CI SIAMO
di Tiziano Tussi

Curioso il libretto di Maurizio Zipponi sul mondo del lavoro che tanto ha stupito e positivamente anche Valentino Parlato che ha scritto “è un libro speciale. Non da leggere per commentare, ma da leggere per fare.” Mah? Comunque il libretto è stato ristampato, dopo i tipi della Mursia, da Liberazione ed allegato al giornale per diversi giorni, nel maggio 2001. Zipponi, da tempo dirigente sindacale della Fiom della Lombardia e conoscitore specialmente dell’area attorno a Brescia, nelle sue pagine pare non capire bene in che mondo economico stia lavorando. O meglio. Sa del capitalismo, logicamente, sa del profitto, che si incontra a volte nel testo come dato di fondo delle relazioni sindacali nelle aziende, ma non ne fa l’asse portante del suo discorso. Il testo è a volte un poco contraddittorio – vedi l’ultima parte sul terrorismo che non si capisce se abbia inciso o meno nelle fabbriche e se lo potesse ancora fare – e da una parte critica la concertazione del 1993 come “strumento obsoleto”, dall’altra ripropone in pratica una nuova concertazione. Dice, in molti passi, che tra aziende e sindacato deve esserci un nuovo rapporto che deve prendere atto della presenza dei lavoratori nelle scelte industriali – così del resto si apre il libro, con una sfida dei lavoratori all’azienda nel caso dell’Ansaldo. Evidentemente sul piano del profitto aziendale. – per una migliore difesa del posto di lavoro, per una ripresa o comunque una miglior ripartizione del tempo di vita e di lavoro dei lavoratori. L’individuazione della categoria “temporale” della nuova frontiera del capitalismo è veramente azzeccata.ma non da ora, ed anche  in Italia, sebbene  in modo  non spasmodico, il tempo è stato l’elemento centrale dl capitalismo. Basti pensare al bellissimo lavoro di Harry Brevermann (Lavoro e capitale monopolistico. La degradazione del lavoro nel XX secolo, Einaudi, Torino, 1978) sul controllo del tempo negli uffici statunitensi all’inizio del secolo. Le scoperte scientifiche, le nuove rotte coloniali: tutto è sempre stato speso nel senso di fare risparmiare tempo. A chi? All’impresa o come diavolo si è chiamata nel corso della storia. Basti ricordare ad esempio le leggi sul lavoro minorile ed i mezzucci per non osservarle, nell‘800. Insomma tutto per risparmiare tempo: time is money. L’adagio, conosciutissimo, è significativo in questo senso. Ecco perché le aziende del tempo del lavoratore si interessano ben poco. Zipponi porta esempi preoccupanti di nuovi contratti di lavoro che vedrebbero il lavoratore totalmente alle dipendenze della sua azienda, chiamato a tempo, secondo le necessità. La destrutturazione del tempo rituale della giornata di lavoro che è stata una delle conquiste dei lavoratori nel secolo scorso è comunque continuato durante gli anni e del resto non tutti i lavoratori in ogni luogo ne hanno goduto. Alcuni studi di centri finanziati dal capitale – il Centro Aaster, per esempio, diretto da Aldo Bonomi, interessante è a proposito il suo Il capitalismo molecolare, Einaudi, Torino, 1997 - hanno tranquillamente indicato in una coabitazione di lavoro dipendente e schiavismo – in aree diverse, a volte – il nuovo segno dell‘economia attuale. La risposta,  anche sindacale, non può essere quindi, come propone Zipponi, rimettere in piedi una nuova forma di contrattazione, di concertazione, ma evidentemente con nuovi rapporti di forza che sappiano togliere all’azienda per dare al lavoratore. Questo naturalmente in attesa di una rivoluzione politica comunista  e dell’abbattimento della proprietà privata. Nessuno si aspetta dalla CGIL una deriva rivoluzionaria. Ma almeno occorrerebbe non giocare al ribasso cercando di fare perdere un pochino di meno, con meno velocità, ai lavoratori, dovrebbe essere nell’ottica “politica” del “fare sindacato”. Chiaro che ci dovrebbe essere una specie di accordo internazionale, con nuovi rapporti di produzione, in questo senso, nei Paesi più importanti del mondo, almeno in essi. Non è così ora e non si sa quando lo sarà. Ma porsi questo obiettivo mi pare la risposta più sensata per la sopravvivenza del sindacato a lungo periodo. Nel breve, almeno non bisognerebbe aggiungere illusioni ad illusioni.

 

Maurizio Zipponi,  CI SIAMO
Editore Mursia-Liberazione, maggio 2001, pag. 115.