inserto FORUM GIOVANI
LETTERA DI ANNA PIEROSARA DA
FABRIANO
Ciao
compagne e compagni, dopo giorni di riflessione ho tradotto su carta alcune idee
che avevo per la copertina di Democrazia Popolare. Riguardo al tema non ho
pensato a niente in particolare, ma sono andata molto a ruota libera ...seguendo
il sentimento di questi giorni ed ancora presi dagli eventi di Genova, come
quando parlammo durante il nostro incontro, di alcuni nostri amici arruolati che
erano presenti a Genova per mantenere l'ordine, ignari di quali potevano essere
le dinamiche, tant'è da indurli a togliersi il casco e spaccare lo scudo
per opporsi insieme ai manifestanti al massacro che si stava sviluppando:
nessuno ne ha parlato...
La proposta di questa copertina è per me l'immagine di una sinistra che accomuna dolore, sofferenza, rivendicazione di libertà e ribellione con un sarcasmo speranzoso fautore di un unico ideale aperto al popolo.
Una concezione un sognante, forse, perdente al primo sorgere del mondo attuale, ma ancora narrabile: le righe scritte di sfondo sono pezzi di frasi del libro "Se questo è un uomo", capolavoro di Primo Levi.
A presto e grazie di averci trasmesso una parte della vostra grinta.
Introduzione
all'inserto del Forum Giovani: con
questo numero della rivista di DP si apre ufficialmente l'inserto del Forum
Giovani, che non vuole essere solo un "bollettino politico", ma anche
uno spazio vivo che porti via la noia il grigiore ed il nichilismo che spesso
caratterizza le nostre vite. E' un posto dove si possono stringere forze,
idee, iniziative che appartengono alla politica nel senso vero e stretto del
termine, cioè alla vita di tutte e tutti noi che viviamo in società
organizzate (...il personale è politico...), pertanto non ci saranno solo
testimonianze, analisi, proposte, appelli, interviste, annunci, denunce, ma sarà
uno spazio vero e libero dove creatività, gioia, entusiasmo, colori e
"suoni", insomma qualsiasi argomento che ci appartiene trova
possibilità di espressione, dalla recensione dell'ultimo disco di Elio e le
Storie Tese alla cronaca delle ultime manifestazioni di piazza. Una
pubblicazione del movimento che si sta radicando, il quale non è monotematico,
esso confluisce orizzontalmente nell'arte, che erroneamente può sembrare più
effimera alle lotte sindacali per il diritto al lavoro, alla casa ed allo
studio, poiché ognuno di noi porta la rivoluzione con sé in ogni posto che
tocca durante il suo viaggio.
redazione FORUM GIOVANI
La multietnicità della
nostra esistenza
di Diego Pettinelli DP-
Urbino
Dopo
gli avvenimenti dell' 11 settembre negli Stati Uniti, ho sentito tantissime
opinioni in merito i motivi per cui siano accaduti tali eventi. Alcune
delle motivazioni riportate erano, a mio avviso, esatte o almeno plausibili, ma
altre erano delle vere e proprie assurdità ed altre ancora avevano il sapore
amaro del razzismo. Proprio su quest'ultime vorrei soffermarmi. Ho sentito
discorsi, anche da “alcuni” compagni purtroppo, che è tipico della
"razza" islamica commettere atrocità ed omicidi, o che gli islamici
hanno il gene del terrorismo nel loro DNA (negli ultimi tempi sembrano esistere
geni per ogni cosa) e che la soluzione sarebbe quella di sterminarli tutti.
Tutto ciò è assurdo e preoccupante. Si sta ritornando a quello sbagliatissimo
concetto di razza; un razzismo biologico tipico della mentalità nazi-fascista
che la storia ha già conosciuto. Altri ancora parlano di motivazioni etniche e
cioè che è nella tradizione, nella cultura dell' islam ricorrere alla violenza
e che sarebbe opportuno alzare un muro tra "noi" e "loro".
Nulla di più errato!
Anche se si è portati a credere che la storia dell'umanità sia piena di
distanze temporali e spaziali incolmabili, le società umane hanno da sempre
mantenuto rapporti strettissimi tra loro, più di quanto si creda. Questo
non significa assenza di diversità, tutt'altro. Spesso, anche all'insaputa
degli stessi soggetti, il contatto è stato molto forte e da sempre (quando
più, quando meno) fra le varie culture si è avuto dialogo e scambio. A
tale proposito riporto un brano del trattato di antropologia di Ralph Linton che
risale al 1936:
"Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un
modello che ebbe origine nel vicino Oriente ma che venne poi modificato nel Nord
Europa prima di essere importato in America. Egli sposta le lenzuola e le
coperte che possono essere di cotone, pianta originaria del vicino Oriente; o di
lana di pecora, animale originariamente addomesticato nel vicino Oriente; o di
seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Tutti questi materiali sono stati filati e
tessuti secondo procedimenti inventati nel vicino Oriente. Si infila i
mocassini, inventati dagli indiani delle contrade boscose dell'Est, e va nel
bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee ed americane,
entrambe di data recente. Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si
lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche. Poi si fa la
barba, rito masochistico che sembra sia derivato dai sumeri o dagli antichi
egiziani (...) Andando
a fare colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con delle monete che
sono una antica invenzione della Lidia. Al ristorante viene a contatto con tutta
una nuova serie di elementi presi da altre culture: il suo piatto è fatto
di un tipo di terraglia inventato in Cina; il suo coltello è in acciaio, lega
fatta per la prima volta nell' India del Sud; la sua forchetta ha origini
medievali italiane; il cucchiaio è un derivato dell’originale
romano (...) Quando il nostro amico ha finito di mangiare si appoggia alla
spalliera della sedia e fuma, secondo un'
abitudine degli indiani d' America (...) Mentre
fuma legge le notizie del giorno, stampate in un carattere inventato dagli
antichi semiti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento
inventato in Germania. Mentre legge i resoconti dei problemi che s'agitano
all'estero, se è un buon cittadino conservatore, con un linguaggio
indo-europeo, ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per
cento americano."
Questo brano non vuole assolutamente mettere in discussione l'esistenza delle
diversità e tanto meno vuole contrastarle; anzi in un certo senso sostiene tale
esistenza. Quello che è centrale nel trattato è il contrasto tra la
convinzione di appartenere ad un gruppo ben definito e l'inconsapevole adozione
di oggetti e comportamenti che hanno svariate origini. Questo significa che il
senso di identità si fonda, soprattutto, sulla rimozione della realtà storica.
E' importante capire che questo
atteggiamento, che fa delle culture delle scatole chiuse, nega la verità
secondo la quale tutte le società sono il frutto di continue interazioni e
scambi; insomma non esistono culture "pure". Perciò
vorrei concludere dicendo ai signori di prima che è pericoloso instaurare
confini etnici poiché significherebbe castrare i processi evolutivi di tutte le
culture, nessuna esclusa.
CONVERSAZIONE
LIBERA
ATTORNO ALL’UOVO DI COLOMBO
di Francesca Basset, Amedeo De Santis, Andrea Pettinelli
(Coordinamento Forum Giovani e DP - Sermoneta)
APRILE:
"Millebipolarismi"
Capitalismo e schizofrenia:
il vocabolario del disonesto: diminuire
le tasse, alzare le pensioni e rilanciare gli investimenti, abbattere
le tasse di duecentomila miliardi e ridurle gradualmente, competitività,
affrontare i problemi concreti, i
programmi, i parametri, risolvere
concretamente i problemi concreti, concretezza, concreto, visibilità, competenza, professionalità,
assumersi le proprie
responsabilità…: BASTA!
Non se ne può
più. Nausea. Nevrosi.
Noi ci
contrapponiamo in maniera dura e resistente, anche nel linguaggio, a queste
nefandezze. Con
questa tecnica dialettica non solo si paventano tentativi di revisionismo e
censura ma si attacca in maniera violenta anche il concetto di diritto. Un
esempio: per competitività e snellimento dell'iter culturale e formativo dei
giovani per un immediato inserimento nel mondo del lavoro si propone mobilità e
flessibilità per aumentare la professionalità e parità scolastica tra
pubblico e privato (perché bisogna essere democratici, quindi parità e
soprattutto concretezza). DISONESTI!
Qui non è questione di "programmi credibili, entusiastici e
concreti", o fare quattro delle cinque grandi missioni del primo grande
“affarista” d'Italia, Berlusconi, ma si tratta di essere onesti oppure no, e
ci troviamo a vivere nel tentativo vergognoso di una restaurazione ben più
“aristocratica” e pericolosa di quelle passate, che cerca di stordire con
linguaggi bombardati attraverso i media intere masse, fino ad annientare idee e
concetti, pensieri, sogni. Grazie
a secoli di lotte, studi e ricerche, esperienze, ci troviamo adesso a superare
il concetto di base e di piramide e capiamo che le nostre relazioni si
distribuiscono orizzontalmente. Altrimenti non avrebbe senso neanche il
linguaggio che caratterizza un moderno e contemporaneo modo di essere, in
particolare quando si parla di territorio e tessuto sociale. E
capiamo anche che i rapporti di forza, cioè costruzione di possibilità per
conquistare i nostri obiettivi, si realizzano serrando le file in cellule, in
gruppi di persone organizzate con un unico obiettivo nel rispetto delle
diversità di tutti, che si distribuiscono nel territorio del nostro Paese.
1,
10,100 VIETNAM!
MAGGIO:
Cosa c'è
che non va?
Questa
campagna elettorale non è una pompa magna come quella del '94 e del '97. Ma
neanche come le regionali del 2000. Il cosiddetto centrosinistra e la cosiddetta
sinistra appaiono comunque coerenti alla loro dinamica: pongono interrogativi,
esigono risposte ed elencano ciò che di buono hanno fatto...come il vecchio
buon padre P.C.I., sempre attento agli equilibri, non tanto della sua famiglia,
ma più che altro di come questa sia credibile al vicinato.
Ma
emergono fatti strani: La
destra ed il sedicente centrodestra oltre al dichiarare la sua sprezzante
vittoria, con il beneficio del dubbio, serpeggia di qua e di là, in pantofole e
di notte, fra i media prima del 13 maggio...quando apparve Maria... addirittura
si elevano gli Emilio Fede, i Mammì, gli Orlando, ex giornalisti del Giornale
sul caso Montanelli-Berlusconi, l'editore Silvio B. o l'editore Paolo B.,
l'avvocato Console fa capolino...e viene fuori che molti confratelli sono stati
abbandonati dal grande fratello, messi in disparte, e giù via con le
dissertazioni sui giornalisti, il loro diritto di esprimere la loro
attendibilità gettandosi fango a vicenda. Si
rinfacciano le responsabilità.
Ed il
caso “Satyricon” di Luttazzi: satira si, satira no...la terra dei cachi, sul
servizio pubblico è inopportuna, una indecenza, è volgare. Pertanto si
chiedono le dimissioni del Consiglio d’Amministrazione della RAI, ecc.
Intanto
Gasparri da Vimercate a Telelombardia “avanza” con una lista nera: quel
libercolo (L'odore dei Soldi di Travaglio e Veltri) è uscito fuori nel momento
sbagliato...Il conflitto di interessi perché viene fuori solo ora...? STOP!
Si può discutere su ogni cosa? Si scomoda perfino il Nobel Fo, per fare uno stupendo seminario sulla satira, sul giullare rivoluzionario si “scarica” di tutto: neanche lui merita rispetto! Al di là di questi accadimenti, dalle emergenze mass medianiche alla loro regolamentazione, prima bisogna valutare e capire se questo “personaggio oscuro che domina l’Italia”, insieme ad altri suoi confratelli come emerge dagli atti giudiziari di mezzo mondo deve darne conto alla Giustizia oppure no.
Oltre ad una emergenza sociale e civile è importante mantenere concentrazione su certe questioni, poiché la vita di Berlusconi e di tutti i suoi confratelli, da dell'Utri a Previti (...a proposito dov'è?) si va ad incrociare con un’enormità di taciti e legalizzati “insabbiamenti”. Quindi parallelamente al nostro lavoro militante, dobbiamo badare bene a non farci spostare l'asse d'interesse su altro affinché il potere non divida quello che è nostro, "quello" che ci spetta, quello che vogliamo: i nostri diritti e le nostre speranze.
GIUGNO: E' assurdo. Disgustoso. E sa di massonico...! il fatto che questi politicanti di governo facciano dei proclami, degli annunci d’intervento ed esercizio del loro compito, senza voler minimamente discutere sui loro contenuti, modalità ecc., ma liquidando il tutto con "poi vedremo, non vi preoccupate che faremo noi in modo che..." Fanno la lotta ai contratti e falsificano i contratti proponendo contratti ed eliminando contratti… E' ridicolo, sembra un racconto con l'orco violento ed ignorante, ma tremendamente comico, surreale, grottesco.
Sono così folli da pretendere dal popolo italiano, sia chi lo ha votato e chi no, un atto di fede e dormire sonni tranquilli, perché tanto ci sono i grandi fratelli che vegliano su di noi.
C'è della follia pura.
Non è possibile credere che l'elettorato sia così davvero offuscato e privo di logica, di buon senso. Il nostro retaggio culturale, grazie anche alla chiesa, appartiene ad una diffidenza diffusa, il popolo è smaliziato: com'è possibile che adesso ci siano tutti questi slanci di cieca fiducia? La paura più grave è che la destra attraverso la sua potenza comunicativa, attraverso giornali, stampa, radio, film, quiz, supermercati, centri commerciali, pub e discoteche diffonda un sentimento di disonesta complicità, poiché tutti hanno qualcosa da nascondere, allora così con noi al governo se te ti fai gli affari tuoi, noi continuiamo a farci i nostri e tu vivrai tranquillo.
LUGLIO: G8: prova del 9
Adesso siamo nella rete. Il peggio deve ancora arrivare. Non è accaduto di tutto: è accaduto abbastanza e volevano che accadesse di tutto!
AGOSTO:
Una
cosa che si dice: “è sempre così, quando c'è la sinistra al governo emerge
sempre, da sinistra, anzi sinistrissima, il bastian contrario che si oppone al
governo di sinistra, quasi tollerasse di più i fascisti”.
Una cosa che non si dice: se ricorrono certi fenomeni dopo un pò sarebbe saggio porsi qualche domanda e cercarne una risposta; inoltre è più facile il riemergere di una contestazione più accesa...oh! vanno al governo i compagni e non ci si aspetta che di li ad una settimana ci sia il socialismo ma, comunque, un qualche segnale da far decodificare al popolo si può anche dare e soprattutto fare, ed invece presi dai problemi CONCRETI, tutte le aspettative svaniscono ed uno dice: "Cazzo!, però non me lo aspettavo dai compagni" e con il tempo non si cambia idea, ma ci si difende dai ciarlatani e dai disonesti, nasce così una coscienza popolare, antagonista che si autorganizza così bene fino a costruire realtà potenti, ma non così bene perché di certo non può entrare in Parlamento e cominciare a fare leggi, processi, ridistribuire le ricchezze indebitamente e disonestamente accumulate (il profitto), quindi il movimento che si organizza fa appello (come un figlio in difficoltà al padre) a coloro che in qualche modo potrebbero entrare in Parlamento, fare leggi, processi e ridistribuire le ricchezze. E di certo un figlio va a tirare la giacca al proprio padre, non a quello di un altro. Poi se il padre è sempre così sciagurato da lasciare il proprio figlio abbandonato a se stesso è una fortuna se non diventa un “emarginato cronico” (o un arrabbiato cronico).
SETTEMBRE:
come
non allibire di fronte a certe scene e non parlare del tormentone del nuovo
millennio? dopo il diluvio universale ci sarà l'America che è sotto attacco...
ATTACK
AGAINST NEW YORK CITY... MAY GOD BLESS THE US.
Ma allora come non notare questo affiorare violento di desiderio di avere un nemico, un espediente per fare una guerra.. prima Arafat, poi Gheddafi, poi Saddam, poi Ocalan e adesso? Il ridicolo della "Giustizia Eterna", la follia di dichiarare guerra ad un nemico che non c'è, che non si vede, che non si è esposto, ma siccome ci sono dei precedenti e potrebbe avere tutti gli interessi a farlo, allora quando meno se lo aspetta, perché sono americano, lo attacco e lo distruggo chirurgicamente. E poi faccio lo scudo spaziale, perché tanto gli islamici sono “kamikaze”: anche fra gli extra terrestri. Con questo tipo di logica si potrebbe mettere in galera tre quarti degli attuali Potenti, senza ricerche e processi, ci sono precedenti documentati…
Innescato
il conflitto civile nella ex Yoguslavia per
anni si è fatto finta che erano screzi tra vicini. Per il terrificante attacco
a New York, da condannare senza pietà, in tempo reale si sono mobilitate
migliaia di persone e poi fermate per tre minuti.
Lo
sbando.
Finché
non ci saranno equilibri non finirà mai di stupirci la follia dei Potenti ed il
manifestarsi della violenza nutrita da chi doveva combatterla… La nostra
incondizionata solidarietà alle vittime del terrorismo e nessun alibi per chi
le usa per scatenare nuove guerre!
Altre mesi ci attendono! - Ci attendono???
NON PER MEMORIA
di Danilo Barreca
(consigliere circoscrizionale eletto dal PRC-Reggio Calabria - iscritto a
DP)
Un
mese fa veniva ucciso Carlo Giuliani, vittima immotivata di una brutale e
sanguinosa repressione poliziesca.
E' giusto ricordare quanto accaduto per non dimenticare, ma non è necessario
fare di questo ragazzo né un mito, né un martire. Carlo era un combattente per
la libertà come tutti noi.
Il movimento contro la globalizzazione capitalistica deve guardare avanti.
L'esperienza di Genova è stata una tappa importante, adesso bisogna continuare
il lavoro cominciato dal Genoa Social Forum e costituire dei Forum Sociali in
ogni città.
Dopo oltre vent'anni cresce l'idea che ribellarsi non solo è giusto, ma è
anche possibile. Per tenere alta l'attenzione però, bisogna avanzare delle
proposte credibile e al tempo stesso coerenti, tenendo ben fermi gli obiettivi:
è fondamentale in questa fase tornare a parlare di "utopie", senza
guardare a cose impossibile da realizzare, ma pensando ad idee ed ideali capaci
di mobilitare, capaci di creare attenzione, si tratta di capire quale società
vogliamo, quali diritti vogliamo, quale lavoro vogliamo, quale cultura vogliamo.
Nel fare questo si deve avere la consapevolezza che questo movimento è qualcosa
di diverso rispetto ai passati movimenti del '68, e del '77. E' un movimento già
maturo, si è visto a Genova quando si è evitato di farsi trascinare in
un'inutile spirale di violenza. Inoltre questo è un movimento che non pensa al
cambiamento dall'alto, non mira alla conquista del potere, per questo fa paura e
si tenta di fermarlo.
Vogliamo essere concreti guardando alla complessità del mondo, tentando di
costruire qualcosa di parallelo e di alternativo, un'economia alternativa, una
socialità alternativa, una cultura alternativa, ma è necessario prestare
attenzione anche alla drammatica situazione locale: il lavoro che non c'è, e
quando c'è è precario e sotto pagato, la cementificazione, l'inquinamento, il
degrado delle periferie.
Mentre nel '68 si guardava al futuro, si faceva tutto in attesa del grande
giorno e i movimenti erano costruiti sulle avanguardie, in questa fase conta
principalmente il presente, e non ci sono avanguardie, siamo tutti militanti,
solo così possono emergere nuove esperienze, caratterizzate dal desiderio di
lotta e giustizia sociale.
Con l'autunno si avvicina una nuova stagione di lotte mentre avanzano minacciosi
venti di guerra. Per questo è necessario essere organizzati per i prossimi
appuntamenti. Nei prossimi giorni come "rete del Sud ribelle" sarà
convocata in città una riunione organizzativa, per fare il punto della situazione
e per organizzare nuove mobilitazioni in città, ma anche garantire una
presenza massiccia alle prossime manifestazioni di Napoli il 26 settembre, e di
Roma il 10 novembre (o Rimini: chissà) e tuttavia sempre territorio per
territorio per dire al terrorismo e per dire no alla guerra e a chi le fomenta.
REFERENDUM SUL FEDERALISMO
di di Omar Minniti (Coord. DP Regione Calabria)
Anche
se restano ancora impresse nella mente le immagini dei gravi
attentati che hanno coinvolto la popolazione Usa, la vita continua e il
nostro impegno non può e non deve fermarsi, nell'imminenza di
importanti scadenze. Poche settimane ci separano dall'ennesimo
appuntamento referendario. Il prossimo 7 ottobre gli elettori italiani
saranno chiamati ad esprimersi sull'ipotesi di controriforma
federalistica dello Stato, su un nuovo tentativo di stravolgere da destra
la Costituzione repubblicana. Il tempo stringe, ma a sinistra, e specialmente
tra le fila dei soggetti antagonisti, ancora non si
avverte l'esigenza di una discussione articolata su un tema così
delicato.
Sembrano lontanissimi i tempi in cui solo la Lega razzista e secessionista di
Bossi "scaldava" i suoi militanti con anatemi su "Roma ladrona"
e rivendicava un forte decentramento a favore delle regioni più ricche del
Paese. Con gli anni tutti (o quasi) i partiti, a destra come a sinistra, hanno
finito col fare proprie, in toto o in parte, quelle posizioni. Ormai il
federalismo viene servito in cento salse, per renderlo appetito ad ogni palato:
esiste il "federalismo solidale", elaborato negli alambicchi di gran
parte della sinistra ex socialdemocratica
e liberal e degli stessi sindacati, il "federalismo democratico",
addirittura il "federalismo nazionale" dei fascisti. Al Sud è
spuntato perfino il "federalismo meridionalista". In ogni modo si
vuole far mandare giù questo boccone amaro, anche a quelle categorie
tradizionalmente restie a quest'involuzione del modo di amministrare lo Stato.
Parliamo degli abitanti delle regioni del Mezzogiorno e dei lavoratori in
generale, che ben poco ci guadagnerebbero da un'amministrazione pubblica
improntata sui particolarismi locali, sulle logiche della deregulation e della
sussidiarietà, sul ritorno di quel "dividi e comanda" tanto caro ai
padroni di ogni epoca (da dove parte l'attacco contro i contratti nazionali e
per la restaurazione delle famigerate "gabbie salariali"?).
Qualcosa di simile al federalismo ha fatto breccia perfino in certi ambienti
della sinistra di classe e critica, un po' per le influenze nefaste influenze
della sinistra moderata, un po' per il convincimento
che possa sussistere un nesso tra decentralizzazione e forme di autogestione,
"comunitarismo" e partecipazione dal basso. Una posizione che naviga a
vele spiegate, soprattutto grazie al vento del Nord-Est.
L'assenza di un dibattito allargato influisce non poco a creare confusione e
disorientamento tra i compagni. Il secco no di Rifondazione comunista,
dichiarato recentemente dalla
Segreteria nazionale, è senza dubbio un primo passo positivo, ma in
questi giorni prima della chiamata alle urne urge, nonostante l'attenzione
dell'opinione pubblica sia rivolta altrove, una mobilitazione ben più incisiva.
Anche perché questa volta, a differenza
degli ultimi referendum-capestro, appare molto difficile l'auspicata bocciatura
della controriforma grazie alla marea montante dell'astensionismo: gli elettori
dovranno esprimersi su un solo quesito
e, per di più, sotto il bombardamento mediatico delle principali fazioni
pro-federaliste.
A mio avviso, suonano più che mai attuali -nonostante siano "vecchie"
di mezzo secolo abbondante- le parole pronunciate da Togliatti durante il primo
congresso legale (il quinto) del Pci, subito dopo la vittoria sul nazi-fascismo:
“Non siamo federalisti; siamo contro il
federalismo. Questo non vuol dire che ignoriamo le regioni e che non vogliamo
concedere loro la necessaria autonomia. si tratta di concedere prima di tutto
ampie autonomie locali ai comuni. Il nostro regionalismo, però, e lo diciamo
chiaramente, ha dei limiti. Un Italia federalistica sarebbe un paese nel quale
risorgerebbero e finirebbero per trionfare tutti gli egoismi e i particolarismi
locali, e sarebbe ostacolata la soluzione dei problemi nazionali nell'interesse
di tutta
la collettività. Un'Italia federalistica sarebbe un'Italia nella quale in ogni
regione finirebbero per trionfare forme di vita economica e politica arretrate,
vecchi gruppi reazionari, vecchie cricche
egoistiche, le stesse che hanno fatto sempre la rovina d'Italia”.
(La vittoria del si apre le porte ad un vero e proprio
attacco alla Costituzione, la vittoria del no è nelle intenzioni delle destre
l’occasione per avanzare proposte ancora più nefande contro la Costituzione.
Realizziamo un grande lavoro per andare alle urne scrivendo sulla scheda “noi
siamo per la difesa e lo sviluppo della Carta Costituzionale, per
l’ampliamento della democrazia nata dalla lotta al nazi-fascismo, per una
partecipazione popolare e dei lavoratori alle scelte che li coinvolgono” (ndr)
La WTO, la
Cina e il Terzo Mondo
di Fidel Castro
Il
29 settembre del 1999 il Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di
Cuba, Fidel Castro Ruiz, in occasione del cinquantesimo anniversario della
fondazione della Repubblica Popolare Cinese pronunciò un discorso assai ampio
su questo argomento. Comunichiamo un piccolo stralcio dello stesso con la
modesta pretesa di proporre contenuti “fuori dal coro” e suscitare
riflessioni.