IL MARE IN BICICLETTA

                                     Idee per due performances im...possibili

 

L'architetto-atleta di Cava de' Tirreni (SA) Emilio Lambiase, detentore di primati mondiali (FCI) di resistenza in bicicletta ha compiuto nell'estate del 2000 due imprese di grande impegno fisico e di alto valore simbolico: nel luglio, a Cuba, ha percorso, in omaggio alla Rivoluzione, gli oltre 950 chilometri che vanno da Santiago all'Avana in 36 ore con due sole soste tecniche; all'inizio di settembre ha partecipato alla Settimana Italiana per la Pace in Palestina, percorrendo la striscia di Gaza e poi gran parte dei territori della Cisgiordania per complessivi 600 chilometri.

Attualmente sta lavorando a due nuove idee, che potrebbero diventare progetti da realizzare nel corso del prossimo anno. Le due idee hanno del sensazionale, perchè l'atleta intende trasferire la bicicletta su vie d'acqua, nel mare dei Caraibi per intenderci.

 

La prima idea è quella di riproporre la Rotta del Granma.

 

All'una e mezza dei 25 novembre del 1956 ottantadue rivoluzionari, tra i quali Che Guevara e Camilo Cienfuego, guidati da Fidel Castro, salparono da Tuxpan in Messico per sbarcare il 2 dicembre tra le mangrovie di Las Coloradas. Fu una traversata rovinosa per il maltempo e il sovraccarico, lo sbarco catastrofico e tardivo. Accolti dall'esercito e dall'aviazione di Batista, probabilmente informato da un infiltrato, i rivoltosi furono ridotti ad una dozzina. Malgrado ciò la spedizione del Granma rimane un momento fondamentale della rivoluzione cubana.

 

Lambiase vorrebbe rifare il percorso (circa 1350 miglia) in bicimarano (il termine di nuovo conio), una sorta di bicicletta d'acqua al cui progetto sta lavorando con una ditta di Milano che ne dovrebbero realizzare il prototipo. Per quanto attiene alla conoscenza del mare -correnti, venti, intemperie etc- ha preso contatti con un vecchio lupo di mare, esperto in navigazione. E' ovvio che l'idea, che sarebbe un ulteriore omaggio alla rivoluzione cubana, al di là della preparazione atletica e tecnica, non potrebbe realizzarsi se non col consenso delle autorità cubane e messicane.

 

L'altra idea che chiamiamo Approdo all'isola CHE c'è prevede la traversata in idrobici del tratto di mare tra Pinar del Rio e l'Isola della Gioventù. Si tratta di superare cento chilometri circa pedalando su un particolare tipo di bicicletta galleggiante. L'Isola della Gioventù, così chiamata nel 1978 da Castro in omaggio ai tanti giovani che vi accorsero dopo le devastazioni del ciclone Alma per realizzare la sua rinascita, è assunta dall'atleta come il simbolo dell'utopia possibile e della speranza, che non deve mai morire; la fatica per raggiungerla è metafora dell'impegno che occorre sempre, quando vogliamo perseguire certi ideali.