di
Massimiliano CARBONIERO
La
foto era bella. Fidel Castro e Jimmy Carter insieme, sullo sfondo verde di un
campo da baseball. I due si conoscono. Fidel Castro Ruz è il Presidente della
Repubblica di Cuba, Carter è stato presidente degli Stati Uniti d’America tra
il 1977 e il 1981. Oggi, rispetto alla fine degli anni Settanta, il mondo è
cambiato. L’Unione Sovietica è ormai un ricordo dolce-amaro, un’antica
nostalgia oscurata dal liberismo selvaggio del Generale Putin, la Cina ha
inventato il Socialismo di mercato, l’Europa ha costituito un’unione
monetaria e sta cercando di costruirne anche una politica, gli Stati Uniti hanno
subito un duro attacco terroristico e, senza perdere tempo, hanno bombardato un
intero Paese e, pare, tra poco ne colpiranno un altro. Il mondo è cambiato ma,
da oltre quarant’anni, a Cuba il bloqueo resta.
Se
n’è accorto persino un americano. Non
un americano qualunque ma un ex Presidente della più grande potenza mondiale,
un uomo che, vent’anni or sono, era il più influente della Terra. Oggi Jimmy
Carter è un anziano e benestante giramondo che organizza conferenze e raccoglie
fondi per cause giuste. Mentre altri ex presidenti sono in convalescenza o fanno
campagne elettorali per i figli, lui, Carter, ha deciso di andare di persona in
luoghi che altri suoi colleghi non frequenterebbero mai. La gran parte degli
americani infatti, parla di Cuba come se fosse il demonio. La rivoluzione
castrista ha trasformato il bordello degli Usa in una Repubblica con dignità
propria, le case da gioco e i night club che accoglievano i milionari americani
in gita a La Havana, oggi sono ospedali e scuole. Gli americani non perdoneranno
mai a Fidel questo schiaffo al piacere e al ludico godimento dei ricchi.
Anche
Cuba, però, è un po’ cambiata. Dopo la caduta del Muro di Berlino, capitali
stranieri sono entrati anche nell’isola caraibica e il regime si è fatto più
morbido. Carter lo ha capito e, in sostanza, ha denunciato l’obbrobrio di un
embargo che colpisce la popolazione e non permette un sano sviluppo. Il
giramondo ha anche potuto criticare apertamente Castro, senza alcuna censura,
dicendogli di rispettare i diritti umani, di liberare i dissidenti e di aprirsi
alla democrazia. Tuttavia, le critiche mosse dall’ex presidente al Lidèr
Maximo, sono perfettamente identiche alle critiche che si possono fare agli USA.
Anche negli Stati Uniti c’è la pena di morte (ed è applicata con frequenza),
anche gli USA non hanno mai rispettato i dissidenti, cercando di spedirli in
carcere e condannandoli a morte trovando scuse assai banali (qualcuno si ricorda
di Mumia Abu Jamal ? E di Silvia Baraldini ?) e anche gli USA hanno una visione
della democrazia alquanto discutibile (chi non sta con gli USA fa parte
dell’Asse del Male e subisce l’embargo o viene bombardato).
Jimmy
Carter negli Stati Uniti non conta più nulla. Però è un americano.
Carter
è un americano che si è accorto che l’America ricca e opulenta sta
sbagliando ancora una volta; si è accorto che l’embargo non produce nulla,
che Castro è ancora amato perché il collante antiamericano è più forte delle
critiche che si possono rivolgere al Comandante; Carter ha capito che,
nonostante le campagne dei media mondiali contro Cuba, quest’isola è ancora
bella, il mare è pulito e la gente sorride. L’Amministrazione Bush ha
goffamente tentato di far passare il messaggio che, a Cuba, si costruiscono armi
biochimiche. Carter ha smentito il suo Governo sfidando chiunque a trovare armi
atte alla distruzione di massa nell’isola di Castro. Un americano onesto,
Carter. Se ci fossero tanti Carter che si prendono la briga di vedere con i
propri occhi la realtà prima di aprire bocca, forse, oggi il bloqueo a
Cuba sarebbe solo un ricordo, come l’Unione Sovietica, come il Muro di
Berlino.
La
foto comunque era bella. A Cuba il
mare è pulito e la gente sorride.
[Massimiliano CARBONIERO]