Itinerari di liberazione antimperialisti
di Enrico Giardino   

Il seminario  “ Guerra  o Pace? “del 23 ottobre 2001 tenutosi alla biblioteca Elsa Morante di Ostia, i contributi dei relatori e le reazioni dei presenti ,  mi hanno sollecitato alcuni spunti di riflessione che posso sintetizzare in 3 questioni  o  percorsi di lavoro :

1) cosa può fare l’individuo, da solo o con altri, per liberarsi dalla mistificazione mediatica dominante , conoscere la realtà e poi  agire di conseguenza?

2) Perché molte (troppe)  persone di fronte ad azioni e bugie, sempre più rozze e barbare, di Bush e compari, rimane passivo, assente, silenzioso? C’è solo “ignoranza” o c’è anche altro?

3) Di fronte alla crisi :

-         della politica, dei partiti , dei sindacati, delle Istituzioni nazionali ed internazionali

-         dei modelli sociali  storici di riferimento (socialismo sovietico, socialdemocrazia ecc.)

-         delle risposte politiche o sociali parziali o limitate o superate è possibile ipotizzare , entro un quadro organico di valori e finalità antimperialiste condivise :

-         un soggetto politico nuovo ed un metodo di lavoro tra diversi ,organizzato e convergente?

-         un modello sociale  di riferimento ed un programma di azioni , di breve e medio periodo?

-         una serie di soggetti cooperanti : Stati, associazioni, partiti,  sindacati, movimenti, persone?

Prima questione : percorsi di conoscenza critica antimperialista.

Il lavoro del Forum DAC www.romacivica.net/forumdac – i video prodotti , i contributi scritti ed orali offerti al seminario del 23-10,  rispondono - mi sembra - a questo quesito.

In sintesi il percorso – individuale o collettivo – passa attraverso queste tappe logiche:

a) esplicitazione e coerenza di  rapporto (idee ed azioni) con:

-         i  valori umani, sociali e ambientali di riferimento (esempio giustizia, pace, diritti elementari,

Costituzioni, progresso, solidarietà, Diritto , tutela ambientale, autonomia degli Stati ,ecc.);

-         l’orizzonte geografico di riferimento (il mondo e la  sua globalità);

-         la storia, l’affidabilità, le finalità, gli interessi, i poteri, dei soggetti implicati  negli eventi;

-         le fonti informative “giuste”, cioè coerenti con i riferimenti sopra indicati;

b) critica e mobilitazione  attiva contro slogan, falsità, ipocrisie dominanti

       (vedi E. Giardino “Il ruolo eversivo dei media occidentali”offerto al seminario).

       Quindi conoscenza critica e scientifica - nel metodo e nei contenuti - dei problemi.

  c) comportamenti, azioni  e strategie di liberazione antimperialista,  individuale e collettiva

      (vedi E. Giardino “solidarietà internazionalista e lotta antimperialista” offerto al seminario)

Ciascuno di noi nel suo vivere quotidiano può operare in questo senso e diventare a sua volta una fonte di riferimento o un esempio per altri soggetti non ancora “ liberati”.

Ad un laico non interessa tanto la “verità” in assoluto, ma la coerenza delle sue idee e delle sue azioni rispetto ai valori  storici di riferimento assunti. In altre parole, interessano gli effetti umani e sociali delle sue idee e delle sue azione, in un determinato ambito geografico e periodo storico.

In questo contesto - se cosciente e coerente - non può che essere antimperialista.

Un religioso dovrebbe perseguire - con idee ed azioni - la coerenza con i valori universali “divini” al massimo grado possibile nelle condizioni date: quindi essere antitetico all’imperialismo.

Per un marxista  (materialismo dialettico) si tratta di individuare - in un certo contesto ed in una certa fase storica - le contraddizioni principali riferibili a percorsi di liberazione collettiva.

Il marxista agisce nel senso di dare alla contraddizione principale  uno sbocco positivo (rispetto ai valori assunti ed alle possibilità date), in questo caso antimperialista.

Come si vede queste 3 persone  - se coerenti - non possono che essere alleati.

Nei casi  migliori - lotta armata  o resistenza popolare -lo sono , sia in teoria (filosofia o teologia della liberazione e marxismo ), che in pratica (lotta armata comune).

Sono le sigle - partitiche o sindacali - manovrate dai loro leaders , che li dividono artificio- samente, in funzione degli interessi personali  ed elettorali dei  pochi “guidatori “.

Seconda questione :  passività diffusa di fronte alla barbarie montante.

La passività viene indotta in primo luogo dai media che diffondono inganno, falsità, ignoranza dei problemi e delle soluzioni possibili. Censurando  poi ogni azione di opposizione e di resistenza popolare,  essi inducono anche rassegnazione, sfiducia, impotenza, frustrazione.

Ma questo è solo un lato del problema, l’altro lato che ci interessa è quello della passivizzazione “consensuale implicita” guidata da un  “egoismo” di privilegi non ripartibili, veri o falsi che siano.

Il soggetto “consensuale” vede  sia i privilegi del suo mondo che i rischi o guasti dell’altro mondo e fa la sua scelta istintiva: mi conviene rimanere in questo mondo per “cattivo” che sia, piuttosto che tentare un salto nel buio in un altro mondo di cui nessuno mi dà le coordinate .

Ho trattato questo problema nel documento “Il messaggio vero dei poteri privati del primo mondo”, scritto subito dopo il seminario del 23-10. La nostra risposta alla “passivizazzione consensuale”

sta nel documento citato, ovvero riguarda la terza questione (trattata di seguito).

Terza questione :  soggetto politico e programma di liberazione antimperialista

I soggetti politici - governo, deputati, responsabili istituzionali - che noi legittimiamo con il nostro voto (elezioni) a governarci - nonostante l’inganno mediatico - non rappresentano né le idee né le necessità popolari. Ad esempio il nostro Parlamento vota per la guerra al 95%:  ma non è questa la percentuale di guerrafondai del Paese “reale”… e potremmo dare molti altri esempi…

Questa “distorsione” che avvantaggia  ancora di più i satrapi dominanti , viene ottenuta combinando l’imbroglio elettorale con quello mediatico. Ma non basta denunciarlo, occorre indicare le soluzioni “nuove” per superare questo  imbroglio al quadrato” (ben più che doppio).

Il video  del Forum DAC “politica, elezioni e mass media” del 2001- svelato l’inganno, propone un nuovo sistema elettorale - basato sulla sovranità popolare e su soluzioni politiche misurabili - ed un nuovo rapporto tra media e politica e tra media ed elezioni.

Rimuovere questo doppio inganno è un presupposto necessario per chiunque intenda diffondere coscienza critica e trasformare il Paese, dando spazio al Pese reale invece che a quello virtuale.

Questo problema si ripropone - con poche varianti - a livello europeo e mondiale, dove gli organismi elettivi o non esistono ancora o non hanno più un ruolo attivo minimo: penso all’ONU, all’UNESCO, alla FAO, ecc. Perché essi, profondamente riformati, possano avere un ruolo occorre sciogliere la Nato e bloccare l’espansionismo  armato USA: questo è la negazione del

Diritto internazionale e di qualsiasi ruolo di mediazione politica (pacifica)  internazionale. 

Preso  atto che i partiti, che hanno il monopolio della rappresentanza e della politica, che le Istituzioni -ormai lottizzate  e privatizzate - non sono in grado di affrontare o risolvere i problemi reali del mondo e del Paese, bisogna trovare spazi (istituzionali e mediatici) alle“formazioni sociali” (di cui parla la nostra Costituzione, altro che partiti!). Non basta farlo solo con le elezioni (proposta contenuta nel video DAC già citato): occorre farlo in ogni momento della vita politica, sociale e sindacale del Paese.

Rispetto alla proprietà, all’assetto ed all’uso dei mezzi di  conoscenza,  formazione, informazione e comunicazione di massa le proposte del Forum DAC - sintetizzate negli altri due video “MEDIAtic redemption” e “Missioni umanitarie! “- e quelle dei COBAS della scuola  possono essere un utile riferimento teorico e pratico. Qui stanno anche i problemi della difesa e del rilancio di una presenza pubblica e sociale attiva, sia a livello nazionale (Scuola pubblica, università,  RAI, Telecom, editoria ,cinema, teatro, biblioteche)  che locale (testate ed  emittenti locali di base e comunitarie).

Le soluzioni devono includere  i processi di formazione permanente o continua, usando le Università, le biblioteche, le scuole pubbliche, la RAI, le emittenti locali…

Il patrimonio pubblico deve prevedere la proprietà collettiva delle risorse e dei sistemi :

scuola, RAI, energia, TLC, trasporti, Sanità, territorio e casa.

Un altro capitolo deve riguardare la disponibilità, l’uso e la ripartizione delle RISORSE naturali e derivate a scala mondiale e nazionale.

Qui le analisi non mancano: l’ultima che ho ascoltato è quella  di cui ha riferito il fisico Carlo Pona nel seminario di Ostia già citato.

Quali riserve energetiche ha il mondo di oggi? Come le sta usando o ripartendo? Per quanti decenni ne disporremo? A quali condizioni di uso e consumo? Quali altre alternative energetiche sono possibili? A quali condizioni?

In ogni caso il modello di consumo capitalistico   va radicalmente cambiato - e presto - se non si vuole la distruzione del pianeta, con aggressioni, siccità, privazioni di cibo ed acqua per miliardi di uomini, ed altre nefandezze disumane e dissennate.

Quindi un nuovo modello dei consumi  mondiali va delineato, più razionale e più giusto.

Al nuovo modello di consumo va correlato il nuovo modello produttivo ecosostenibile ed a basso consumo di energia  (quindi labour intensive, invece che energy intensive): il contrario di quanto fa oggi il capitalismo guerrafondaio e distruttivo (di lavoro e di ambiente).

Peraltro modelli di consumo più razionali si possono trovare già in alcuni Paesi capitalisti avanzati

(Paesi nordici, Canada , ecc.): (paradossalmente) perché non riferirsi ad essi invece che agli USA?

La rifondazione dei modelli produttivi , distributivi  e di lavoro disumani che il capitalismo ci impone su scala mondiale è un altro capitolo decisivo di un  programma antimperialista di breve e medio termine. L’asse di riferimento devono essere le esigenze dei popoli ed i diritti dei lavoratori, non il profitto privato e miope  di pochi sfruttatori.

La pubblicità  mercantile o l’induzione di falsi bisogni, spesso dannosi, deve essere sostituita da una pubblicità intesa a produrre comportamenti razionali, spartani e convenienti  (per il progresso, la salute, il bene comune, ecc.)

La produzione di servizi di utilità sociale, prima che quella delle merci essenziali, deve guidare la filosofia produttiva globale, articolandola poi per Paesi e per disponibilità di risorse locali.

Tutto ciò implica una pianificazione mondiale e nazionale dei modelli produttivi e distributivi, nonché della organizzazione del lavoro e dell’accesso ai beni e servizi prodotti.

Le reti di distribuzione - di merci, servizi o messaggi - debbono essere in mano pubblica, in modo che se ne possano pianificare l’uso e lo sviluppo con una visione razionale e generale.

In sintesi bisogna sottrarre le logiche e le dinamiche produttive e distributive alla miopia  irrazionale di pochi (capitalismo)  per assegnarla ad una pianificazione mondiale e nazionale coordinata (socialismo pianificato e controllabile).

Spero di aver definito -  forse in modo parziale ed approssimativo - la griglia di coordinate su cui sviluppare un programma  globale di idee ed azioni politiche da opporre alle logiche ed alle prassi dell’imperialismo attuale.

Nonostante tutti i limiti di questo contributo, bisogna riconoscere che molte delle proposte qui avanzate non appartengono all’agenda politica dell’antagonismo italiano, sia con riferimento a movimenti (controG8,Forum sociali ed altri) che con riferimento a partiti (Rifondazione o Verdi).