DEMOCRAZIA POPOLARE E COSTITUZIONALE: QUALE SISTEMA DI RAPPRESENTANZA?
di Enrico Giardino

Nel precedente numero di questa rivista (ottobre 2000), parlando di imbrogli referendari, avevo indicato alcune priorità politiche di una agenda antimperialista, innovativa e progettuale .
Ho trattato la prima di queste priorità - sovranità popolare e diritti comunicativi -  nel numero ZERO dell'agosto 2000. Affronto qui la seconda
priorità : sovranità popolare e rappresentanza politica. Spero che queste proposte possano essere utili allo "Encuentro internacional igualitario, para costruir una propuesta programatica de lucha contra el imperialismo" in programma il 21 gennaio 2001 a Roma, teatro Alpheus, via del Commercio.  Sono troppi anni che subiamo, impotenti , l'imbroglio di elezioni, ormai virtuali, fuorvianti ed anticostituzionali, che il sistema borghese- capitalistico ci impone, nel suo interesse di classe. Anzi i suoi propagandisti ci dicono che esse sono lo strumento unico con cui si misura la "democrazia" (senza aggettivi)  di tutti i Paesi del mondo : chi non le adotta può essere aggredito , bombardato, occupato a giudizio degli USA, della UE, della CIA, del Pentagono e della NATO. Una condizione necessaria per i  satrapi dell'impero, ma  neppure sufficiente, come ci dicono i casi del Cile, del Nicaragua, della Repubblica Federale di Jugoslavia. Può accadere infatti che, nonostante embarghi, ricatti e pressioni esterne, le elezioni diano un risultato "sbagliato", cioè inviso a lor signori, e quindi non valgono più. Ci vogliono le maniere forti. L'imbroglio elettorale maggioritario serve ormai a legittimare, in modo binario e mediante la TV, pochi  leaders virtuali , legati per lo più ad interessi  oligopolistici e personali . Ciò è ormai palese e verificabile: si tratti delle elezioni USA o di quelle italiane. Perciò aumenta l'area del non-voto.  Gli elettori sanno bene che il loro voto, privo di ogni vincolo di mandato e di programma, non ha nessuna relazione né con la sovranità popolare, né con le esigenze sociali e popolari, né con la soluzione dei problemi strutturali e storici della Nazione o del Comune di appartenenza. E' qualcosa che riguarda più il tifo irrazionale che una scelta cosciente. La speranza più nobile è quella degli elettori che sperano di far eleggere - tra centinaia di nomi imposti - qualche candidato di matrice "popolare": ma anche quando l'operazione riesce, il candidato "anomalo" viene emarginato o risucchiato nel vortice delle prassi  dominanti. 
Il  malcapitato, pur mettendo il massimo di impegno, si ritrova alla fine con un "pugno di mosche". Non è  poi un mistero che le assemblee elettive sono ormai  svuotate di ogni ruolo e potere istituzionale, in modo che pochi "satrapi di apparato" possano imporre a tutti le loro scelte.
Già  60 anni fa, quando le elezioni borghesi non erano ancora l'imbroglio attuale, i  Paesi a  democrazia socialista e/o popolare si erano dati sistemi elettorali  altri da quelli  " borghesi", giudicati incompatibili   con la democrazia sociale e popolare. Ma essi sono anche incompatibili con la democrazia costituzionale del nostro e di altri Paesi, cioè con l'intero impianto e con le norme della nostra Costituzione imperniata sull'esercizio della sovranità popolare,  sia delegata che diretta.
Allora gli schemi elettorali non possono costruirsi su  schieramenti binari di sigle vuote;   nemmeno su invenzioni di vertice - come premi di maggioranza, sbarramenti ed altri giochetti  - che distorcono comunque i risultati elettorali. 
La nostra Costituzione, art.1, oltre che sul LAVORO è fondata sul principio della SOVRANITA'  POPOLARE: " la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" (art.1 - 2° comma). Una sovranità popolare paritaria e  cosciente del cittadino "sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità " : paritaria perché " tutti i cittadini hanno pari dignità sociale .. " (art.3 -1° comma), ma anche cosciente perché " è compito della Repubblica di rimuovere tutti gli ostacoli che.impediscono l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (art.3 - 2°comma).
Tale coscienza sociale e politica  si completa con altri articoli : il  17 (diritto di associazione), il 21 (libera manifestazione del pensiero), il 33 ( arte e scienza libere, scolarità  statale per tutti).
Quindi per la nostra Costituzione  (Martinez, diritto costituzionale, Giuffrè 1986) "l'affermazione del principio  i sovranità popolare richiede che al popolo si affidi non già solo il compito della
designazione dei titolari del supremo potere decisionale, ma altresì quello della scelta dell'indirizzo politico generale, e che inoltre venga garantita la fedeltà ad esso dell'attività rivolta alla sua attuazione ed al suo svolgimento, deferita, nella sua sede più elevata, all' apparato centralizzato costituito dallo Stato-governo". Quindi non slogan vuoti, ma mandato e verifica popolare sul programma  e sull'eletto , sistema proporzionale (una testa, un voto), accesso paritario dei candidati ai mass-media (escludendo ogni monopolio partitico di candidatura),  scelta documentata su soluzioni diverse ai problemi.. Anche i "collegi elettorali" sono una invenzione di comodo, sicuramente dannosa : a ciascun candidato competono i voti dell'area geografica cui si riferisce il suo mandato (città , Nazione, ecc.). Dunque una democrazia "partecipativa" e cosciente che da 10 anni funziona con successo in Brasile nel Comune di Porto Alegre (liberazione 22-10-2000), ma anche in altre parti del mondo. Lo sviluppo dei mezzi di informazione e comunicazione di massa - tutti
sostenuti dai cittadini - consente di rendere effettivo e permanente l'esercizio della sovranità popolare sia in senso attivo, definizione del mandato  e del candidato, che passivo, verifica di mandato e revoca (eventuale). Quindi programmi elettorali diversi con soluzioni misurabili e verificabili, cui sono associati candidati espressi da partiti  e da formazioni sociali, che , una volta eletti, sono responsabili popolari ed istituzionali  del mandato ricevuto a maggioranza (non più uomini della formazione che li ha candidati). Essi hanno un mandato e possono essere revocati se non lo rispettano. Nello schema  di rappresentanza ipotizzato: 
- i partiti e le formazioni sociali, nonché i loro candidati, potrebbero riqualificarsi nell'impostare soluzioni per i problemi sul tappeto e nella verifica delle  relative conseguenze  sociali ; 
- i mass-media potrebbero svolgere un ruolo di  documentazione  e di
monitoraggio prima, durante e dopo le elezioni (soluzioni programmatiche,
candidati, verifica-mandato, ecc.);
- la partecipazione (cosciente)  al voto ed alla politica aumenterebbe in
qualità e quantità ;
- sarebbe risolto il falso dilemma tra stabilità e rappresentatività : infatti le soluzioni più votate sarebbero quelle da perseguire e gli oppositori non potrebbero boicottarle, ma solo criticarne i risvolti sociali, umani o ambientali (se negativi);
- le assemblee elettive  di  ogni livello geografico - mondiale, continentale, nazionale e locale -  così  costituite avrebbero forti poteri decisionali, lasciando agli esecutivi il ruolo di conseguire il mandato
popolare e gli obiettivi di programma più votati.

Certo le elezioni non risolvono mai " da sole" i problemi del mondo, ma non debbono neppure aggravarli : perciò è urgente e necessario rientrare nelle Costituzioni nazionali. Su queste, e non  gli interessi dei satrapi del mondo, vanno costruite le regole e le Costituzioni di ambito più vasto : mondiale, continentale, europeo.
Vogliamo provarci ?

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