CARCERI ITALIANE TRA DETENUTI IN ATTESA DI GIUDIZIO
E MORTI SOSPETTE
a cura di Cesare Antonio Capuano
Negli ultimi mesi (tra il 1999 e il 2000) nelle nostre carceri ci sono stati
59 "suicidi", oltre seimila casi di autolesionismo, circa mille
tentati
suicidi, quasi duemila atti di aggressione. Al 31 dicembre del 1999 i
detenuti in attesa di giudizio erano 23.949, quasi il cinquanta per cento
del totale, 14.055 in attesa del primo giudizio, 7.026 in attesa di appello,
2.688 ricorrenti in Cassazione: non ha aiutato a ragionare sul fenomeno il
bel film con Alberto Sordi di qualche anno fa, anche se, in quegli anni
comunque recenti, nulla faceva prevedere che tra i detenuti senza giudizio
potessero esserci circa il 63% di stranieri. Lo stato italiano ha dovuto
risarcire, mentre la campagna contro le scarcerazioni facili e "l'emergenza
criminalità" non ha mai trovato sosta, solo nell'ultimo periodo, 3.974
innocenti spendendo circa cento miliardi di lire e, tra l'altro, molti
detenuti, nell'attesa di giuste sentenze e giusti processi, scontano una
pena che potrebbe risultare superiore nell'eventualità di una loro condanna.
Misteri della giustizia tricolore. Meno misterioso è il
quadro dei nostri
delinquenti: grandi evasori fiscali? Politici che hanno truffato il popolo?
Personaggi legati alle stragi di Stato? Esperti nell'arte della tangente?
Mafiosi e spacciatori professionisti? Agli inizi del duemila le persone che
vivono in carcere o nelle stanzette degli ospedali psichiatrici sono circa
55.000 ovvero un tasso di "delinquenti" pari a cento detenuti ogni
centomila
abitanti. Tra questi spiccano tossicodipendenti, malati di aids, poveri,
emarginati, stranieri lasciando in libertà razzisti, sfruttatori,profittatori, guerrafondai ecc. Gli stranieri sono circa quindicimila (in
gran parte piccoli spacciatori o corrieri, borseggiatori, ladruncoli o
collegati allo sfruttamento della prostituzione) soprattutto africani,
europei, delle Americhe o asiatici. L'incidenza degli stranieri sulla
popolazione detenuta raggiunge cifre incredibili e questo accade anche
perché spesso non godono di una giusta difesa (devono accontentarsi degli
avvocati di ufficio), non hanno fissa dimora e vengono eclusi dalle pene
alternative ed hanno meno accesso alle misure cautelari non detentive: per
molti c'è sempre il rimpatrio forzato, la morte in un camion che li
trasporta verso la speranza di una vita diversa o in una nave sbadatamente
affondata o sotto le grinfie del Klus Klus Klan nostrano. Borghezio e la
Lega non arrivano sempre in tempo a disinfettarli! E, comunque, gran parte
degli stranieri in carcere è al nord: Asti, Belluno, Treviso, Padova ad
esempio. Pochi sono gli stranieri coinvolti in reati di tipo mafioso o di grande rilevanza "criminale". Le donne, invece, rappresentano solo il
4%
circa dei nostri "delinquenti" e tra queste circa la metà attendono
una
sentenza conclusiva. Molte sono disoccupate, proletarie o sottoproletarie e
madri. Non poche sono le tossicodipendenti (circa il 35%), le donne legate a
reati contro il patrimonio o la persona (un altro 35% circa) e quelle
recluse per associazione a delinquere. Gli istituti penitenziari in Italia
sono 205: maggiormente concentrati nel sud del Paese. Le "case
mandamentali"
(carceri a bassa sorveglianza) sono 51: sempre abbondanti al sud. 6, invece,
gli ospedali psichiatrici giudiziari. Enorme è il tasso di sovraffollamento
con una densità di 127 detenuti circa per 100 posti disponibili e tra questi
oltre 15.000 sono i "tossici" accusati di detenzione di sostanze
stupefacenti e piccolo spaccio. Circa il 30% dei detenuti prima di entrare
in carcere era disoccupato, un buon 25% occupato, il 4% circa in cerca di
occupazione e neppure l'1% tra studenti e casalinghe. Sono oltre 16.000 i
detenuti con la sola licenza elementare, non pochi gli analfabeti e circa
20.000 coloro che possiedono la licenza delle medie inferiori. Sono poco più
di cinquecento i
laureati.
Siamo in una nazione dove ci sono meno
detenuti che infortuni sul lavoro
(circa 2.700 al giorno con 849 persone
morte nei primi mesi del 2000) e, a maggior ragione,
se un'emergenza va
"imposta" questa riguarda il Lavoro: la criminalità, al
contrario, dentro
nuove mille contraddizioni, è meno preoccupante di quanto
vorrebbero
farci credere mentre "militarizzano" la nazione e ci
"spaventano"
con inventate
invasioni di migranti poveri e delinquenti. Mancano leggi su
pene alternative concrete,
indulti necessari e depenalizzazioni, manca una
seria riforma carceraria ma,
essenzialmente, dobbiamo lottare per costruire
una società alternativa e per fare posto
nelle galere ai "veri
delinquenti"
e
creare le condizioni per risolvere le esigenze
ed i bisogni delle masse,
ampie, multietniche ed emancipate.
Una scheda a parte o pagine intere
sarebbero necessarie per trattare un atto d'inciviltà
quale la detenzione di
Silvia Baraldini, il "caso" Sofri e compagni e la
detenzione
politica in generale...