inserto FORUM GIOVANI

 

LETTERA DI ANNA PIEROSARA DA FABRIANO
Ciao compagne e compagni, dopo giorni di riflessione ho tradotto su carta alcune idee che avevo per la copertina di Democrazia Popolare. Riguardo al tema non ho pensato a niente in particolare, ma sono andata molto a ruota libera ...seguendo il sentimento di questi giorni ed ancora presi dagli eventi di Genova, come quando parlammo durante il nostro incontro, di alcuni nostri amici arruolati che erano presenti a Genova per mantenere l'ordine, ignari di quali potevano essere le dinamiche, tant'è da indurli a togliersi il casco e spaccare lo scudo per opporsi insieme ai manifestanti al massacro che si stava sviluppando: nessuno ne ha parlato...

La proposta di questa copertina è per me l'immagine di una sinistra che accomuna dolore, sofferenza, rivendicazione di libertà e ribellione con un sarcasmo speranzoso fautore di un unico ideale aperto al popolo.

Una concezione un sognante, forse, perdente al primo sorgere del mondo attuale, ma ancora narrabile: le righe scritte di sfondo sono pezzi di frasi del libro "Se questo è un uomo", capolavoro di Primo Levi.

A presto e grazie di averci trasmesso una parte della vostra grinta.

Introduzione all'inserto del Forum Giovani: con questo numero della rivista di DP si apre ufficialmente l'inserto del Forum Giovani, che non vuole essere solo un "bollettino politico", ma anche uno spazio vivo che porti via la noia il grigiore ed il nichilismo che spesso caratterizza le nostre vite. E' un posto dove si possono stringere forze, idee, iniziative che appartengono alla politica nel senso vero e stretto del termine, cioè alla vita di tutte e tutti noi che viviamo in società organizzate (...il personale è politico...), pertanto non ci saranno solo testimonianze, analisi, proposte, appelli, interviste, annunci, denunce, ma sarà uno spazio vero e libero dove creatività, gioia, entusiasmo, colori e "suoni", insomma qualsiasi argomento che ci appartiene trova possibilità di espressione, dalla recensione dell'ultimo disco di Elio e le Storie Tese alla cronaca delle ultime manifestazioni di piazza. Una pubblicazione del movimento che si sta radicando, il quale non è monotematico, esso confluisce orizzontalmente nell'arte, che erroneamente può sembrare più effimera alle lotte sindacali per il diritto al lavoro, alla casa ed allo studio, poiché ognuno di noi porta la rivoluzione con sé in ogni posto che tocca durante il suo viaggio.
                                                                                                        
redazione FORUM GIOVANI

La multietnicità della nostra esistenza
di Diego Pettinelli  DP-  Urbino

Dopo gli avvenimenti dell' 11 settembre negli Stati Uniti, ho sentito tantissime opinioni in merito i motivi per cui siano accaduti tali eventi. Alcune delle motivazioni riportate erano, a mio avviso, esatte o almeno plausibili, ma altre erano delle vere e proprie assurdità ed altre ancora avevano il sapore amaro del razzismo. Proprio su quest'ultime vorrei soffermarmi. Ho sentito discorsi, anche da “alcuni” compagni purtroppo, che è tipico della "razza" islamica commettere atrocità ed omicidi, o che gli islamici hanno il gene del terrorismo nel loro DNA (negli ultimi tempi sembrano esistere geni per ogni cosa) e che la soluzione sarebbe quella di sterminarli tutti. Tutto ciò è assurdo e preoccupante. Si sta ritornando a quello sbagliatissimo concetto di razza; un razzismo biologico tipico della mentalità nazi-fascista che la storia ha già conosciuto. Altri ancora parlano di motivazioni etniche e cioè che è nella tradizione, nella cultura dell' islam ricorrere alla violenza e che sarebbe opportuno alzare un muro tra "noi" e "loro". Nulla di più errato!
Anche se si è portati a credere che la storia dell'umanità sia piena di distanze temporali e spaziali incolmabili, le società umane hanno da sempre mantenuto rapporti strettissimi tra loro, più di quanto si creda. Questo non significa assenza di diversità, tutt'altro. Spesso, anche all'insaputa degli stessi soggetti, il contatto è stato molto forte e da sempre (quando più, quando meno) fra le varie culture si è avuto dialogo e scambio.
A tale proposito riporto un brano del trattato di antropologia di Ralph Linton che risale al 1936:
"Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente ma che venne poi modificato nel Nord Europa prima di essere importato in America. Egli sposta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria del vicino Oriente; o di lana di pecora, animale originariamente addomesticato nel vicino Oriente; o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Tutti questi materiali sono stati filati e tessuti secondo procedimenti inventati nel vicino Oriente. Si infila i mocassini, inventati dagli indiani delle contrade boscose dell'Est, e va nel bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee ed americane, entrambe di data recente. Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche. Poi si fa la barba, rito masochistico che sembra sia derivato dai sumeri o dagli antichi egiziani (...)
  Andando a fare colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con delle monete che sono una antica invenzione della Lidia. Al ristorante viene a contatto con tutta una nuova serie di elementi presi da altre culture: il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina; il suo coltello è in acciaio, lega fatta per la prima volta nell' India del Sud; la sua forchetta ha origini medievali italiane; il cucchiaio è un derivato dell’originale romano (...) Quando il nostro amico ha finito di mangiare si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un' abitudine degli indiani d' America (...) Mentre fuma legge le notizie del giorno, stampate in un carattere inventato dagli antichi semiti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento inventato in Germania. Mentre legge i resoconti dei problemi che s'agitano all'estero, se è un buon cittadino conservatore, con un linguaggio indo-europeo, ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per cento americano."
Questo brano non vuole assolutamente mettere in discussione l'esistenza delle diversità e tanto meno vuole contrastarle; anzi in un certo senso sostiene tale esistenza. Quello che è centrale nel trattato è il contrasto tra la convinzione di appartenere ad un gruppo ben definito e l'inconsapevole adozione di oggetti e comportamenti che hanno svariate origini. Questo significa che il senso di identità si fonda, soprattutto, sulla rimozione della realtà storica.
E' importante capire che questo atteggiamento, che fa delle culture delle scatole chiuse, nega la verità secondo la quale tutte le società sono il frutto di continue interazioni e scambi; insomma non esistono culture "pure". Perciò vorrei concludere dicendo ai signori di prima che è pericoloso instaurare confini etnici poiché significherebbe castrare i processi evolutivi di tutte le culture, nessuna esclusa.  

 

CONVERSAZIONE LIBERA 
ATTORNO ALL’UOVO DI COLOMBO

di
Francesca Basset, Amedeo De Santis, Andrea Pettinelli
(Coordinamento Forum Giovani e DP -  Sermoneta)

APRILE: "Millebipolarismi" Capitalismo e schizofrenia: 
il vocabolario del disonesto:
diminuire le tasse, alzare le pensioni e rilanciare gli investimenti, abbattere le tasse di duecentomila miliardi e ridurle gradualmente, competitività, affrontare i problemi concreti, i programmi, i parametri, risolvere concretamente i problemi concreti, concretezza, concreto, visibilità, competenza, professionalità, assumersi le proprie responsabilità…: BASTA! Non se ne può più. Nausea. Nevrosi. Noi ci contrapponiamo in maniera dura e resistente, anche nel linguaggio, a queste nefandezze. Con questa tecnica dialettica non solo si paventano tentativi di revisionismo e censura ma si attacca in maniera violenta anche il concetto di diritto. Un esempio: per competitività e snellimento dell'iter culturale e formativo dei giovani per un immediato inserimento nel mondo del lavoro si propone mobilità e flessibilità per aumentare la professionalità e parità scolastica tra pubblico e privato (perché bisogna essere democratici, quindi parità e soprattutto concretezza). DISONESTI!
Qui non è questione di "programmi credibili, entusiastici e concreti", o fare quattro delle cinque grandi missioni del primo grande “affarista” d'Italia, Berlusconi, ma si tratta di essere onesti oppure no, e ci troviamo a vivere nel tentativo vergognoso di una restaurazione ben più “aristocratica” e pericolosa di quelle passate, che cerca di stordire con linguaggi bombardati attraverso i media intere masse, fino ad annientare idee e concetti, pensieri, sogni.
Grazie a secoli di lotte, studi e ricerche, esperienze, ci troviamo adesso a superare il concetto di base e di piramide e capiamo che le nostre relazioni si distribuiscono orizzontalmente. Altrimenti non avrebbe senso neanche il linguaggio che caratterizza un moderno e contemporaneo modo di essere, in particolare quando si parla di territorio e tessuto sociale. E capiamo anche che i rapporti di forza, cioè costruzione di possibilità per conquistare i nostri obiettivi, si realizzano serrando le file in cellule, in gruppi di persone organizzate con un unico obiettivo nel rispetto delle diversità di tutti, che si distribuiscono nel territorio del nostro Paese.  1, 10,100 VIETNAM!

 MAGGIO: Cosa c'è che non va?
Questa campagna elettorale non è una pompa magna come quella del '94 e del '97. Ma neanche come le regionali del 2000. Il cosiddetto centrosinistra e la cosiddetta sinistra appaiono comunque coerenti alla loro dinamica: pongono interrogativi, esigono risposte ed elencano ciò che di buono hanno fatto...come il vecchio buon padre P.C.I., sempre attento agli equilibri, non tanto della sua famiglia, ma più che altro di come questa sia credibile al vicinato. 

Ma emergono fatti strani: La destra ed il sedicente centrodestra oltre al dichiarare la sua sprezzante vittoria, con il beneficio del dubbio, serpeggia di qua e di là, in pantofole e di notte, fra i media prima del 13 maggio...quando apparve Maria... addirittura si elevano gli Emilio Fede, i Mammì, gli Orlando, ex giornalisti del Giornale sul caso Montanelli-Berlusconi, l'editore Silvio B. o l'editore Paolo B., l'avvocato Console fa capolino...e viene fuori che molti confratelli sono stati abbandonati dal grande fratello, messi in disparte, e giù via con le dissertazioni sui giornalisti, il loro diritto di esprimere la loro attendibilità gettandosi fango a vicenda. Si rinfacciano le responsabilità. 
Ed il caso “Satyricon” di Luttazzi: satira si, satira no...la terra dei cachi, sul servizio pubblico è inopportuna, una indecenza, è volgare. Pertanto si chiedono le dimissioni del Consiglio d’Amministrazione della RAI, ecc. 

Intanto Gasparri da Vimercate a Telelombardia “avanza” con una lista nera: quel libercolo (L'odore dei Soldi di Travaglio e Veltri) è uscito fuori nel momento sbagliato...Il conflitto di interessi perché viene fuori solo ora...?
STOP!

Si può discutere su ogni cosa? Si scomoda perfino il Nobel Fo, per fare uno stupendo seminario sulla satira, sul giullare rivoluzionario si “scarica” di tutto: neanche lui merita rispetto! Al di là di questi accadimenti, dalle emergenze mass medianiche alla loro regolamentazione, prima bisogna valutare e capire se questo “personaggio oscuro che domina l’Italia”, insieme ad altri suoi confratelli come emerge dagli atti giudiziari di mezzo mondo deve darne conto alla Giustizia oppure no.

Oltre ad una emergenza sociale e civile è importante mantenere concentrazione su certe questioni, poiché la vita di Berlusconi e di tutti i suoi confratelli, da dell'Utri a Previti (...a proposito dov'è?) si va ad incrociare con un’enormità di taciti e legalizzati “insabbiamenti”. Quindi parallelamente al nostro lavoro militante, dobbiamo badare bene a non farci spostare l'asse d'interesse su altro affinché il potere non divida quello che è nostro, "quello" che ci spetta, quello che vogliamo: i nostri diritti e le nostre speranze.

 GIUGNO: E' assurdo. Disgustoso. E sa di massonico...! il fatto che questi politicanti di governo facciano dei proclami, degli annunci d’intervento ed esercizio del loro compito, senza voler minimamente discutere sui loro contenuti, modalità ecc., ma liquidando il tutto con "poi vedremo, non vi preoccupate che faremo noi in modo che..." Fanno la lotta ai contratti e falsificano i contratti proponendo contratti ed eliminando contratti… E' ridicolo, sembra un racconto con l'orco violento ed ignorante, ma tremendamente comico, surreale, grottesco.

Sono così folli da pretendere dal popolo italiano, sia chi lo ha votato e chi no, un atto di fede e dormire sonni tranquilli, perché tanto ci sono i grandi fratelli che vegliano su di noi.

C'è della follia pura.

Non è possibile credere che l'elettorato sia così davvero offuscato e privo di logica, di buon senso. Il nostro retaggio culturale, grazie anche alla chiesa, appartiene ad una diffidenza diffusa, il popolo è smaliziato: com'è possibile che adesso ci siano tutti questi slanci di cieca fiducia? La paura più grave è che la destra attraverso la sua potenza comunicativa, attraverso giornali, stampa, radio, film, quiz, supermercati, centri commerciali, pub e discoteche diffonda un sentimento di disonesta complicità, poiché tutti hanno qualcosa da nascondere, allora così con noi al governo se te ti fai gli affari tuoi, noi continuiamo a farci i nostri e tu vivrai tranquillo.  

LUGLIO: G8: prova del 9

Adesso siamo nella rete. Il peggio deve ancora arrivare. Non è accaduto di tutto: è accaduto abbastanza e volevano che accadesse di tutto!  

AGOSTO: 
Una cosa che si dice: “è sempre così, quando c'è la sinistra al governo emerge sempre, da sinistra, anzi sinistrissima, il bastian contrario che si oppone al governo di sinistra, quasi tollerasse di più i fascisti”.

Una cosa che non si dice: se ricorrono certi fenomeni dopo un pò sarebbe saggio porsi qualche domanda e cercarne una risposta; inoltre è più facile il riemergere di una contestazione più accesa...oh! vanno al governo i compagni e non ci si aspetta che di li ad una settimana ci sia il socialismo ma, comunque, un qualche segnale da far decodificare al popolo si può anche dare e soprattutto fare, ed invece presi dai problemi CONCRETI, tutte le aspettative svaniscono ed uno dice: "Cazzo!, però non me lo aspettavo dai compagni" e con il tempo non si cambia idea, ma ci si difende dai ciarlatani e dai disonesti, nasce così una coscienza popolare, antagonista che si autorganizza così bene fino a costruire realtà potenti, ma non così bene perché di certo non può entrare in Parlamento e cominciare a fare leggi, processi, ridistribuire le ricchezze indebitamente e disonestamente accumulate (il profitto), quindi il movimento che si organizza fa appello (come un figlio in difficoltà al padre) a coloro che in qualche modo potrebbero entrare in Parlamento, fare leggi, processi  e ridistribuire le ricchezze. E di certo un figlio va a tirare la giacca al proprio padre, non a quello di un altro. Poi se il padre è sempre così sciagurato da lasciare il proprio figlio abbandonato a se stesso è una fortuna se non diventa un “emarginato cronico” (o un arrabbiato cronico).

SETTEMBRE: come non allibire di fronte a certe scene e non parlare del tormentone del nuovo millennio? dopo il diluvio universale ci sarà l'America che è sotto attacco... 
ATTACK AGAINST NEW YORK CITY... MAY GOD BLESS THE US.
Of course. Ma come non è possibile porsi delle domande: perché accade questo? E perché se la prendono con l'America e non con l'Inghilterra, o con l'Italia? Per ora. Non riesci a risponderti poiché pensi che quelli sono matti.

Ma allora come non notare questo affiorare violento di desiderio di avere un nemico, un espediente per fare una guerra..  prima Arafat, poi Gheddafi, poi Saddam, poi Ocalan e adesso? Il ridicolo della "Giustizia Eterna", la follia di dichiarare guerra ad un nemico che non c'è, che non si vede, che non si è esposto, ma siccome ci sono dei precedenti e potrebbe avere tutti gli interessi a farlo, allora quando meno se lo aspetta, perché sono americano, lo attacco e lo distruggo chirurgicamente. E poi faccio lo scudo spaziale, perché tanto gli islamici sono “kamikaze”: anche fra gli extra terrestri. Con questo tipo di logica si potrebbe mettere in galera tre quarti degli attuali Potenti, senza ricerche e processi,  ci sono precedenti documentati…

Innescato il conflitto civile nella ex Yoguslavia  per anni si è fatto finta che erano screzi tra vicini. Per il terrificante attacco a New York, da condannare senza pietà, in tempo reale si sono mobilitate migliaia di persone e poi fermate per tre minuti. 
Lo sbando.

Finché non ci saranno equilibri non finirà mai di stupirci la follia dei Potenti ed il manifestarsi della violenza nutrita da chi doveva combatterla… La nostra incondizionata solidarietà alle vittime del terrorismo e nessun alibi per chi le usa per scatenare nuove guerre!

Altre mesi ci attendono! -  Ci attendono???

                                                                                     
NON PER MEMORIA
di Danilo Barreca 

(consigliere circoscrizionale eletto dal PRC-Reggio Calabria -  iscritto a DP)


Un mese fa veniva ucciso Carlo Giuliani, vittima immotivata di una brutale e sanguinosa repressione poliziesca.
E' giusto ricordare quanto accaduto per non dimenticare, ma non è necessario fare di questo ragazzo né un mito, né un martire. Carlo era un combattente per la libertà come tutti noi.
Il movimento contro la globalizzazione capitalistica deve guardare avanti. L'esperienza di Genova è stata una tappa importante, adesso bisogna continuare il lavoro cominciato dal Genoa Social Forum e costituire dei Forum Sociali in ogni città.
Dopo oltre vent'anni cresce l'idea che ribellarsi non solo è giusto, ma è anche possibile. Per tenere alta l'attenzione però, bisogna avanzare delle proposte credibile e al tempo stesso coerenti, tenendo ben fermi gli obiettivi: è fondamentale in questa fase tornare a parlare di "utopie", senza guardare a cose impossibile da realizzare, ma pensando ad idee ed ideali capaci di mobilitare, capaci di creare attenzione, si tratta di capire quale società vogliamo, quali diritti vogliamo, quale lavoro vogliamo, quale cultura vogliamo.
Nel fare questo si deve avere la consapevolezza che questo movimento è qualcosa di diverso rispetto ai passati movimenti del '68, e del '77. E' un movimento già maturo, si è visto a Genova quando si è evitato di farsi trascinare in un'inutile spirale di violenza. Inoltre questo è un movimento che non pensa al cambiamento dall'alto, non mira alla conquista del potere, per questo fa paura e si tenta di fermarlo.

Vogliamo essere concreti guardando alla complessità del mondo, tentando di costruire qualcosa di parallelo e di alternativo, un'economia alternativa, una socialità alternativa, una cultura alternativa, ma è necessario prestare attenzione anche alla drammatica situazione locale: il lavoro che non c'è, e quando c'è è precario e sotto pagato, la cementificazione, l'inquinamento, il degrado delle periferie.
Mentre nel '68 si guardava al futuro, si faceva tutto in attesa del grande giorno e i movimenti erano costruiti sulle avanguardie, in questa fase conta principalmente il presente, e non ci sono avanguardie, siamo tutti militanti, solo così possono emergere nuove esperienze, caratterizzate dal desiderio di lotta e giustizia sociale.
Con l'autunno si avvicina una nuova stagione di lotte mentre avanzano minacciosi venti di guerra. Per questo è necessario essere organizzati per i prossimi appuntamenti. Nei prossimi giorni come "rete del Sud ribelle" sarà convocata in città una riunione organizzativa, per fare il punto della
situazione e per organizzare nuove mobilitazioni in città, ma anche garantire  una presenza massiccia alle prossime manifestazioni di Napoli il 26 settembre, e di Roma il 10 novembre (o Rimini: chissà) e tuttavia sempre territorio per territorio per dire al terrorismo e per dire no alla guerra e a chi le fomenta.

                                                          

REFERENDUM SUL FEDERALISMO
di  di Omar Minniti (Coord. DP Regione Calabria)

Anche se restano ancora impresse nella mente le immagini dei gravi  attentati che hanno coinvolto la popolazione Usa, la vita continua e il  nostro impegno non può e non deve fermarsi, nell'imminenza di  importanti scadenze. Poche settimane ci separano dall'ennesimo appuntamento referendario. Il prossimo 7 ottobre gli elettori italiani  saranno chiamati ad esprimersi sull'ipotesi di controriforma  federalistica dello Stato, su un nuovo tentativo di stravolgere da destra la Costituzione repubblicana. Il tempo stringe, ma a sinistra, e specialmente tra le fila dei soggetti antagonisti, ancora non si  avverte l'esigenza di una discussione articolata su un tema così delicato. 
Sembrano lontanissimi i tempi in cui solo la Lega razzista e secessionista di Bossi "scaldava" i suoi militanti con anatemi su "Roma ladrona" e rivendicava un forte decentramento a favore delle regioni più ricche del Paese. Con gli anni tutti (o quasi) i partiti, a destra come a sinistra, hanno finito col fare proprie, in toto o in parte, quelle posizioni. Ormai il federalismo viene servito in cento salse, per renderlo appetito ad ogni palato: esiste il "federalismo solidale", elaborato negli alambicchi di gran parte della sinistra ex  socialdemocratica e liberal e degli stessi sindacati, il "federalismo democratico", addirittura il "federalismo nazionale" dei fascisti. Al Sud è spuntato perfino il "federalismo meridionalista". In ogni modo si vuole far mandare giù questo boccone amaro, anche a quelle categorie tradizionalmente restie a quest'involuzione del modo di amministrare lo Stato. Parliamo degli abitanti delle regioni del Mezzogiorno e dei lavoratori in generale, che ben poco ci guadagnerebbero da un'amministrazione pubblica improntata sui particolarismi locali, sulle logiche della deregulation e della sussidiarietà, sul ritorno di quel "dividi e comanda" tanto caro ai padroni di ogni epoca (da dove parte l'attacco contro i contratti nazionali e per la restaurazione delle famigerate "gabbie salariali"?).
Qualcosa di simile al federalismo ha fatto breccia perfino in certi ambienti della sinistra di classe e critica, un po' per le influenze nefaste influenze della sinistra moderata, un po' per il convincimento
che possa sussistere un nesso tra decentralizzazione e forme di autogestione, "comunitarismo" e partecipazione dal basso. Una posizione che naviga a vele spiegate, soprattutto grazie al vento del Nord-Est.
L'assenza di un dibattito allargato influisce non poco a creare confusione e disorientamento tra i compagni. Il secco no di Rifondazione comunista, dichiarato recentemente dalla
Segreteria nazionale, è senza dubbio un primo passo positivo, ma in
questi giorni prima della chiamata alle urne urge, nonostante l'attenzione dell'opinione pubblica sia rivolta altrove, una mobilitazione ben più incisiva. Anche perché questa volta, a differenza
degli ultimi referendum-capestro, appare molto difficile l'auspicata bocciatura della controriforma grazie alla marea montante dell'astensionismo: gli elettori dovranno esprimersi su un solo quesito
e, per di più, sotto il bombardamento mediatico delle principali fazioni pro-federaliste.
A mio avviso, suonano più che mai attuali -nonostante siano "vecchie" di mezzo secolo abbondante- le parole pronunciate da Togliatti durante il primo congresso legale (il quinto) del Pci, subito dopo la vittoria sul nazi-fascismo: “Non siamo federalisti; siamo contro il
federalismo. Questo non vuol dire che ignoriamo le regioni e che non vogliamo concedere loro la necessaria autonomia. si tratta di concedere prima di tutto ampie autonomie locali ai comuni. Il nostro regionalismo, però, e lo diciamo chiaramente, ha dei limiti. Un Italia federalistica sarebbe un paese nel quale risorgerebbero e finirebbero per trionfare tutti gli egoismi e i particolarismi locali, e sarebbe ostacolata la soluzione dei problemi nazionali nell'interesse di tutta
la collettività. Un'Italia federalistica sarebbe un'Italia nella quale in ogni regione finirebbero per trionfare forme di vita economica e politica arretrate, vecchi gruppi reazionari, vecchie cricche
egoistiche, le stesse che hanno fatto sempre la rovina d'Italia”.

(La vittoria del si apre le porte ad un vero e proprio attacco alla Costituzione, la vittoria del no è nelle intenzioni delle destre l’occasione per avanzare proposte ancora più nefande contro la Costituzione. Realizziamo un grande lavoro per andare alle urne scrivendo sulla scheda “noi siamo per la difesa e lo sviluppo della Carta Costituzionale, per l’ampliamento della democrazia nata dalla lotta al nazi-fascismo, per una partecipazione popolare e dei lavoratori alle scelte che li coinvolgono” (ndr)

La WTO, la Cina e il Terzo Mondo
di Fidel Castro

Il 29 settembre del 1999 il Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba, Fidel Castro Ruiz, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese pronunciò un discorso assai ampio su questo argomento. Comunichiamo un piccolo stralcio dello stesso con la modesta pretesa di proporre contenuti “fuori dal coro” e suscitare riflessioni.

  …La Cina è un Paese la cui economia avanza oggi in modo straordinario. Sappiamo del contributo che i cinesi hanno dato durante la crisi asiatica. La Repubblica Popolare Cinese ha prestato uno straordinario servizio al mondo intero nei mesi recenti, soprattutto dal 1998, in quella fibrillazione che è cominciata nel sudest dell’Asia e che ha portato anche la seconda potenza mondiale in campo economico, il Giappone, ad una profondissima crisi. Una crisi che raggiunto subito dopo la Russia e che – se minacciava direttamente di spazzare via l’economia dell’America Latina – stava omai colpendo seriamente i valori delle azioni delle borse degli stessi Stati Uniti. Il pericolo corso è stato tanto grande che l’America Latina nel suo insieme crescerà nel 1999 – se crescerà – dello 0,5% e se ciò accadrà, sarà perché uno dei Paesi con il peso più importante nell’area, il Messico, apporterà una propria crescita maggiore, all’incirca, del 4% o 5%. Vi sono dunque altri Paesi, Paesi molto importanti, che avranno una crescita al di sotto dello 0% ovvero una crescita in negativo. La crisi dunque è stata una minaccia economica mondiale molto seria. Essa, del resto, non è stata ancora superata e non si sa con certezza se verrà superata in tempi brevi: Anche se ci si riuscirà a riprendere, si ha poi la certezza – almeno io ce l’ho – che ciò non durerà per molto tempo. La Cina ha dovuto compiere un grande sacrificio economico, senza il quale niente avrebbe potuto più arrestare la crisi. Si era creata una situazione complicata, perché le su esportazioni aumentavano anno dopo anno, e però la crisi asiatica aveva svalutato le monete di un gran numero di Paesi con un certo livello di sviluppo: le cosiddette Tigri Asiatiche, orgoglio dell’economia neoliberista, orgoglio dell’imperialismo ed esempio di ciò che si potrebbe raggiungere applicando le sue fatali ricette. Quando questo sviluppo si è arrestato – ed è avvenuto in pochi giorni, perché le economie di quei Paesi sono crollate una dopo l’altra con terribili conseguenze per l’economia del mondo intero, soprattutto per i popoli del Terzo Mondo che si trovavano senza alcuna protezione di fronte a questa crisi -, i cinesi si sono trovati in una condizione di svantaggio. I prezzi delle merci di tutti quei Paesi, infatti, si abbassarono straordinariamente, perché con la svalutazione delle loro monete essi potevano esportare a bassi prezzi tutto quanto volevano. La Cina avrebbe potuto allora svalutare lo yuan, per proteggersi da quella concorrenza, per mantenere il ritmo d’incremento delle proprie esportazioni e, con esse, la propria elevata crescita continua. Il mondo – il mondo intero – tremava! Non solo il Terzo Mondo, ma anche il mondo industrializzato, tremava davanti all’idea che la Cina, con tutto il diritto e per proteggere le proprie esportazioni e la propria crescita economia, svalutasse lo yuan. Ciò non avvenne e non è stata ancora dimostrata in modo sufficiente la riconoscenza che la Repubblica Popolare Cinese merita per questo servizio che ha prestato al mondo, anche a scapito della propria economia. La Cina ha agito con grande senso di responsabilità e il suo prestigio è cresciuto l’anno scorso ben oltre il 7,8% della sua crescita economica. Il prestigio della Cina, con questo solo episodio, deve essersi accresciuto almeno del 20%, 30%, ma io credo che esso meriti un apprezzamento del 200%, perché nessuno di noi è in grado d’immaginare le conseguenze di una misura di questo genere in Cina. Tuttavia (ora le cose sono cambiate n.d.r.) si cerca di ostacolare l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio… si ripete in una certa misura, oggi, la battaglia condotta a suo tempo presso le Nazioni Unite. E la WTO è una struttura temibile e può essere uno strumento terribile contro gli interessi del terzo Mondo. Ebbene, al Terzo Mondo, interessa che la Cina faccia parte del WTO. Si tratta senza dubbio di un organismo creato come strumento di dominio, così come altri già esistenti – come il Fondo Monetario Internazionale ed enti simili – che hanno imposto un neoliberismo le cui conseguenze sono ben conosciute… Tutte le cose che l’imperialismo statunitense ha creato dopo il crollo del campo socialista non sono altro, del resto, che strumenti per rafforzare il proprio dominio in tutti i settori. In campo economico esso usufruisce di privilegi incredibili, che non possono essere tollerati ulteriormente. Sono loro che coniano la moneta di riserva del mondo, investendoci solo la carta. Gli europei, dal canto loro, cercano di creare un’altra moneta per proteggersi da questi privilegi – che esistono a scapito del resto del mondo – e per cercare di procurarne a se stessi. Sono queste le grandi questioni che devono essere discusse per cambiare l’ordine mondiale esistente. Il Club dei Paesi più ricchi – più di venti, credo che adesso siano 29 – aveva elaborato un progetto di accordi multilaterale d’investimento, per trasformarlo in un patto internazionale. Attualmente esiste un sistema di accordi bilaterali, ma i Paesi membri del Club – conosciuto come OCSE – hanno elaborato questo progetto e in silenzio e di nascosto erano già sul punto di lanciarlo. Quando alcune persone, credo in Francia, hanno scoperto il testo – anche se era noto che se ne stava discutendo, si ignorava infatti il suo contenuto -, è scoppiato un grosso scandalo e gli autori del testo hanno dovuto fermare il proprio piano. Ebbene, di tutto questo si doveva discutere alla WTO, perché là sono rappresentati più di cento Paesi e non solo i 30 più ricchi. Noi volevamo che se ne discutesse alla WTO, anche se si tratta di uno strumento creato per rafforzare l’egemonia economica, politica e generale degli Stati Uniti. Essi hanno imposto le loro condizioni in quest’organizzazione: è uno strumento dell’imperialismo ed è stato creato a tale scopo. E però esso potrebbe diventare uno strumento ei popoli, un’assemblea in cui i Paesi del Terzo Mondo siano la stragrande maggioranza. Ma i popoli del Terzo Mondo, come sappiamo bene, sono molto divisi, perché a causa della loro povertà scontano un’enorme dipendenza dagli Stati Uniti e dagli enti commerciali e finanziari da questi creati, che fanno di tutto per impedire una loro alleanza. Se i Paesi del Terzo Mondo agissero uniti, e con la Cina finalmente all’interno de WTO, questa organizzazione potrebbe diventare uno strumento di giustizia, uno strumento di resistenza di fronte all’egemonia degli Stati Uniti, al nuovo ordine economico che essi ci hanno imposto, all’ordine politico che pure essi ci hanno imposto. E’ per tale motivo che è così importante, così fondamentale, una riforma delle Nazioni Unite. Tutto è collegato. La WTO potrebbe essere un grande strumento di giustizia, perché al suo interno noi siamo la maggioranza, come lo siamo all’interno delle Nazioni Unite. Voi vedete come vanno alcune votazioni all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ad esempio quelle contro il blocco… L’Assemblea Generale è riuscita un giorno ad imporre la risoluzione che menzionava il riconoscimento dei diritti della Cina nel Consiglio di Sicurezza, della Cina vera e propria, dell’unica Cina esistente. Per tale motivo, noi reclamiamo ogni volta maggiori poteri per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa istituzione deve migliorare, cambiare!…