Il
seminario “ Guerra o Pace?
“del 23 ottobre 2001 tenutosi alla biblioteca Elsa Morante di Ostia, i
contributi dei relatori e le reazioni dei presenti ,
mi hanno sollecitato alcuni spunti di riflessione che posso sintetizzare
in 3 questioni o percorsi di
lavoro :
1) cosa può fare l’individuo, da solo o con altri, per liberarsi dalla mistificazione mediatica dominante , conoscere la realtà e poi agire di conseguenza?
2)
Perché molte (troppe) persone di
fronte ad azioni e bugie, sempre più rozze e barbare, di Bush e compari, rimane
passivo, assente, silenzioso? C’è solo “ignoranza” o c’è anche altro?
3) Di fronte alla crisi :
-
della
politica, dei partiti , dei sindacati, delle Istituzioni nazionali ed
internazionali
-
dei
modelli sociali storici di
riferimento (socialismo sovietico, socialdemocrazia ecc.)
-
delle
risposte politiche o sociali parziali o limitate o superate
-
un soggetto
politico nuovo ed un metodo di lavoro tra diversi ,organizzato e
convergente?
-
un modello
sociale di riferimento
ed un programma di azioni , di breve e medio periodo?
-
una serie
di soggetti cooperanti : Stati, associazioni, partiti,
sindacati, movimenti, persone?
Prima
questione
: percorsi di conoscenza critica antimperialista.
Il
lavoro del Forum DAC – www.romacivica.net/forumdac
– i video prodotti , i contributi scritti ed orali offerti al seminario del
23-10, rispondono - mi sembra - a
questo quesito.
In
sintesi il percorso – individuale o collettivo – passa attraverso queste
tappe logiche:
a)
esplicitazione e coerenza di rapporto
(idee ed azioni) con:
-
i
valori umani, sociali e ambientali di riferimento (esempio giustizia,
pace, diritti elementari,
Costituzioni, progresso, solidarietà, Diritto ,
tutela ambientale, autonomia degli Stati ,ecc.);
-
l’orizzonte
geografico di riferimento (il mondo e la sua
globalità);
-
la
storia, l’affidabilità, le finalità, gli interessi, i poteri, dei soggetti
implicati negli eventi;
-
le fonti
informative “giuste”, cioè coerenti con i riferimenti sopra indicati;
b)
critica e mobilitazione attiva
contro slogan, falsità, ipocrisie dominanti
(vedi E. Giardino “Il ruolo eversivo dei media occidentali”offerto al seminario).
Quindi conoscenza critica e scientifica - nel metodo e nei contenuti - dei problemi.
(vedi E. Giardino “solidarietà internazionalista e lotta
antimperialista” offerto al seminario)
Ciascuno di noi nel suo vivere quotidiano può operare in questo senso e diventare a sua volta una fonte di riferimento o un esempio per altri soggetti non ancora “ liberati”.
Ad
un laico non interessa tanto la
“verità” in assoluto, ma la coerenza delle sue idee e delle sue azioni
rispetto ai valori storici di
riferimento assunti. In altre parole, interessano gli effetti umani e sociali
delle sue idee e delle sue azione, in un determinato ambito geografico e periodo
storico.
In
questo contesto - se cosciente e coerente - non può che essere antimperialista.
Un
religioso dovrebbe perseguire - con
idee ed azioni - la coerenza con i valori universali “divini” al massimo
grado possibile nelle condizioni date: quindi essere antitetico
all’imperialismo.
Per
un marxista
(materialismo dialettico) si tratta di individuare - in un certo contesto
ed in una certa fase storica - le contraddizioni principali riferibili a
percorsi di liberazione collettiva.
Il
marxista agisce nel senso di dare alla contraddizione principale
uno sbocco positivo (rispetto ai valori assunti ed alle possibilità
date), in questo caso antimperialista.
Come
si vede queste 3 persone - se
coerenti - non possono che essere alleati.
Nei casi migliori - lotta armata o resistenza popolare -lo sono , sia in teoria (filosofia o teologia della liberazione e marxismo ), che in pratica (lotta armata comune).
Sono
le sigle - partitiche o sindacali -
manovrate dai loro leaders , che li dividono artificio- samente, in funzione
degli interessi personali ed
elettorali dei pochi “guidatori
“.
Seconda
questione : passività diffusa di fronte alla barbarie montante.
La passività viene indotta in primo luogo dai media che diffondono inganno, falsità, ignoranza dei problemi e delle soluzioni possibili. Censurando poi ogni azione di opposizione e di resistenza popolare, essi inducono anche rassegnazione, sfiducia, impotenza, frustrazione.
Ma
questo è solo un lato del problema, l’altro lato che ci interessa è quello
della passivizzazione “consensuale
implicita” guidata da un “egoismo”
di privilegi non ripartibili, veri o falsi che siano.
Il
soggetto “consensuale” vede sia
i privilegi del suo mondo che i rischi o guasti dell’altro mondo e fa la sua
scelta istintiva: mi conviene rimanere in questo mondo per “cattivo” che
sia, piuttosto che tentare un salto nel buio in un altro mondo di cui nessuno mi
dà le coordinate .
Ho
trattato questo problema nel documento “Il messaggio vero dei poteri
privati del primo mondo”, scritto subito dopo il seminario del 23-10. La
nostra risposta alla “passivizazzione consensuale”
sta
nel documento citato, ovvero riguarda la terza questione (trattata di seguito).
Terza
questione : soggetto politico e programma di liberazione antimperialista
I
soggetti politici - governo, deputati, responsabili istituzionali - che noi
legittimiamo con il nostro voto (elezioni) a governarci - nonostante l’inganno
mediatico - non rappresentano né le idee né le necessità popolari. Ad esempio
il nostro Parlamento vota per la guerra al 95%: ma non è questa la percentuale di guerrafondai del Paese
“reale”… e potremmo dare molti altri esempi…
Questa
“distorsione” che avvantaggia ancora
di più i satrapi dominanti , viene ottenuta combinando l’imbroglio elettorale
con quello mediatico. Ma non basta denunciarlo, occorre indicare le soluzioni
“nuove” per superare questo “imbroglio
al quadrato” (ben più che doppio).
Il
video del Forum DAC “politica,
elezioni e mass media” del 2001- svelato l’inganno, propone un nuovo
sistema elettorale - basato sulla sovranità popolare e su soluzioni
politiche misurabili - ed un nuovo rapporto tra media e politica e tra media
ed elezioni.
Rimuovere
questo doppio inganno è un presupposto necessario per chiunque intenda
diffondere coscienza critica e trasformare il Paese, dando spazio al Pese
reale invece che a quello virtuale.
Questo
problema si ripropone - con poche varianti - a livello europeo e mondiale, dove
gli organismi elettivi o non esistono ancora o non hanno più un ruolo attivo
minimo: penso all’ONU, all’UNESCO, alla FAO, ecc. Perché essi,
profondamente riformati, possano avere un ruolo occorre sciogliere la Nato e
bloccare l’espansionismo armato
USA: questo è la negazione del
Preso
atto che i partiti, che hanno il monopolio della rappresentanza e
della politica, che le Istituzioni -ormai lottizzate
e privatizzate - non sono in grado di affrontare o risolvere i problemi
reali del mondo e del Paese, bisogna trovare spazi (istituzionali e mediatici)
alle“formazioni sociali” (di cui parla la nostra Costituzione, altro che
partiti!). Non basta farlo solo con le elezioni (proposta contenuta nel video
DAC già citato): occorre farlo in ogni momento della vita politica, sociale e
sindacale del Paese.
Rispetto
alla proprietà, all’assetto ed all’uso dei mezzi di
conoscenza, formazione,
informazione e comunicazione di massa le proposte del Forum DAC -
sintetizzate negli altri due video “MEDIAtic redemption” e “Missioni
umanitarie! “- e quelle dei COBAS della scuola
possono essere un utile riferimento teorico e pratico. Qui stanno anche i
problemi della difesa e del rilancio di una presenza pubblica e sociale attiva,
sia a livello nazionale (Scuola pubblica, università, RAI, Telecom, editoria ,cinema, teatro, biblioteche) che locale
(testate ed emittenti locali di
base e comunitarie).
Le
soluzioni devono includere i
processi di formazione permanente o
continua, usando le Università, le biblioteche, le scuole pubbliche, la
RAI, le emittenti locali…
Il
patrimonio pubblico deve prevedere la proprietà
collettiva delle risorse e dei sistemi :
scuola,
RAI, energia, TLC, trasporti, Sanità, territorio e casa.
Un
altro capitolo deve riguardare la disponibilità, l’uso e la ripartizione
delle RISORSE naturali e derivate a scala mondiale e nazionale.
Qui
le analisi non mancano: l’ultima che ho ascoltato è quella
di cui ha riferito il fisico Carlo
Pona nel seminario di Ostia già citato.
Quali
riserve energetiche ha il mondo di oggi? Come le sta usando o ripartendo? Per
quanti decenni ne disporremo? A quali condizioni di uso e consumo? Quali altre
alternative energetiche sono possibili? A quali condizioni?
In
ogni caso il modello di consumo capitalistico va
radicalmente cambiato - e presto - se non si vuole la distruzione del pianeta,
con aggressioni, siccità, privazioni di cibo ed acqua per miliardi di uomini,
ed altre nefandezze disumane e dissennate.
Quindi
un nuovo modello dei consumi mondiali
va delineato, più razionale e più giusto.
Al
nuovo modello di consumo va correlato il nuovo modello produttivo ecosostenibile ed a basso consumo di energia
(quindi labour intensive, invece che energy intensive): il
contrario di quanto fa oggi il capitalismo guerrafondaio e distruttivo (di
lavoro e di ambiente).
Peraltro
modelli di consumo più razionali si possono trovare già in alcuni Paesi
capitalisti avanzati
(Paesi
nordici, Canada , ecc.): (paradossalmente) perché non riferirsi ad essi invece
che agli USA?
La
rifondazione dei modelli produttivi , distributivi e di lavoro disumani che il capitalismo ci impone su
scala mondiale è un altro capitolo decisivo di un
programma antimperialista di breve e medio termine. L’asse di
riferimento devono essere le esigenze dei popoli ed i diritti dei lavoratori,
non il profitto privato e miope di
pochi sfruttatori.
La
pubblicità mercantile o
l’induzione di falsi bisogni, spesso dannosi, deve essere sostituita da una
pubblicità intesa a produrre comportamenti razionali, spartani e convenienti
(per il progresso, la salute, il bene comune, ecc.)
La
produzione di servizi di utilità sociale, prima che quella delle merci
essenziali, deve guidare la filosofia produttiva globale, articolandola poi per
Paesi e per disponibilità di risorse locali.
Tutto
ciò implica una pianificazione mondiale e nazionale dei modelli
produttivi e distributivi, nonché della organizzazione del lavoro e
dell’accesso ai beni e servizi prodotti.
Le
reti di distribuzione - di merci, servizi o messaggi - debbono essere in mano
pubblica, in modo che se ne possano pianificare l’uso e lo sviluppo con una
visione razionale e generale.
In
sintesi bisogna sottrarre le logiche e le dinamiche produttive e distributive
alla miopia irrazionale di pochi
(capitalismo) per assegnarla ad una
pianificazione mondiale e nazionale coordinata (socialismo pianificato e
controllabile).
Spero
di aver definito - forse in modo
parziale ed approssimativo - la griglia di coordinate su cui sviluppare
un programma globale di idee ed
azioni politiche da opporre alle logiche ed alle prassi dell’imperialismo
attuale.
Nonostante
tutti i limiti di questo contributo, bisogna riconoscere che molte delle
proposte qui avanzate non appartengono all’agenda politica dell’antagonismo
italiano, sia con riferimento a movimenti (controG8,Forum sociali ed altri) che
con riferimento a partiti (Rifondazione o Verdi).