PROLOGO INEDITO DE "EL CHE":
“ IL BISOGNO DI QUESTO LIBRO”

 

Questo è il prologo inedito che Ernesto Che Guevara scrisse per un libro che critico sul “marxismo-leninismo” e all’epoca non  pubblicato. Lo abbiamo ricevuto attraverso la rete “revolucionbolivariana” e riteniamo interessante divulgarlo per la sua particolare “originalità”, per conoscere in maniera più approfondita il pensiero di un grande protagonista di lotte contro le ingiustizie, per la libertà e il socialismo che ha saputo unire coerentemente le idee all’agire.Lo facciamo dopo il crollo dell’URSS mentre Cuba resiste anche dinanzi ad un embargo spietato e nel farlo ci torna alla memoria la recente entusiasmante esperienza (viaggiando con il CHE) vissuta in Italia con Alberto Granado, la sua compagna Delia e suo figlio Albertico ospiti di DP.

 

Dal momento in cui apparve “Il Capitale”, i rivoluzionari del mondo ebbero un “monumento teorico” che illuminava riguardo i meccanismi del sistema capitalista e la logica interna della sua irrimediabile scomparsa. Durante molti decenni è stata l’enciclopedia dalla quale si sorseggiava il materiale teorico indispensabile per le nuove generazioni di uomini in lotta. Ancora oggi quel materiale è vitale e non può non meravigliarci la chiarezza e la profondità di analisi dei “padri” del materialismo dialettico. Se non si conosce Il Capitale non si è economisti nel senso completo e onorevole del termine. Tuttavia, la vita seguì il suo corso e alcune affermazioni di Marx ed Engels non furono suffragate dai fatti e tra queste, in particolare, l’intervallo di tempo previsto per la trasformazione della società risultava breve. La visione dei geniali maestri, inoltre, si annebbiava dinanzi alla perentoria illusione di rivoluzionari esaltati. Comunque le contraddizioni sociali si svilupparono in profondità ed estensione e i conflitti risultanti dalla spartizione del mondo tra le nazioni imperialiste diedero origine non solo alla prima guerra mondiale ma, anche, alla Rivoluzione d’Ottobre.

A Lenin, dirigente di questa Rivoluzione, va attribuito il merito storico di aver messo in luce il carattere che andava assumendo il capitalismo proponendosi nella sua nuova veste imperialista e la capacità di aver svelato il ritmo ineguale dello sviluppo nella società - come in tutta la natura, del resto - prevedendo e proponendo la possibilità di rompere la catena imperialista nel suo anello più debole e dimostrandolo attraverso la prassi.

L’enorme quantità di scritti lasciati alla sua morte costituiscono un arricchimento indispensabile dell’opera di Marx ed Engels. In seguito la sorgente si andò a prosciugare rimanendo in piedi solo qualche opera isolata di Stalin e certi scritti di Mao Tse Tung come testimonianza dell’immenso potere creativo del marxismo.

Nei suoi ultimi anni di vita, Stalin ebbe timore delle conseguenze di questa enorme carenza teorica e ordinò la redazione di un manuale che fosse accessibile alle masse e trattasse i temi dell’economia politica fino ai nostri giorni.

Quel manuale è stato tradotto nelle principali lingue del mondo, con  numerose ristampe, subendo aggiornamenti e aggiustamenti notevoli nella sua struttura e orientamento man mano che si producevano cambiamenti e trasformazioni nell’URSS.

Nell’iniziare lo studio critico dello stesso trovammo una tale quantità di concetti opposti al nostro modo di pensare che decidemmo di dare inizio all’impresa di realizzare un libro che contenesse i nostri punti di vista, con il rigore scientifico più elevato possibile e con la massima onestà. Qualità imprescindibile quest’ultima, perché lo studio sereno della teoria marxista e dei fatti recenti ci collocano come critici dell’URSS, posizione questa trasformata ad arte da molti opportunisti che lanciano dardi anche dall’estrema sinistra a beneficio della reazione.

Abbiamo deciso di non occultare nessuna opinione per motivi tattici e, nello stesso tempo, di trarre conclusioni che per rigore logico e  altezza d’orizzonte aiutino a risolvere problemi e non contribuiscano solamente a porre interrogativi senza soluzione.

Crediamo importante il compito perché la ricerca marxista nel campo economico marcia per sentieri pericolosi. Al dogmatismo intransigente dell’epoca di Stalin è seguito un pragmatismo inconsistente. E, quel che è tragico, questo non si riferisce a un campo determinato della scienza: accade riguardo ogni aspetto della vita dei popoli socialisti, generando perturbazioni molto nocive i cui risultati finali sono incalcolabili.

Nel nostro percorso pratico e di ricerca teorica scoprimmo un grande “colpevole”, con nome e cognome: Vladimir Illich  Lenin.

Tale è la grandezza della nostra insolenza. Coloro che però avranno la pazienza di arrivare fino agli ultimi capitoli dell’opera, potranno apprezzare il rispetto e l’ammirazione enorme che sentiamo per quel “colpevole” e nei confronti dei motivi  rivoluzionari che generarono atti i cui risultati ultimi stupirebbero oggi il suo stesso realizzatore.

Si sa da molto tempo che è l’essere sociale che determina la coscienza e si conosce il ruolo della sovrastruttura; assistiamo, adesso, a un fenomeno interessante, che non pretendiamo di aver scoperto, e sulla cui importanza tentiamo degli approfondimenti: il rapporto tra la struttura e la sovrastruttura. La nostra tesi è che i cambiamenti prodotti come effetto della Nuova Politica Economica (NEP) hanno agito tanto profondamente nella vita dell’URSS da marchiare con il loro segno tutte le tappe successive. I suoi risultati  sono sconfortanti. La sovrastruttura capitalista ebbe un’influenza sempre più dirompente sui rapporti di produzione e i conflitti provocati da aspetti ibridi che il progetto recava implicitamente a favore della sovrastruttura (non completamente esaminata) hanno gettato semi per un ritorno al capitalismo (Guevara e non solo, comunque, non potevano avere, come in Italia del resto, nessuna conoscenza del lavoro teorico di Antonio Gramsci su tali questioni essendo in gran parte non divulgato n.d.r.)

Ma non vogliamo anticipare in queste poche note di prologo grandi cose della nostra eresia e, quindi, prendiamoci il tempo e lo spazio necessari per cercare di argomentarla  per esteso.

Quest’opera ha un’altra caratteristica: è un urlo di dolore che parte dalle aree del “sottosviluppo”. Fino ad oggi, le rivoluzioni di tendenza socialista si sono realizzate in paesi molto arretrati – non raramente devastati dalla guerra – o in paesi di sviluppo industriale relativo ( Cecoslovacchia, Germania Orientale)  o in paesi-continente. Tutti con una particolare unità geografica.

Fino ad oggi non era iniziata nessuna avventura socialista in un piccolo paese isolato, senza possibilità di grandi mercati e senza neanche poter rapidamente approfittare della divisione internazionale... Gli errori, gli urti alla cieca, avranno spazio, come storia utile, in queste pagine ma più importante in assoluto sono le nostre ragioni, che identifichiamo con quelle dei paesi di scarso sviluppo, arretrati, poveri e che ci invitano ad avere la presunzione di dare alla nostra impostazione il  valore di una particolare universalità.

Tanti sentiranno sincero “rifiuto” davanti a questo insieme di ragioni nuove e diverse, altri si sentiranno feriti e vi saranno coloro che vedranno nel libro solo una arrabbiata posizione anticomunista mascherata come argomentazione teorica. Ma in tanti, lo speriamo sinceramente, sentiranno l’alito di idee nuove e vedranno espresse le loro ragioni, finora sconnesse, inorganiche,  in un tutto comunque ben strutturato.

A questo gruppo di uomini è diretto fondamentalmente il libro oltre alla moltitudine di studenti cubani che devono passare attraverso il doloroso processo di imparare “verità eterne” nelle pubblicazioni che provengono, soprattutto, dall’URSS e osservano come i nostri atteggiamenti e le ripetute impostazioni di nostri dirigenti si scontrano con molte cose che leggono in quei testi.

A coloro che ci guardano con diffidenza, per la stima e la lealtà che provano nei confronti dei paesi socialisti, proponiamo un solo avvertimento: l’affermazione di Marx, segnata nelle prime pagine de Il Capitale riguardo l’incapacità della scienza borghese di criticare se stessa, usando al suo posto l’apologètica, può essere applicata oggi, sfortunatamente, alla scienza economica marxista. Questo libro costituisce un primo gradino per riprendere la strada giusta e, indipendentemente dal suo valore scientifico, abbiamo l’orgoglio di averci provato e di averlo fatto da un  piccolo paese in via di sviluppo.

Molti sobbalzi subirà l’umanità prima della sua definitiva liberazione però – ci guida il più assoluto convincimento al riguardo – questa non potrà arrivare che attraverso un radicale mutamento di strategia da parte delle principali potenze socialiste. Se questo mutamento sarà la conseguenza della pressione imperialista, di una evoluzione delle masse  di quei paesi o di una concatenazione di fattori, lo dirà la storia; noi intendiamo apportare il nostro modesto granello di sabbia con il timore che l’impresa sia di molto superiore alle nostre forze. Comunque , rimarrà la testimonianza  del nostro tentativo.

La forza del nostro cuore dovrà mettersi alla prova accettando la sfida della Sfinge e non eluderla.

 Ernesto Che Guevara