AVANZARE
A PICCOLI PASSI
MA NELLA GIUSTA DIREZIONE
di Massimo Meloni
Il
clima politico che ormai si è consolidato in Italia è quello della campagna
elettorale; campagna elettorale che fin da adesso, anche se questa non è
ufficialmente iniziata, si presenta come lotta durissima fra i candidati del
Centrodestra e del Centrosinistra alla guida del paese. Il possibile futuro
"presidente operaio" e il "Ciccio Bello" del centrosinistra,
secondo tattica ormai consolidata da quando in Italia vige il regime del
maggioritario, si menano forte mettendo a nudo (con le accuse che si scambiano)
il marciume e la corruzione del regime borghese. Niente di nuovo sotto il cielo,
si potrebbe dire, ed effettivamente non possiamo non vedere l'attuale conflitto
fra Centrodestra e Centrosinistra per quello che è: un conflitto fra i diversi
partiti e le diverse lobbies che danno rappresentanza alla borghesia o,
addirittura, sono parti della borghesia stessa. Partire da questo assunto di
base è fondamentale per comprendere (o provare a farlo) come i
marxisti-leninisti devono muoversi, sia per quel che concerne la fase economica
e politica attuale, sia per quello che sul breve e medio periodo rappresenta
l'obiettivo supremo del loro lavoro: la fondazione (o rifondazione che dir si
voglia), di un concreto Partito Comunista. Chi scrive ha la convinzione che,
nell'articolato dibattito in corso fra compagne e compagni, vi siano dei margini
di settarismo (sperando che i margini non siano vere e proprie aree) che
occludono (o rallentano) le possibilità di una concreta unità fra comunisti.
Come in altre occasioni è stato ribadito l'unità di cui sopra non deve essere
di tipo "generico", essa deve basarsi sui principi comuni del
marxismo-leninismo... principi che, però, devono essere applicati nel concreto
dell'attuale situazione economica e sociale (sia con riguardo alla sfera
internazionale che a quella nazionale della lotta di classe). Alla luce di ciò
ritengo che oggi vadano considerati, quale bussola per il nostro agire, alcuni
dati irrefutabili (e utilizzo l'aggettivo "irrefutabile" perché
ritengo che le cose che sto per scrivere siano state ormai provate dallo stesso
svilupparsi degli eventi economici e politici):
1.
Tornando al punto di partenza di questa riflessione (scontro
fra Centrodestra e Centrosinistra), nessun dubbio vi può essere sul fatto che
l'unica concreta differenza fra i due Poli sta nelle modalità di gestione della
crisi del Capitalismo e non nel fatto che, poniamo ciò come ipotesi, il
Centrosinistra propone provvedimenti progressisti a favore delle masse popolari.
Chiaramente, avendo i DS una buona riserva di voti popolari da spendere
sull'agone politico certi provvedimenti economici e politici (nella sostanza
assolutamente funzionali al Capitale) devono essere diluiti nel tempo, e non
proposti brutalmente come farebbe il Centrodestra. Ciò, mi pare, non dimostra
che la logica del "meno peggio" sulla quale, ancora oggi molti
compagni concordano, debba essere sostenuta. Non dimentichiamo come, sui
provvedimenti “chiave” a favore dell'ordine borghese (privatizzazione della
scuola, di settori fondamentali dell'economia pubblica, fascistizzazione della
società ecc.) proprio il Centrosinistra ha fatto passi da gigante, ponendosi di
fatto sul terreno che tradizionalmente era occupato dalla Destra. In definitiva
già da questo primo dato (complementarità fra Centrodestra e Centrosinistra a
tutto vantaggio della Borghesia, pur intesa nelle sue tante sfaccettature)
ritengo che una cosa irrinunciabile per tutti i compagni e tutte le compagne che
si richiamano al marxismo-leninismo sia il rifiuto del bipolarismo ed un
maggiore impegno ad un'organizzazione unitaria che, pur non essendo ancora il
Partito ma esistendo in funzione di questo, sappia davvero unificare gli sforzi
di tanti compagni dando nel contempo visibilità alla prospettiva della
Rivoluzione Socialista.
Fatti salvi questi dati, va sottolineato (e già
precedentemente è stato fatto) che ancora permangono fra compagne e compagni
degli elementi di settarismo certamente non salutari per un'azione che sia la più
compatta ed unitaria possibile in vista del Socialismo. A mio modesto avviso
tali elementi di settarismo si manifestano nel chiudersi di certi compagni e
certe compagne solo ed esclusivamente nel lavoro teorico (importante ma da
accompagnare alla prassi), evitando il confronto pratico e la collaborazione con
altri compagni, magari perché ci si prepara ad incensarsi del titolo di
"primi ed unici creatori del Partito Comunista". L'atteggiamento in
questione è settario proprio perché isola chi lo pratica dall'azione concreta
( giusta o sbagliata che sia) dei compagni e delle compagne che si impegnano si
sul campo della teoria, ma per farne discendere anche su piccola scala un'azione
pratica…. tale azione pratica (sempre correggibile) deve essere, nell'ambito
di un leale confronto fra compagni, il reale strumento di verifica di ciò che
è giusto e sbagliato e nient'altro. Chi oggi rifiuta di confrontarsi seriamente
ed unitariamente con compagni e compagne di varie organizzazioni (per arrivare
il prima possibile al Partito Comunista, senza che per altro si pretenda di
avere il titolo di "Creatore" dello stesso) chiudendosi nel proprio
convento, fa uno sbaglio drammatico. Chi, di fronte alla velocità con cui gli
avvenimenti si stanno dispiegando, non vede la necessità di trovare subito
punti programmatici unitari fra compagne e compagni, capaci di fare coagulo fra
gli stessi non respira evidentemente la tremenda puzza di regime fascista che,
per chi scrive è invece vomitevole. E allora, compagne e compagni, avanziamo a
piccoli passi ma nella giusta direzione. Rafforziamo il più possibile i
contatti, discutiamo di proposte economiche e politiche che nell'immediato diano
visibilità alla prospettiva del Socialismo e nel contempo facciano discendere
alla teoria una conseguente prassi, soprattutto facciamo di un'azione politica
unitaria l'unico strumento di verifica di ciò che è giusto e di ciò che è
sbagliato…. rinunciamo al settarismo insito nello snobbare i tentativi di
azione pratica di tanti compagni e compagne (giudicati evidentemente poco puri)
e nell'attendere il momento in cui si farà nascere il proprio partitino e si
dirà: "Io, e nessun altro, l'ho creato". Dunque, compagne e compagni,
lavoriamo unitari contro la logica del bipolarismo e senza fare troppo
affidamento alle possibilità di cambiamento interno del PRC (partito
revisionista e istituzionalista). Mettiamo da parte manie di protagonismo e
cerchiamo la conferma della bontà delle nostre teorie nella pratica politica
unitaria, l'unico concreto mezzo che abbiamo sia per affinare la conoscenza
dell'attuale fase economica e politica del capitalismo, sia per rafforzare
sempre più il nostro rapporto politico (che deve necessariamente avere sbocco
nel Partito Comunista), sia per non rimanere immobili testimoni dinanzi alla
reazione borghese.
Avanzare a piccoli passi, ma nella giusta direzione!