LA GRANDE ASCESA DI SILVIO
di Antonio e Cesare Capuano

 

La grande ascesa di Silvio Berlusconi, nuovamente Presidente del Consiglio grazie anche alla miopia politica della nostra sinistra, rimarrà sempre avvolta nel mistero e nel mistero i suoi miliardi accumulati. Le connivenze politiche (e non solo) nel passato, e nel presente, sono note ai più e non serve ritornarci sopra. Ma cerchiamo di capirci qualcosa in una piccola scheda per diventare tutti edotti su come diventare ricchi, famosi e potenti. Nei trascorsi del Cavaliere d’Italia ci sono numerose indagini di diverse Procure (Milano, Palermo, Caltanissetta, Firenze… e della stessa Direzione investigativa dell’antimafia: tanto per far capire come ci si accanisce contro uomini che si fanno da sé) che hanno messo in evidenza intrecci “particolari” tra l’impero Fininvest e “imprenditori” non operanti solo alla luce del sole: vicende pubbliche che hanno avuto larga diffusione.  Anche l’iscrizione alla lista P2 di Gelli è un atto noto che riguarda tante personalità del nostro panorama politico ed imprenditoriale, artistico e televisivo. Il giovane venticinquenne di nome Silvio, con pochi denari (dieci milioni) e un amore sfrenato per la ricchezza, ha fiuto e fonda una società edilizia (Cantieri Riuniti Milanesi) che viene sostenuta dalla banca dove lavora il padre (un piccolo istituto di credito con un solo sportello a Milano: La Rasini che però ha due nomi grossi nella proprietà: Antonio Virgilio e Luigi Monti che probabilmente conoscevano e hanno presentato al Cavaliere quello che in futuro diventerà il suo fido stalliere). I primi palazzi alla periferia di Milano diventano realtà vendendoli prima di farli. Il giovane non diventa ricco con quell’affare eppure poco tempo dopo il volume della sua attività sembra già non conoscere limiti: è protagonista di una enorme operazione edilizia a Milano Nord (Edilnord) per quattromila residenti di lusso, trova aiuti inaspettati per chiunque da banche svizzere, arrivano costruttori veri e non ex  showmen e il più è fatto. Dirà Berlusconi agli increduli contemporanei: “guardi, dei soldi è meglio non parlare. Non sta bene curiosare su chi c’è dietro le società”. E il sogno continua: arriva Milano 2.  Arrivano altri soldi, altre banche, altri capitali svizzeri e avanza al posto dell’Edilnord la Italcantieri srl iscritta presso il tribunale di Milano il 2 febbraio del ’73. E’ una sorta di gioco delle scatole cinesi che si fa sempre più complicato e sempre più complesso è comprenderlo come se si volesse negare la ricetta a chiunque per evitare che tutti si diventi ricchi sfondati e, infatti, la nuova società appartiene ad una casalinga e a un aspirante notaio con denaro tutto svizzero. Chi sono i soci oltreconfine del Cavaliere? Sarebbe meraviglioso conoscerli per capire se anche noi, non scarsi in fantasia e creatività, possiamo ottenerne aiuti, contributi, denaro. E’ comunque la “Discount Bank”, tramite la controllata “Aktiengesellschaft fur Immobilienanlagen in Residenzentren Ag” ha portare il capitale dell’Edilnord a due miliardi interamente versati e sottoscritti. Anche il capitale della Italcantieri è interamente svizzero. Esce il nome di una certa FiMo (vicina ad ambienti di destra elvetici) e secondo alcuni giudici di “mani pulite” in rapporti non chiari anche con Enimont e a questa s’intrecciano una miriade si aziende e sigle che vanno tutte come i fiumi verso il grande mare che ha reso potente un nostro connazionale: Cofigen spa, Eti ag Holding e diverse banche dove si cicla e ricicla tanto denaro che non ha confini. Società che appaiono, scompaiono e si perdono e si fondono e il mistero rimane: quali vincoli hanno tutti questi fiduciosi finanziatori con Silvio? E quanto denaro è stato pulito per investimenti puliti? Ad esempio e sulle TV: racconta ai giudici di Milano Filippo Alberto Rapisarda, imprenditore legato a Vito Ciancimino e amico di qualche novello onorevole: “ricordo che negli ultimi mesi del 1978… incontrai Mimmo Teresi (capo della famiglia di Santa Maria del Gesù, negli anni settanta, n.d.r) e Stefano Bontale (capo della Cupola ucciso nel 1981, n.d.r) che mi invitarono a prendere un caffè. Teresi nella circostanza mi disse che stava per diventare socio di Berlusconi Silvio in una società televisiva privata, dicendomi che ci volevano dieci miliardi e mi chiese un parere, tra il serio e lo scherzoso, se era un buon affare” e sono tante altre le dichiarazioni di pentiti e pentitini: ma noi sappiamo che l’invidia, le trame oscure e la voglia di gettare fango e di criminalizzare i potenti non hanno limiti e, quindi, le prendiamo con le pinze. Noi, infatti, non accusiamo Berlusconi d’intelligenza imprenditoriale e spregiudicatezza unita a cinismo e “misteri” (come accadeva nelle migliori e decisioniste aristocrazie o ancora in tanti governi-fantoccio sparsi per il mondo) per conquistare un ruolo nel salotto buono della borghesia (che comunque ancora lo tiene sotto esame e gli impone uomini e piani) ma vogliamo giudicarlo per quello che accade in questi giorni nel Paese dove il nostro futuro appare sempre più incerto e con esso la stessa legalità democratica ed antifascista (tra dichiarazioni folli quali  “con la mafia bisogna convivere” e piani infrastrutturali non chiari, attacco al sociale e ai diritti, al lavoro, alla scuola pubblica e alla sanità, ai diritti delle donne e dei popoli, ai migranti, militarizzazione crescente, scelte politiche sullo scacchiere internazionale “remissive quanto pericolose” per la pace e l’ambiente e lo stesso futuro del pianeta, ipotesi scellerate di devolution  condite da finanziarie impopolari con relativo tentativo di mettere mano a pensioni e servizi.