LETTERA DAL CARCERE DI VOGHERA
di Andrea Perrone e Carmelo Musumeci

BASE DI DISCUSSIONE PER UN CONVEGNO 
ALL'INTERNO DEL CARCERE DI VOGHERA 
PER IL MESE DI GENNAIO 2OO1


Come detenuti E.I.V. di Voghera abbiamo bisogno d'interlocutori seri, di uomini e donne della società civile disponibili a discutere con noi sulle nuove tematiche carcerarie. Ci sentiamo parcheggiati nel limbo, situazione
incerta e indefinibile per mancanza di risposte e atti concreti, abbiamo incontrato esponenti politici del Consiglio Regionale Lombardo, grandi discussioni con belle parole di speranza ma tutte circoscritte nell'ambito di "cavolo che situazione di cacca", ma non vogliamo fermarci a questo, vogliamo continuare il percorso intrapreso per valutare insieme, ma soprattutto conoscere in concreto, le nuove direttive trattamentali e le sue
possibili applicazioni chiedendo in questo caso l'eliminazione della differenziazione che rende la popolazione detenuta disuguale nell'applicazione della pena, negli affetti, ma soprattutto "disuguale davanti alla legge".   Per questi motivi, e non solo, stiamo lavorando alla realizzazione di un  convegno all'interno del carcere di Voghera: una base di discussione  per avere risposte certe da parte degli operatori politici, penitenziari,  volontari, culturali, per capire meglio la giungla interpretativa dei decreti emanati da questo Governo e per dare un segno tangibile della nostra volontà  e voglia di partecipazione agli eventi in atto... 

Vogliamo capire, come uomini coscienti, con la propria storia di tragedie e  privazioni, perché molti uomini politici di questo Stato continuano a concepire  il carcere come istituzione punitiva e repressiva, ed hanno paura di farsi carico  del carcere come luogo comunitario dove convergono e si accentrano le problematiche sociali come in qualsiasi altra comunità, e come comunità sociale non deve essere lasciata alla deriva ma si deve intervenire, in modo razionale e cosciente per superare 
quelle barriere etiche ed ideologche che hanno e che continuano a caratterizzare questi
non-luoghi.  
Definire gli spazi di detenzione solamente in rapporto pena-espiazione vorrebbe dire  relegare uomini e donne all'oblio, all'ozio, alla negazione della creatività ma  principalmente alla negazione di farsi una coscienza critica. Il nostro ordinamento specifica concretamente che bisogna mettere a disposizione tutti gli strumenti possibili, ma soprattutto creare le condizioni favorevoli per il 
reinserimento del condannato, e quello che interessa più di tutto è capire quali sono gli strumenti perpotersi inserire in quel percorso rieducativo sancito da tutti i nostri ordinamenti. Ma la cosa che non è molto chiara è il perchè delle limitazioni sottoposte ai detenuti sotto regime E.I.V., limitazioni che, di fatto, sanciscono la non usufruibilità del trattamento rieducativo (o perlomeno approssimativo) e la non partecipazione alle attività ricreative culturali finalizzate alla realizzazione della personalità...  Il perchè di quest'idea di incontrare uomini e donne che interagiscono con il carcere, ci viene dal fatto che attraverso le agitazioni degli ultimi mesi nella stragrande maggioranza delle carceri italiane, si è riusciti ad imporre alla società civile un problema che non si sa per quali motivi è stato rimosso e assoggettato allo Stato solo come questione risolvibile attraverso la repressione e l'emergenza e cioè la "comunità carceraria". 
Se non si tiene conto che il carcere è una parte fondamentale dell'insieme societario al pari di qualsiasi altra aggregazione sociale e culturale, se non si tiene conto che il carcere è l'insieme della conflittualità che convive nella nostra società, se non si tiene conto del carcere come momento alto di confronto politico e democratico... allora significa che il "classismo" è realmente parte integrante di una nuova governabilità istituzionale... noi, comunque, invitiamo al dialogo... noi, come uomini detenuti, coscienti dell'evoluzione in atto, non possiamo rimanere impassibili alle proposte che permetteranno miglioramenti all'interno della vita carceraria. 
Le nostre riflessioni nascono dal profondo dell'anima, nascono attraverso una presa di coscienza determinata anche da una lunga carcerazione alle spalle...  
Instaurare relazioni produttive fa parte di quel percorso risocializzatore tanto decantato almeno da quella parte della società che si sente investita per un reale cambiamento, valori che non si possono tirare fuori dal cilindro o a secondo della situazione o della convenienza, ma valori che devono essere innati e che devono rendere gli uomini consapevoli del fatto che per cambiare in meglio questo nostro vivere quotidiano bisogna partire da se stessi, bisogna mettersi in gioco, accettando sfide che sulla carta potrebbero risultare perdenti, ma che nella propria coscienza, e per la propria
coscienza, diventano momenti di grande liberazione.
... Istituire anche in Italia, come in Francia, una Commissione d'Inchiesta sulle carceri,  costituita da politici, associazioni, tecnici nelle varie discipline e competenze, nonché rappresentanti del vasto mondo del volontariato, coinvolgendo reclusi e operatori sarebbe una grande innovazione: sarebbe un contributo al Parlamento affinché conosca seriamente quali sono i problemi, quali le possibili soluzioni. 
In realtà, in conseguenza dei cambiamenti strutturali ed economici globali, anche la classe politica odierna ha "dovuto" adeguarsi, per cui i problemi o le tematiche sociali che sono parte integrante del convivere e della conflittualità quotidiana, come momento di analisi sociale per trovare soluzioni che migliorino il presente, non vengono presi in considerazione, perché affrontare i problemi reali 
vorrebbe dire far emergere ciò che sono le caratteristiche di una società complessa e diversificata nel suo vivere quotidiano e per una classe politica dedita solo all'immagine, al benessere personale, all'economia virtuale, affrontare concretamente queste questioni diventa controproducente al proprio essere. Vogliamo chiarezza e il modo migliore è parlarne incontrandosi. Siamo consapevoli delle difficoltà che s'incontreranno durante il percorso ma, perlomeno, vogliamo provarci. 

La fantasia e le idee non ci mancano.

APPUNTI DI DISCUSSIONE
"E' assolutamente sbagliato imputare alla democrazia le carenze politiche di uno Stato democratico: dobbiamo piuttosto imputarle a noi stessi. Dipende da noi migliorare le cose perchè le istituzioni democratiche non possono migliorare se stesse" Facciamo appello ad una mobilitazione per chiedere integralmente l'applicazione delle normative vigenti: va condannata sia la violenza dei delitti che quella della reazione agli stessi almeno per evitare la duplicazione della violenza e, quindi, rendere il carcere compatibile con i diritti della persona. Nelle carceri italiane non trovano applicazione i principi che regolano l'ordinamento giuridico, la Costituzione, la naturale
finalità della pena, il rispetto della persona umana, né le norme internazionali del Diritto ivi inclusi trattati e convenzioni pur sottoscritti dall'Italia.  E', altresì, pericoloso per il diritto di un individuo sottoposto a processo ogni tipo  di legislazione premiale basata sulla delazione, senza riscontri oggettivi di quanto dichiarato da criminali riconosciutosi in cambio della non carcerazione. 
Prevedere che per alcuni reati o residui di pena nella misura del possibile, che non rappresentano emergenze particolari, carceri aperte o semiaperte, pene alternative all'esterno del carcere, per esempio lavori di pubblica utilità, e ogni analoga misura a favorire la risocializzazione, prevedere e aumentare il ricorso a regimi di semilibertà secondo modalità che permettano al detenuto sia di conservare un impiego, sia di mantenere contatti reali con i familiari è un atto di civiltà. Le norme per l'esecuzione della pena stabilite dal consiglio d'Europa devono essere applicate senza limitazioni in tutti gli istituti carcerari. Il controllo concreto della sanità carceraria  va dato alle USL anche perchè solo in questo modo si possono garantire seri ed adeguati interventi ai malati di AIDS e a patologie estremamente gravi. Nelle carceri va garantita una tutela efficace contro ogni abuso. La Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 e ratificata e resa esecutiva dal nostro Paese con la legge 4 agosto 1955, numero 848, e il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici adottati dall'assemblea generale dell'ONU il 16 dicembre 1966 (legge 25 ottobre 1977, numero 881) vanno rispettate. Altrettanto necessario è ottenere il principio in base al quale la detenzione deve avvenire, per ovvie ragioni umane, nella maggioranza dei casi, in una località più vicina all'ambiente familiare e sociale d'origine e di residenza. Queste ed altre questioni, riconoscendo le  contraddizioni della società, sono appunti per una prima discussione aperta, sincera, democratica e propositiva...


                                                                    BACK