipoti, stando bene attenta che il maschiaccio di turno non eccedi in palpaggi e turpiloqui (...mimando gesti e "scandendo il labiale" "sottotono" però, l'importante è che non si sentano)...dove tutto è straordinario ed emozionante...ed allora evviva la democrazia cristiana, perché la democrazia o sarà cristiana o non sarà!...dove il papa lancia appelli perché ora! adesso! subito! smettano i massacri...dove i polli alla diossina scendono in campo sulla regione Liguria tra Sanremo e Novi Ligure, il nuovo ombelico del mondo mass mediatico... cribbio, perché vuoi mettere un presidente operaio che si è fatto da sé, piuttosto che un radicale che ama il verde e che desidera tanto cambiare l'Italia insieme? E dio santo!  Così se lui usa la nave, io uso il pulmino, se l'altro usa il treno, allora si prende la bicicletta, e se uno va in motorino...allora uscirà un Forrest Gump che insieme a Bonolis correranno a piedi per il paese, poiché il cavallo non si può usare visto che già Battisti e Mogol l'hanno già fatto... perché se uno dice che è un impegno preciso quello delle città più sicure, l'altro spiega che se si vuole fare giustizia è compito suo garantirla, pirla!

 Ma quanto è bello però il bipolarismo, è romantico: l'eterna lotta tra il bene ed il male.

 Ma c'è anche chi ad ottant’anni insieme ad altri quattro compagni e compagne hanno fatto più di 5000 km in un auto per portare una testimonianza del fervore rivoluzionario e dell'orgoglio di un popolo che da oltre quarant’anni resiste contro i potenti della terra, non senza difficoltà e fallimenti. C'è chi pur cercando di comprendere i problemi politico- amministrativi dei comuni italiani si autorganizza per dare il suo contributo fattivo alla propria realtà, ma poi si ritrovano costretti ad auto esiliarsi, per evitare di farsi male nel marasma dell’approssimazione e della mediocrità di un centro-sinistra che governa dimostrando al suo o non suo centro che la gioventù è meglio relegarla in posti dove non è possibile essere raggiunti e dove non li ascolta nessuno; costretti ad auto esiliarsi per avere più garanzie dagli attacchi esterni quali vigili, polizia, carabinieri o la s.i.a.e., per cercare di concertare piccole masse attraverso “sconcerti” dei gruppi musicali di base e tentativi di riappropriazione di spazi e di diritti che oramai dovrebbero essere acquisiti.

Come il caso di compagne e compagni della provincia di Perugia che si danno alla macchia per rifugiarsi dagli occhi dei benpensanti per stare insieme, scambiarsi libri e bottiglie di vino e qualche carezza..., oppure come nel caso di associazioni varie, collettivi ecc., a noi vicini, che invece si ritirano in cave abbandonate, tra l'altro autoriambientate con il tempo diventando perfino posti evocativi, per costruire ed organizzare una nuova e giovane resistenza, affinché la rivoluzione diventi anche uno stato di gioia. Infatti il forum giovani coglie l'occasione dello spazio nella rivista non solo per il suo oramai diario di bordo, ma anche come diario di appuntamenti: per il fine settimana tra il 30, 31 marzo e 1° aprile 2001 nell’ex cava di via Ninfina sotto il paese Norma in provincia di Latina, Monti Lepini, invece di passare quel poco tempo libero che rimane sbattuti tra pub e discoteche, o in macchine su km di asfalto, in continuo movimento solo per fare da motore a commercianti, al consumo, al capitalismo, svuotando le nostre piccole tasche, invitiamo a passare una giornata, o due, di primavera all'aperto, in un contesto dove ci sarà l'espressione di un vero nuovo che avanza, da più parti d'Italia, che progetta, che si organizza, che costruisce in mezzo a davvero mille difficoltà, con una fiducia nella nostra umanità, dimostrando che "SI PUO' FARE", dove musica, dibattiti aperti, al di là delle formalità e della autorefenzialità, sono la continuazione programmata di diverse manifestazioni che da tempo caratterizzano i punti dove sono operative diverse cellule.   

E la cosa ancora più affascinante è che mentre accade tutto questo, ci sono due cuginetti, Michele e Giada di 11 ed 8 anni, ed una sorellina di 11, Erica, che stanno leggendo un fumetto della storia del CHE, dal suo viaggio in sud America sulla "poderosa" insieme a Granado, fino a quel fatidico 9 ottobre 1967 nei pressi di La Higuera in Bolivia, dove si spegne un sogno. Così...tanto per cominciare. Come ha scritto di pugno su quelle pagine per loro "Ad Erica, Giada e Miguel revolucionari. Con affetto  Alberto Granado": nostro ospite in Italia.

Hasta la Victoria Siempre