QUESTIONI DIVINE
a cura di Edoardo Nucci

 

La Chiesa cattolica romana è una realtà mondiale variegata e complessa, alla quale appartengono oltre un miliardo di persone sparse nei cinque Continenti. Sarebbe dunque un errore fare una equivalenza
cattolico=vaticano, anche se noi, vivendo in Italia, siamo portati ad identificare il Vaticano con i cattolici, e dunque ad attribuire a tutti costoro posizioni che sono solo della Gerarchia ecclesiastica, anzi spesso solamente di una parte di questa. 
Questa "identificazione" è naturalmente favorita dai mass-media che, salvo poche seppur importanti eccezioni, identificano "la Chiesa" con la Chiesa cattolica (ignorando dunque che vi sono molte altre Chiese: ortodosse, evangeliche, anglicane.), e poi questa Chiesa con il papato. D'altronde, rarissimamente, per non dire mai, la gente viene a sapere dalla televisione qualcosa di quello che si muove alla base delle Chiese, e delle iniziative e prese di posizione di cattolici che, in Italia o in Brasile, in Germania o in Spagna, contestano a ragion veduta decisioni della Gerarchia ecclesiastica locale o della Curia romana (l'insieme di dicasteri ed uffici di cui il papa si serve per governare la Chiesa cattolica). In  quest'opera di censura si distinguono da noi le Tv pubbliche e private (difficile dire se prima viene la Rai e poi la Mediaset berlusconiana,
tanto gareggiano in zelo per la disinformazione).

Due esempi recenti ci possono aiutare a capire la "complessità" di cui parlavamo. Il 5 settembre il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (il dicastero curiale che vigila sulla "ortodossia" dei cattolici), ha pubblicato la dichiarazione "Dominus Jesus" in cui sostiene che unica Chiesa, in senso pieno, è quella cattolica romana, e che le  religioni non cristiane - islam, buddhismo, induismo - sono oggettivamente "deficitarie" sul piano della salvezza. In altre parole, solo la Chiesa cattolica possiede la chiave della Verità (con la "V" maiuscola). 

Queste affermazioni hanno provocato una tempesta. In particolare le Chiese protestanti hanno respinto al mittente la tesi di Roma, secondo la quale esse, "in senso proprio", non sarebbero nemmeno Chiese. Ma la "Dominus Jesus" è stata contestata duramente anche in campo cattolico: sono ormai circa duecento le teologhe ed i teologi spagnoli, tedeschi, brasiliani, centro-americani, statunitensi che hanno criticato apertamente, con documenti e manifesti, il testo vaticano, definito "arrogante". Ebbene, chi di noi segua le televisioni italiane, di tutta questa levata di scudi "interna" alla Chiesa cattolica non ha saputo nulla. Non sa che non è vero affatto (se mai lo è stato in passato) che tutti i cattolici chinino il capo obbedienti, una volta che il papa, o chi per lui, abbia parlato. Ma se noi continuassimo a pensare che Vaticano=Chiesa cattolica, penseremmo una cosa lontanissima dalla realtà. E, dunque, faremmo al tempo stesso un errore fattuale ed un errore politico se non avessimo coscienza delle profonde contraddizioni che scuotono il grande corpo della Chiesa
cattolica. 
Altro esempio. A metà ottobre è venuta a Roma una delegazione di "natives" (autoctoni) delle isole Hawaii, di Puerto Rico, dello stato dell'Oregon (Usa) per chiedere a Giovanni Paolo II di "revocare
ufficialmente" la bolla "Inter caetera" con cui papa  Alessandro VI Borgia il 4 maggio 1493 dava ai re "cattolici" di Spagna Ferdinando di Aragona ed Isabella di Castiglia il diritto di conquistare le "nuove terre" e di assoggettare i loro "barbari" abitanti.

Già da sette anni la delegazione aveva chiesto, per questo, un'udienza a papa Wojtyla, ma quando i "natives" sono arrivati a Roma, in Vaticano gli  hanno detto che non risultava alcuna loro richiesta di udienza. La cosa poteva finire così, nel nulla. Ma dato che lo stesso vescovo cattolico di Honolulu (Hawaii), sensibile ai problemi dei "natives", aveva appoggiato la richiesta di udienza, e dato che lo stesso pontefice regnante il 12 marzo scorso aveva chiesto perdono per i "metodi di violenza" con cui in passato i "figli della Chiesa" hanno tentato di "imporre la verità", la Santa Sede non ha potuto ignorare del tutto i "natives". E così la loro delegazione è stata ricevuta da monsignor Giampaolo Crepaldi, sottosegretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, che ha assicurato che la
problematica legata alla "Inter caetera" sarà adeguatamente studiata, anche se probabilmente una risposta non arriverà "entro breve tempo". 
E' ben evidente che il Vaticano abbia un estremo imbarazzo a smentire esplicitamente un papa, sia pure del passato che, calpestando i diritti degli autoctoni, diede ai colonizzatori "cattolici" il via libera per appropriarsi brutalmente della vita di  popoli che da millenni vivevano nell'America "scoperta" dagli europei. Eppure proprio questo "mea culpa" chiedono, con i "natives", non solo molti movimenti democratici e laici in tutto il mondo, ma anche molti cattolici. Notizia,  naturalmente, che non sapremo mai dalle nostre televisioni, come da queste non abbiamo saputo
dell'arrivo dei "natives" a Roma. 
Il succo del discorso, dunque, è che anche noi dobbiamo imparare a  conoscere meglio quello che si muove nella variegata Chiesa cattolica, per non rimanere prigionieri di schemi che hanno fatto il loro tempo e che ignorano la realtà. Ma dalla realtà, solo dalla realtà, possiamo partire se vogliamo cambiare il mondo.


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