CROLLA IL MITO YANKEE
di Carmelo R. Viola

 

Va subito chiarito che quando diciamo USA non ci riferiamo alla gente qualsiasi, al popolo, alla molteplicità di persone che abitano l’immenso territorio del Nord America, e che sono più o meno come noi e con problemi esistenziali simili ai nostri. Tra costoro tanti di noi contano amici, corrispondenti, collaboratori culturali, perfino persone care. Proprio come me che lo sto dicendo. Ci riferiamo alla classe padronale-politica che tradizionalmente le governa, rappresenta e magari sfrutta e inganna, come la classe padronale-politica di casa nostra ci rappresenta nostro malgrado, ci usa e ci raggira in mille modi nel suo esclusivo interesse ma in nome del “bene del paese”! Dicendo USA ci riferiamo ad una classe padronale-politica fra le più deleterie e funeste di tutta la storia umana.

 

Quella classe ha sulle spalle oltre mezzo secolo di “trattamento terroristico” del resto del mondo ed ha provocato centinaia di migliaia di vittime innocenti, sulle quali abbiamo pianto e continuiamo a piangere senza starnazzare ma nel silenzio di chi ha la penosa sensazione di ritrovarsi tra ostili abitanti di un altro pianeta. Quell’oltre mezzo secolo di terrorismo strategico, sistematico, attuato anche con “strumenti di pace” (come i prestiti a nodo scorsoio ai paesi del Terzo Mondo o gli aiuti economici con ricatto politico-militare), quindi scientificamente calcolato, non è una nostra opinione: c’è una documentazione storica sconfinata e raccapricciante, le cui sole linee essenziali bastano a qualificare quegli USA che cordialmente detestiamo specie quando strillano e implorano aiuto come Polifemo accecato dalle sue vittime mancate.

       Ma costoro non sono in grado di fare tesoro dell’esperienza vissuta per migliorare in senso evolutivo ma solo per fare meglio il male che hanno sempre fatto. Non per rendersi conto della barbarie del caso Vietnam ma per concepire altri casi Vietnam con meno perdite possibili! Sta qui il grottesco-drammatico terrorismo “di ritorno” al loro terrorismo “di piano”.

Scatenando una crociata al grido di “o con noi o contro di noi”, stanno esponendo allo stesso rischio coloro che chiamano alleati pur sapendo che non lo sono (con la sola eccezione dell’Inghilterra). In altre parole, hanno iniziato non una guerra ma una contrapposizione conflittuale, di cui è difficile prevedere gli sviluppi e gli esiti, proprio perché il nemico da abbattere non è, come dicono mentendo, il terrorismo, ma solo (e non è poco) tutto ciò che non è “USA-compatibile”. Non è “USA-compatibile” quanto, a vario titolo, costituisce un ostacolo alla “libera” espansione dell’impresa capitalistica. Ma è proprio tale tipo di non-guerra che può sfociare in una guerra mondiale vera e propria. La lotta all’URSS - e agli Stati socialisti in genere come Cuba – ha avuto (ed ha) questa unica motivazione: liberare gli USA da ogni resistenza, reale o potenziale, lungo la strada del dominio mondiale, motivazione che gli USA traducono nelle menzogne della democrazia e dei diritti umani. “USA-incompatibile” era l’intervento dei sovietici contro i talebani allora utili come antisovietici. “USA-incompatibile” è l’economia socialista o una qualunque “concorrenza vincente” anche all’interno dello stesso sistema capitalista perché gli USA non vogliono solo un mondo capitalista ma un mondo capitalista sotto la loro esclusiva egemonia ovvero, per riprova,  un mondo capitalista perché solo all’interno di questo è possibile il formarsi di una forza primaria, quella forza che è costituita appunto da loro. I quali hanno appena scoperto ( rifiutandosi di crederci prima) di non poterla esercitare fino in fondo per realizzare il loro sogno di primato assoluto, senza distruggere sé stessi. Come stanno già facendo. Siamo tornati al punto di partenza scoprendo quasi senza volere come la realtà a rischio non è soltanto quella degli USA e quella dei loro “alleati” ma addirittura quella di tutta la civiltà e quindi della specie.

 

La biologia sociale – nuova sintesi antroposociologica di spirito marxista, che studia la realtà umana e storica alla luce delle leggi biologiche - ci aiuta a vedere e capire perché il capitalismo sta per toccare il massimo focale ed esplosivo delle sue contraddizioni. La differenza dalle specie animali è che, mentre queste “si compiono” all’interno dell’istintività (automatismi biologici mirati a soddisfare i bisogni vitali del contesto interessato), quella umana “si compie” propriamente solo quando umanizza l’istinto dapprima con il calcolo mentale e infine con la coscienza etica. L’uomo-tipo biologicamente compiuto come tale è un soggetto capace di sintonia affettiva e insieme di autonomia di giudizio. Sono ovviamente costretto a procedere per accenni. Il capitalismo non è un’invenzione dell’uomo (che non ha fatto che razionalizzarlo) ma è l’espressione di un certo livello biosociale a predominanza tecnologica non ancora integrato dalla coscienza. In tali condizioni e limiti l’organizzazione sociale su base capitalistica è la proiezione per l’appunto antropotecnologica della giungla. All’interno di questa una concorrenza selettiva di tipo paradarwiniano produce gruppi di potere, il più forte dei quali (vedi USA) non può conservarsi senza distruggere il contesto in cui vive e, alfine, sé stesso. Ciò avviene (sta avvenendo) perché la tecnologia (strumentalità per sé stessa amorale), producendo il potere (i mezzi di difesa-offesa) dei più forti, produce contemporaneamente le cause della sua aleatorietà. Gli USA sono i più forti perché possiedono il più grande arsenale di guerra (strumentalità di difesa-offesa) ma proprio questa costituisce nello stesso tempo la condizione della loro precarietà, non solo perché è rischiosa per sé stessa (vedi le strutture ad energia nucleare) ma anche perché si rivela impotente e inutile nel momento in cui deve fronteggiare risposte offensive di sorpresa e comunque incontrollabili. Il bioterrorismo esprime eloquentemente il disagio davanti alle risorse maggiormente sofisticate della tecnologia stessa. E’ convincimento sempre più accreditato che la stessa tecnologia che serve a corazzare gli edifici contro il rischio di scassi e furti, serve – e servirà sempre più – a rafforzare le capacità di scasso e di furto. Intanto, ci si arricchiscono sopra i produttori di strumenti di sicurezza e di annullamento della stessa. Il superamento della “contraddizione mortale” fra oppressione e resistenza (da Marx descritta magistralmente con altro linguaggio) può venire solo dal socialismo, cioè da un’economia razionale-morale perequativa che sostituisce alla concorrenza del profitto particolare la solidarietà dell’interesse generale e rende impossibile un agonismo per il primato mondiale il cui unico prevedibile esito finale è un suicidio collettivo. Siamo lungo questa strada e lo dobbiamo agli USA

 

Già predisposti alla vocazione imperialista da una serie di circostanze storiche, gli USA scoprirono di essere i più forti nel 1945 come primi ed unici detentori dell’arma atomica.. Quale migliore occasione per mandare un messaggio di deterrenza terroristica al nemico massimo cioè l’URSS? Lo fecero guadagnandosi sul campo l’epiteto infamante di “Barbari di Nagasaki” (di cui pare vadano fieri) con due ecatombe  atomiche con circa 250 mila  vittime innocenti, alcune delle quali con una sofferenza a lunghissimo decorso. In seguito hanno ostentato la propria maggiore forza militare costringendo l’URSS ad una corsa conclusasi nel modo che sappiamo. Nell’aggressione al Vietnam – altra vergogna storica dei barbari in causa – hanno fatto uso di armi chimiche e batteriologiche, cioè “terroristiche”. Il “piano Marshall” è anch’esso un prodotto del ricatto terroristico. La sopravvivenza della NATO, dapprima giustificata come “difesa” dall’URSS, comprova essa stessa il proposito degli USA che non è solo la sconfitta (anzi scomparsa) del socialismo ma anche quella di qualunque resistenza  sulla faccia della Terra.

       L’esercizio terroristico del proprio superpotere fuori casa è la quintessenza della politica estera degli USA non solo nei paesi latino-americani (con la manipolazione di fascismi vari su misura) ma un po’ in tutti i continenti. Saltiamo alle aggressioni rispettivamente all’Iraq e all’ex Iugoslavia: il primo accusato (sentite !) di produrre armi biochimiche (in concorrenza con il primo produttore statunitense?) – viene bombardato, terroristicamente (anche con sostanze radioattive) da dieci anni e in atto è trattato anche con l’embargo infanticida; la seconda, accusata di pulizie etniche, risultate quasi tutte infondate, è stata curata con 79 giorni di massacro integrale, anche all’uranio impoverito e con altre delizie “umanitarie” che non posso certo elencare in quest’occasione. In questo stesso momento gli USA stanno massacrando l’Afghanistan, il nemico di turno. Variano le menzogne, così tante e così grossolanamente ingegnose da poterle considerare veri prodotti industriali.

       Menzogna è la “lotta ai terroristi”. Lo scopo immediato – del resto dichiarato – è la creazione di un governo afghano “USA-compatibile”. L’esternazione della collera da frustrazione e rabbia di una classe padronale-politica, precipitata in un solenne ridicolo universale, sta giocando contro di questa e purtroppo anche contro il mondo intero. L’assurdità totale della nuova uscita USA è dimostrata da una serie di ragioni tecniche come le seguenti. La cattura di un sospetto criminale – terrorista nel caso nostro – è compito delle polizie, delle burocrazie statali, del potere giudiziario e, nella fattispecie, anche di un’ONU (se esistente). Il terrorismo non  può essere un fattore discriminante essendo praticato, in misura e maniera varie, dalle parti in causa. Non ha titolo giuridico e morale di combattere il terrorismo chi lo pratica. In ogni caso, non si può  combattere il terrorismo con la “guerra”, meno che mai con quella moderna, che è essa stessa il prodotto più avanzato del terrorismo stesso, perché coinvolge necessariamente i civili e tutta la sfera della vita civile. Quanto gli anglo-americani (compari per la pelle) stanno “consumando” in Afghanistan, non è nemmeno guerra, per assenza di un antagonista capace di “reciprocità di offesa”. Si tratta solo di aggressione unilaterale necessariamente terroristica, denominabile “operazione viltà infinita” – dietro la quale si cela un’infinita stupidità suicida. L’assurdità totale si risolve in illegittimità e illegalità totali.

 

La situazione viene complicata dalla complicità di classi padronale-politiche di altrettanti Stati, interessate a mentire nel proprio esclusivo interesse (di potere) pur sapendo di brillare solo della luce di un solo padrone. I servi di casa nostra si accontentano di essere ridicolizzati con l’epiteto di “alleati” e arrivano al punto da calpestare con totale disinvoltura la Costituzione, il cui art. 11 ripudia senza mezzi termini la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e si stanno adoperando per mandare al massacro dei nostri connazionali aspettando lo zuccherino. Le masse (indicate impropriamente con il termine di popolo) si ritrovano a casa i “duplicati”, in dimensioni ridotte, degli autocratici (democratici) d’oltremare e sono letteralmente sommerse dalla categoria dei giornalisti che, per mestiere, scrivono e mandano in onda valanghe di parole inutili e di menzogne su problemi falsi. Vittime o no di una poderosa macchina della disinformazione, le masse ci mostrano i limiti di un’umanità molto lontana dal livello della maturità: cioè ancora priva di quelle due facoltà superiori che sono la sintonia bioaffettiva verso i propri simili senza distinzione di sorta, e il giudizio critico autonomo sui fatti del mondo. Nella misura in cui tali facoltà sono insufficienti, ha buon gioco il potere suggestivo dei demagoghi e dei loro cortigiani. Questo spiega perché molti si strappano le vesti per le vittime delle Torri Gemelle mentre ignorano i bambini irakeni che muoiono ogni giorno anche per colpa dell’embargo e i 13 milioni che ogni anno muoiono di fame nel mondo anche per colpa del capitalismo.

Davanti ad uno scenario del genere si pretende che noi scegliamo fra due terrorismi: fra quello “indotto” di chi non dispone di molte opzioni di resistenza (per non dire di nessuna) e quello “originale” di chi lo ha scelto come strumento elettivo di Stato per dominare il mondo.

La forma mentis degli USA è rimasta quella dei pistoleri del Far West, la cui sola legge era spesso la propria destrezza nel colpire i bersagli fino a sentirsi invincibili e autorizzati a tutto. Reagan ordinò di uccidere Gheddafi, Bush senior ordinò di uccidere Saddam Hussein, Bush junior ha appena ordinato di uccidere Osama bin Laden. Gli USA continuano a pretendere che si creda loro sulla parola e di farsi giustizia da sé e amano raccogliere attorno a sé stuoli di cosiddetti alleati, che sono e restano dei servi per paura e/o per convenienza. I romani dicevano “inter inaequales nulla societas”, ovvero tra ineguali non è possibile alcun accordo paritario. Ed è lapalissiano. L’esercizio del potere della forza (e non della ragione morale) è accompagnato da compiacimento sadico. Tra tantissime altre cose, abbiamo appreso dal Televideo del 1999, che Wesley Clark,  capo delle forze alleate in Europa, seguiva le stragi del Kosovo e della Yugoslavia anche sugli schermi dell’internet con la trepidazione del fanatico tifoso sportivo: costui giudicò la 50ma giornata degli attacchi ai Balcani “la migliore” per la enorme quantità di danni e di vittime! Gli uomini “normali” ne soffrivano di pena. Ci troviamo dunque di fronte a turbe comportamentali di ordine paranoico e parossistico così gravi che non è esagerato parlare di “emergenza psichiatrica” Ma la cosa ancora più desolante resta la psicomanipolabilità di immense masse di disinformati  in un tempo in cui la tecnologia della morte può incenerire il Pianeta. Giorni fa Ronald Rumsfeld, segretario della Difesa americano, ha confermato con un candore, manicomiale appunto, che gli USA, come sempre, non escludono il ricorso all’arma nucleare. Nel caso: per catturare un terrorista?! I “Barbari di Nagasaki” sono soltanto peggiorati. In considerazione anche della crescente “interdipendenza” (globalità biosociale) del mondo, non crediamo di fare della retorica nera dicendo di temere davvero anche per le sorti della nostra specie.