E’ difficile che
un libro scritto da una donna sugli uomini, o da un uomo sulle
donne, riesca ad andare al di là di un più o meno suggestivo (o
irritante) mixing di proiezioni, rancori, desideri. Perché ognuno
di noi, in fondo, può parlare autorevolmente solo di ciò che sa,
vale a dire di ciò che é: donna o uomo.
Persino i fondatori della
psicanalisi, Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, quando hanno
parlato delle donne, hanno detto (anche) delle grandi sciocchezze.
Le cose più intelligenti le hanno apprese dalle amiche: Lou Andréas
Salomé, Toni Wolff, le mogli, le amanti. Più tardi, le
psicanaliste del femminismo, Luce Irigaray in testa, hanno
guardato all’uomo con la stessa lente deformante con cui i
fondatori maschi avevano guardato alla donna. Salvo poi ricredersi
e dire cose più sensate quando, più tardi nella vita, si sono
innamorate.Susan Faludi é una piacevole eccezione a questa
regola. In questo libro, Faludi parla degli uomini con competenza,
e complessiva equanimità. Ha voluto scrivere un libro serio, e
non produrre un evento editoriale, e si sente.
Fin dall’inizio, quando racconta che, da brava femminista
storica qual é, ha voluto cominciare la sua ricerca sul maschile
seguendo per mesi un “gruppo terapeutico” (sul tipo di quelli
descritti con genialità in quello straordinario film che é Fight
Club) di “picchiatori”, di uomini condannati per aver percosso
le loro donne (anche O.J. Simpson sarebbe dovuto andarci, ma lo
evitò promettendo al giudice di impiegare lo stesso tempo
telefonando allo psichiatra). |
Ma non ci mette molto, Faludi, a capire che il nocciolo del problema
non é: cosa gli uomini hanno fatto ad altri, e perché.
Ma piuttosto: cosa é stato fatto loro.
E quando lo capisce, subito capisce dell’altro. Vale a dire che
ciò che gli uomini hanno subito in occidente, dopo la seconda
guerra mondiale, é un colossale, catastrofico, tradimento.
A parole, veniva loro chiesto di essere i bravi, onesti
protagonisti del sogno di sviluppo e progresso, che dopo la
vittoria della seconda guerra mondiale avrebbe abbandonato Marte,
il dio della guerra, per andare su Marte, in una straordinaria,
bellissima, hollywoodiana, avventura. Nella realtà le guerre sono
continuate, la Corea, poi il Vietnam; i massacri prima taciuti,
poi venuti a galla come un gigantesco rimosso.
In Europa non è
stato diverso: l’Algeria innanzitutto, poi le interminabili
“guerre di pace”, da Mogadiscio a Sarajevo, dove i maschi,
eroi alla partenza, diventavano rapidamente, al momento del
ritorno e del loro difficile reinserimento, i criminali, gli
stupratori, i violenti. E, ancora, in America: i Kennedy uccisi
non si é mai saputo perché;
i 74 Davidiani, di cui 24 bambini, sterminati dagli agenti
federali il 19 aprile del 1993. Ma anche l’Europa gronda di
sangue mai spiegato: dal Conte Bernadotte, a Dag Hammarskjold, a
Olof Palme, a Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia (per
ricordarne solo alcuni); tutti eventi di cui si sa poco, se non
che attraverso di loro un potere burocratico e totalitario cercò
di fermare le libere iniziative degli uomini.
E tante altre immagini, ben diverse da quella rosea
sceneggiatura cinematografica, reclamizzata dai media. Tutte mai
spiegate, ma ben impresse nell’inconscio dell’uomo
occidentale.
Il mondo dei padri era dunque molto meno chiaro e luminoso di
quanto la retorica pedagogica destinata al Perfetto Cittadino
Occidentale volesse far credere.
Ma di lì a poco fu chiaro ben altro.
Non fu più, infatti, possibile non vedere un fenomeno che
é al centro del tradimento degli uomini, in tutto l’Occidente.
Mentre Bruno Bettelheim, il grande psicanalista, ed altri saggi
additavano il 68 come un grande, sanguinoso, parricidio, si
scoperse che il padre non c’era più. Risucchiato dalle Grandi
Aziende Multinazionali, dalle Corporations, tutto impegnato a far
soldi, se poteva. Oppure fuggiasco e allo sbando, se era uno dei
tanti perdenti che nella ristrutturazione economico industriale
degli ultimi decenni del 900 aveva gettato la spugna.
Negli USA,
in vent’anni, il 45% dei padri neri, e oltre il 30% dei bianchi,
se ne sono andati da casa, ormai incapaci di mantenere una
famiglia. Ma noi sappiamo che l’America è il solo “pesce
pilota” dell’Occidente. Da noi, in Europa,
i rilievi statistici funzionano peggio, ma chiunque lavora
nel sociale sa che, nella grande maggioranza dei casi,
dietro la fuga di tanti padri e mariti c’è,
inizialmente, un fallimento economico, un licenziamento prodotto
dalla grande ristrutturazione economica degli ultimi vent’anni.
Qualcosa insomma, che ha convinto l’uomo, espulso
dall’organizzazione produttiva,
di non essere in grado di fare l’uomo, di essere padre, e
marito.Insieme col padre, scompare dal mondo dei maschi
occidentali, lo “sguardo paterno”.
Come ricorda Faludi (pag.
531) i padri “incoraggiavano o giudicavano, frenavano o
approvavano. In quanto anziani della società, si pensava che i
padri sapessero
cose che i loro figli avevano bisogno di apprendere. Ma in una
cultura di consumo, dove ciò che serviva era la capacità dei
giovani di consumare, non di produrre” ciò che i figli
cercavano non era più riflesso in questo sguardo paterno. Il
quale, infatti, fu sostituito dalla telecamera.
“Alla fine del
XX secolo -racconta Faludi- era impossibile vivere senza il calore
della luce della ribalta mediatica, o il freddo della sua assenza.
Ma l’occhio televisivo, a differenza di quello del padre,
guardava soltanto. Celebrava senza capire. Non aveva un sapere da
trasmettere, non poteva insegnare, o guidare.”
La scomparsa del padre, e del suo sguardo, é, dalla fine della
seconda guerra mondiale in poi, il grande tradimento commesso
contro l’uomo, in tutto l’Occidente. Un dramma che in Italia
si aggiunge alla tradizionale predominanza dell’Archetipo
materno, la Grande Madre, nei paesi dell’area mediterranea.
Nella grande maggioranza degli interventi alle liste di
discussione del sito www.maschiselvatici.it, in Italia,
l’argomento proposto dagli uomini è l’assenza del padre.
Ma senza padre, come racconta Robert Bly ne La società
degli eterni adolescenti, o io stesso ne Il Maschio
Selvatico (entrambi pubblicati da Red), non si cresce. Non si
impara né ad opporsi davvero, né ad accettare, autenticamente,
consapevolmente, le regole. Senza padri non si diventa dei veri
padri, ma casomai padri fuggiaschi, o padri fantasma, perpetuando
così questa tragedia dopo di noi.
Tutto ciò, Faludi lo racconta con mille storie di uomini, buoni e
cattivi, intelligenti e stupidi, interessanti o squallidi. Ma
tutti, ugualmente, traditi.
Molti di loro in cerca di una dignità, di una visione, al di là
di quella di devoti consumatori, l’unica che la società
occidentale si sia preoccupata di fornire loro.
Sappiamo che questa
ricerca é anche quella di molte donne. Come Susan Faludi. Che
sanno bene, come so io, e tanti altri uomini, che la libertà, e
il gusto della vita, uomini e donne la potranno ritrovare soltanto
insieme.
Cambiando una società che li ha traditi entrambi,
sacrificandoli con cinica volgarità sull’altare del profitto di
entità cartacee,
senza un corpo organico, senza un’anima trascendente, e senza un
cuore: le grandi Corporation Multinazionali.
La nostra dignità, il
nostro sapere, la nostra capacità di creare e far crescere la
vita, ognuno nel proprio modo, diverso, la ritroveremo insieme,
uomini e donne.
O - Dio non lo voglia- non la ritroveremo affatto.
Claudio
Risé
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