PARI OPPORTUNITA’
di Ines Venturi

 

Saremo governati da una destra arrogante e, indubbiamente, nemica di tante conquiste delle donne: la legge 194, una maternità libera e consapevole, servizi, lavoro e via elencando. Il tasso di disoccupazione fra le donne è quasi il doppio rispetto a quello maschile, in particolare al sud e tra le giovani generazioni: l’Italia è il Paese europeo, dopo la Spagna, dove le donne sono fortemente penalizzate nell’accesso al lavoro anche se in attività autonome e indipendenti il dato cambia. In crescita, dunque, le libere professioniste ed in calo altri settori (in particolare l’agricoltura). Comunque sono tantissime le ragazze diplomate e laureate: frequentano i licei più dei ragazzi e ottengono risultati migliori e nelle università il 38% circa ha ottenuto una laurea a fronte di un 33% dei ragazzi. Le anziane, invece, sono fortemente discriminate, costrette a vivere con pensioni irrisorie e “obbligate” ad occuparsi di lavori domestici fino ad età avanzatissima. Modesta anche la presenza delle donne nelle istituzioni e di gran lunga inferiore alla stessa media europea. Consolante la libera scelta di vivere l’associazionismo e la solidarietà che vede le donne impegnate in prima fila. Anche molte donne in età avanzata svolgono lavoro di cura per parenti ed amici privatamente e negli ospedali. Le aspettative di vita media è per le donne di oltre ottanta anni e di settantacinque per gli uomini. Le donne italiane vivono a lungo ma il loro stato di salute è peggiore di quello degli uomini o almeno lo è statisticamente: vivere di più implica maggiore condizione di disabilità col trascorrere degli anni. In questi anni l’interruzione di gravidanza è enormemente  diminuita in Italia e per le donne nel Mezzogiorno vi sono servizi  sanitari pubblici inefficienti e costi rilevanti per portare avanti una gravidanza con un incremento costante di parti cesarei (il più alto d’Europa). Il problema non è intervenire, dunque, come vorrebbero forze oscure e nuova barbarie contro la 194 ma potenziarla pensando ai servizi, alle strutture per la maternità, ai consultori, a centri sanitari preventivi e, poi, ai nidi ecc.  Tra le attività ricreative e culturali che vedono maggiormente impegnate le ragazze spiccano il canto, il ballo, il teatro, le belle arti. Questi brevi dati ci confermano, nonostante l’onda lunga delle lotte femminili, nonostante una dinamicità esaltante (studiano meglio e di più dei loro coetanei, investono in cultura e frequentano più dei maschi teatri e musei e sono seriamente impegnate nelle battaglie umanitarie) le profonde contraddizioni e differenze di genere nel nostro Paese. Il tasso di disoccupazione rimane alto e con esso altre discriminazioni che non raramente sconfinano con la violenza e la stessa divisione dei ruoli all’interno della coppia rimane asimmetrica ed il lavoro familiare ricade ancora pesantemente sulle spalle delle donne. L’organizzazione sociale nel suo insieme è, poi, ancora omofoba… L’altra metà del cielo è e rimane nella sua lotta di emancipazione la conditio sine qua non per l’emancipazione della società: e dopo il 13 maggio 2001 a maggior ragione.