QUESTIONI DIVINE
a cura di
Edoardo Nucci
M.Antonietta Artusa
I tentativi del pontefice di interferire nella politica italiana, per
spingere governo e Parlamento ad adottare - sulla scuola, l'aborto, le
biotecnologie - una legislazione che si adegui ai "desiderata" dei
vertici della Chiesa cattolica hanno attirato qualche attenzione anche
all'estero. Per questo motivo riportiamo qui un commento di Sergio Salvioni
apparso il 23 maggio su "La Regione", giornale del Canton Ticino. Ci
sembra infatti interessante far rilevare come anche una pubblicazione
"borghese" trovi incredibili, ed inammissibili le manovre della Santa
Sede per imporre il suo punto di vista al Parlamento di una Repubblica che,
seppur ora, per disgrazia, "berlusconiana", rimane pur sempre
indipendente e sovrana.
La voce che ci viene dalla Svizzera italiana è dunque un ammonimento anche a
certi "laici" nostrani che, pur di compiacere il Vaticano, spesso
vendono per un piatto di lenticchie la laicità dello Stato.
Il pompiere incendiario
di Sergio Salvioni
Papa Wojtyla ha creduto opportuno sfruttare l'occasione dell'incontro annuale
con i vescovi d'Italia per commentare le elezioni italiane e per dare consigli
(o istruzioni?) al nuovo governo. Intanto è opportuno rilevare che nessun'altra
nazione del mondo ha avuto o ha il "privilegio" di veder commentare
l'esito delle elezioni dal capo della chiesa cattolica: il che già rappresenta
una anomalia notevole. Sin tanto, tuttavia, che egli augura “concordia e
stabilità per poter esprimere nel modo migliore le sue grandi potenzialità”
non si esce dal luogo comune di un augurio generico, che potrebbe essere
indirizzato agli Stati Uniti d'America (perché non l'ha fatto?) come alla
Germania o a qualsiasi altra nazione. Ma il papa, forse conoscendo le intenzioni
recondite della nuova maggioranza (ha definito il governo Berlusconi “governo
amico”), è andato più in là: egli ha chiaramente chiesto che il nuovo
governo si impegni per abolire il divorzio, l'aborto in tutte le sue forme, la
contraccezione, l'eutanasia, per finanziare le scuole cattoliche, per limitare
la ricerca scientifica. Come conciliare l'esortazione alla concordia tra gli
italiani con questi veri e propri inviti alla guerra civile non si sa. Qui il
Papa gioca al pompiere e all'incendiario, contemporaneamente: mentre invita alla
concordia getta il seme della discordia.
Dire che la tempestività e la perentorietà dei suggerimenti al Governo possono
suscitare preoccupazione è dire poco: da quanto si sa Berlusconi tramite il suo
ambasciatore Gianni Letta sta organizzando un solenne ricevimento in Vaticano
durante il quale il Papa gli darebbe la sua suprema benedizione. Quindi secondo
la regola napoletana: “io ti dò una cosa a te e tu dai una cosa a me”. Solo
che la “cosa” è la coscienza della Nazione, la sua autonomia spirituale.
L'Italia, dopo aver conquistato la sua indipendenza dal Vaticano con lunghe
lotte e estenuanti prove di forza, sta tornando sotto la tutela del Papa ? Sarà
il pontefice a dire quel che deve e quel che può essere fatto, lui a dire quel
che deve essere proibito ? I diktat papali saranno recepiti senza discussione
dal nuovo parlamento ? Torna di moda l'eteronomia della coscienza ? Sento un
forte odore di restaurazione che farà tornare l'Italia indietro di un secolo:
che la beatificazione di Pio IX sia stata un segno premonitore ? Per fortuna il
popolo ticinese, in occasione della recente votazione in difesa della scuola
pubblica contro l'assalto dei ciellini e compagni di merende ha dato prova di
grande maturità, ciò che ci dovrebbe tutelare contro nuovi tentativi
certamente in programma. Ritengo tuttavia importante tenere alta la guardia,
soprattutto se dalla vicina "Repubblica" (fino a quando?) giungono
segnali tanto inquietanti.