DOPO LE
ELEZIONI DEL 13 MAGGIO 2001
DIBATTITO A PIU' VOCI
Truffe, truffe e…INDEGNITA'
(nota di E. Giardino)
A) ELEZIONI POLITICHE NAZIONALI
Si è appena conclusa la più scandalosa e truffaldina
campagna elettorale dell’ Italia repubblicana che ha premiato
“oltremisura” – in una specie di referendum plebiscitario - il più grande
monopolista commerciale e mediatico europeo, il cavaliere Silvio Berlusconi.
I suoi “avversari” della pseudosinistra (Ulivo)
avevano in questi anni, prima protetto il vincitore e le sue “conquiste”
illegali per evitargli la galera,
poi lo avevano anticipato “sul
suo terreno”, promuovendo una ideologia mercantile, presidenzialista e
privatistica ed una politica antipopolare, antisociale ed anticostituzionale su
tutte le questioni nodali.
La legge elettorale “truffa” del 1952 ( Scelba) è un gioco da dilettanti rispetto al livello di truffa e di illegalità anticostituzionale di queste elezioni maggioritarie e bipolari:
grazie al premio
di maggioranza, al maggioritario, agli accordi di cartello, al gioco dei
collegi, alle liste civetta, il
ceto partitico “consociativo” dei
due schieramenti (duopolio) si è
fatto beffa della volontà e della sovranità popolare della
nostra Costituzione.
Così alla
Camera, uno scarto del 1,7% tra i
due “poli” equivale ad una differenza di
90 seggi, rubati appunto ai partiti esterni al duopolio.
Basta pensare che - secondo la Costituzione e nel
proporzionale - il 5% equivale a
32
deputati alla Camera ( su 630 ) ed a 16
senatori (su 315), per capire la
dimensione della truffa elettorale.
Rifondazione Comunista con il 5% ottiene 3 senatori; invece la lista “Biancofiore” (ccd+cdu, Casini-Buttiglione) con il 3,2% (senza quorum) ha 73 seggi. Di Pietro nessuno con il 4% circa.
Candidati “eccellenti” bocciati dall’elettorato, vengono “ripescati “ dalla quota
proporzionale, per accordi di vertice ed in barba alla volontà popolare.
A questa miseria si è ridotta, nell’era del “neoliberismo”, la volontà e la sovranità popolare!!
Ma la beffa politica
non si ferma al sovvertimento del rapporto voti-seggi oppure al monopolio di
due leaders di partito e dei loro “amici–alleati “ (vedremo fino a quando).
Infatti già dichiarano di voler essere solo i notai
“intransigenti” degli impegni governativi: impegni non difformi da quelli
della loro agenda politica. Entrambi i “competitori” si preparano ad
invertire il gioco di scambio “maggioranza- minoranza”, ma
sempre dentro le rigide e condivise compatibilità dei “poteri
forti”, transnazionali e nazionali.
CIA , USA, NATO, Vaticano, FMI, Confindustria, Polizia ed Esercito sono i compari veri del
duopolio “neoliberista”, ieri , oggi e domani…. Ora che la strada è già
tracciata, si può “osare di più” in termini di restaurazione,
colonizzazione, militarismo, arroganza padronale, repressione.
Quindi il
problema vero sarà per noi quello di sapere:
chi
dove e come farà opposizione sociale ed
istituzionale
chi difenderà la
Costituzione e chi la riscriverà
chi
difenderà lo Stato, le funzioni ed i
servizi pubblici
chi
i diritti dei
cittadini e dei lavoratori
e soprattutto
con quali idee, progetti popolari e di
classe e con quali forme di lotta
I partiti esclusi o ridimensionati in Parlamento –
come i Verdi, Di Pietro o Rifondazione Comunista –
dovranno uscire da ogni ambiguità e
rendersi più credibili ai soggetti
dell’antagonismo e della opposizione sociale che già
sono in campo (opposizione al governo
ed al sistema).
Cresce comunque il divario
e la dialettica tra “palazzo” e Paese reale, tra politica oligarchica
e gravità dei problemi sociali e personali. Anche la politica “estera” del
duopolio - guerrafondaia ed aggressiva , non
a caso omessa nella campagna elettorale – rafforzerà lo scontro sociale e di
classe a livello internazionale e nazionale. Così la dislocazione di imprese e
la fuga di capitali.
I Verdi sono ancora “interventisti” ? Cosa diranno
Verdi e Di Pietro sulle aggressioni prossime venture ? E sui mass-media, Verdi,
RC e Di Pietro cosa faranno? Si accontenteranno della pseudo-cessione delle reti
del Cavaliere o vorranno altro? E i sindacati confederali chi reggeranno ?
B) ELEZIONI COMUNALI E CIRCOSCRIZIONALI
Queste istituzioni sono ormai deputate
all’assistenzialismo residuale dei più deboli e degli emarginati, esposti –
come tutti gli altri cittadini-sudditi –
alle nefandezze della politica “neoliberistica”: sfratti, disoccupazione,
alti costi dei servizi sociali, precarietà, emarginazione, assenza di sedi di
dibattito e di incontro, assenza di solidarietà e di sostegno umano e sociale.
Gli eletti “locali”
subiscono – ormai impotenti - le
politiche internazionali e nazionali dei loro laeders di partito (presidenzialismo)
e cercano – nel caso migliore - di attenuarne i riflessi più disastrosi sulle
categorie più deboli: anziani, giovani disoccupati, sfruttati di ogni etnia.
Tentano di essere la “interfaccia buona” nel
rapporto Istituzioni–cittadini, in modo da attenuare la rabbia ed il disprezzo
che molti provano per le angherie e le ingiustizie quotidiane.
Il successo di Rifondazione comunista serve alla causa
del comunismo e dei comunisti, contrastando una
diffusa criminalizzazione anticostituzionale di questi ideali e di questi
militanti quanto l’interessante affermazione di DP e altre liste alternative.
13 Maggio 2001
di Massimo Meloni
Le
elezioni che il 13 maggio 2001 hanno sancito la “conquista” del parlamento
italiano, e dunque del governo della nazione, ad opera della sedicente “Casa
della Libertà” devono essere oggetto di attenta analisi da parte delle
comuniste e dei comunisti italiani. Tali elezioni sono state infatti un vero e
proprio terreno di lotta, a prescindere dalla maggiore brutalità del centro
destra rispetto al centro sinistra, fra le comuniste e i comunisti da una parte
(siano essi nel PRC o no) e la coalizione dell’Ulivo; i politici appartenenti
a questa coalizione hanno scatenato nei confronti dei comunisti e delle
comuniste appunto una vera e propria guerra per il semplice motivo che questi
decidevano di non appoggiare la coalizione che sosteneva Rutelli, nonostante i
suoi ideatori affermassero la necessità di dare il voto all’ex sindaco di
Roma per non consegnare il paese alle destre. Occorre riconoscere che il
bersaglio maggiormente colpito dagli attacchi del centro sinistra è stato il
PRC, nonostante i massimi dirigenti di questo partito, con il loro segretario in
testa, non abbiano mai espresso una volontà definitiva di rompere con l’Ulivo
al quale hanno più volte proposto accordi per un’alleanza che potesse avere
anche solo minimamente natura politica; la superbia dei massimi esponenti del
centro sinistra è stata tale da precludere qualsiasi alleanza con il PRC, che
chiedeva in cambio di una maggiore disponibilità nei confronti di Rutelli
nient’altro che l’abolizione delle famigerate liste civetta…Risultato
delle elezioni, al termine di una campagna elettorale dove gli esponenti dei due
poli si sono divertiti a mostrarsi gli altarini a vicenda? Alla Camera la Casa
delle Libertà ha ottenuto 368 seggi contro i 242 dell’Ulivo (in realtà 250
considerando quelli ottenuti dai Rutelliani con la SVP) mentre Rifondazione
Comunista ha avuto 11 seggi (frutto del 5% di consensi che il partito
Bertinottiano ha avuto con i voti della quota proporzionale); al Senato la
coalizione Berlusconiana ha 177 seggi contro i 125 dell’Ulivo (ai quali ne
vanno aggiunti però altri 3 ottenuti con il SVP), 3 li ha piazzati il PRC, 2
Democrazia Europea mentre 1 lo ha Di Pietro (ora non più per la fuga a destra
del suo rappresentante), la SVP, le Liste autonomiste ed “Altri” Il
risultato che spicca è ovviamente il grande vantaggio numerico in termini di
seggi esistente fra il Polo e l’Ulivo, ma anche il fatto che alla Camera Il
PRC è l’unico partito non facente parte dei due poli rappresentanti entrambi
i poteri forti del Paese e d’oltreoceano ad avere ottenuto seggi (segno questo
che l’invito al cosiddetto voto utile non ha tirato più di tanto) giacché
Democrazia Europea così come la Lista Di Pietro non hanno superato la
famigerata soglia del 4% per ottenere seggi alla Camera con il meccanismo di
attribuzione proporzionale. Tuttavia vi sono anche forze politiche interne ai
due poli che hanno preso, “gareggiando” alla ripartizione proporzionale dei
seggi alla Camera, risultati prossimi allo 0% che hanno sancito la totale
mancanza di autonomia di tali forze rispetto alla logica bipolare: ci riferiamo
alla Lega (che ormai non può che consumarsi nel suo verbalismo nazional-padano
senza avere il potere di ricatto sul governo Berlusconi che ebbe nel ‘94),
allo SDI e ai Verdi (il cui Girasole non è neanche nato, 2% circa è la
percentuale di questi due partiti messi insieme) e ai Comunisti Italiani di
Cossutta e Diliberto (persi ormai nell’Uliveto di D’Alema, Veltroni &
C.). Una novità assolutamente da segnalare è, infine, l’affermazione della
Margherita fra le forze politiche del centro sinistra; la coalizione fra
Democratici, Lista Dini e Popolari prende il 14% dei voti con la voglia di
candidarsi direttamente alla guida dell’Ulivo per le prossime elezioni. E’
indubbio che con i DS che perde più di 2.000.000 di voti (passa da circa il 20%
dei consensi a poco più del 16%) la direzione moderata dell’Ulivo non dico
tanto che ha finalmente vita, ma che si consolida; fino ad oggi infatti i DS
hanno sempre cercato, in quanto partito più forte della coalizione del centro
sinistra, non tanto di dare una direzione coerente di sinistra (seppur moderata)
alla coalizione ulivista, ma di inseguire l’elettorato moderato ai fini di una
vittoria elettorale che dopo la caduta di Prodi diventava sempre più
improbabile. Ora, con il fallimento di tale operazione e la conseguente corsa
degli Amato e dei D’Alema di turno per trasformare definitivamente i DS in un
grande “partito socialista” dove chiunque lo voglia (Cossuttiani e
Rifondaroli compresi) potrà trovar posto, non solo l’Ulivo ha natura ancora
più moderata ma si apre in prospettiva la possibilità che alla lunga ambedue i
Poli si possano sfrangiare proprio in corrispondenza delle loro appendici
“moderate” e centriste…..seppure una tale prospettiva sia sul breve
periodo da scartare, essa è da prendersi in considerazione sul medio e lungo
periodo anche perché mai il progetto di un ritorno al Grande Centro è stato
scartato da un Berlusconi così come dagli epigoni vecchi (e nuovi?) della DC.
L’ascesa all’interno dell’Ulivo di una forza politica come la Margherita
deve essere forte elemento di riflessione per i comunisti e le comuniste fuori e
dentro Rifondazione: al momento attuale la natura borghese, piccolo-borghese e
moderata dell’Ulivo risulta accentuata rispetto al passato, così come abbiamo
visto non sia da escludere la possibilità (difficile da realizzarsi ma non
impossibile) di una coalizione o di un partitone centrista, che se si affermasse
affosserebbe il bipolarismo (se non il sistema maggioritario)…un quadro
politico simile deve rafforzare e non indebolire le ragioni che hanno portato il
PRC a presentarsi alle elezioni senza entrare in coalizione con un centro
sinistra con il quale francamente era praticamente impossibile, per dei
comunisti, allearsi. Come trovare d’altronde un accordo con un coacervo di
forze politiche che avevano fatto la guerra imperialista in Serbia, privatizzato
gran parte del patrimonio economico nazionale, dato vita a finanziarie lacrime e
sangue, manganellato, se non peggio, chi lotta per diritti e un mondo migliore
ed infine abolita la gratuità dei processi contro i licenziamenti senza giusta
causa? Osservando le vicende pre-elettorali come quelle direttamente legate alla
campagna elettorale stessa è facile comprendere che il 13 maggio è stato uno
spartiacque per tutti i sinceri comunisti e per il movimento rivoluzionario
italiano e se i dirigenti del PRC smettessero di ammiccare ai D’Alema di turno
abbandonando la convinzione che si possa spostare a sinistra chi da tempo ha
rotto il suo legame con tutta la storia e la tradizione dei lavoratori solo coi
richiami all’etica comunista e al buonismo si potrebbe davvero lavorare
seriamente (anche con il PRC) alla costruzione di un serio movimento comunista,
marxista e leninista, per il rinnovamento Socialista. Momentaneamente il gioco
borghese del bipolarismo è rotto e con la rottura di tale gioco sono poste le
condizioni per lavorare sulle contraddizioni della borghesia (i suoi due poli
non sono compatti, d’altronde il trasversalismo ha fatto il bello ed il
cattivo tempo per tutta la passata legislatura) e per essere realmente sponda
degli embrioni di movimento che ci sono e che possono crescere solo se diretti
verso lo scopo politico del Socialismo. Gli sconfitti di queste elezioni faranno
di tutto per sconfiggere a loro volta Berlusconi e soci: riattiveranno i
sindacati “svenduti” (scandalosamente zitti durante tutto l’interregno del
centrosinistra), si ergeranno a difesa dei poveri (come fatto dal Polo nella
passata legislatura) e muoveranno le masse popolari su uno scacchiere dove in
realtà, lo si voglia o no, si gioca (già da parecchio tempo) sulla loro pelle.
Le comuniste e i comunisti possono (e
devono) lavorare su questo esplosivo quadro politico, ma perché si possa
lavorare bene occorre rompere con le ambiguità legate alla ricerca di un
rapporto con il centro sinistra per instaurare un più fruttuoso rapporto
dialettico con quei lavoratori che incominciano ad organizzarsi per difendere i
propri diritti senza deleghe in bianco o mal riposte….tutto ciò non esclude
affatto che si possano avere accordi tattici con i DS in alcune e specifiche
situazioni (di volta in volta da valutare anche in rapporto alle possibilità di
esercitare egemonia sull’elettorato di questo partito e non solo), tuttavia è
ormai chiaro che, anche in virtù delle elezioni del 13 maggio, il processo
reazionario in Italia è ormai ad un altissimo grado di sviluppo che non potrà
essere spezzato da alleanze fittizie con i DS (e tutti i suoi satelliti), magari
in nome di una comune provenienza politica…se l’ala economicista del PRC
riflettesse su ciò sarebbe la volta che Rifondazione potrebbe essere davvero e
pienamente definita una “forza politica comunista”. Bertinotti, Mantovani,
Giordano & C. dovrebbero ricordare lo slogan di una vecchia pubblicità
sulla birra: “Meditate gente, meditate”.
ELEZIONI, PROSPETTIVE,
LAVORO
di Tiziano Tussi
Le elezioni sono terminate da poco ma occorre, anche per la temporalità della rivista, cercare di dare al lettore alcune indicazioni di prospettiva. I risultati acquisiti in termini di seggi e percentuali dicono oramai che Berlusconi governerà per cinque anni. Tale deriva si poteva evitare. Ulivo e Rifondazione Comunista con la conoscenza di sondaggi e di umori elettorali avrebbero dovuto porre rimedio a tale prospettiva. Pensiamo cosa sarebbe stato per il panorama politico italiano la non vittoria della cosiddetta “Casa delle libertà”, impattando al Senato. Destrutturazione del centro-destra con possibili scenari di sbriciolamento di tale compagine venendo meno i soldi del padrone che paga. Sarebbe stato un grande risultato comunque. In questo scenario invece ognuno dovrebbe guardare le proprie responsabilità.
Vi è una netta distinzione sempre tra tattica e strategia. La tattica può suggerire certe azioni, mentre la strategia dovrebbe essere più chiara, pur risultando tra i due momenti ovvi gli intrecci.
Sembra proprio che né nell’Ulivo né in Rifondazione vi sia un reale ripensamento di tale intreccio. Ognuno insomma va avanti in fondo senza autocritica ripensando a ciò che è stato fatto.
La sorte di Rifondazione Comunista ci interessa più da vicino, ovviamente. Il partito dovrebbe infatti ragionare anche ciò che è e non solo ciò che vuole vedere. I numeri! Dieci anni fa, al suo nascere, aveva più iscritti e più voti, alle prime elezioni. Solo nell’ultima elezione politica i voti di RC erano circa 3.200.000. Ora sommando Bertinotti e Cossutta - somma quantomeno azzardata – ne mancano all’appello ben 800.000. Non pare un grande risultato. Tutta la campagna elettorale, i temi esposti fanno capire che il partito vive un poco di rimessa. Grandi temi vengono presi e trattati in modo un po’ troppo mediatico. Manca una infrastruttura dello stesso che riesca a produrre risultati politici di rilievo. Forse non ci si indirizza bene alla cosiddetta formazione del partito, restando Rifondazione, in fondo, una somma di correnti. Per questo il segretario è caricato di un compito troppo grande. L’assenza di un gruppo dirigente si fa sentire. La personalizzazione sul leader se crea fideismo dimostra però anche un limite. Infatti Rifondazione è Bertinotti e Bertinotti è Rifondazione per troppi uomini e donne di sinistra. E ovviamente il leader può essere “simpatico” ed “antipatico”. Ma non si è ancora imposto il senso del partito “in sé”. Basti fare i paragoni con il PCI, da cui almeno una parte di RC deriva, per misurare la lontananza di effetti che quel partito faceva su chi lo votava e su chi lo avversava. Vi era il riconoscimento di una complessità che produceva certo un segretario di partito ma vi erano comunque anche altri uomini, posizioni e voci, che si agitavano in esso, al di là del segretario. Questo è un problema serio che non pare prendere rilievo in RC. Vi è molta più dialettica nei DS ma è oramai legata al solo controllo dell’apparato del partito più che a interpretazioni di esso. Solo a volte la sinistra diessina si meraviglia, si ritrae dalle posizioni del gruppo maggioritario però senza mai prendere decisioni radicali. Gruppi che via-via vi si sono incorporati – pensiamo ai Comunisti Unitari – in pratica sono spariti nel gran (almeno tempo fa) calderone del partito. La politica di D’Alema appare il corno da cui guardare la politica di Veltroni, l’altro corno. Ma qui si ferma la questione.
In presenza di tali limiti, e fermiamoci qui, senza citare Verdi e pseudo-socialisti, margherite e girasoli, è chiaro che un partito che si dice comunista deve operare scelte chiare di azione politica. Per esempio un grande impegno sul sistema del voto – logicamente proporzionale – non si è visto da parte del partito di Bertinotti. Vi è stato un gran baccano sulle liste civetta, con scioperi della fame, prime pagine di Liberazione ecc. Forse simile impiego di energie andava buttato dentro un tentativo di far discutere il Paese sul sistema proporzionale. A parte che la pratica dello sciopero della fame è pochissimo comunista ed a parte che, a bocce ferme, le liste civetta avrebbero fatto perdere a Rifondazione 7 seggi!
Cosa fare per il futuro? Evidentemente un lavoro di costruzione e strutturazione della sinistra comunista va di pari passo con il suo irrobustirsi ad ogni livello. Quello dei media non è di poco conto. Come scrissi a Bertinotti tempo fa – una lettera a cui lo stesso ha risposto sul suo giornale – è necessario costruire ed allargare anche la cultura comunista. Meno feste di Liberazione generiche e più dibattiti, incontri, seminari, scuole quadro: in pratica aperture verso l’esterno. Anche in queste elezioni si è avuto un allargamento della percentuale di astenuti e grande messe di schede nulle e bianche. Il futuro sta nel rianimare la coscienza di classe, con mezzi e temi chiaramente comunisti. Altrimenti basterà anche una sola ora di televisione, Mediaset o Rai poco importa, per continuare a proporre un’ipocrita modalità di pensiero. Occorre uscire verso l’esterno e spendere i propri pochi mezzi per obiettivi chiari. Poi la tattica può anche convergere con chi più ci è politicamente vicino. Ma deve risultare sempre ben chiara l’offerta della scelta comunista senza tentennamenti e schizofrenie elettorali che dimostrano in modo palese probabili e possibili schizofrenie strategiche.
IL NUOVO STENTA A NASCERE
di Andrea Pettinelli (Coordinamento Forum Giovani DP)