Quaderni di birdwatching Anno I - n° 2 - ottobre 1999


Parliamo di ...
La check-list del Paleartico Occidentale
di Roberto Garavaglia

        Un termine che ricorre spesso nel nostro gergo di birdwatcher è Paleartico anzi, per essere ancora più specifici, il Paleartico Occidentale. Così parliamo di una specie nuova per il Paleartico o della guida all’identificazione degli uccelli del Paleartico Occidentale. Perché, molto più semplicemente, non si parla nei termini della solita geografia cioè di Europa, Africa, Asia, ecc.?

        Quando si tratta di uccelli, molto poche sono le specie che si possono definire cosmopolite, cioè diffuse in larga parte del mondo: tra queste il Falco pescatore Pandion haliaetus, il Falco pellegrino Falco peregrinus, il Fratino Charadrius alexandrinus, il Barbagianni Tyto alba. Il passeriforme con la più ampia distribuzione zoogeografica è la Rondine Hirundo rustica. Anche se saliamo ad un livello tassonomico più elevato, i generi cosmopoliti, o quasi, sono davvero scarsi: Podiceps, Phalacrocorax, Ardea, Circus, Falco, Rallus, Columba, Caprimulgus, Anthus, Turdus, Corvus, oltre ad alcuni generi di uccelli marini.

        Al contrario, è ovvio a tutti che l’avifauna Europea è profondamente differente da quella di altri continenti, ad esempio del Nord America: intere famiglie, molto diversificate da quella parte dell’Atlantico (ad esempio i Parulidi e gli Itteridi) sono del tutto assenti qui da noi. E viceversa, in America mancano del tutto i Silvidi e quasi del tutto le Allodole, che annoverano ben 73 specie tra Europa, Asia e (soprattutto) Africa. E allo stesso modo, non ci sono in Europa i Pappagalli, che pure sono diffusi nel mondo con circa 340 specie.

        È anche evidente come non ci sia una separazione netta tra le specie di uccelli dell’Europa e quelle dell’Africa del nord o della Turchia e Medio Oriente, solo per il fatto che si trovano collocate in continenti diversi. Anche se non mancano le specie a distribuzione limitata o gli endemismi, in tutta questa area c’è una fondamentale omogeneità dell’avifauna, costituita da un certo numero di generi e famiglie, e non da altri.


        Fin dal secolo scorso, la distribuzione degli uccelli è stata studiata con lo scopo di suddividere le grandi masse continentali in regioni la cui avifauna potesse dirsi grosso modo omogenea; questa particolare branca della scienza viene chiamata zoogeografia. Ben presto è stato chiaro che i continenti della geografia convenzionale non si prestano a descrivere in maniera soddisfacente le suddivisioni della zoogeografia.

        Le attuali distribuzioni delle diverse specie di animali sono il risultato di complicati processi che coinvolgono l’evoluzione di una specie e la sua successiva dispersione verso regioni differenti da quella di origine. I limiti della distribuzione delle specie possono essere dettati da fattori ecologici (habitat, clima, disponibilità di prede, predatori) così come fisici (deriva e separazione dei continenti, glaciazioni, barriere geografiche).


        È per la somma di questi motivi che l’avifauna del cosiddetto Vecchio Mondo (Eurasia e Africa) è radicalmente diversa da quella del Nuovo Mondo, per non parlare dell’Australia. All’interno del Vecchio Mondo, inoltre, risulta evidente una regione coerente, caratterizzata da un’avifauna piuttosto omogenea, che viene chiamata Paleartico e che copre tutta l’Europa, l’Asia (esclusa l’area a sud dell’Himalaya e gran parte dell’Arabia) e il Nord Africa fino a circa metà del Sahara.

        Il Paleartico costituisce una delle regioni zoogeografiche, cioè una delle sei principali suddivisioni del mondo, create dagli studiosi della fauna terrestre. Esse sono il Paleartico, il Neartico (Nord America), la regione Neotropicale (Sud America), la Afrotropicale (in precedenza chiamata Etiopica, l’Africa a sud del Sahara), la Orientale (Asia a sud dell’Himalaya) e l’Australasia (Australia, Nuova Zelanda e isole vicine). L’Antartide costituisce una regione addizionale e anche il Madagascar, che supporta una avifauna decisamente distinta (viene a volte considerato come una regione minore).


        E ora, come in ogni mappa che si rispetti, veniamo al fatidico "voi siete qui": il Paleartico Occidentale è una "subregione" del Paleartico, che comprende l’Europa (limitata ad est dagli Urali e dal fiume Ural), il Vicino e Medio Oriente (fino al Mar Caspio e al Golfo Persico, ma con l’esclusione dell’Iran e di quasi tutta la penisola Arabica), il Nord Africa, e le isole della parte orientale del Nord Atlantico, cioè Islanda, Isole Britanniche, Azzorre, Canarie, Isole di Capo Verde e le isole dell’artico europeo, come Spitsbergen, Terra di Francesco Giuseppe e Novaja Zemlya.

        Nel caso del Paleartico Occidentale, l’Oceano Atlantico ha costituito una barriera invalicabile alla dispersione delle specie ornitiche. E’ notevole che nessun passeriforme paleartico abbia allargato il proprio areale al Nord America in tempi recenti, tranne forse il Culbianco Oenanthe oenanthe, che ha raggiunto il Canada nord orientale attraverso la Groenlandia. Tra i non passeriformi, solo l’Airone guardabuoi Bubulcus ibis è riuscito ad attraversare l’Oceano, mentre il Gabbiano comune Larus ridibundus e lo Zafferano Larus fuscus stanno stabilendo delle teste di ponte in nord America dopo avere colonizzato l’Islanda. Verso sud, il Mediterraneo non rappresenta una barriera efficace tanto quanto il deserto del Sahara, ed è quest’ultimo che segna il confine meridionale della regione.


        Così come è stata redatta la check-list degli uccelli di ogni singola nazione, viene mantenuta anche una check-list per tutto il Paleartico Occidentale, sebbene un tale lavoro sia di gran lunga più difficile.

        Noi birdwatcher, si sa, siamo sempre particolarmente interessati alle check-list, non fosse altro per usarle per "segnare" le specie che abbiamo osservato. Con questo numero di Quaderni di Birdwatching abbiamo redatto la check-list completa del Paleartico Occidentale e vi offriamo la possibilità di scaricarla liberamente sul vostro computer.

        Il numero totale delle specie incluse nella nostra lista è di 938 ma, come al solito, dipende da quali e quanti "splitting" si è disposti ad accettare. Infatti, vi abbiamo incluso alcune specie (evidenziate nella lista con un asterisco), che ancora non sono state riconosciute ufficialmente, ma che hanno una buona probabilità di esserlo nel prossimo futuro, ad esempio Ballerina bianca/Ballerina nera o Cornacchia grigia/Cornacchia nera.

        La lista è aggiornata al 1998 ed è già incompleta, perché non comprende alcune specie che sono state registrate molto di recente e che devono ancora ottenere l’ammissione ufficiale, come la Urietta marmorizzata Brachyrampus marmoratus trovata annegata il 18/12/98 nella rete di un pescatore del lago di Zurigo e accettata dal comitato di omologazione Svizzero o il Fetonte codabianca Phaeton lepturus che è stato osservato alle Isole di Capo Verde il 20/2/99.

        Di ogni singola specie viene dato, oltre al nome italiano e a quello scientifico, anche il nome inglese; l’elenco è suddiviso in ordini e famiglie e, quando serve, anche per sottofamiglie e tribù, così come in questo esempio:


ANSERIFORMI..................................ordine

    ANATIDI....................................famiglia

        ANSERINI...............................sottofamiglia

            DENDROCIGNINI......................tribù


        Potete scaricare la check-list del Paleartico Occidentale sia in formato Microsoft Excel (55 Kb), sia in formato solo testo (con il carattere di tabulazione come separatore, 19 Kb), entrambi come file compressi (.zip). La lista nel formato Excel contiene, a lato dei nomi, anche le caselle per segnare la data e la località della prima osservazione, così da diventare la vostra "life-list" personale.



N O T A

Per alcuni dei nomi italiani contenuti nella check-list mi sono posto dei problemi di traduzione, in particolare per quelle specie accidentali che non hanno un nome consolidato.
Sono convinto che i nomi nella nostra lingua debbano sempre mantenere almeno una parvenza di eufonia e, per di più, ho antipatia per i nomi italiani che sono semplici traslitterazioni di quello scientifico. In molti casi ho preferito rifarmi al nome inglese: ad esempio, Podylimbus podiceps (Pied-billed Greebe in inglese) preferisco chiamarlo Svasso beccobarrato piuttosto che il Podilimbo che si trova in certi libri. E così via.
La mia sfrontatezza si è spinta addirittura a modificare anche qualcuno dei nomi consolidati. Un esempio per tutti, il più clamoroso: ma perché gli appartenenti al genere Locustella devono venire chiamati, variamente, ora Salciaiola, ora Forapaglie, ora direttamente Locustella? Mi è piaciuto chiamare Forapaglie L. certhiola, L. lanceolata e L. naevia, mentre le tre specie L. fluviatilis, L. luscinioides e L. fasciolata le chiamo Salciaiole. In questo modo, non solo ho trasformato l’orrido Locustella fluviatile (due parole che in italiano non esistono) in un più aggraziato Salciaiola di fiume, ma ne risulta che tutti i Forapaglie hanno piumaggio striato, mentre le Salciaiole presentano colore uniforme. I nomi devono anche riflettere le caratteristiche morfologiche.
E’ chiaro che queste sono delle mie scelte personali e soggettive. E proprio per questo criticabili. Io stesso non sono ancora soddisfatto del risultato e, già adesso, avrei qualche modifica da fare. Del resto sono convinto che ci sia la necessità di una lista standard dei nomi in italiano degli uccelli del mondo, ufficiale e accettata da tutti, e che i tentativi finora compiuti (che pure rappresentano un grande passo in avanti) non rappresentino ancora il punto di arrivo.
So che sto lanciando il classico sasso nello stagno. Sperando che l’onda non mi sommerga, mi piacerebbe che da qui nascesse uno scambio di opinioni (e anche di critiche, perché no?). Una volta scaricato il file, siete liberi di modificare i nomi che non vi piacciono come meglio vi aggrada, ma se vi va mandatemi un mail, segnalatemi il vostro disaccordo e discutiamone.
A risentirci.

Roberto Garavaglia

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